che comprende tanto la funzione informativa quanto quella privata. Dal punto di
vista teorico, lo stretto legame che esiste tra la letteratura da una parte e i
concetti di comunicazione, linguaggio e testo dall’altra fanno sì che questa sfera
culturale si presti in modo peculiare a una riflessione sui mutamenti che queste
nozioni hanno subito a seguito del loro incontro con le nuove tecnologie. Inoltre,
lo studio dei blog in generale e di quelli letterari in particolare è ancora agli inizi
e ciò rende possibile formulare una serie di previsioni sul “se” e sul “come”
questi strumenti si evolveranno e quale sarà la loro futura importanza nella vita
quotidiana dei singoli e delle comunità.
Questo lavoro si struttura in cinque capitoli, che approfondiscono i diversi
concetti e ne analizzano le modalità in cui prendono forma nei blog. Il primo
capitolo introduce le nozioni di comunicazione e linguaggio, illustrandone i
mutamenti che hanno subito nel passaggio dall’analogico al digitale. Tali
cambiamenti non sono stati esclusivamente positivi, benché molte delle
limitazioni che si riscontrano negli scambi comunicativi face to face siano state
risolte da quelli mediati dal computer: le nuove tecnologie, infatti, hanno fatto
nascere anche delle problematiche la cui risoluzione resta un assunto aperto
agli sviluppi futuri. Una caratteristica fondamentale introdotta dai new media nel
loro rapporto con la comunicazione e il linguaggio è la multimedialità, o meglio
la multicodicalità: essa permette all’emittente di esprimersi attraverso diversi
codici, che, per la prima volta nella storia degli scambi comunicativi umani, sono
uniti in un unico supporto. Intimamente legata a questo concetto è l’interattività,
anch’essa inedita nella comunicazione analogica: si tratta della possibilità che
le tecnologie digitali offrono al destinatario di sentirsi parte integrante della
comunicazione, anche se questa avviene attraverso un codice scritto. Il testo
nei new media si trasforma in ipertesto; questo passaggio e le sue
caratteristiche vengono analizzati nella conclusione del primo capitolo.
Il secondo capitolo è dedicato ai blog in generale: si apre, infatti, con la
definizione di questi diari online, che vengono in seguito suddivisi in categorie e
dei quali viene analizzata la struttura tipica. Viene inoltre illustrata la storia del
World Wide Web, che da ipertesto di sola lettura è diventato un mezzo di
comunicazione completo: ogni utente, anche scarsamente alfabetizzato dal
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punto di vista informatico, è oggi in grado di aggiungere il suo personale
apporto al vasto mare delle informazioni sulla rete Internet ed è proprio da
questa nuova opportunità che deriva l’enorme successo riscosso recentemente
dai blog. Infine, si distinguono tre grandi settori di utilizzo dei diari online che
hanno portato a mutamenti anche sostanziali nel modo di vivere la quotidianità.
In campo politico ci si rende sempre più conto dell’importanza che i blog
assumono nel far percepire ai cittadini il loro ruolo fondamentale come pilastri
della democrazia, mentre questi ultimi, dal canto loro, quando iniziano a
prenderne consapevolezza, pretendono di poter esprimere le proprie opinioni
liberamente, anche se contrastano con gli indirizzi politici generali. In campo
economico, invece, i blog vengono introdotti nei siti aziendali come strumenti
per facilitare la comunicazione sia con i clienti, sia con gli altri attori del mercato
globale: i consumatori hanno così l’impressione di rivolgere le loro richieste non
a un ente spersonalizzato, ma a un’impresa dal volto umano, con la quale è
persino possibile immedesimarsi. In campo culturale, infine, i blog trovano la
loro più vasta gamma di utilizzo; in alcuni casi, vanno a integrare le informazioni
fornite dai giornali, offrendo anche la possibilità agli autori di esprimere le
proprie idee in maniera più diretta e meno condizionata in confronto ai
giornalisti professionisti, che devono in qualche modo rispettare l’ideale di fondo
del quotidiano per cui lavorano. In altri casi, invece, possono fungere da ottimi
strumenti educativi, in grado di fornire agli studenti una formazione più completa
e più orientata al futuro. Per quanto riguarda, infine, la letteratura, i diari online
si configurano come lo sviluppo più recente di una storia che va dai primi
tentativi di editoria multimediale su CD-ROM all’avvento degli ipertesti sul World
Wide Web: essi svolgono una miriade di funzioni, tra cui le principali sono
quelle pubblicitarie e di conoscenza più personale tra scrittori e lettori.
