confronto sono dei barbari, che cucina grassa, e poi bevono solo
vodka, e poi fa sempre freddo... noi italiani, si sa, siamo i
depositari della scienza del buon vivere, in nessun altro luogo al
mondo si sta tanto bene... Da questa gente silenziosa e piena di
dignità abbiamo molto da imparare”.
2
La Lituania fu il primo stato sovietico a proclamarsi
indipendente, l'11 marzo 1990. Alla proclamazione seguirono le
truppe sovietiche che tentarono di reprimere la ribellione ma alla
fine dovettero cedere.
Nel vertice UE di Copenhagen, svoltosi il 13 dicembre 2002,
venne deciso che la Lituania (assieme ad altri 9 stati) sarebbe
entrata a far parte dell'Unione Europea. Il 20 settembre 2003 un
referendum popolare confermò l'adesione: 69% Si, 31% No. Il 1°
maggio 2004 la Repubblica Lituana venne ufficialmente ammessa
nell'Unione Europea.
Il programma nel settore dell’istruzione dell’ Unione
Europea, Socrate-Erasmus, mi ha portata a Kaunas, in Lituania. E’
stato interessante e piacevole volgere lo sguardo su questo nuovo
membro dell’Unione Europea all’apparenza così lontano da noi e
dalla nostra cultura ma che, dopo una attenta analisi, si rivela più
simile di quanto non avremmo immaginato. Molti aspetti di questa
cultura mi rimandano alle tradizioni del nostro meridione.
L’accoglienza da parte di questa gente si è dimostrata da subito
molto calorosa nonostante il clima rigido (si possono raggiungere
anche i -30°C ).
2
Ho letto un interessante intervento di una persona che ha partecipato al Forum di
Italians, ideato e diretto da Severgnini, su Corriere.it La sua lettera è stata pubblicata
con risalto. Era una testimonianza sulla vita nella piccola repubblica del Baltico.
D'accordo con l'autore, ne riporto qui di seguito gran parte del testo, illuminante sulla
vita e sul carattere dei lituani, felici di aver ritrovato la loro indipendenza e del loro
ingresso nell'Unione Europea.
14
E’ un popolo molto dignitoso e ben consapevole del gap
economico che li separa dall’Europa occidentale. I lituani lavorano
alacremente per modernizzarsi e uscire da decenni di privazioni e
di emarginazione dalla scena politica mondiale, per prepararsi
all'imminente ingresso nell'Unione Europea che segnerà
sicuramente una svolta di enorme importanza, politica ed
economica, per la loro Patria tanto amata.
Anche al visitatore più distratto salta all’occhio l’enorme
differenza che separa gli uomini dalle donne. I primi, scostanti,
introversi, dai modi rozzi e dai lineamenti duri, fanno da contrasto
a donne bellissime, gentili, dall’aspetto ben curato e dal sorriso
ammaliante. Se, da una prima e momentanea analisi, si fa
ricondurre questa discrepanza semplicisticamente ad un
arretratezza di costumi, un’analisi più attenta e accurata apre gli
occhi su un intricato scenario fatto di tradizioni, usanze, intrecci
storici e politiche sociali che si sono susseguite senza che le
vecchie lasciassero mai il passo alle nuove.
Una volta ritornata in Italia, ho avuto la possibilità di
frequentare un corso promosso dal Ministero delle Pari
Opportunità, “Donne, Politica ed Istituzioni”, presso l’Università
Bicocca di Milano. Questo percorso formativo, volto alla
promozione delle pari opportunità e alla comprensione delle
dinamiche di genere, mi ha spinta verso uno studio più
approfondito della realtà sociale in cui mi ero calata nella mia
esperienza lituana.
Ho avuto la spiacevole sensazione di aver dato molte cose per
scontate, di aver presunto invece che compreso, di essere stata in
fondo poco umile e rispettosa verso una cultura che sostengo di
amare e voler conoscere. Ciò non ha fatto altro che aumentare la
curiosità e la voglia di sperimentare un approccio diverso. Come
potrebbe dimostrare anche la più semplice delle illusioni ottiche,
15
spesso è sufficiente cambiare angolazione e punto di osservazione
per scoprire nuovi particolari che pure erano sotto i nostri stessi
occhi.
La fine dell'Urss ha portato enormi cambiamenti le cui
evoluzioni siamo oggi in grado di osservare ma non sempre di
comprendere. Gli stessi paesi che ieri chiamavamo “comunisti”
oggi li definiamo “democratici” e per la Russia vale un’avvertenza
suggeritami da un amico moscovita: di ciò che del comunismo è
rimasto non è bene parlare (soprattutto di fronte agli statunitensi) e
di ciò che ha preso il posto del comunismo è meglio tacere
(soprattutto di fronte ai russi).
Volgiamo ora lo sguardo indietro e cerchiamo di rintracciare
quei fili di lana colorata che, attraversando la storia di uomini e
donne, dall'est europeo, intersecandosi con le leggi e i codici che
regolarono i rapporti di genere, portano ai giorni nostri e alla
ridefinizione di quegli stessi rapporti. Osserveremo il percorso di
questi gomitoli partendo da un momento storico la cui scelta non
può tuttavia dirsi originale, la Rivoluzione del 1917.
Il modello sovietico: la donna e la famiglia
«Nessuno Stato, nessuna legislazione democratica hanno fatto per
la donna la metà di ciò che ha fatto il potere sovietico durante i suoi
primi mesi di esistenza»
3
, sosteneva Lenin
4
. Dal 1917 al 1944 l'URSS è
stata un gigantesco laboratorio di sperimentazione sociale e il caso
della donna sovietica è esemplare. L'URSS si estende sull'Europa e
sull’Asia e comprende più di cento popoli diversi quanto a culture e
3
A.Pierre, Les Femmes en Union Soviétique, Paris 1960
4
Lenin, pseudonimo di Vladimir Ilic Uianov. (Simbirsk 1870 - Gorkij 1924). Politico
russo. Uno dei principali pensatori marxisti, fu il promotore e l'indiscusso leader della
corrente bolscevica, l'animatore della rivoluzione d'ottobre e il fondatore dello stato
sovietico.
16
religioni. Mosca, centro del potere, impose il suo modello russo e si
accanì a distruggere i particolarismi. L'ideale proposto era uno solo e la
periferia finì per conformarvisi.
L'Impero russo era un’autocrazia. In un paese in cui la servitù
della gleba fu abolita soltanto nel 1861 e le prime elezioni furono
organizzate solo nel 1906, l'opposizione conobbe una rapida
radicalizzazione e la questione femminile s’inserì immediatamente in
un progetto più ampio e ben presto le donne parteciparono più
numerose che altrove al movimento rivoluzionario. Alla vigilia della
prima guerra mondiale, la Russia si articolava in diversi strati sociali:
un esile strato colto e occidentalizzato a fronte di un embrione di
borghesia e di un'immensa massa contadina arretrata (circa l' 80 %
della popolazione).”Questi mondi si sfioravano e si evitavano senza
conoscersi”
5
.
Il 1° agosto 1914 scoppiò la guerra. Tra il 1914 e il 1917 furono
mobilitati più di 10 milioni di uomini, soprattutto contadini. La
situazione miserevole delle campagne si aggravò. Molte donne
diventarono operaie agricole e finirono per rappresentare circa il 72%
della forza lavoro rurale. Anche nelle industrie le donne si sostituirono
agli uomini: la loro percentuale passò dal 33% della manodopera del
1914 a circa il 50% nel 1917
6
. Nel 1915 le donne occuparono nuovi
settori ed entrarono nell'amministrazione. I salari però erano inferiori a
quelli degli uomini. A partire dal 1916, nell'approvvigionamento delle
città e del fronte regnò la disorganizzazione. La guerra, molto
impopolare, “s’impantana”, sconfitta dopo sconfitta perde il sostegno
popolare. Scoppiarono sommosse per la fame e numerosi scioperi in
cui le donne furono dirigenti attive. La tensione crebbe e il regime rive-
lò le sue crepe. Spetta alle donne l'onore di scatenare la Rivoluzione.
5
G. Warshofsky Lapidus, Women in Soviet Society,Berkley 1978
6
G. Warshofsky Lapidus, Women in Soviet Society,Berkley 1978
17
Il 23 febbraio 1917 (secondo il calendario giuliano
7
, vale a dire
l'8 marzo), il governo cercò di impedire le manifestazioni per la
giornata della donna provocando nella fabbrica Putilov scontri che
sfociarono in una mobilitazione di massa: le donne scesero in piazza e
conquistarono i soldati che si rifiutarono di sparare ai manifestanti e
rivolsero le baionette contro la monarchia zarista. L'indomani gli
uomini si aggregarono, il movimento crebbe rapidamente e il 2 marzo
lo zar abdicò. La vittoria sul regime zarista permise alla nuova Russia
sovietica la conquista di tutta una serie di diritti civili che mai il
capitalismo avrebbe potuto garantire in quell’epoca. Inoltre, il
coinvolgimento, inoltre, delle operaie nella gestione diretta della
produzione e dei servizi, tramite i soviet, aprì la porta alla effettiva
emancipazione femminile.
