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2 PRESENTAZIONE DEL PROGETTO 3T
Il Progetto 3T è una ONLUS (organizzazione non lucrativa di utilità sociale) costituita nel 2000 per
aiutare il progresso economico e socio-culturale e l’autodeterminazione della popolazione del Togo
(prima T), in particolare del villaggio di Todomé (seconda T), di cui è originario Teofilo (terza T),
un giovane seminarista che ha studiato a Verona. Qui egli è venuto a contatto con il parroco di Sir-
mione, don Evelino Dal Bon, il quale ha messo in moto una catena di solidarietà che presto si è al-
largata a formare una rete di volontari, residenti principalmente nella stessa Sirmione, che è la sede
sociale, ma anche a Desenzano, a Brescia e in vari comuni della Lombardia, del Veneto, del Pie-
monte e dell’Emilia. Nel 2003 il governo togolese ha ufficialmente riconosciuto il Progetto 3T co-
me ONG (organizzazione non governativa).
Si ritiene utile sottolineare alcuni obiettivi e metodi che lo statuto sociale stabilisce come fondamen-
ti dell’attività dell’organizzazione:
• cooperare allo sviluppo delle popolazioni,
• combattere la fame e le cause che la determinano,
• ricercare e assicurare condizioni sociali, culturali e politiche di piena realizzazione
dell’uomo,
• salvaguardare il diritto di perseguire il pieno sviluppo della propria personalità secondo
le convinzioni della propria coscienza,
• escludere qualsiasi volontà di imporre ideologie e di promuovere interessi stranieri al
Paese in cui si opera,
• evitare di imporre alle comunità, con cui si collabora, tecnologie, forme organizzative,
servizi e metodi che non corrispondono al reale bisogno e desiderio degli interessati.
Queste citazioni dello statuto dovrebbero aver reso chiaro che il Progetto 3T non si preoccupa sol-
tanto dei bisogni materiali delle persone, e non vuole neppure che esse ricevano gli aiuti stranieri in
modo passivo; al contrario, esso mira a renderle competenti e indipendenti sotto il maggior numero
possibile di aspetti. Si tratta ora di vedere come la questione della produzione di energia elettrica si
inserisce in questo discorso generale.
Innanzitutto, le attività svolte dai volontari sono inscrivibili in quattro campi fondamentali:
1. sanità → realizzazione e mantenimento del laboratorio d’analisi, illuminazione, conserva-
zione dei medicinali e delle apparecchiature mediche;
2. trattamento acque → realizzazione del pozzo per l’acqua potabile, toilette pubbliche;
3. sviluppo economico → agricoltura (sistema di irrigazione a pioggia), falegnameria, officina
meccanica (fabbro-saldatore);
4. sviluppo socio-culturale → illuminazione pubblica, utenze private.
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Praticamente tutte queste voci prevedono un certo consumo di energia elettrica, attualmente distri-
buita da una rete elettrica di tubazioni passacavi sotterranee, con uno sviluppo di 1800 metri, 8 punti
d’illuminazione e 6 utenze private. Il problema è quindi la produzione d’energia elettrica, che può
fare la differenza tra l’attuale semplice sopravvivenza e lo sviluppo, o in termini più concreti tra tre
e sedici ore giornaliere di funzionamento del gruppo elettrogeno principale (per alimentare fonda-
mentalmente le attività artigianali locali). Questo punto, d’importanza cruciale, può essere sottova-
lutato da chi proviene dalla civiltà tecnologica e consumistica del mondo occidentale, in cui
l’energia elettrica è così onnipresente da essere data per scontata; è comunque fondamentale tenere
ben presente il suddetto problema, e ancor più risolverlo, permettendo di destinare agli investimenti
produttivi buona parte delle risorse attualmente impiegate per produrre energia.
Prima di entrare nel dettaglio, illustrando il sito e l’impianto oggetto della tesi, appare però conve-
niente tratteggiare sinteticamente l’attuale situazione del settore energetico a livello globale, con-
centrando poi l’attenzione sulla produzione di energia idroelettrica.
