gi sanno che anche un ventilatore acceso in una casa con le finestre chiu-
se ha delle ripercussioni su un punto imprevedibile del pianeta, ma sanno
anche che non possono tener conto di tutti i ventilatori accesi.
Ma scrivere ha anche un potere ermeneutico enorme.
Allora, dall’impossibilità all’idea. Si potrebbe scrivere dell’infinità e del-
la complessità del sapere. Ma ancora una volta il demone a sfiduciare.
L’infinito, lo si è detto, non è facile da maneggiare. Molti si sono accon-
tentati di fare un riassunto molto parziale del sapere. Un’enciclopedia.
Forse, nell’attesa di esorcizzare il demone, si potrebbe parlare di que-
sti. Cercando di accennare indirettamente alle problematiche della Com-
plessità. Del resto, scrivere di qualcuno che scrive di qualcosa è più facile
che scrivere direttamente di qualcosa.
Ma le questioni relative all’enciclopedismo necessitano di una prospet-
tiva. Come dire, di una speranza. La speranza è l’intelligenza collettiva e il
suo equivalente concreto: Wikipedia.
Ripensare al demone con l’ausilio di tale prospettiva è illuminante.
Prima di pensare a qualcosa bisogna poterla concepire. E per concepirla
bisogna sperare continuamente l’evoluzione. L’utopia ha una funzione
esegetica di poco inferiore a quella del linguaggio. In tale prospettiva,
l’intelligenza collettiva appare come uno strumento estremamente poten-
te in grado di sostituire il simbolo di infinito con delle formule ipercom-
plesse – ma finite – nei libri dei matematici.
Inserire il concetto dell’infinità del sapere nella cornice dell’intelligenza
collettiva è stato il punto di partenza per la realizzazione di questa tesi.
Il resto è scritto nei capitoli che seguono.
7
1Archivi di sapere
«Deve esistere un libro che sia la chiave e il com-
pendio perfetto di tutti gli altri: un bibliotecario
l’ha letto, ed è simile a un dio.»
JORGE LUIS BORGES
1.1. Testi enciclopedici nella storia
1
Alla voce «enciclopedia» il dizionario De Mauro riporta la seguente de-
finizione: «opera che raccoglie ed espone organicamente tutto il sapere o
specifici ambiti di esso
2
». Più realistica appare la definizione data dagli
estensori della relativa definizione su Wikipedia: «compendio scritto che
raccoglie per quanto possibile tutte le conoscenze ed il sapere umano, o
una particolare branca di esso»
3
. La definizione dell’enciclopedia Encarta
2007 è più limitativa: «opera che espone in modo sistematico nozioni di
cultura generale o, nel caso di enciclopedie monografiche, di determinate
branche del sapere».
1
Non si vuole certamente qui dare un quadro completo dei testi enciclopedici scritti nel
corso della storia. Si segnalano solo i principali testi, o quanto meno quelli che hanno intro-
dotto alcune innovazione nell’evoluzione del genere enciclopedico.
2
Il termine proviene dal greco έγκύκλιος ̟αιδεία, cioè egkúklios (tutto intorno) paideía (edu-
cazione).
3
http://it.wikipedia.org/wiki/Enciclopedia [pagina datata 25 maggio 2007, ore 10.19].
8
Già da tali definizioni si evidenzia uno dei principali problemi meto-
dologici che sono alla base della compilazione di un’enciclopedia: il conte-
nuto dell’opera. Appare pacifico che nessun testo, al di là del numero dei
volumi da cui è costituito, può raccogliere «tutto il sapere». È più vero-
simile invece che riporti una serie di «nozioni», per di più «di cultura ge-
nerale», frutto di un lavoro di sintesi e di selezione del tutto soggettivo.
Poiché il numero delle voci che potrebbero trovare posto su
un’enciclopedia è tendenzialmente infinito, le enciclopedie generaliste
necessitano di una scrematura, i cui criteri posso dipendere da scelte ed
idiosincrasie personali del redattore o da ragionate scelte editoriali, nel
caso delle enciclopedie contemporanee.
Uno dei primi enciclopedisti occidentali di cui ci sia rimasta l’intera
opera enciclopedica, Plinio il Vecchio scriveva a proposito della sua mo-
numentale Naturalis historia (conclusa nel 78): «non accada che io tralasci
scientemente qualche dato, se l’ho reperito da qualche parte» [Conte
1992]. Quello di Plinio sembrerebbe l’inesausto tentativo di sistematizza-
re in un’unica opera la somma delle conoscenze acquisite dall’uomo, sen-
za alcuna selezione. Come fa notare Conte: «Plinio macinò cifre impres-
sionanti: trentaquattromila notizie, duemila volumi letti, di cento autori
diversi, e centosettanta dossiers di appunti e schede preparatorie» [1992].
