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L'allevamento di una specie animale, nei paesi sviluppati, é
giustificato fino a quando fornisce un prodotto remunerativo per il
produttore, cioè se è richiesto dal mercato. Nei paesi in via di sviluppo
è invece principalmente dipendente da fattori climatici, dai quali si
sono originate tradizioni e abitudini sociali. Le specie e le razze
allevate nei Paesi in via di sviluppo sono molto meno produttive, a
livello individuale, di quelle allevate nel mondo occidentale; l'
aumento della loro produzione è ostacolato da motivi ambientali,
sociali e politici.
La bufala è una specie allevata esclusivamente nei Paesi in via di
sviluppo, salvo sporadiche eccezioni, tra cui l' Italia. Proprio in Italia l'
allevamento bufalino sembra attraversare un momento fortunato e si
sono moltiplicate le attività di rilancio sia di ordine promozionale -
economico, quale la creazione di D.O.C. per la mozzarella, sia di
ricerca scientifica. Nei paesi dove maggiormente viene allevato il
bufalo, non solo c'é ancora ampio spazio per l' incremento di
produzione di latte bovino, ma si andranno anche perdendo le ataviche
tradizioni sociali che facevano del bufalo un animale insostituibile
come animale da lavoro e da tiro.
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In Italia, invece, l' allevamento del bufalo si è sviluppato in un
periodo in cui il mercato del latte bovino era saturo e quello dell'
ovicaprino stazionario; è stato perciò necessario individuare e
valorizzare un prodotto che fosse altamente remunerativo, quindi con
requisiti qualitativi molto elevati.
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Capitolo I: QUADRO MONDIALE
PRODUZIONE E UTILIZZAZIONE MONDIALE
DEL LATTE BUFALINO
ORIGINE E DIFFUSIONE DEL BUFALO
L'addomesticamento del bufalo si fa risalire all' età paleolitica nell'
India Centrale, al terzo millennio a.c. nella valle del1' Indo ed in
Mesopotamia e al secondo millennio a.c. in Cina. La sua comparsa in
Italia, invece, vede divisi i numerosi studiosi che se ne sono occupati.
Attualmente il bufalo è diffuso in tutti i continenti, ha una
consistenza di circa 150 milioni di capi e si ha notizia della sua
presenza in oltre 50 Stati: 1' India (con circa 55 milioni), il Pakistan
(13 milioni), la Cina (30 milioni), la Tailandia (6 milioni), le Filippine
(5 milioni), 1' Egitto (2 milioni), il Brasile (220 mila), 1' Australia
(250 mila), la Bulgaria, la Romania, 1' Unione Sovietica, la
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Jugoslavia, la Grecia, la Turchia e 1' Italia sono tra i Paesi in cui è
maggiormente concentrato 1' allevamento di questa specie
1
.
Opinione ampiamente diffusa è che tale tipo di allevamento tende,
tuttora, ad incrementarsi non solo nelle zone e nei paesi in cui
tradizionalmente è stato presente, ma anche laddove è stato introdotto
in epoca relativamente recente o laddove aveva conservato una
presenza del tutto marginale. E' anche da considerare che questo
fenomeno espansionistico avviene in parti del mondo caratterizzate da
agricolture e da condizioni climatico - ambientali molto diverse fra
loro.
La conformazione esteriore del bufalo italiano è sostanzialmente
omogenea e lievi differenze somatiche sono da attribuirsi a particolari
condizioni ambientali. In altri paesi del mondo esistono, invece,
diverse razze; Mason (1974), ad esempio, ha individuato ben 15 razze
soltanto in India ed in Pakistan.
Il bufalo viene allevato in 29 paesi. La presenza maggiore si ha in
Asia e in Egitto. In Europa, solo l' Italia e la Bulgaria hanno un reale
interesse economico alla produzione di latte bufalino; in Romania,
1
COCKRILL ROSS W., The husbandry and health of the domestic buffalo.(1974).