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3 QUADRO ENERGETICO GLOBALE E PRODUZIONE IDROELETTRI-
CA
Scopo di questo capitolo è descrivere a grandi linee il panorama del settore energetico, inizialmente
a livello mondiale e poi a livello nazionale, concentrandosi ovviamente sulla situazione del Togo (la
cui descrizione fisica è invece riportata nel capitolo successivo); particolare attenzione è dedicata al
settore delle energie rinnovabili, le quali stanno alla base del progetto sviluppato nella presente tesi.
3.1 La situazione mondiale
Il dato di fatto fondamentale e indiscutibile è che il quadro energetico globale si presenta dominato,
ormai da circa due secoli, ovvero da dopo la Rivoluzione Industriale, dalle fonti energetiche fossili,
cioè (in ordine cronologico di sfruttamento) il carbone, il petrolio e il gas. Per il resto, cioè essen-
zialmente per quanto riguarda le cifre e le statistiche di settore, vi sono diverse fonti piuttosto affi-
dabili, le quali forniscono dati abbastanza concordi tra loro; in questa sede sono stati considerati lo
studio WETO (World Energy, Technology and climate policy Outlook) del 2005, a cura di un centro
di ricerche a cui collaborano vari paesi europei, e il rapporto WEO-2008 (World Energy Outlook)
dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (International Energy Association, IEA), il quale verrà
preso come riferimento statistico per la presente tesi, in virtù dell’autorevolezza della fonte e
dell’aggiornamento delle informazioni. Autorevolezza non vuol però dire indiscutibilità, e infatti si
riportano, dopo la sintesi del WEO-2008, le riserve e le perplessità di Greenpeace su di esso, o piut-
tosto sulle ipotesi che stanno alla base di alcune sue proiezioni e previsioni; le proposte alternative
della nota ONG sono tratte dal suo rapporto Energy [R]evolution del 2008 (il secondo, dopo il rap-
porto del 2007).
Prima di illustrare i rapporti sul quadro energetico globale, si riportano alcuni concetti utili per
comprendere chiaramente gli argomenti che si incontrano successivamente:
• combustibile: qualsiasi sostanza bruciata per ottenere energia sotto forma di calore o potenza
(meccanica o elettrica);
• energia: indica solo il calore e la potenza (non i combustibili stessi);
• prodotto (detto anche vettore) energetico: comprende il calore, la potenza e i combustibili,
ed è la traduzione del termine inglese energy commodity (o energy vector);
• prodotti energetici primari: estratti direttamente da risorse naturali, come il petrolio greggio,
l’antracite o il gas naturale;
• prodotti energetici secondari: prodotti a partire da quelli primari, come il petrolio raffinato o
la carbonella;
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• elettricità: prodotto energetico usato praticamente in tutte le attività umane, ad esempio i tra-
sporti, i processi industriali, il riscaldamento e l’illuminazione delle abitazioni;
• elettricità primaria: ottenuta da fonti naturali, ad esempio idraulica, eolica, solare;
• elettricità secondaria: prodotta dal calore solare o geotermico, dalla fissione di combustibili
nucleari, o dalla combustione di prodotti fossili primari (carbone, gas naturale, petrolio e ri-
fiuti rinnovabili);
• calore: prodotto energetico usato essenzialmente per riscaldare spazi e processi industriali;
• calore primario: ricavato da fonti naturali, come pannelli solari o serbatoi geotermici, e
quindi corrispondente all’arrivo di “nuova” energia nelle scorte nazionali;
• calore secondario: derivante dall’uso di prodotti energetici facenti già parte delle scorte na-
zionali, ad esempio dalla fissione di combustibili nucleari, dalla combustione dei prodotti
fossili primari, dalla trasformazione dell’elettricità in calore all’interno di pompe di calore e
di caldaie elettriche;
• produzione elettrica lorda: quantità di elettricità, sia primaria che secondaria, prodotta negli
impianti;
• produzione elettrica netta: produzione al netto dell’autoconsumo elettrico degli impianti;
• fonte d’energia: fonti rinnovabili (come l’acqua e il vento, che forniscono energia cinetica),
combustibili fossili e nucleari (che forniscono energia termica);
• tipo d’impianto: impianto elettrico, termico, o termico ed elettrico combinato (combined he-
at and power plant, CHP);
• la funzione del produttore: produttore pubblico, cioè che fornisce energia come attività prin-
cipale, o autoproduttore, che produce (eventualmente vendendone una parte) elettricità o ca-
lore in supporto alla propria attività principale.
