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Lo sviluppo è inscindibile dal consumo e, nel sistema economico attuale, si fa di tutto
perché entrambi siano orientati non dalla politica, ma dal mercato, e misurati sulla sua
crescita. Le transazioni economiche hanno un intrinseco valore energetico. La merce ha
un contenuto energetico, da prendere in considerazione nel complesso del suo ciclo di
vita. L‘economia pertanto divora energia e l‘economia di mercato non è in grado di fare
sì che questo avvenga in maniera sostenibile e regolabile. Anzi, l‘accelerazione dei con-
sumi connaturata al mercato è in contrasto con i tempi biologici e gli equilibri energetici
richiesti dalla natura. Le regole base dell‘economia, cosi come quelle del buon senso,
c‘insegnano che la scarsità di una risorsa dovrebbe portare ad un incremento della sua
efficienza d‘uso; in un‘economia di mercato, tuttavia, l‘effetto prevalente è dato dall‘
―affluenza2‖ che generalmente non diminuisce, ma continua a crescere fino
all‘esaurimento della risorsa stessa. In questo modo, nonostante il progresso tecnologi-
co, crescono inesorabilmente anche il consumo, il degrado e l‘inquinamento.
Attualmente il 20% della popolazione mondiale utilizza più dell‘85% delle risorse natu-
rali disponibili, mentre un altro 20% rimane in condizioni di assoluta povertà (senza al-
cun accesso ad esse)3. Per tutelare la sopravvivenza del pianeta, congiuntamente alla ne-
cessità di assicurare una più equa crescita sociale ed economica, alcuni Stati si sono im-
pegnati a perseguire un nuovo modello di sviluppo. Negli anni ‘70 si iniziò a parlare più
seriamente del conflitto tra crescita economica, crescita demografica e ambiente; negli
anni 80‘ cominciò a farsi strada un‘idea, quella dello sviluppo sostenibile, che individua
una sintesi del conflitto suddetto. Nel 1987 tale concetto trovò espressione con il ―Rap-
porto Brundtland‖ della Commissione Mondiale per l‘Ambiente e lo Sviluppo, che lo
definì come ―lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri
bisogni senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i loro
propri bisogni‖.
Chiaramente quello che si percepisce come bisogni nel mondo ricco occidentale è del
tutto dissimile rispetto a quelli che possono essere i bisogni di un cittadino in un povero
stato africano, di un contadino indiano o di un pastore dello Henan in Cina. La principa-
le discrepanza è che mentre nel mondo occidentale i bisogni primari (quelli vitali alla
nostra sopravvivenza) vengono dati per scontati e facilmente reperiti (dando spazio ad
un‘immensa gamma di bisogni secondari che riempiono le nostre vite e il nostro tem-
po), per la grande maggioranza della popolazione mondiale invece questi sono incerti,
scarsi o del tutto inesistenti.
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L‘affluenza è una misura del livello di consumo, generalmente espressa in unità di prodotto per persona.
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Fonte: ENEA
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L‘attuale sistema di sfruttamento energetico carica queste disparità e le supporta dietro
l‘inconsapevolezza della gran parte dei suoi beneficiari. Di fatto, è facile dimenticare
che per divenire il Primo mondo l‘Occidente ha dovuto sfruttare ed appropriarsi di una
cospicua parte delle risorse (naturali ed umane) che si trovavano nel Terzo Mondo du-
rante centinaia d‘anni (aiutandolo a divenire il Terzo Mondo appunto). Questo ha per-
messo all‘Occidente un sviluppo strepitoso ma ha pure impedito a molti paesi di fare al-
trettanto.
La caduta del muro di Berlino nel 1989 e la dissoluzione dell‘Unione Sovietica due anni
dopo hanno consolidato l‘idea dell‘egemonia del capitalismo sugli altri regimi socio –
economici del secolo XX. Il capitalismo ha vissuto vari mutamenti lungo i secoli, par-
tendo dal capitalismo commerciale o mercantilista del secolo XV, quello industriale
(nella seconda metà del secolo XVIII) e infine quello prevalentemente finanziario della
seconda metà del secolo XX fino ai giorni nostri.
La crisi attuale che sta sconvolgendo tutti i principali mercati del mondo e che continua
a provocare ondate di fallimenti di grandi gruppi bancari, istituti di credito e addirittura
di interi Paesi (come è successo all‘Islanda), suggerisce che l‘attuale modello capitalista
(finanziario) è quantomeno saturo e ha bisogno di rinnovarsi e passare ad una nuova
tappa evolutiva.
