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D’altro canto era ormai cominciata la grande “corsa all’oro” di esercenti e produttori italiani
che portò in breve tempo addirittura a una suddivisione ben precisa fra generi e sottogeneri
cinematografici.
Da lì in poi, fu un’escalation incontrollata di sviluppo: alla Cines4 di Alberini seguiranno
numerose case di produzione più o meno importanti, non di rado dai nomi evocativi per la
città e con forti richiami latinisti (come la Caesar Film, la Roma Film, la Venus Film, la
Colosseum Film etc.).
Il percorso che porterà alla nascita di Cinecittà, vero fiore all’occhiello dell’industria
cinematografica italiana come struttura a ciclo completo (ossia all’interno della quale il film
poteva attraversare le varie fasi sino alla messa in commercio finale, senza alcun altro
intervento esterno), fu inaspettato: nella notte del 26 Settembre 1935 infatti gli studi della
Cines (diventata nel frattempo la più grande casa di produzione cinematografica nazionale)
furono distrutti da un incendio, le cui circostanze non furono mai chiarite fino in fondo. Ciò
portò all’immediata necessità di costruire una struttura adeguata che potesse sopperire al
disastro avvenuto.
In soli 457 giorni, il 28 Aprile 1937, vide la luce dunque “Cine-città”5: 140.000 metri quadrati
di terreno edificabile e spazi aperti per le riprese in esterno, 12 teatri di posa di varie
dimensioni, vasche navali, stabilimenti di sviluppo stampa, sonorizzazione e montaggio, uffici,
officine, magazzini, sartorie, laboratori, impianti e macchinari fra i più moderni in Europa,
qualcosa infine come circa 1.200 dipendenti. Il più importante stabilimento cinematografico
d’Europa, nella capitale – politica, sociale, geografica e cinematografica – d’Italia.
Ma c’è dell’altro. Al di là degli aspetti meramente tecnici e strutturali, la città ferveva di
produttività creativa, di idee, di storie. Un territorio acerbo come il cinema, d’altronde, non
attendeva altro che essere arricchito.
4
Casa di produzione cinematografica nata dalle ceneri della “Alberini e Santoni” il 1 aprile 1906. Alberini, lo stesso de
La presa di Roma, ne fu il direttore tecnico.
5
Inizialmente il nome “Cine-città” era diviso in due parti unite da un trattino. Solo successivamente le due parti
vennero unite nel nome unico “Cinecittà”.
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Fondamentale fu il periodo antecedente alla prima guerra mondiale, in cui Roma giocò un
ruolo importante nel contesto dell’enorme espansione del cinema italiano.
L’estremo gradimento del genere storico-mitologico, dei racconti del mito di Roma Antica e
tutto ciò che ne consegue, valicò brevemente i confini nazionali grazie anche alla felice
intuizione di imprenditori dell’epoca le cui “scommesse” di esportazione si tradussero in
breve tempo in vittorie di pubblico. Fu l’epoca del cinema esportato, dei feuilleton romani e/o
medioevali e delle prime icone cinematografiche femminili.
Tuttavia a questo primo “periodo d’oro” seguì una crisi, a Roma e nell’Italia tutta, della
produzione e dell’esportazione di pellicole, dovuto agli effetti del primo dopoguerra
contemporaneamente al sempre maggior potere acquisito dal cinema americano (per nulla
toccato dallo scontro bellico).
Fu solo col fascismo che il cinema ebbe una forte risalita (principalmente a Roma per motivi,
ora, anche politici e istituzionali). Come sopra citato l’avvento di Cine-città promosse un
notevole incremento di prestigio ma anche della produzione stessa, e l’aver individuato nel
cinema (sull’esempio della cinematografia sovietica) un forte veicolo propagandistico, giocò il
suo ruolo e influì nettamente sullo sviluppo delle tendenze cinematografiche della seconda
parte della prima metà del secolo6.
Tuttavia il cinema dell’epoca fascista non vide Roma unicamente come mero teatro di
esaltazione del regime in ogni suo aspetto, bensì fu anche naturale sfondo, soggetto ed essenza
stessa di un regista che, più di molti altri, fotografò la città e i suoi cittadini attraverso un
occhio nuovo, vero, Realista nella sua accezione più pura: Roberto Rossellini.
6
Dal notevole interesse di Benito Mussolini per il cinema e per le sue capacità propagandistiche scaturì la nascita di
numerose leggi, strutture ed iniziative volte alla valorizzazione del Cinema in Italia: nel 1925 venne istituito il LUCE
(l’Unione Cinematografica Educativa), l’ENAC (Ente Nazionale per la Cinematografia) nel 1929, i CineGUF (sezioni
didattiche cinematografiche dei Gruppi Universitari Fascisti) nel 1933. Nel 1934 venne fondata la Direzione Generale
per il cinema e vennero emanati provvedimenti legislativi quali il doppiaggio obbligatorio dei film stranieri (1934); la
cadenza annuale della Mostra del Cinema di Venezia (1934); la concessione di anticipi statali ai produttori (1935); la
nascita del Centro Sperimentale di Cinematografia (1935).
