Per l’Italia ho scelto il Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa; per
la Francia Le Figaro, Le Monde e Libération; infine per il Regno Unito ho
optato per The Times, The Guardian e The Independent.
Trattandosi di nove quotidiani molto diversi fra loro, ho ritenuto
indispensabile raccontare la storia di ognuno, convinta che molte delle
diversità e delle scelte avvenute negli anni e dalle persone coinvolte, potesse
dipendere anche da questa. Per la parte italiana non è stato difficile trovarne
la storia, che comunque conoscevo grazie al corso di Storia del giornalismo.
Per i quotidiani francesi, non trovando materiale qui, ho deciso di andare a
Parigi per effettuare ricerche più approfondite, e visitare il “Musée de la
Presse” nel primo arrondissement. All’inizio pensavo fosse letteralmente un
“museo della stampa”, ma sul posto sono rimasta spiazzata perché era
totalmente diverso da quanto mi aspettassi. Non era un museo, ma un
grande archivio di tutti i quotidiani, giornali, pubblicità e di tutto ciò che è
stato stampato in Francia dalla fine dell’800 ai giorni nostri. Inoltre tutte
queste copie, nell’ordine dei milioni, sono acquistabili da chiunque. Si tratta
quindi di un negozio dedicato alla stampa in cui è possibile consultare,
leggere e toccare quotidiani ad esempio del 1889, sfogliare l’ultima copia di
giornali fatti chiudere dal nazismo e la prima di quelli nati, o rinati, dopo la
liberazione. Un vero e proprio tuffo nel passato. Il “Musée de la Presse” è
stato fondato - ed è tutt’ora gestito - da alcuni giornalisti. Proprio uno di
questi si è messo a mia completa disposizione e mi ha gentilmente
raccontato la storia di ognuno dei tre quotidiani, mostrandomi molte copie e
descrivendomi tutte le modifiche. Un incontro molto interessante e
istruttivo, ma soprattutto utile.
Per i quotidiani inglesi non ho trovato libri dedicati completamente a loro, e
non ho potuto andare a Londra per le ricerche, ma mi sono avvalsa degli
appunti presi a lezione di Storia del giornalismo e dei libri studiati per
l’esame.
IV
Successivamente ho affrontato la parte più difficile del mio lavoro. Un
confronto fra nove quotidiani non è una cosa semplice e veloce, ma lunga e
bisognosa di pazienza per la dovizia di particolari. La cosa più difficile è
stata la ricerca di materiale, libri, articoli, testi e commenti. Sembra ancora
un argomento e un mondo inesplorato, quasi che ci sia un certo timore nel
farlo. Ho trovato moltissimi libri di giornalisti capaci di raccontare le loro
esperienze di inviati di guerra o in paesi lontani, ma pochi in grado di
spiegare similitudini e differenze del giornalismo in diversi paesi. Molto più
facile è imbattersi in volumi che parlano degli ultimissimi quotidiani in rete,
cioè su internet, e della modernità del giornalismo americano, argomenti che
con la mia tesi non avevano molto a che fare. Ovviamente, il fatto di
risiedere in una regione priva di grandi città e di biblioteche molto fornite
come a Milano o a Torino, non ha facilitato il mio lavoro.
Ho capito quindi che avrei dovuto fidarmi meno dei libri, e cominciare una
ricerca e un confronto concreto con quotidiani alla mano. Qui è sorta
un’altra difficoltà, procurarsi i quotidiani stranieri, in particolare quelli
inglesi, che solamente poche edicole in regione tengono, e che molte volte
occorre ordinare con largo anticipo. Ad aiutarmi nei primi mesi di lavoro è
arrivata, per fortuna, mia cugina che ha passato un periodo a Londra per
lavoro, e che mi ha fornito alcune copie dei tre giornali scelti, facendomi
anche risparmiare sul prezzo d’acquisto. Mi sono quindi procurata più
numeri per ogni giornale, così da poter fare anche un confronto tra gli stessi
a seconda dei giorni della settimana.
Ho così potuto iniziare paese per paese, quotidiano per quotidiano, l’analisi
e il confronto, prendendo in considerazione prima i quotidiani italiani, poi
quelli francesi e infine gli inglesi. Contemporaneamente al lavoro d’analisi,
che è partito dalla grafica della prima pagina fino all’ultima, completato dai
molti contenuti, ho inserito anche il confronto fra i vari giornali, quindi
differenze o somiglianze. Il tutto è stato lungo e difficile, perché sono
V
presenti molti particolari che generalmente un normale lettore non nota, ma
che hanno un proprio significato logico nella posizione assunta.
Questo poteva già dare con chiarezza l’immagine dei nove quotidiani, e
spiegare come nascono dal menabò all’impaginazione finale, completa di
fotografie, grafici, colori e pubblicità. Erano soprattutto percepibili le
differenze e le analogie riguardo alla costruzione della pagina.