La classe media/alta della società ha raffigurato a lungo il mercato consumista capace di
sostenere l‘attuale modello. La classe con la rendita più bassa (cioè la maggior parte
della popolazione mondiale) vi è stata permanentemente esclusa, o comunque ha sem-
pre avuto un ruolo del tutto marginale nell‘attuale modello dei consumi.
Tuttavia, ai giorni nostri, questa fetta della popolazione che regge la forza motrice del
regime ( e che invece rappresenta meno di un terzo della popolazione mondiale) sta di-
mostrando segni evidenti di fatica, poiché il suo reddito viene sempre più compromesso
e ristretto in relazione ai beni e servizi di consumo offertati. In effetti oggi, in tutti le
principali economie del mondo, sussistono molte delle condizioni strutturali che portano
ad una inevitabile recessione economica: diminuzione del tasso di crescita della produ-
zione, l'aumento continuo della disoccupazione, la diminuzione dei tassi di interesse in
seguito alla riduzione della domanda di credito da parte delle imprese e dei privati, di-
minuzione della domanda di beni e servizi da parte dei consumatori; inoltre assistiamo
ad un preoccupante aumento dei prezzi di vari prodotti e servizi vitali a tutti i cittadini (i
prodotti alimentari e le materie prime ad esempio). L‘OCSE e Confindustria annunciano
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per l‘Italia una recessione fino alla fine del 20094; il Giappone si trova già in recessione
cosi come Germania, Inghilterra, Irlanda, Spagna, Russia e Stati Uniti5.
Questa situazione crea forti limitazioni della domanda, rappresentando di fatto una re-
strizione inflitta al regime capitalistico per continuare a svilupparsi sulla strada che si
era prescelto.
Questo modello inoltre, cosi come strutturato, provoca una crescente e preoccupante
concentrazione del reddito. Guardando ai dati dell‘ONU, si verifica che nel 1960 il venti
per cento della popolazione più ricca del mondo possedeva il 70% della rendita globale.
Oggi, e lo ripeto, quegli stessi 20 per cento possiedono l‘85% del reddito globale.
Dall‘altro lato, i 20 per cento più poveri che possedevano il 2.3% del reddito totale nel
1960 possiedono oggi l‘1.1%.
La grande sfida del capitalismo consiste nel rompere il paradigma di lavorare con i mer-
cati a basso e bassissimo reddito, trovando nuove forme di inclusione che permettano a
quei due terzi della popolazione mondiale, l‘equivalente di nientemeno che 4 miliardi di
persone, di partecipare al benessere economico del mondo sviluppato cessando di essere
meri bacini di ricchezza da dove estrarre mano d‘opera e risorse a basso costo.
Questa quarta fase del capitalismo, che potremmo chiamarla di capitalismo inclusivo o
sostenibile è, a mio avviso, di fondamentale importanza per le sorti del regime stesso.
Nel esito di questo paradigma, la questione energetica associata a quella dello sviluppo
umano sono di primaria importanza.
In realtà lo sviluppo consiste in primo luogo nel soddisfare le necessità basiche
dell‘uomo, l‘alimentazione, un servizio di salute efficiente, l‘educazione, il lavoro, una
casa, la disponibilità dell‘acqua, un sistema fognario, etc. La carenza di questi elementi
o la loro totale assenza sono terreni fertili alle agitazioni politiche e sociali, ma soprat-
tutto alla miseria estrema che spinge, ad esempio, migliaia di migliaia di persone ad e-
migrare verso i paesi più industrializzati ogni giorno, nella cieca speranza di un futuro
migliore. In questo contesto, le risorse energetiche svolgono un ruolo fondamentale nel
garantire un modello di sviluppo sostenibile e a mio avviso, l‘unico capace di contenere
le crescenti tensioni causate dall‘aumento della popolazione mondiale ( e con essa
l‘aumento del numero di poveri), dalla crescita galoppante delle nuove economie mon-
diali e dalla crescente disparità tra ricchi e poveri.