Nel terzo capitolo ci si occupa dell’analisi vera e propria dei blog letterari in
Spagna: per prima cosa, vengono presentate le diverse opportunità a
disposizione degli autori che intendano creare un diario online, dai portali
culturali alle applicazioni ready made, passando per i siti con indirizzo
personale e quelli di quotidiani a diffusione nazionale o locale. In secondo
luogo, si è presa in considerazione la resa grafica e visiva, che influisce
6
sull’impatto iniziale dell’utente con il blog: si tratta di una sorta di carta d’identità
attraverso la quale lo scrittore si presenta, cominciando a costruire così
un’immagine di se stesso che dovrà poi essere rispettata per tutto il corso della
comunicazione. Anche la quantità e la qualità degli elementi multimediali, quali
fotografie, video o suoni, serve a completare la presentazione dell’autore, che
può decidere di accettare completamente le sfide poste dalle nuove tecnologie
e quindi propendere per un largo utilizzo della multimedialità, oppure di affidare
al solo testo il compito di veicolare il proprio messaggio. Proprio con lo studio
dei vari contenuti si conclude questo capitolo: grazie alle tipologie di argomenti
trattati nei diari online è possibile risalire anche alle motivazioni che spingono
uno scrittore a entrare nel mondo digitale e ad aprire un proprio blog.
Il quarto capitolo ricalca la struttura del precedente, incentrandosi però
sull’analisi dei blog letterari in Italia: anche in questo caso, si inizia con la
presentazione delle offerte disponibili, che risultano essere in numero minore
rispetto a quelle iberiche. Inoltre, nel nostro Paese si rileva la tendenza a
sfruttare le potenzialità della Rete non attraverso la creazione di un diario
online, ma tramite un sito personale, che può essere gestito dallo scrittore
stesso o anche dai suoi lettori più fedeli. È probabile che tale scelta sia da
imputare al fatto che gli autori italiani intendano utilizzare le nuove tecnologie
come ulteriori strumenti di auto-promozione, ma che non siano ancora pronti a
svelarsi in modo più profondo agli occhi degli utenti, come avviene invece nella
maggior parte dei blog. Di conseguenza, le ragioni che spingono gli scrittori del
nostro Paese a pubblicare un diario online risultano in parte differenti rispetto a
quelle degli autori spagnoli. Lo studio prosegue considerando la resa grafica e
visiva, gli elementi multimediali introdotti e i diversi contenuti: sebbene le regole
già citate nel caso iberico valgano alla stessa maniera anche per quanto
riguarda l’Italia, si riscontrano alcune distinzioni, soprattutto negli argomenti
trattati, che sono indissolubilmente legati alle motivazioni.
È proprio a un’analisi più approfondita di queste distinzioni che è dedicato il
quinto e ultimo capitolo: cominciando dalla consueta presentazione delle offerte
disponibili e seguendo ancora lo schema che esamina nell’ordine la resa grafica
e visiva, gli elementi multimediali e il contenuto, si riassumono le similitudini e le
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differenze che intercorrono tra la Spagna e l’Italia nel settore dei blog letterari.
Attraverso le scelte che gli scrittori mettono in pratica, si risale a un’analisi
contrastiva dei motivi che li hanno spinti ad aprire un blog.
L’intero lavoro non prende in considerazione l’aspetto prettamente linguistico
dei diari online, preferendo concentrarsi non tanto su un’indagine del codice
scritto nelle sue varie sfaccettature, quanto sulle novità introdotte
dall’opportunità di integrare il testo con immagini, video e suoni. L’interesse
dell’incontro tra letteratura e nuove tecnologie, infatti, non si limita all’impatto
che queste ultime hanno avuto sul linguaggio, ma risiede principalmente nella
multimedialità quale maniera inedita di esprimersi e comunicare. Attraverso
l’unione di codici differenti su di un unico supporto, gli scrittori possono
sviluppare appieno la loro creatività e presentarsi al proprio pubblico da un
punto di vista originale: i lettori vengono così a conoscenza di aspetti
sconosciuti che riguardano la vita e i gusti privati del loro autore preferito, dando
vita a un genere di rapporto intimo e personale.