Nel corso degli ultimi 30 anni la produzione di elettricità ha sperimentato una crescita del 250%
(più rapida di quella dei combustibili fossili), che ha dovuto essere accompagnata da ingenti inve-
stimenti sugli impianti, come è avvenuto per gli impianti nucleari negli anni Settanta e Ottanta. Le
principali fonti di elettricità e calore sono:
• il carbone, che copre il 39% della produzione globale;
• l’acqua, il nucleare e il gas naturale, che contano ciascuno per il 17% circa;
• il petrolio, il cui contributo è calato dal 25% all’8% negli ultimi 30 anni.
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3.2 WETO-2005
3.2.1 La situazione attuale
A conferma di quanto detto inizialmente a proposito della situazione mondiale, su una produzione
mondiale di elettricità pari a quasi 19 mila TWh lordi annui, i combustibili fossili forniscono circa
due terzi del totale; la restante quota proviene dal settore nucleare, dall’idroelettrico e, in minima
parte, dalle altre fonti rinnovabili (vento, sole, ecc). Le riserve di petrolio (la principale fonte ener-
getica mondiale) e di gas naturale (la fonte a crescita più rapida, destinata a superare il carbone nei
prossimi decenni) sono abbondanti ma non infinite; infatti il rapporto tra le riserve accertate e la
produzione a livello mondiale è pari a circa 37 anni per il petrolio e a 66 per il gas. Ciononostante è
probabile che tali fonti possano durare ancora di più; infatti, considerando ad esempio il petrolio, il
rapporto tra riserve e produzione è maggiore adesso che nel 1985, quando era pari a soli 32 anni,
per via dell’evoluzione tecnica nello sfruttamento della risorsa.
3.2.2 Le tendenze evolutive
Inoltre, in base ai dati dello studio, si prevede un aumento annuo dell’1,8% della domanda mondiale
d’energia tra il 2000 e il 2030; tale stima tiene in conto l’influenza della crescita economica e de-
mografica (pari mediamente al 3,1% e all’1% all’anno), ma anche della prevista riduzione
dell’intensità energetica (stimata pari all’1,2% all’anno) dovuta al progresso tecnologico e a fattori
economici come l’aumento dei prezzi energetici. Nei paesi industrializzati si registra però un rallen-
tamento (della crescita) della domanda d’energia (pari ad esempio allo 0,4% nell’UE), mentre nei
paesi in via di sviluppo la richiesta è in rapido aumento, tanto che nel 2030 oltre la metà della do-
manda energetica mondiale (a fronte del 40% circa nel 2000) verrà da questi ultimi. Lo studio pre-
vede anche che i combustibili fossili continueranno a dominare il sistema energetico mondiale, arri-
vando a coprire quasi il 90% dell’approvvigionamento energetico globale, mentre l’energia nucleare
e da FER rappresenteranno insieme il restante la quota restante, cioè poco più del 10%. In particola-
re la produzione di gas naturale e di carbone dovrebbe raddoppiare tra il 2000 e il 2030, con aumen-
ti più pronunciati rispettivamente nei paesi ex-URSS (che forniranno un terzo della produzione tota-
le) e in Asia ed Africa (che insieme copriranno più di metà dell’estrazione mondiale). La produzio-
ne di petrolio aumenterà del 65% circa a livello mondiale, con un aumento dovuto per tre quarti ai
paesi dell’OPEC, che nel 2030 garantiranno quindi il 60% dell’approvvigionamento globale (a fron-
te del 40% circa nel 2000). Questa evoluzione farà sì che le riserve petrolifere basteranno a soddi-
sfare la richiesta nei prossimi 30 anni, ma con una riduzione che potrebbe allarmare per il futuro, e
che sarà compensata solo in parte dall’aumento delle riserve non convenzionali; le riserve di gas na-
turale e di carbone non dovrebbero invece essere soggette a limitazioni nel periodo considerato. In-
fine, risulta difficile delineare una probabile evoluzione dell’uso di energia nucleare, la cui adozione
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dipende da molti fattori decisionali, non solo tecnici; si ritiene comunque che lo sviluppo avverrà
soprattutto nei paesi in via di sviluppo, con la probabile eccezione della Francia e del Giappone.