Al presente, il 90% dell‘energia utilizzata nel mondo dagli esseri umani viene prodotta
bruciando combustibili fossili, quali petrolio, carbone e gas. Considerando che la do-
4Confindustria:"Verso la recessione più lunga dal dopo guerra”- in Corriere Della Sera
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In Il Sole 24 Ore
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manda globale di energia sta aumentando ad un ritmo di circa il 2% all‘anno e che que-
ste risorse non sono infinite, si pone il serio problema di far fronte ad una loro prevedi-
bile indisponibilità anche per quella parte della popolazione mondiale che tuttora gode il
privilegio di disporne in eccesso. Le conseguenze più preoccupanti sono: 1) la possibi-
lità che si verifichino cambiamenti globali del clima. 2) più tensioni intorno alle sempre
più scarse risorse energetiche con forti probabilità d‘inasprimento dei conflitti, più guer-
re, più ineguaglianze, meno democrazia e più povertà; totale dipendenza di gran parte
del mondo da pochi grandi monopoli energetici capaci di influenzare e controllare sem-
pre di più ogni aspetto della vita umana.
La società globale appare, quindi, costretta ad affrontare una doppia minaccia costituita
dall'assenza di un'offerta sicura ed adeguata di energia a basso costo e dai gravi pregiu-
dizi causati all'ambiente dall'attuale sistema energetico basato sui combustibili fossili.
Con una forza crescente, sicurezza energetica e questione ambientale si impongono qua-
li aspetti centrali e intercorrelati della questione energetica del Terzo Millennio.
Tuttavia, come spesso accade, la decadenza di un sistema porta in grembo i germogli di
un'epoca nuova e la crisi può coincidere con un'inedita opportunità. Se il Novecento si
apre all'insegna del crescente sfruttamento del petrolio, oggi, sul nascere del XXI seco-
lo, è possibile assistere alla progressiva affermazione delle fonti rinnovabili di energia
quale futura base di un nuovo sistema energetico più sicuro, più pulito e più democrati-
co. Infatti le fonti rinnovabili possiedono tre caratteristiche fondamentali, che rendono
auspicabile un loro maggiore impiego per far fronte ai problemi globali sopraindicati: la
prima consiste nel fatto che esse rinnovano la loro disponibilità in tempi brevi; la se-
conda è che il loro utilizzo produce un inquinamento ambientale del tutto trascurabile;
la terza è che queste fonti si trovano distribuite ovunque nel nostro pianeta. Coniugare
queste tre caratteristiche risulta di fondamentale importanza se si aspira ad ottenere del-
le risposte valide ai gravi problemi che incombono l‘inizio di questo nuovo millennio.
La seguente trattazione intende di esaminare lo stato dell‘arte e le prospettive di svilup-
po di queste nuove tecnologie che si presentano in grado di ridurre l‘enorme dipendenza
dalle fonti fossili e dalle emissioni di gas serra nella produzione di energia. Avvaloran-
do il contributo di coloro quanti sostengono che una profonda revisione del attuale si-
stema energetico sia indispensabile, irrinunciabile e irrimandabile per fermare il cre-
scente acuirsi della povertà, delle ineguaglianze e dell‘emergenza ambientale, si cerche-
ranno di descrivere alcune soluzioni che, ad avviso di chi scrive, possono contribuire
positivamente al cambiamento sopra auspicato.
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Una trattazione esaustiva delle fonti rinnovabili deve basarsi innanzitutto su un'analisi
comparativa che ne consideri costi e benefici in relazione ai combustibili di origine fos-
sile. Per questo, dopo una breve analisi che ripercorrerà l‘evoluzione dello sfruttamento
energetico da parte dell‘uomo (primo capitolo), si analizzerà l‘andamento della doman-
da e dell‘offerta di energia per ogni fonte di combustibile fossile ( petrolio, gas naturale
e carbone). Inoltre si cercherà di percorrere tutti gli aspetti più salienti per ognuna di
queste fonti: le riserve, i prezzi, il mercato e le previsioni dei principali organi interna-
zionali per quanto riguarda la loro effettiva disponibilità e domanda nei prossimi decen-
ni sia a livello mondiale che a livello europeo e nazionale (secondo e terzo capitolo).
Inoltre, verrà data un‘attenzione particolare all‘energia nucleare, alla sua produzione e
al suo impatto sul sistema energetico globale ed europeo.