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CAPITOLO PRIMO
I MUTAMENTI DEI CONCETTI DI COMUNICAZIONE,
LINGUAGGIO E TESTO NELLA SOCIETÀ DELL’INFORMAZIONE
1.1. La comunicazione digitale
Il concetto di comunicazione è talmente vasto da riguardare pressoché ogni
aspetto della vita personale e sociale degli individui. Noi esseri umani non
possiamo non comunicare: “tutto il nostro stesso comportamento, per la sola
presenza di un’altra persona, viene modificato, diviene comunicazione. Quindi
non è neppure indispensabile che ci siano l’intenzionalità e la volontà di
comunicare. La presenza stessa dell’altro informa il nostro atteggiamento”
(Fiorani 2002: 13). Data la sua centralità nella vita quotidiana di ognuno di noi,
la comunicazione viene utilizzata in maniera estensiva e può quindi avvenire fra
unità sociali molto differenti per dimensioni e grado di complessità: individui,
gruppi, organizzazioni, classi, nazioni, stati e regioni diverse del mondo. Di
conseguenza, “il carattere della comunicazione varia in funzione della
dimensione e della complessità delle parti coinvolte, oltre che della distanza
spaziale e temporale che le separa” (Rosengren 2001: 11). Gli aspetti che
principalmente contraddistinguono la comunicazione tradizionale sono il
linguaggio analogico, la limitata compatibilità tra i media (monomedialità), la
scarsa interattività e l’asimmetria comunicativa: si tratta, tuttavia, di limitazioni
ampiamente superate grazie all’avvento della comunicazione mediata dai
computer. L’evoluzione tecnologica ha dato vita a nuovi strumenti comunicativi,
che hanno permesso di effettuare l’importante passaggio dalla trasmissione dei
dati su base analogica a quella su base digitale: se sulla prima, infatti, si ha un
raggio d’intervento limitato in termini di elaborabilità ed è necessario un certo
grado di ridondanza del messaggio per rimediare agli errori causati da eventuali
disturbi, la seconda consente la compressione, la correzione e soprattutto la
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modifica dei messaggi prima che questi ultimi siano ritrasformati in segnali
analogici. Inoltre, tutti i sistemi di comunicazione tradizionale usano uno
specifico linguaggio tecnico, scarsamente o per nulla compatibile con gli altri, e
hanno quindi bisogno di una traduzione per poter condividere i dati: nella
comunicazione digitale, invece, tale problema è stato risolto grazie alla
multimedialità. Infine, i mezzi di comunicazione tradizionale sono relativamente
passivi e l’utente è in grado di influenzare i contenuti in maniera piuttosto
ristretta, non potendo neppure rispondere in tempo reale. La ragione della
mancanza di interattività e di simmetria ha radici storiche: la comunicazione
tradizionale è nata allo scopo di informare e, di conseguenza, l’aspetto
dell’interattività era assolutamente in secondo piano. Tuttavia, in quanto la
soddisfazione di un’esigenza coincide con l’origine di un nuovo bisogno, la
comunicazione mediata dal computer non si limita più solo a informare gli
utenti, ma li rende direttamente partecipi dello scambio comunicativo a cui
stanno assistendo.