Fao, Rome (pag. 12-15).
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Macedonia, Albania, Grecia, Azerbaijan, dove si rileva ancora la
presenza di bufali, questi sono strettamente legati all'economia
familiare: animali da lavoro e quasi da compagnia.
Dell' America Latina (Brasile) non vengono riportati dati relativi al
latte bufalino: significa quindi che il latte prodotto viene consumato
nell'ambito della famiglia. Ne consegue che il Brasile non verrà
considerato; né lo saranno la Macedonia e l' Azerbaijan, per la
difficoltà di reperire i dati relativi al latte di altre specie e alla sua
trasformazione.
Il bufalo Asiatico, in inglese "water buffalo" cioè bufalo d' acqua, è
quello allevato nei 29 paesi analizzati. Appartiene al genere Bubalus,
specie Arnee. All' interno di questa specie si distinguono due grandi
gruppi, morfologicamente assai diversi. Il primo è il bufalo "swamp",
che significa "bufalo di palude", dalle corna laterali e in posizione
orizzontale, che si curvano quando l' animale invecchia, più basso di
statura (circa 130 cm l' altezza al garrese, da 325 a 450 kg il peso del
maschio adulto), allevato principalmente per il lavoro nelle risaie e
come animale da tiro. Viene munto, ma la ridotta quantità di latte che
produce (al massimo è 600-700 kg in una lattazione di 200 giorni)
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viene consumata in famiglia. Si trova principalmente in Cina,
Thailandia, Filippine, Vietnam, Malesia, Indonesia, Cambogia, Laos.
Il secondo è il "river buffalo", che significa bufalo di fiume, dalle
corna in direzione posteriore che successivamente si curvano a spirale
verso l' alto, di corporatura e altezza superiori al primo (da 133 a 142
cm l' altezza al garrese e peso da 450 a 800 kg del maschio adulto),
che produce elevate quantità di latte (oltre 1.500 kg in una lattazione).
E' allevato in India, Pakistan, Nepal, Bhutan, Myanmar (ex Birmania),
Sri Lanka, nel Vicino Oriente, in Egitto e in Europa. Del "river
buffalo" sono state classificate 18 razze, le principali delle quali sono
la Murrah (India) e la Nili Ravi (Pakistan), da lungo selezionate per la
produzione di latte.
Il bufalo italiano fa parte della categoria del "river buffalo" e si
considera di razza mediterranea, leggermente meno produttiva della
Murrah indiana in termini quantitativi, ma con percentuali di grasso e
di proteine molto più elevate: 8.6 e 5.6% rispettivamente; percentuali
molto vicine a quelle dei bufali da lavoro "swamp": 8-10% e 6% e
superiore a quelli della Murrah indiana: 7 e 3.6%.
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Il nome delle due categorie "swamp" e "river" è stato coniato da
Macgregor nel 1939 per indicare la preferenza del primo per le acque
stagnanti, mentre il secondo preferisce acque limpide. La proporzione
nel mondo dei due gruppi 60-70% per il "river", e 30% per la swamp".
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MATERIALI E METODI
Tutti i dati relativi alle produzioni e alle consistenze degli animali
provengono dalla banca dati Fao - Agrostat.
Sono stati individuati i seguenti parametri per confrontare i Paesi tra
loro:
1- kg latte prodotto/abitante, dato dal rapporto tra il latte totale
prodotto nel paese da tutte le specie munte, e il numero di abitanti;
2 - kg latte vacca/abitante, dato dal rapporto tra il latte di vacca
prodotto nel paese dalle vacche munte, e il numero di abitanti;
3 – kg latte bufala/abitante, dato dal rapporto tra il latte di bufala
prodotto nel paese dalle bufale munte, e il numero di abitanti;
4 - kg latte pecora/abitante, dato dal rapporto tra il latte ovino
prodotto nel paese dalle pecore munte, e il numero di abitanti;
5 – kg latte capra/abitante, dato dal rapporto tra il latte di capra
prodotto nel paese dalle capre, e il numero di abitanti;
6 - ripartizione percentuale del latte prodotto da ogni specie, entro il
paese;
7 - kg prodotto trasformato (formaggio o burro - simili)/abitante.