In realtà, Plinio dovette necessariamente tralasciare qualche dato, proba-
bilmente più d’uno, dal momento che dalla lettura dei duemila volumi
trasse un’opera in trentasette libri. Questo enorme sforzo di sintesi fu
accompagnato altresì da una sistematica suddivisione per argomenti: Co-
smologia, Geografia, Antropologia, Zoologia, Botanica, Medicina, Metallurgia, ac-
compagnati da una bibliografia alla fine di ogni libro e da un Indice gene-
rale dell’opera, il che fa della Naturalis historia un’opera adatta per la con-
sultazione.
9
Ancora più sistematica fu la suddivisione che Marziano Cappella ela-
borò all’inizio del V secolo per la sua enciclopedia dell’erudizione classi-
ca: il De nuptiis Mercurii et Philològiae, in nove libri. Il testo, in forma di
fabula allegorica pagana (dunque con uno stile narrativo estremamente
differente dalla “consultabilità” del testo pliniano), istituisce quella parti-
zione delle disciplinae
4
che avrà grandissima fortuna nell’età medievale: il
Trivio (Grammatica, Dialettica, Retorica) e il Quadrivio (Geometria, Aritmetica,
Astronomia, Musica), tralasciando la Medicina e l’Architettura le quali non
entreranno nell’organizzazione scolastica medievale.
Tale sistemazione sarà ripresa e ampliata
5
un secolo più tardi dal ve-
scovo spagnolo Isidoro di Siviglia nelle sue Origines sive Etymologiae, in
venti libri. Le etimologie delle singole parole sono il punto di partenza
per risalire alle radici della cultura e nello stesso tempo conservare e dif-
fondere conoscenze e tecnologie che altrimenti sarebbero andate perdu-
te.
Stesso afflato religioso ma diversa organizzazione si trova in una delle
opere enciclopediche più ambiziose e influenti del tardo periodo medie-
vale: lo Speculum Maius in ottanta volumi del teologo domenicano Vin-
cent de Beauvais. Lo Speculum è tripartito, coerentemente con il dogma
trinitario. La prima parte, lo Speculum naturale, costituisce un raccolta delle
cognizioni scientifiche e di storia naturale tratte da autori latini, greci, a-
rabi ed ebrei
6
ordinati significativamente seguendo la sequenza di crea-
zione della Genesi, dagli angeli e i corpi celesti alla psicologia e anatomia
4
Marziano Cappella riprende la suddivisione delle nove discipline liberali contenute nei
Disciplinarum libri di Varrone (Grammatica, Dialettica, Retorica, Geometria, Aritmetica, A-
stronomia, Musica, Medicina e Architettura).
5
Al Trivio e Quadrivio seguono la medicina, le leggi, la vita religiosa, le lingue, i popoli,
gli stati, gli eserciti, i cittadini, i parenti, un vocabolario delle parole difficili, i mostri, gli ani-
mali, l’universo, la Terra, la campagna, i metalli, l’agricoltura, il giardinaggio, la guerra e i gio-
chi, le navi, gli edifici, i vestiti, le cibarie, gli utensili.
6
Vincent de Beauvais citava fedelmente l’enorme mole di fonti dirette e indirette. [Cfr.
http://en.wikipedia.org/wiki/Vincent_of_Beauvais].
10
dell’uomo. La seconda parte, lo Speculum doctrinale, tratta numerose disci-
pline: logica, retorica, poesia, geometria, astronomia, educazione, arti
meccaniche, anatomia, medicina, chirurgia, giurisprudenza. Infine, lo Spe-
culum historiale è una storia universale dalle origini dell’uomo fino alla me-
tà del XIII secolo.
Nell’ambito della cultura laica si colloca invece il compendio scritto in
lingua d’oïl (uno dei primi testi di alto profilo culturale composti non in
latino): Li livres du Trésor compilato da Brunetto Latini tra il 1260 e il
1267. Come l’opera di Vincent de Beauvais anche il Trésor ha una struttu-
ra tripartita. Il primo libro ha un impianto storico: riassunto della storia
dell’antico e del nuovo Testamento e la storia recente fino al 1268. Segue
la descrizione dei fenomeni celesti
7
e la descrizione geografica delle terre
conosciute. Nel secondo libro trova posto una sintesi seguita da un
commentario della morale di Aristotele. Il terzo libro tratta infine princi-
pi di politica tratti da Aristotele, Platone, Senofane e precetti di retorica
di Cicerone.
Una delle più monumentali enciclopedie della storia venne redatta in
ambito non occidentale. L’Enciclopedia Yongle fu commissionata
dall’imperatore cinese Zhu Di della dinastia Ming e redatta con un lavoro
collaborativo di oltre duemila studiosi fra il 1403 e il 1408. Il progetto era
di compilare una vasta collana di volumi che raccogliessero tutti i testi
antichi in modo da facilitarne la consultazione. Ne risultò un’opera di
11.095 volumi, che incorporarono ottomila testi dai tempi antichi fino
agli inizi della dinastia Ming, coprendo una varietà di argomenti, tra i
quali: medicina, scienze naturali, astronomia, geologia, geografia, agricol-
tura, tecnologia, arte, letteratura, storia, religione e personaggi famosi.