Il fatto di essere presente in modo così totalizzante nell’esistenza umana ha
fatto sì che la comunicazione diventasse oggetto di riflessione e analisi fin
dall’Antichità. Tuttavia, è a partire dal XX secolo che gli studi si sono concentrati
su una funzione ben determinata della comunicazione: la trasmissione di
informazioni. Le basi della cosiddetta “teoria dell’informazione”, così come sono
state poste da Claude Shannon e Warren Weaver nel 1948, permettono anche
la nascita dell’informatica, nonostante il loro modello sia poi risultato
eccessivamente riduttivo rispetto alla complessità del problema della
comunicazione, in quanto lo analizza quasi esclusivamente dal punto di vista
tecnico. Fin dalla loro apparizione, i new media, o media digitali, hanno
comportato rilevanti cambiamenti per quanto riguarda il linguaggio e le forme
della comunicazione: tale processo di innovazione non si è tuttora fermato e
questi nuovi mezzi del comunicare si configurano così come “un luogo plurale di
innovazioni comunicative possibili” (Fiorani 2002: 271). Il modello proprio delle
nuove tecnologie è quello dialogico, studiato da Michail Bachtin negli anni Venti
del secolo scorso. In questo schema, tra tutti gli elementi della comunicazione
identificati da Roman Jakobson nel 1959, il contesto assume un’importanza
10
centrale, il ruolo del destinatario viene rivalutato perché determina lo stile della
comunicazione e la relazione tra emittente e destinatario si fa sempre più
stretta, fino a renderli interdipendenti: “piuttosto che pensare al processo
comunicativo come a una sequenza lineare emittente – messaggio – ricevente,
questo modello inizia a considerarlo come prodotto dell’interazione dei
partecipanti, presa nella sua globalità, nel suo aspetto relazionale” (Peticca
2005: 40). Infatti, “la comunicazione è una realtà molto più complessa che il
semplice trasferimento di informazioni. Quindi il modello che ne discende E – M
– R (Emittente, Messaggio, Ricevente) è troppo povero e inadeguato a
descrivere la complessità della realtà comunicazionale e i suoi eventi” (Fiorani
2002: 62). Al contrario di ciò che emerge dall’analisi delle teorie di Ferdinand de
Saussure, la lingua scritta non solo nasce e si sviluppa indipendentemente dalle
finalità del linguaggio orale, come dimostra la rivoluzione antropologica
verificatasi nella storia in concomitanza con l’apparizione dei primi alfabeti, ma
presenta anche problematiche e caratteristiche completamente diverse: la
comunicazione scritta, infatti, non si riferisce a un contesto condiviso da
emittente e destinatario, in quanto esiste una disgiunzione spazio-temporale tra
la produzione e la ricezione del messaggio. Questa fondamentale diversità
rende il testo scritto molto più coerente e più autoreferenziale rispetto a una
comunicazione orale, la quale è influenzata non solo dal contesto comune, ma
anche da altri tipi di linguaggi come ad esempio quello della gestualità e del
corpo. Inoltre, nonostante risulti semplice identificare il codice con il linguaggio,
in particolare con le sue forme orale e scritta, è sempre necessario ricordare
che esse non sono le uniche attraverso le quali è possibile realizzare la
comunicazione, in quanto, nell’atto stesso del comunicare, si intersecano
molteplici codici. Ciò permette l’espressione di concetti a volte complicati e
contemporaneamente crea forme nuove: questa proprietà del linguaggio ha
fatto sì che, nel corso dei secoli, ci si interessasse a modi e mezzi di
comunicazione sempre diversi, che comprendono l’utilizzo delle immagini, degli
ornamenti, degli spazi e così via. Lo sviluppo più recente è stato quello che ha
portato alla nascita degli studi sulla multimedialità. Negli anni Settanta, lo
schema dialogico viene ampliato da Paul Watzlawick, il quale sostiene che il
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soggetto non debba essere analizzato in modo individuale, ma che vada
inserito in un contesto che comprende l’ambiente circostante, le sue relazioni
sociali e gli effetti dei comportamenti di ogni partecipante alla comunicazione. Il
modello di Watzlawick si adatta perfettamente al funzionamento dei new media:
la diffusione di Internet e i suoi effetti sull’acquisizione di informazioni hanno
portato all’abbandono del processo comunicativo lineare e alla considerazione
di un sistema in cui i dati in uscita vi rientrano attraverso un movimento
circolare. Ciò comporta anche la considerazione della centralità dei soggetti
coinvolti: sono, infatti, queste figure che svolgono la funzione di continua
negoziazione del senso in una comunicazione, tipica delle nuove tecnologie.