3.3 WEO-2008
La prima considerazione del rapporto, la quale dal punto di vista logico ne costituisce piuttosto la
conclusione, è che gli odierni trend globali di domanda e offerta d’energia sono insostenibili dal
punto di vista ambientale, economico e sociale; di conseguenza il benessere futuro dell’umanità di-
pende da come saranno affrontate le due principali sfide energetiche, ovvero:
• assicurare un’offerta di energia affidabile e a prezzi accessibili,
• effettuare una rapida trasformazione verso approvvigionamenti energetici a basso contenuto
di carbonio, efficienti e rispettosi dell’ambiente.
Serve dunque una rivoluzione energetica, che a sua volta richiede misure politiche incisive.
Il WEO-2008 si basa su uno Scenario di Riferimento, corrispondente al mantenimento dello status
quo, che include gli effetti delle politiche e normative approvate entro la metà del 2008, e prevede
un aumento della domanda energetica primaria mondiale pari in media all’1,6% annuo tra il 2006 e
il 2030, ovvero una crescita del 45% (da 11730 a 17010 Mtep) in tale periodo, inferiore alle previ-
sioni del WEO-2007 per l’aumento dei prezzi dell’energia e per la diminuzione della crescita eco-
nomica. I combustibili fossili copriranno l’80% (cioè poco meno della quota odierna) del mix ener-
getico primario mondiale, e l’energia consumata nei centri urbani passerà da due terzi (pari a circa
7900 Mtep) a quasi terziere quarti del totale. La Cina e l’India saranno responsabili di poco più del-
la metà dell’aumento della domanda energetica primaria, i paesi del Medio Oriente ne copriranno
l’11% e complessivamente i paesi non appartenenti all’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione
e lo Sviluppo Economico) rappresenteranno l’87%, passando dal 51% al 62% della domanda ener-
getica primaria globale. Di conseguenza, seguendo i trend attuali, le emissioni totali di gas serra
(definiti dettagliatamente nella sezione successiva, riguardante il cambiamento climatico) aumente-
ranno del 35% tra il 2005 e il 2030, passando da 44 a 60 miliardi di tonnellate equivalenti di CO
2
all’anno; nel lungo periodo, cioè alla fine del XXI secolo, tali emissioni invece saranno circa il dop-
pio di quelle odierne, e la temperatura media globale aumenterà di circa 6°C, con conseguenze irre-
versibili sul clima del pianeta. Invece le emissioni totali di CO
2
dovute al consumo energetico au-
menteranno quasi del 50% tra il 2006 e il 2030, passando da 28 a 41 miliardi di tonnellate all’anno;
tale quantità è inferiore di un solo miliardo di tonnellate alle previsioni del 2007, nonostante
l’ipotesi di prezzi maggiori e di rallentamento dell’economia; inoltre i tre quarti di tale aumento di
emissioni verranno da Cina, India e Medio Oriente, mentre i paesi non-OPEC ne rappresenteranno
in tutto il 97%, pur avendo emissioni pro capite molto minori rispetto ai paesi OPEC. Infine, come è
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intuitivo, le città emettono più CO
2
delle zone rurali, sia come quantità totale (circa il triplo) che pro
capite.