Il quarto capitolo, intitolato opportunamente ―(Ri)evoluzione energetica‖, sarà intera-
mente dedicato alla descrizione della fonti energetiche rinnovabili: energia eolica, ener-
gia geotermica, energia da biomasse ed energia solare fotovoltaica e termica. Per ognu-
na di esse si cercherà di effettuare un‘analisi comparativa che ne consideri i costi e be-
nefici in relazione ai combustibili fossili, nonché lo stato attuale delle varie tecnologie e
del mercato. La grande disponibilità di queste fonti, le loro caratteristiche tecniche e la
loro natura distribuita ci consentono di ipotizzare un sistema energetico diverso, decar-
bonizzato, libero dalle logiche accentrate ed oligopolistiche che caratterizzano il sistema
odierno. Ciò nonostante, il loro contributo al bilancio energetico mondiale continua ad
essere oggi molto modesto rispetto al potenziale tecnico disponibile. Sono molti gli im-
pedimenti che ostacolano una maggior diffusione delle fonti rinnovabili, sia per quanto
riguarda i costi sia per quanto riguarda la loro stessa natura, assoggettata a fenomeni
non controllabili dall‘uomo o dalle macchine ( le condizioni climatiche ad esempio). La
situazione sta comunque cambiando, pur se lentamente. Le attuali tendenze mostrano i
notevoli progressi registrati negli ultimi anni in questi settori: i costi stanno diminuendo
rapidamente e molte fonti rinnovabili hanno raggiunto la redditività economica o vi so-
no prossime. Alcune di esse, in particolare l‘energia eolica e la geotermia, sono già al-
tamente competitive, soprattutto se paragonate ad altre applicazioni decentrate. Per
quanto riguarda la natura intermittente delle fonti rinnovabili, la soluzione più promet-
tente sembrerebbe essere l‘idrogeno, un vettore energetico in grado di immagazzinare
l‘energia prodotta tramite le fonti rinnovabili e renderla in seguito disponibile nei mo-
menti in cui essa venga a mancare o non possa essere prodotta. L‘idrogeno, però, pre-
senta non poche perplessità che non sono ancora state risolte. In questo senso la ricerca
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rimane un pilastro fondamentale per mettere in pratica le promettenti tecnologie del set-
tore di cui si parlerà nel ultimo capitolo.
Accanto alle innovazioni si analizzeranno inoltre alcuni grandi progetti che, con le tec-
nologie già disponibili attualmente, potranno in prospettiva dare un contributo determi-
nante alla produzione energetica.
Tuttavia, per una vera rivoluzione nel modo in cui si produce energia, bisogna prendere
in considerazione anche il modo in cui se la distribuisce. In questo senso, la generazione
distribuita stravolge completamente la logica convenzionale fino ad oggi dominate.
Creando una rete capillare che connetta vari piccoli consumatori e dandogli
l‘opportunità di diventare anche piccoli produttori, potremmo cominciare a riglobalizza-
re l‘energia lungo linee completamente nuove: non più grandi centrali e trasporto a lun-
ghe distanze ma questa volta, l‘energia scorrerebbe orizzontalmente, da una casa
all‘altra, da un quartiere all‘altro, creando un‘estesa infrastruttura energetica decentra-
lizzata in grado di promuovere i valori di autosufficienza e di interdipendenza. Questo
sistema sarebbe più efficiente (dato che le distanze tra produttori e consumatori si ac-
corciano notevolmente), più pulito (poiché integrato con sistemi di produzione di ener-
gia pulita e rinnovabile) più sicuro (perché non più assoggettato al corretto funziona-
mento di singoli impianti giganteschi che oggi assicurano la generazione elettrica alla
gran maggioranza degli utenti finali) e più democratico (poiché il flusso energetico non
sarebbe più - o solo - dall‘alto verso il basso ma anche dal basso verso l‘alto). In questo
contesto i paesi del Terzo Mondo potranno giocare un ruolo importante. Infatti, liberan-
dosi dalla dipendenza dalle importazioni dei combustibili fossili e approfittando piutto-
sto l‘enorme potenziale energetico che deriva dalle fonti rinnovabili e dalla generazione
distribuita, questi paesi saranno in grado di emergere, migliorando le condizioni econo-
miche e il benessere delle loro popolazioni. Dipenderà molto dai politici delle principali
nazioni industrializzate un sviluppo in tale senso.
Oltre a tutto, affinché tutti gli esseri umani vedano riconosciuto il loro diritto all‘energia
e perché al tempo stesso siano salvaguardati gli equilibri ambientali, occorre ridurre
drasticamente i consumi energetici puntando sia sull‘efficienza che sui costumi. Tutte
queste azioni integrate sembrano offrire una valida alternativa al sistema energetico at-
tuale. Nonostante il percorso sia ancora molto lungo, questo lavoro cercherà di indivi-
duare a che punto siamo attualmente nonché se sia realmente una strada percorribile o
se invece esistano altre possibilità non ancora esplorate che meglio si adattino alle sfide
che minacciano l‘umanità.