La comunicazione incontra due grandi ostacoli nello svolgimento della propria
funzione: le distanze nel tempo e quelle nello spazio. Nel corso dei secoli, gli
scienziati e gli inventori hanno cercato di trovare dei mezzi che permettessero
di comunicare da distanze via via più marcate: il telegrafo, il telefono, la radio e
la televisione sono soltanto alcune delle tappe che hanno segnato questo lungo
cammino. Tuttavia, l’innovazione più utile e più profonda da questo punto di
vista è senza dubbio quella introdotta con l’avvento dei media informatici: mai
come in questi ultimi anni, infatti, il concetto stesso di comunicazione è mutato
fino a farsi universale, rispondendo così in maniera ottimale ai bisogni di una
società sempre più globale. La comunicazione digitale, infatti, rende possibile
l’elaborabilità dei dati, cioè la possibilità di modificare, trasferire e correggere
rapidamente grandi quantità di dati anche nel momento stesso in cui vengono
trasmessi o ricevuti. Inoltre, gli sviluppi di Internet e del World Wide Web
consentono oggi a chiunque possegga un computer di connettersi a una Rete
mondiale di informazioni e di entrare quindi in comunicazione con persone che
vivono anche all’altro capo del pianeta. “L’elasticità delle nuove tecnologie
rende possibile un modello di struttura comunicativa diverso da quello classico
di tipo centrifugo, caratterizzato da un centro irradiante comunicazione e da
molti ripetitori che la propagano verso la periferia del sistema. La
comunicazione digitale è caratterizzata, infatti, da un modello di rete in cui la
conoscenza e la comunicazione sono diffuse e non esistono centri, se non
parziali o momentanei: l’accesso alle informazioni risulta essere, così,
12
estremamente decentrato” (Peticca 2005: 14-15). È dunque comprensibile
l’enorme impatto che la comunicazione digitale ha avuto e continua ad avere
sulle pratiche non solo prettamente culturali, ma anche sociali in senso lato.
La comunicazione digitale è stata definita come “una comunicazione mediata
dal computer che riadatta i concetti di spazio logico-pragmatico secondo le due
modalità della comunicazione sincrona e asincrona, la cui differenza
fondamentale è di tipo temporale e legata alla presenza o meno di una
connessione in tempo reale tra i computer degli utenti coinvolti” (Peticca 2005:
31). La differenza fondamentale che intercorre tra la comunicazione face to face
e quella digitale è che quest’ultima non gode di un alto grado di cooperazione,
che si instaura invece nella prima: i partecipanti non collaborano nella
formulazione del messaggio e non esistono elementi di feedback che
consentano l’elaborazione immediata del messaggio a livello di significato
sociale. Di conseguenza, il processo comunicativo che ne deriva non si
esaurisce nella relazione tra l’emittente e il destinatario, ma viene inteso come
un’attività sociale e un luogo di elaborazione e condivisione di significati, al
centro del quale si pone il computer come medium attraverso cui realizzare lo
scambio di informazioni. La comunicazione digitale, a differenza di quella face
to face, non offre ai soggetti che la realizzano la possibilità di condividere il
contesto: questa caratteristica motiva un’importante critica nei confronti del tipo
di contatto che offrono i media informatici, in quanto non sarebbero adatti a
sviluppare relazioni sociali. Tuttavia, la naturale inclinazione degli esseri umani
alla socialità sembra permettere l’instaurazione di rapporti positivi anche
attraverso canali poco interpersonali. D’altra parte, la limitata presenza del
contesto all’interno dello schema della comunicazione digitale presenta anche
alcuni vantaggi, primo tra tutti la democratizzazione che deriva dall’assenza di
status nell’emittente e nel destinatario: “in questo senso, davanti allo schermo di
un computer saremmo tutti uguali, perché de-individualizzati” (Peticca 2005:
51). Tale caratteristica conferisce alla comunicazione digitale quella sensazione
di anonimato che le è propria e dà vita anche a un tipo di linguaggio meno
formale. Di conseguenza, esiste una forma di interazione sociale anche nello
scambio di informazioni attraverso i media informatici, benché di natura diversa
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rispetto a quella che si crea nella comunicazione face to face. La mancanza di
un contesto condiviso tra i partecipanti alla comunicazione mediata dal
computer può essere anche causa di una loro eccessiva apertura, rendendoli
non solo più liberi di esprimersi, ma anche più impulsivi e irresponsabili. Questo
perché, a differenza della comunicazione face to face, le regole sociali
sarebbero deboli e assenti negli scambi digitali, aumentando la disinibizione
delle persone che vi prendono parte e facendo venir meno il loro timore di
essere giudicate. In realtà, la situazione non sembra essere così drastica, in
quanto molto dipende dal contesto sociale in cui la comunicazione mediata dal
computer si sviluppa: nel momento in cui tale contesto sottolinea l’importanza
dell’identità di un individuo come membro di un determinato gruppo, egli si
adatta alle norme socialmente riconosciute, comportandosi di conseguenza.