Tutto questo lavoro non bastava, per capire bene le caratteristiche di ogni
quotidiano, il cuore pulsante, era necessario servirsi della materia più
importante e principale, cioè gli articoli. Per riuscire a fare un confronto tra
di loro, a mio avviso non era sufficiente leggere alcuni articoli per
percepirne le caratteristiche, ma era necessario trovare una notizia di portata
internazionale, e quindi trattata nei quotidiani di tutto il mondo.
L’operazione non era facile, perché sono molte le notizie che accadono ogni
giorno e ho dovuto quindi attendere l’occasione giusta. Oggi una tipologia
di notizia che possa avere una così grande risonanza deve essere
necessariamente di cronaca nera ma con evidenti risvolti politici di carattere
internazionale. Sfortunatamente, a dicembre del 2007 la leader politica
pakistana Benazir Bhutto, speranza per la democrazia, che avrebbe sfidato
alle elezioni di gennaio Musharraf, è stata assassinata in un attentato durante
uno dei suoi comizi politici in piazza tra le migliaia di persone accorse ad
ascoltarla. L’uccisione della Bhutto ha provocato un terremoto in tutti sensi,
scontri armati e rivolte in Pakistan, dichiarazioni di Al-Qaeda, ma
soprattutto l’indignazione e la denuncia di tutto il mondo politico
internazionale. Una notizia perfetta per la mia tesi.
Se per le ricerche precedenti avevo avuto delle difficoltà, in questo caso i
problemi sono stati ancora più grossi. Ho dovuto procurarmi una copia per
ognuno dei quotidiani dello stesso giorno, cioè il venerdì 28 dicembre,
giorno successivo dell’attentato, e la copia di Le Monde del 29 dicembre a
causa della pubblicazione serale. Per i tre italiani non ci sono stati problemi,
sono riuscita ad acquistare lo stesso giorno La Repubblica e La Stampa, ma
VI
non il Corriere della Sera che ho comunque rintracciato negli archivi della
Biblioteca Comunale di Udine.
Per i quotidiani inglesi e francesi ho potuto solo affidarmi a un’edicola
molto fornita di Udine, nella quale avevo già acquistato questi giornali
precedentemente, ma senza la sicurezza che avrebbero mandato proprio la
copia di quel giorno. Sapendo che il corriere arriva tre volte a settimana, ho
ordinato e prenotato i sei quotidiani. Purtroppo ne sono arrivati solamente
quattro, Le Figaro e Libération dalla Francia, The Times e The Guardian
dall’Inghilterra. Ora il problema si era fatto ancora più complicato: come
reperire le due copie rimanenti, quando anche le altre edicole ne erano
sprovviste?
Mi sono prima mossa per il “Le Monde”, e ho chiesto alle mie cugine
francesi se fosse possibile procurarmi il quotidiano del 29 dicembre e
spedirmelo. Non riuscendoci, lo hanno chiesto gentilmente in prestito e
hanno scanerizzato le pagine dedicate alla notizia, spedendomele poi via e-
mail.
Mancava solo The Independent, e purtroppo non avevo più nessun
conoscente a Londra che potesse fare lo stesso. Così ho prima verificato sul
sito del quotidiano se era possibile comprarlo, ma non trovando niente, ho
deciso di scrivere all’ufficio clienti dell’Independent spiegando la mia
situazione e chiedendo loro se era possibile acquistare quella precisa copia.
Il giorno dopo il quotidiano mi ha gentilmente risposto, anche con molta
disponibilità, che loro tenevano solo le ultime copie e che per i mesi
precedenti c’era una società riconosciuta che vendeva numeri
dell’Independent su internet, anche di anni addietro. Ho così scritto a questa
società, la “Historic Newspapers”, se era possibile per loro procurarmi il
quotidiano di quel giorno, e a conferma ricevuta ho comprato la copia via
internet spendendo diciannove volte di più rispetto al normale prezzo di
copertina! The Independent del 28 dicembre 2007, è arrivato in una
settimana come previsto dalla conferma dell’acquisto.
VII
Con tutte e nove le copie ho cominciato il lavoro. Prima di tutto ho
analizzato il posizionamento della notizia e di tutti gli articoli collegati
all’interno dei quotidiani, facendo poi un confronto. In seguito ho verificato
quale articolo fosse simile per tutti, ed è iniziato il lavoro più impegnativo.
Seguendo l’ordine deciso all’inizio, ho cominciato l’analisi.
Ho usato uno schema fisso, ho studiato prima il titolo, poi ho letto l’articolo
facendo un breve riassunto, verificando le notizie che si ripetevano e le
novità rispetto a un altro, sottolineando le parole che più si ripetevano, la
grammatica, lo stile della scrittura e per ultimo i confronti. Per gli italiani e i
francesi non ho avuto problemi, ma per gli articoli inglesi ho avuto bisogno
dell’aiuto di un’insegnante madrelingua, perché lo stile giornalistico inglese
è molto più difficile di quello letterario.
L’analisi e il confronto, così, potevano ritenersi completi.