La necessaria rivoluzione energetica deve essere attuata tramite azioni decise e coordinate per fre-
nare l’aumento delle emissioni di gas serra e della temperatura globale; la struttura internazionale
sarà fornita dalla Conferenza di Copenaghen del novembre 2009, dove si dovranno negoziare norme
e accordi per il dopo-2012 (fine del primo periodo di applicazione del Protocollo di Kyoto), con o-
biettivi chiari e quantificati. Poiché le emissioni di CO
2
dovute al consumo energetico sono il 61%
delle emissioni di gas serra totali, il settore energetico sarà al centro delle discussioni, con particola-
re riguardo per l’obiettivo di livello delle concentrazioni, che determinerà la velocità richiesta di
trasformazione del sistema energetico mondiale, e il modo in cui raggiungerlo, che dipenderà dal
livello di effettiva attuazione degli accordi. Bisognerà anche considerare i limiti tecnici e i costi per
il settore energetico, il quale ha un lento tasso di sostituzione del capitale, per gli alti costi
d’investimento iniziale e per la lunga vita media delle opere; dunque anche le tecnologie più effi-
cienti si diffondono in qualche anno, specialmente nel settore elettrico: ad esempio nel 2020 i tre
quarti dell’energia elettrica (e più della metà nel 2030) saranno prodotti da centrali già oggi in atti-
vità. Ciò significa che, se anche tutte le nuove centrali elettriche fossero a contenuto di carbonio
nullo, le emissioni di CO
2
nel 2020 diminuirebbero solo del 25%; è quindi evidente che è necessaria
la più ampia partecipazione possibile a livello mondiale. A tale proposito, si fa notare che i cinque
principali responsabili delle emissioni di CO
2
da consumo energetico, cioè Cina, Stati Uniti, Unione
Europea, India e Russia, producono insieme quasi due terzi di quelle totali, quindi il loro contributo
(in particolare quello di Cina e USA) sarà fondamentale per ridurre e stabilizzare le emissioni. In
pratica serve un miglioramento dell’efficienza e un cambiamento dei consumi energetici nel settore
residenziale, commerciale e dei trasposti; i fornitori dovranno invece investire nelle tecnologie rin-
novabili e a basso contenuto di carbonio, come quelle per la cattura e lo stoccaggio del carbonio
(Carbon Capture and Storage, CCS). I governi dovranno supportare, tramite incentivi e regole, gli
obiettivi in tema di sicurezza energetica e cambiamento climatico, ad esempio tagliando i sussidi ai
consumi energetici, i quali si aggirano attualmente sui mille miliardi di dollari all’anno nel mondo;
questo permetterebbe di contenere l’incremento dei consumi e delle emissioni, come farebbe anche
l’aumento dei prezzi del petrolio, ma senza danneggiare la crescita economica e il tenore di vita dei
paesi consumatori. Infine è bene tenere presente che ogni ritardo nell’azione aumenterebbe i costi
finali per il raggiungimento degli obiettivi climatici globali.
Per quanto riguarda la situazione attuale e futura del sistema energetico mondiale, il petrolio è e
continuerà ad essere la principale fonte energetica per molti anni, anche se il suo prezzo è sensibile
agli squilibri del mercato nel breve periodo, e inoltre le fonti ed i costi per soddisfare la domanda
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sono più incerti che mai. Lo Scenario di Riferimento, in particolare, prevede un aumento della do-
manda mondiale di petrolio pari in media all’1% annuo, quindi da 85 a 106 milioni di barili al gior-
no, con un ribasso di 10 milioni rispetto alle stime del 2007 dovuto ai prezzi più elevati e alla cre-
scita economica più lenta; la quota sui consumi energetici totali diminuirà invece dal 34% al 30%;
nei paesi OCSE la domanda diminuirà un po’ in tutti i settori, tranne in quello dei trasporti, quindi
l’aumento è tutto nei paesi non-OCSE, soprattutto la Cina, l’India e il Medio Oriente (più dell’80%
complessivamente). La domanda mondiale di gas naturale crescerà dell’1,8% all’anno, e la quota
sui consumi totali salirà di poco, attestandosi al 22%; la maggior parte dell’aumento avrà luogo nel
settore elettrico. La domanda di carbone sperimenterà la crescita più veloce, pari in media al 2%
annuo, salendo dal 26% al 29%, e l’85% circa di tale aumento è dovuto al settore elettrico di India e
Cina. Infine la quota dell’energia nucleare calerà dal 6% al 5% della domanda di energia primaria, e
dal 15% al 10% della produzione di elettricità, basandosi sull’attuale quadro normativo (senza con-
tare quindi il rinnovato interesse per l’energia nucleare); comunque la produzione di energia elettri-
ca da fonti nucleari aumenterà in termini assoluti, tranne che nei paesi OCSE europei.