Fra i testi enciclopedici fin qui citati L’Enciclopedia Yongle rappresenta il
7
Brunetto Latini sostiene qui la sfericità della terra che verrà ripresa da Dante per
l’organizzazione narrativa della Commedia.
11
Iprimo esempio di redazione collettiva, di coordinazione tra figure profes-
sionali diverse: revisori, editori, copisti, professori e funzionari.
Il progresso delle scienze sperimentali nel XVII secolo palesò molti dei
limiti delle summae medievali: mancanza di un metodo scientifico, scarso
coordinamento e sistematizzazione fra i vari rami del sapere e una suddi-
visione fra le varie discipline basata sul Trivio e il Quadrivio, oltre alle
generose concessioni al mitico e al leggendario.
Un primo tentativo di separare ambiti epistemologici differenti fu ap-
prontato da Francis Bacon nel De dignitate et augmentis scientiarum (1623). Il
trattato (che avrebbe dovuto occupare la prima parte di un’opera a carat-
tere enciclopedico: la Instauratio magna) proponeva infatti una tripartizio-
ne del sapere in scienze di memoria, di fantasia e di ragione. Successiva-
mente trattava la storia della scienza e il metodo scientifico
8
.
Altra novità di tipo metodologico e organizzativo fu l’introduzione
dell’ordinamento alfabetico delle voci, che facilitavano la consultazione
ma, nello stesso tempo, separavano le singole voci. Fra i primi esempi di
questa nuova disposizione ci furono la Biblioteca universale sacro-profana
(1701-1709) in sette volumi di Vincenzo Maria Coronelli e il Lexicon te-
chnicum (1708-1710) di John Harris, in volume unico. Le dimensioni di
quest’ultimo lo avvicinano tuttavia piuttosto ad un dizionario enciclope-
dico
9
.
Lumi settecenteschi rilanciarono con rinnovato vigore
l’enciclopedismo. Si avvertì l’esigenza di testi maggiormente divulgativi
8
I philosophes dell’Encyclopédie riprenderanno la tripartizione baconiana, la concezione del
progresso apportato dal sapere scientifico e tecnologico e il carattere divulgativo della loro
opera.
9
Il primo notevole esempio di dizionario enciclopedico fu Le grand dictionnaire historique, ou
mélange curieux de l’histoire sacrée et profane (1674) dell’ecclesiastico francese Louis Moreri. La
struttura dell’opera fu poi ripresa da Pierre Bayle nel suo Dictionnaire historique et critique (1697).
12
che diffondessero il sapere scientifico e filosofico contro qualsiasi dog-
matismo – che non fosse quello della Ragione – e metafisica.
Un primo fortunato tentativo di diffondere conoscenze teoriche e pra-
tiche, che accanto all’arte e alle scienze trattassero anche gli aspetti tecnici
dei vari mestieri fu la Cyclopædia, or an Universal Dictionary of Arts and Scien-
ces (1728) di Ephraim Chambers, considerata una delle prime enciclope-
die moderne. Le voci erano ordinate alfabeticamente e si giovavano del
contributo di molti autori diversi; l’opera comprendeva inoltre
l’innovazione di inserire riferimenti incrociati tra le sezioni all’interno
delle voci.
Una traduzione francese del lavoro di Chambers fu tra le fonti
d’ispirazione del testo enciclopedico per antonomasia: ovvero
l’Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des Sciences, des Arts et des Métiers di Di-
derot e d’Alambert. Furono pubblicati diciassette volumi di voci (dal
1751 al 1765) e undici di tavole illustrate (dal 1762 al 1772); seguirono
negli anni successivi cinque volumi di materiale aggiuntivo e due volumi
di indici. Alla stesura di numerose voci collaborarono alcuni degli intel-
lettuali più in vista del tempo: Voltaire, Rousseau, Montesquieu,
d’Holbach, Quesnay
10
. L’Encyclopédie mirava a sintetizzare il patrimonio
delle acquisizioni e realizzare una genealogia delle conoscenze (al riguar-
do Diderot utilizzò l’immagine dell’albero) ma intendeva anche demolire
i fanatismi religiosi e politici sulla scorta della ragione e della libertà di
pensiero. Oltre all’ormai consolidato ordinamento alfabetico, Diderot
utilizzò i rimandi per far “navigare” il lettore attraverso una rete di cono-
scenze strutturata sui lemmi.
10
I rapporti di cooperazione tra personalità così autorevoli non dovettero tuttavia essere
facili: d’Alambert abbandonò la collaborazione nel 1758, quando l’opera venne condannata
dal Parlamento di Parigi, condanna cui fece seguito quella del papa Clemente XIII, nel 1759.
La voce «Ginevra», redatta da d’Alambert, suscitò una violenta risposta di Rousseau. Voltaire,
cessando la collaborazione, definì l’opera «un guazzabuglio».
13