Si formò un Governo provvisorio che il 20 luglio, con un decreto,
stabilì che la donna era elettrice ed eleggibile, prima ancora che in
Inghilterra (1918) e negli Stati Uniti (1920). La Rivoluzione precipitò
nella guerra civile, sanguinosa e per lungo tempo di esito incerto. Non
si delineò una precisa politica riguardo la famiglia poiché era
convinzione diffusa che, una volta superata la fase di passaggio verso il
comunismo, i tradizionali legami familiari, così come erano all'inizio
del XX secolo, non avrebbero più avuto senso e gli individui sarebbero
stati finalmente liberi. Le misure necessarie per attuare l'emancipazione
dell'uomo e della donna furono prese “strada facendo” mentre i dibattiti
avevano ancora luogo ed esistevano visioni spesso contrapposte anche
in seno al partito.
Il decreto del 19 dicembre 1917 concesse automaticamente il
divorzio tramite il tribunale o l'Ufficio di Stato civile (ZAGS) in caso
di reciproco assenso, soppresse la nozione di colpa e la pubblicità del
7
Fino al 31 gennaio 1918, quando venne adottato quello gregoriano (lo stesso
utilizzato in occidente), la Russia si atteneva al calendario giuliano, introdotto dallo
zar Pietro I nel XVIII secolo, che comporta uno spostamento in avanti di dodici o
tredici giorni.
18
giudizio. La Russia fu il primo paese al mondo a liberalizzare il
divorzio sino a tal punto. Il decreto del 20 dicembre 1917 abolì il
matrimonio religioso e rese uniforme la procedura del matrimonio
semplificandola all'estremo. I figli, legittimi o no, avevano tutti gli
stessi diritti. Queste due misure vennero poi riprese e completate nel
Codice di famiglia del 16 dicembre 1918, unico a quel tempo in Europa
per la sua apertura. Segnò il primo significativo passo verso l'agognata
emancipazione che avvenne con la promulgazione di leggi riguardanti
la registrazione dello stato civile, la famiglia, la legislazione in materia
di matrimoni, nascite, decessi, in pratica tutto ciò che riguardava da
vicino la sfera privata della vita di ogni individuo. Nacque
ufficialmente, nel gennaio del 1918, il Dipartimento per la protezione
della maternità e dell’infanzia, che assicurava l’assistenza alle
partorienti e alle puerpere e provvedeva al rispetto di una severa
legislazione la quale prevedeva: l’aspettativa di 16 settimane prima e
dopo il parto, l’esenzione da lavori troppo pesanti, il divieto di
trasferimento e licenziamento per le madri in attesa, la proibizione del
lavoro notturno per donne in gravidanza e puerpere, l’istituzione di
appropriate cliniche della maternità, ambulatori, consultori, asili per
l’infanzia. Venivano ritenuti legali solo i matrimoni civili; la posizione
della donna nei confronti della legge diveniva pari a quella dell'uomo;
le donne acquisivano il pieno controllo dei propri beni e guadagni
successivi al matrimonio; il divorzio era legale e, sebbene necessitasse
il consenso di entrambi i coniugi, le pratiche per ottenerlo non
presentavano grandi ostacoli e i figli nati al di fuori del matrimonio,
prima considerati illegittimi, venivano adesso riconosciuti dalla legge.
La potestà maritale venne soppressa. Il marito non poteva imporre alla
moglie né il nome, né il domicilio, né la nazionalità. Fra i coniugi e nei
confronti dei figli vi era uguaglianza assoluta. Di fatto questo Codice
definì una famiglia ristretta che comprendeva soltanto i parenti in linea
diretta e i fratelli e le sorelle. Il coniuge veniva posto sullo stesso piano
19
dei parenti, senza privilegi o prerogative. L'eredità fu interdetta nell’a-
prile del 1918. L'aborto venne autorizzato senza restrizioni il 20
novembre 1920 al fine di agevolare le donne che, versando in precarie
condizioni economiche, non riuscivano a mantenere i figli e potevano
contare solo su un limitato sostegno sociale, data la povertà che
minacciava la Russia sovietica. Si volle combattere l’aborto
clandestino, considerato un crimine, spesso causa di morte anche per la
madre dopo terribili sofferenze. La Russia divenne il primo paese nel
mondo in cui trovava applicazione questa norma giuridica. Il generale
fermento politico e legislativo del periodo fra il 1918 e la fine degli
anni '20 permise l'introduzione di norme, per l'epoca estremamente
avanzate, che diedero la possibilità alla popolazione femminile di
partecipare attivamente all'opera di divulgazione, organizzazione e
messa in atto del programma di Partito. Inoltre, attraverso la creazione
di uffici speciali per la registrazione delle nascite, dei decessi, dei
matrimoni ma anche dei divorzi, lo stato si assicurava una prima
importante vittoria contro il precedente monopolio della chiesa nella
gestione degli affari civili; ancora una volta furono le campagne ad
essere maggiormente coinvolte e sconvolte nelle loro pratiche secolari.
Non dobbiamo dimenticare, infatti, che uno dei bersagli cui miravano
le autorità erano due istituzioni fra le più rappresentative del vecchio
regime zarista: la famiglia contadina conservatrice, dove da secoli
regnava un'organizzazione sociale tipicamente patriarcale, ma ancor
più la Chiesa, che proprio attraverso la celebrazione dei vari uffici ( dal
battesimo, al matrimonio al funerale ) si garantiva un importante mezzo
grazie al quale poteva esercitare la propria autorità sulle comunità di
fedeli. Adesso tutte queste funzioni venivano assunte dallo stato,
l'unica autorità riconosciuta.
Il Codice del 19 novembre 1926 confermò queste disposizioni e
si spinse ancora più lontano giacché pose su un piano di uguaglianza il
matrimonio registrato allo ZAGS e l'unione di fatto. Per divorziare era
20
sufficiente una semplice richiesta unilaterale, anche per lettera: il
divorzio cartolina. L'amore era più libero ma gli obblighi reciproci più
vincolanti a causa degli alimenti. Questo Codice era uno strumento di
libertà che affrancava la donna, l'uomo e il bambino dalle vecchie
strutture. Nulla doveva ricordare il passato. Si incoraggiarono le
persone a cambiare di cognome nel marzo del 1918 e di nome nel 1924
per adottare Marlen (MARxismo-LENinismo), Engelsina, Ottobrina. Il
Codice fu anche uno strumento di coercizione che aggrediva la società
nei suoi strati più conservatori : i contadini e le regioni musulmane. In
realtà il Partito comunista, un pugno di intellettuali urbani, ignorava - e
voleva ignorare - la maggioranza del paese proprio mentre la spingeva
verso l'avvenire radioso. Distruggere lo zarismo, costruire il socialismo
: tutti gli zig zag della legislazione derivavano da questo doppio
imperativo.
L'utopia della donna “liberata”
"Il cambiamento di un’epoca storica si può definire sempre dal
progresso femminile verso la libertà, perché qui, nel rapporto della
donna con l’uomo, del debole con il forte, appare nel modo più
evidente la vittoria della natura umana sulla brutalità. Il grado
dell’emancipazione femminile è la misura naturale dell’emancipazione
universale.”
Marx ed Engels ne "La sacra famiglia"
Uno degli aspetti più contraddittori e quindi interessanti della
politica sovietica è senza dubbio l'attenzione rivolta alla
discussione sulla donna e il suo ruolo nella futura società
comunista. L'ideale diffuso dalla propaganda fin dai primi anni
successivi alla rivoluzione era così apparentemente innovativo da
21
aver costituito un elemento di grande fascino anche per donne che
del sistema sovietico non facevano parte, ma si trovavano invece al
di là del confine.
Alla donna sovietica veniva promessa la liberazione dai
legami e dal giogo della famiglia borghese; le venivano offerti
lavoro, protezione e sostegno senza dover più dipendere da un
uomo; le veniva rivolto da colorati plakaty
8
l'appassionato invito
ad uscire finalmente “fuori dalle cucine”. Non doveva neppure
preoccuparsi per i propri figli o la propria vecchiaia, lo stato
socialista avrebbe provveduto a tutti i suoi bisogni. Per quanto le
premesse fossero luminose e le intenzioni assai nobili, non era
grazie ad alcun disinteressato spirito antesignano del femminismo
che le autorità post-rivoluzionarie misero in atto misure
progressiste nell'ambito della politica di genere. All'interno di un
contesto così fortemente conservativo come la famiglia patriarcale
(soprattutto quella contadina), che in Russia godeva ancora di
ottima salute agli inizi del XX secolo, le donne costituivano un
elemento subordinato ma indispensabile, disprezzato e sottomesso,
ma forse per questo più facilmente attaccabile, manovrabile e
quindi pericoloso. La rivoluzione doveva scardinare tutte le
istituzioni arcaiche, religiose e borghesi, instaurare un nuovo
sistema, inaugurare il nuovo corso, ma per farlo aveva bisogno di
sfruttare meccanismi e leve già esistenti. Una di queste leve furono
le donne.
E' stato notato da numerosi ricercatori come il potere
bolscevico
9
abbia, fin dagli albori del regime, prestato molta più
8
I poster della propaganda affissi per le strade delle città, spesso opera di famosi
artisti.
9
Il bolscevismo è stato un moto rivoluzionario sorto in Russia nel 1903. I suoi
appartenenti erano detti bolscevichi (maggioritari). Essi ritenevano che la classe
operaia dovesse guidare la rivoluzione in alleanza con i contadini, cioè il ruolo del
22