La maturazione delle tecnologie rinnovabili moderne e la conseguente riduzione dei loro costi, il
rialzo dei prezzi dei combustibili fossili e il supporto delle politiche governative fanno sì che, ad e-
sclusione delle biomasse, le FER non idroelettriche (eolica, solare, mareomotrice e geotermica) cre-
scano più velocemente di tutte le altre fonti, con un ritmo del 7,2% annuo in media; gran parte di ta-
le aumento è nel settore elettrico, dove esse salgono dall’1% al 4% del totale, mentre la quota
dell’idroelettrico scende dal 16% al 14% (anche se la produzione aumenta in termini assoluti); dopo
il 2010 le FER potranno essere la fonte elettrica più importante dopo il carbone, e nei paesi OCSE il
loro aumento supererà quello complessivo dei combustibili fossili e del nucleare.
Le risorse di petrolio convenzionale (cioè il petrolio greggio, le frazioni liquide di gas naturale e il
recupero intensificato del petrolio) totali recuperabili, che comprendono le riserve iniziali accertate
e quelle probabili dei giacimenti già scoperti, quelle ancora da scoprire e l’aumento delle riserve,
sono stimate in circa 3500 miliardi di barili, di cui un terzo ancora da scoprire (soprattutto in Medio
Oriente, in Russia e nella regione del Caspio) e 1100 già prodotti. Le risorse non convenzionali so-
no molto abbondanti e finora poco sfruttate: esse sono comprese tra i 1000 e i 2000 miliardi di barili
recuperabili in modo economicamente conveniente, tra sabbie oleose e petrolio extra pesante, e si
concentrano principalmente in Canada e in Venezuela; le risorse totali (convenzionali e non) poten-
zialmente recuperabili a lungo termine si aggirano sui 6500 miliardi di barili includendo gli scisti
bituminosi, e sui 9000 con le tecnologie di liquefazione del carbone e del gas. Le risorse rimanenti
accertate di petrolio e frazioni liquide di gas naturale ammontano a 1200-1300 miliardi di barili (in-
clusi 200 miliardi non convenzionali), pari a circa il doppio rispetto al 1980 e sufficienti per almeno
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40 anni; grazie allo sviluppo della tecnologia e delle esplorazioni, la quantità di petrolio scoperta
mediamente ogni anno dal 2000 è maggiore rispetto agli anni Novanta.
Le risorse di gas naturale sono abbondanti, anche se concentrate: le risorse recuperabili totali rima-
nenti di gas naturale convenzionale potrebbero essere ben oltre i 400 mila miliardi di m
3
, includen-
do anche le risorse non scoperte e l’aumento delle riserve, mentre le sole risorse accertate rimanenti
sono 180 mila miliardi di m
3
(equivalenti a 60 anni dell’attuale produzione); però metà di tali risor-
se si trova nei paesi OPEC, e altrettanto nei 25 giacimenti principali, mentre il 56% è posseduto da
Russia, Iran e Qatar. Le riserve rimanenti sono più che raddoppiate dal 1980, con un incremento
maggiore in Medio Oriente, e le risorse non convenzionali (cioè il metano recuperato dal carbone, e
il gas da sabbie e scisti bituminosi, concentrati soprattutto in Canada e negli Stati Uniti) possono
superare i 900 mila miliardi di m
3
.