Con questo lavoro ho cercato di rispondere ad alcune delle domande più
frequenti che mi sono sempre posta leggendo distrattamente i quotidiani di
questi paesi. I quotidiani sono tutti uguali o esistono delle differenze
concrete? Lo stile giornalistico continentale e quello anglosassone, sono
veramente così differenti? Gli articoli italiani sono lunghi e molto romanzati
come un tempo, o sono cambiati? Esistono ancora i “pastoni politici”?
Ė vero che i francesi non amano usare termini stranieri, soprattutto inglesi, e
che quindi non sono presenti negli articoli? Solo noi usiamo inserire molte
pubblicità nelle pagine, o anche Francia e Inghilterra? Ė vero che gli articoli
inglesi sono più essenziali, riassuntivi ma completi? Ė vero che francesi e
inglesi sono molto più sensazionalistici? Ė vero che gli inglesi considerano
il gossip una parte importante del quotidiano?
Insomma, tante domande e la speranza di trovare alcune risposte attraverso
questo lavoro.
VIII
CAPITOLO PRIMO
I quotidiani italiani.
Il Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa sono i più importanti e
letti quotidiani nazionali in Italia. Il primo ha la sua redazione a Roma, il
secondo a Torino e il terzo a Milano, si avvalgono poi di piccole redazioni
in altre città italiane e di inviati sia in Italia sia all’estero.
Breve storia del Corriere della Sera.
Il Corriere della Sera è il quotidiano milanese, appartenente al gruppo RCS
Mediagroup. È il primo in Italia per diffusione seguito da La Repubblica e
da La Stampa.
Viene fondato nel 1876 dal giornalista Eugenio Torelli Viollier e chiamato
così perché originariamente è in vendita dalle ore 21:00.
1
Il primo numero
esce la sera di domenica 5 marzo, con una tiratura iniziale di circa 3 mila
copie, composta da quattro pagine e ad un costo nella città di Milano di
cinque centesimi. Stampa ogni giorno tre edizioni diverse per la città, per la
provincia e per il resto d’Italia.
2
Riesce in pochi anni ad imporsi
all'attenzione dei lettori italiani. Nel 1904 il Corriere supera le vendite del
concorrente Il Secolo, di Carlo Romussi, che si fregia, nelle pubblicità, del
titolo di più diffuso quotidiano italiano
3
, e si sposta nella nuova sede in via
1
Giovanni Gozzini, Storia del giornalismo, Mondadori, Milano, 2000, pp. 188.
2
Giovanni Gozzini, Storia del giornalismo, Mondadori, Milano, 2000. pp. 189.
3
Giovanni Gozzini, Storia del giornalismo, Mondadori, Milano, 2000, pp. 189.
1
Solferino 28, nel palazzo progettato dall'architetto Luca Beltrami. Sotto la
direzione di Luigi Albertini, dal 1900 al 1925
4
, il Corriere raggiunge un
grande prestigio. Per il quotidiano milanese scrivono molte fra le firme più
importanti della nostra cultura, come Luigi Einaudi e Luigi Pirandello. Nel
dopoguerra seguono le collaborazioni di Eugenio Montale, Ennio Flaiano e
Pier Paolo Pasolini, solo per citarne alcuni. Nel 1925, con le dimissioni di
Albertini imposte dal Governo fascista, si compie la fascistizzazione del
quotidiano milanese
5
, che si conforma alle esigenze della dittatura fino alla
Liberazione. Un mese dopo la sospensione da parte del Comitato di
Liberazione Nazionale, nell’aprile 1945, torna con il nome di Corriere
d'informazione, l'anno successivo si chiama Il Nuovo Corriere della Sera.
Per il referendum istituzionale, si schiera per la Repubblica. Nell'ottobre del
1973, in polemica con il direttore Piero Ottone
6
, la firma più prestigiosa del
giornale, Indro Montanelli, abbandona il Corriere insieme con altri nomi
illustri del giornalismo italiano per fondare un nuovo quotidiano, Il Giornale
Nuovo. Nel 1974 la famiglia Crespi, proprietaria della società editrice, cede
il pacchetto di controllo del giornale al gruppo Rizzoli
7
, in seguito
ribattezzato Rizzoli - Corriere della Sera (oggi sintetizzato in Rcs
MediaGroup).
Nel 2001, in occasione del 125° anniversario, è stata creata la Fondazione
Corriere della Sera, con lo scopo di gestire e offrire al pubblico l'archivio
storico del giornale, e di promuovere iniziative in favore della lingua e la
cultura italiana nel proprio paese e in particolare all'estero. Durante la
campagna elettorale del 2006 per l'elezione del Governo, suscita aspro
4
Giovanni Gozzini, Storia del giornalismo, Mondadori, Milano, 2000, pp. 193.
5
Giovanni Gozzini, Storia del giornalismo, Mondadori, Milano, 2000, pp. 221.
6
Giovanni Gozzini, Storia del giornalismo, Mondadori, Milano, 2000, pp. 273.
7
Giovanni Gozzini, Storia del giornalismo, Mondadori, Milano 2000, pp. 273.
2