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CAPITOLO 1 – ROBERTO ROSSELLINI
1.1 Roma nel contesto bellico e post-bellico. La forza di una madre sofferente.
Roberto Rossellini nacque a Roma l’8 maggio 1906, primogenito di Angiolo Giuseppe
Rossellini7 – noto costruttore romano – ed Elettra Bellan, veneta di origini francesi. Visse per
molto tempo in Via Ludovisi, sede della dimora di famiglia, ove peraltro si trovava il primo
albergo in cui avrebbe alloggiato nel 1922 Benito Mussolini, quando il Fascismo prese il
potere. L’estrazione sociale della famiglia Rossellini consentì a Roberto di maturare sin
dall’infanzia una forte coscienza artistica ed intellettuale, grazie anche ai contatti familiari
con numerose personalità dell’epoca nell’ambito della musica e dello spettacolo, come il
compositore Pietro Mascagni. Il padre Angiolo Giuseppe fu inoltre il realizzatore del cinema
Corso (ora Etoile) e del cinema Barberini di Roma, avvicinando sin da subito il futuro regista
all’ambiente cinematografico. Quando suo padre morì, tuttavia, le improvvise difficoltà
economiche spinsero Rossellini a dedicarsi più costantemente ad occupazioni lavorative. Ciò
gli permise di maturare competenze specifiche in numerosi campi della cinematografia:
lavorò infatti come rumorista, e per un certo periodo sperimentò tutti i lavori accessori legati
alla creazione dei film.
Nel 1938 realizzò il suo primo documentario, Prélude à l’après-midi d’un faune8. A seguito di
questa prima giovanile opera, Goffredo Alessandrini9 gli consentì di assisterlo nella
realizzazione di Luciano Serra pilota (1938), uno dei film italiani di maggior successo della
prima metà del XX secolo. Tra il 1939 e il 1941 Rossellini girò altri quattro cortometraggi:
7
Figlio di Zeffiro Rossellini, toscano, patriarca della famiglia, già affermato costruttore e grande estimatore di Giuseppe
Garibaldi, di cui conservò numerosi cimeli.
8
Cortometraggio a carattere naturalistico realizzato grazie al convinto sostegno del fratello Renzo, affermato
compositore lirico.
9
Il Cairo, 9 settembre 1904 – Roma, 16 maggio 1978. Uno dei primi registi del cosiddetto Cinema dei telefoni bianchi,
fu inoltre marito di Anna Magnani, che diresse nel film Cavalleria (1936) e, quindici anni più tardi, nell’incompiuto
Camicie Rosse, poi portato a termine da un giovane regista di talento: Francesco Rosi.
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Fantasia Sottomarina10, Il tacchino prepotente, La vispa Teresa e Il ruscello di Ripasottile. La
buona realizzazione di Fantasia Sottomarina procurò al regista un contratto con la Scalera
film, che nel 1940 lo ingaggiò come co-regista per La nave bianca, assieme a Francesco de
Robertis (che assistette anche in Uomini sul fondo). Ebbe una stretta amicizia con Vittorio
Mussolini, fatto che venne interpretato come una ragione possibile per il notevole
avanzamento di carriera rispetto ad altri apprendisti. Il secondogenito del Duce era infatti
legato al cinema da una forte passione, fu responsabile di “Cinema”, la più nota rivista
cinematografica italiana dell’epoca e fu sceneggiatore e produttore cinematografico11.
Sin da suddetti brevi cenni biografici risulta abbastanza chiaro il quadro interpretativo del
contesto di sviluppo in cui crebbe il regista romano. L’avvento del Fascismo e la sua forte
presenza nel mondo del cinema (unitamente alle conoscenze personali di Rossellini) sancirono
anzitutto la realizzazione di quella che venne chiamata la “Trilogia della guerra fascista” di
cui facevano parte tre importanti opere: Il gia citato La nave bianca, Un pilota ritorna e
L’uomo dalla croce.
Tuttavia è solo nel periodo post-fascismo che Rossellini abbandonò talune dovute peculiarità
di esaltazione del Regime, tipiche del periodo, a favore di uno stile più realista, più profondo,
veicolato dal film che, oltre a renderlo famoso in tutto il mondo contribuendo alla causa
cinematografica di ogni tempo, va visto come un vero e proprio inno descrittivo di Roma, dei
suoi abitanti, e delle sue caratteristiche nel secondo periodo bellico: Roma città aperta.
10
Commissionato dalla Genepesca, una ditta antesignana nella produzione dei surgelati, fu realizzato nella casa di
Ladispoli di Rossellini, con soli tre acquari posti sul terrazzo e con l’aiuto della moglie Marcella de Marchis.
11
Vittorio Mussolini si celò spesso dietro l’acronimo di Tito Silvio Mursino. Con questo nome peraltro firmò la
supervisione de La nave bianca.