Le riserve di petrolio e gas sono dunque abbondanti, ma il ritmo di produzione è maggiore di quello
delle nuove scoperte, e queste ultime rischiano di non essere sfruttate in tempo per soddisfare
l’aumento della domanda; di fatto il pericolo più immediato per gli approvvigionamenti non è la
mancanza di risorse, ma di investimenti. L’aumento della produzione dipende da investimenti ade-
guati e tempestivi, senza i quali si rischia un’interruzione delle forniture; tra il 2007 e il 2030 biso-
gna aggiungere una capacità lorda di circa 64 milioni di barili al giorno, di cui 30 entro il 2015. Vi è
inoltre grande incertezza sul tasso di diminuzione della produzione da giacimenti “maturi”, che è
determinante per valutare la nuova capacità e gli investimenti totali necessari. Da un’analisi
dell’evoluzione storica della produzione sembra che i tassi di declino osservati debbano accelerare
ovunque nel lungo periodo, per la diminuzione dell’estensione media e per l’aumento della produ-
zione off-shore (fattori che causano un picco più elevato e un declino più rapido). Il tasso medio
globale annuo, ponderato sulla produzione, è oggi 6,7% per i giacimenti oltre il picco, e arriverà a
8,6% nel 2030 (seppure con differenze da una regione all’altra, essendo ad esempio minore in Me-
dio Oriente e maggiore nel Mare de Nord). Il tasso di declino naturale, che non considera l’effetto
degli investimenti, è mediamente 4/3 di quello osservato, e a livello mondiale è circa 9% per i gia-
cimenti oltre il picco, con una proiezione al 10,5% per il 2030. Ciò significa che gli investimenti
dovranno aumentare anche solo per contrastare il declino più rapido dei giacimenti attivi, oltre che
per bilanciarlo sfruttando i nuovi giacimenti; in effetti sono più che triplicati tra il 2000 e il 2007,
soprattutto per i maggiori costi unitari (in pratica, considerando l’inflazione, sono aumentati del
70%, con una crescita del 9% annuo). Inoltre più di metà degli investimenti servirà a mantenere
l’attuale capacità, poiché gran parte delle infrastrutture mondiali per gli approvvigionamenti di pe-
trolio, gas, carbone ed energia elettrica andrà sostituita entro il 2030. Gli investimenti saranno as-
sorbiti per il 52% dal settore elettrico, per il resto essenzialmente da petrolio e gas, soprattutto per
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l’esplorazione e lo sviluppo nei paesi non-OCSE. Le proiezioni dello Scenario di Riferimento pre-
vedono un investimento di 8400 miliardi di dollari tra il 2007 e il 2030, corrispondente a 350 mi-
liardi all’anno, che è meno della spesa attuale, a causa della necessità di focalizzare gli investimenti
dove più servono, e soprattutto dove i costi unitari sono più bassi, cioè nelle regioni più ricche di ri-
sorse; quindi i paesi OPEC, che possiedono le maggiori riserve di petrolio e gas, dovranno farsi ca-
rico di un maggiore investimento (per non ridurre la disponibilità globale).
I prezzi del petrolio sono stati corretti al rialzo rispetto al WEO-2007, per l’aumento del costo di
approvvigionamento e del prezzo di consegna, raddoppiando in termini nominali, ma sempre con
forti oscillazioni nel breve periodo. Un peggioramento dell’attuale crisi finanziaria farebbe scendere
i prezzi, poiché la domanda calerebbe in seguito al rallentamento dell’economia. In definitiva la
spesa per il petrolio, da parte dei consumatori, resta alta ovunque, e dopo essere passata dall’1% del
PIL mondiale nel 1998 al 4% nel 2007, si attesterà oltre il 5% (anche 6-7% nei paesi non OPEC, li-
vello raggiunto solo nei primi anni Ottanta), con danni alle economie dei paesi consumatori e grandi
profitti per i paesi OPEC esportatori di gas e petrolio.
Le compagnie nazionali stanno assumendo sempre più potere, avvantaggiandosi dell’aumento dei
prezzi dei combustibili e della difesa degli interessi nazionali; attualmente esse controllano la mag-
gior parte delle risorse mondiali rimanenti (in particolare l’80% dell’incremento di produzione di
gas e petrolio tra il 2007 e il 2030), anche se alcune di esse hanno minori capacità tecniche e mana-
geriali rispetto alle compagnie internazionali, le quali sono però soggette a vincoli, nonché alla di-
minuzione delle riserve e della produzione nei bacini accessibili extra-OPEC. Di conseguenza una
collaborazione più stretta tra compagnie nazionali e internazionali potrebbe dare benefici reciproci,
ad esempio per realizzare gli investimenti previsti e necessari per rallentare l’esaurimento delle ri-
sorse.
Oltre allo Scenario di Riferimento, il WEO-2008 considera due scenari di politiche climatiche, cor-
rispondenti a una stabilizzazione nel lungo periodo della concentrazione di gas serra a 550 e a 450
ppm in equivalenti CO
2
, e ad un conseguente aumento della temperatura media globale di 3°C e
2°C circa; in ogni caso parecchie centinaia di milioni di persone dovranno cambiare il modo di usa-
re l’energia, perciò dovranno essere incoraggiati tramite nuove politiche e normative, il mercato in-
ternazionale del carbonio, maggiori investimenti per la ricerca e lo sviluppo del settore energetico.