L’avvento della comunicazione digitale ha dunque profondamente mutato tutti i
campi della società e della cultura: dalle pratiche di interazione al linguaggio,
dagli schemi comunicativi allo status dei soggetti coinvolti. L’impatto dei media
informatici ha causato anche un cambiamento piuttosto rivoluzionario del
concetto di realtà: l’elaborazione di testi scritti, immagini e suoni crea, infatti,
una riproduzione della realtà basata su delle regole e dei principi propri, anche
se dipendenti dal mondo esterno. Per dar conto di questa non semplice
nozione, è stata formulata la definizione di “realtà virtuale”: una sorta di mondo
parallelo a quello quotidiano e a esso strettamente legato. La realtà virtuale ha
come obiettivo quello di far utilizzare al suo fruitore tutti i sensi di cui dispone,
per trarne un’esperienza, nonostante egli stia soltanto interagendo con una
macchina in un ambiente fittizio. Tale meta non è stata ancora raggiunta, anche
se il World Wide Web, cui la nozione di realtà virtuale viene a volte applicata,
permette oggi di compiere azioni che non molto tempo fa erano appannaggio
esclusivo del mondo non virtuale: ad esempio, grazie a questa nuova
tecnologia, è ora possibile viaggiare in luoghi anche molto distanti rispetto a
quello in cui ci si trova. Un utente del World Wide Web può, infatti, consultare
dei documenti redatti e pubblicati in qualsiasi zona del mondo, così come è in
grado di acquistare beni e servizi che si trovano fisicamente dalla parte opposta
del pianeta grazie all’e-commerce o commercio elettronico; ciò non fa altro se
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non aumentare l’ampiezza e la profondità del flusso di informazioni a
disposizione di chi si connette alla rete Internet.
1.2. Il linguaggio elettronico
Dopo aver analizzato i mutamenti che le nuove tecnologie hanno apportato al
concetto stesso di comunicazione, è opportuno concentrarsi su ciò che è
cambiato nel suo strumento principale, vale a dire il linguaggio. Esso
rappresenta infatti “lo strumento primario della comunicazione con noi stessi e
con gli altri, e quindi definisce e struttura il nostro io come il nostro mondo”
(Fiorani 2002: 35).
Gli utenti dei new media compongono un’élite di persone qualificata e in forte
crescita, di cui fanno parte soprattutto le fasce della popolazione di età
anagrafica compresa tra i 18 e i 40 anni, con una buona formazione culturale.
Tuttavia, per poter entrare a pieno titolo in questo gruppo, è necessario
padroneggiare il nuovo codice che in tali mezzi viene utilizzato. “Il mondo della
comunicazione elettronica ha sviluppato un suo linguaggio esclusivo,
caratterizzato da termini ed espressioni, che, non potendo essere compresi da
chi non ne fa parte, conferiscono al gruppo di lettori che ne fa uso un senso di
identità particolare” (Peticca 2005: 113). Di conseguenza, soltanto
possedendone una profonda conoscenza, gli utenti possono partecipare
attivamente allo scambio di informazioni che avviene online, ma anche far
valere in modo migliore le proprie opinioni all’interno della comunità virtuale e
raggiungere uno status più elevato: il potere linguistico si traduce quindi in
potere sociale. Ciò comporta il raggiungimento del livello di opinion leader: Chi
gode di un tale prestigio tende a dominare e a influenzare la discussione, che si
sviluppa sulla base delle sue indicazioni, tanto per quanto riguarda gli
argomenti trattati, quanto per il tono da tenere durante tutti gli scambi
comunicativi. Gli eventuali errori passano spesso inosservati o sono
immediatamente dimenticati; al contrario, i fruitori meno esperti, che non
padroneggiano il linguaggio elettronico, non riuscendo a raggiungere un tale
potere, godono di scarsa attenzione da parte della comunità virtuale e le loro
15