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PRODUZIONE DI LATTE
Dalla tabella 1 si evidenzia che l' India da sola produce quasi il 64%
del latte bufalino del mondo; l' India e il Pakistan assieme il 90%.
L'importanza economica di questo prodotto nei due paesi è
evidenziato dalla tabella 2 che riporta la produzione, in kg per
abitante, di latte totale e di ciascuna specie. I paesi sono in ordine per
produzione decrescente di latte bufalino
2
(seconda colonna della
tabella). Il Pakistan è in testa, con una produzione di 114,5 kg di latte
bufalino per abitante, seguono l' India con 36,9, il Nepal con 36,1 e l'
Egitto con 27. Gli altri paesi seguono a grande distanza: Sri Lanka 4
kg, Bhutan, Turchia, Bulgaria, Italia: 2 kg, Cina, Iran, Myanmar, Iraq:
da 1 a 2 kg.
Per capire meglio il significato di questo dato, lo si può confrontare
con il latte totale prodotto nel paese da tutte le specie, sempre
rapportato al numero di abitanti, riportato nella prima colonna della
stessa tabella 2. Questa volta sono in testa alla classifica la Bulgaria
(231 kg), l' Italia (190 kg), la Grecia (181 kg). Il Pakistan è al quarto
2
RAO M.K. E NAGARCENKAR R., Potentialities of the buffalo. World review of
animal production, 13, 53-62.(1977).
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posto (157 kg), l' India al nono (75 kg) il Nepal e l' Egitto all'
undicesimo e dodicesimo (56 e 51 rispettivamente). Il primo evidente
commento a questi dati e che nei paesi europei il latte prodotto è molto
di più che in quelli asiatici e che nei primi il latte bufalino ha un'
importanza marginale.
E' da sottolineare, tra i paesi asiatici, il Pakistan, con una
produzione di 157 kg di latte per abitante, dei quali ben 114 kg di latte
bufalino; anche in Nepal prevale il latte bufalino. L' India e l' Egitto si
trovano in una posizione intermedia, con una produzione di latte
bufalino che è a metà del totale. Mentre in Cina, Bhutan, Myanmar,
Sri Lanka, la produzione di latte bufalino scende a meno di un terzo
del latte totale.
Da un primo esame della tabella 2 si potrebbero raggruppare i paesi
in quattro grandi gruppi:
1) paesi ad elevata produzione di latte (oltre 100 kg per abitante) :
Bulgaria, Italia, Grecia, Pakistan, Romania, Siria, Albania;
2) paesi a produzione di latte media (50-100 kg per abitante):
Turchia, India, Iran, Nepal, Egitto;
3) paesi a bassa produzione di latte (10-50 kg per abitante) : Iraq,
Bhutan, Myanmar, Sri Lanka, Bangladesh;
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4) paesi a scarsissima produzione di latte (sotto 10 kg per abitante) :
Cina, Indonesia, Tailandia, Malesia, Cambogia, Laos, Vietnam,
Filippine.
Riguardo a quest'ultima classe, va rilevato che alcuni di questi paesi
con scarsa produzione di latte sono anche quelli con il maggior
numero di bufali per abitante (tabella 1, seconda colonna). Il Laos è
infatti il primo, con 3 bufali per abitante, la Cambogia il quarto (1,2
bufali/abitante), la Tailandia ne ha quasi 1. Le Filippine e il Vietnam
un bufalo ogni due abitanti. Come già accennato si tratta di bufali
"swamp", da lavoro e di paesi senza alcuna tradizione nel consumo del
latte. La classificazione appena proposta è preliminare alla successiva
valutazione di come viene impiegato il latte bufalino anche in rapporto
al latte delle altre specie.