Nello Scenario Politico 550 la domanda mondiale di energia primaria sperimenta una crescita del
30% tra il 2006 e il 2030, inferiore del 9% allo Scenario di Riferimento grazie soprattutto al miglio-
ramento dell’efficienza; il corrispondente aumento medio annuo è pari all’1,2%, anziché all’1,6%.
Le emissioni di CO
2
dovute al consumo energetico toccano l’apice nel 2025 e poi diminuiscono
leggermente, arrivando a 33 miliardi di tonnellate nel 2030; invece le emissioni totali di gas serra si
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stabilizzano entro il 2020 e poi calano molto lievemente fino al 2030; entrambi i tipi di emissioni
sono inferiori del 19% rispetto allo Scenario di Riferimento. Cambia anche il mix energetico, con i
combustibili fossili che perdono quote di mercato a favore delle energie rinnovabili e nucleari; la
crescita della domanda di petrolio viene contenuta grazie agli accordi nel settore dei trasporti (so-
prattutto aerei e leggeri), e si diffonde la tecnologia CCS (che nello Scenario di Riferimento è tra-
scurabile), che nel 2030 è adottata da varie centrali, la cui potenza complessiva è di circa 160 GW.
Invece lo Scenario Politico 450 prevede, a partire dal 2020, un’azione politica più decisa, quindi
una rapida espansione delle tecnologie rinnovabili e a basso contenuto di carbonio, che a sua volta
comporta, rispetto allo Scenario Politico 550, una rapida diminuzione delle emissioni di CO
2
da
consumo energetico (le quali seguono un andamento simile fino al 2020); di conseguenza le emis-
sioni annue raggiungono nel 2020 il picco di 32,5 miliardi di tonnellate, per poi scendere a 25,7 nel
2030, con una riduzione di quasi il 40% nei paesi OCSE e una crescita limitata al 20% nelle altre
principali economie tra il 2006 e il 2030. Le FER si sviluppano molto più rapidamente, arrivando al
40% della produzione mondiale nel settore elettrico; inoltre si aggiungeranno altri 190 GW delle
centrali con CCS, e vi sarà un’ampia partecipazione a un sistema internazionale di “cap and trade”.
Le sfide prospettate dallo Scenario Politico 450 sono quasi impossibili, non solo come fattibilità po-
litica ma anche come realizzabilità tecnologica: il livello di emissioni mondiali dovrà infatti essere
inferiore, nel 2030, a quello previsto dallo Scenario di Riferimento per i soli paesi OCSE, i quali
non possono quindi realizzare da soli tali ambiziosi obiettivi. Inoltre, poiché lo scenario presuppone
un largo uso di tecnologie attualmente non ancora mature, occorrerà aumentare la spesa pubblica e
privata per la ricerca e lo sviluppo nel breve periodo, al fine di conseguire la rapida riduzione delle
emissioni attesa a partire dal 2020.
Le modifiche della domanda e dell’offerta previste da entrambi gli scenari richiedono cambiamenti
nella spesa: sul fronte dell’offerta sono necessari notevoli investimenti per diffondere e migliorare
le tecnologie sia esistenti che innovative (a basso o nullo contenuto di carbonio), soprattutto nel set-
tore elettrico dei paesi OCSE; sul fronte della domanda si prospettano spese ancora maggiori, so-
prattutto per i privati, i quali spenderanno in media (a livello globale) 17 dollari a testa all’anno per
prodotti più efficienti, risparmiando in compenso sulle bollette energetiche. L’aumento
dell’efficienza energetica riduce il consumo di combustibili fossili, soprattutto nello Scenario Politi-
co 450, in cui però il prezzo più elevato dell’elettricità diminuisce il risparmio sulle spese per i
combustibili, stimato in 5800 miliardi di dollari contro i 7000 dello Scenario Politico 550.
In ogni caso il sistema energetico nel 2030 sarà molto diverso da quello attuale, cambiando non ne-
cessariamente nella direzione desiderata; nonostante le molte incertezze, si può essere certi di alcuni
trend: