all interno della tradizione teatrale occidentale, analizzando le influenze di due tra
maggiori protagonisti del Novecento che lo influenzarono: Konstantin Stanislavskij e
Antonin Artaud; per quanto riguarda le influenze non occidentali sulla ricerca sul canto
di Jerzy Grotowski mi sembra non esista ancora nulla in proposito e questo anche
dovuto a un oggettiva difficolt nel reperire le fonti.
Sono stati scelti Stanislavskij e Artaud sia per le affinit riscontrate nel modo di
affrontare il ruolo dell attore, sia perch il primo fu uno dei modelli fondamentali per la
ricerca di Grotowski. Queste due figure del teatro occidentale d inizio Novecento,
inoltre, introdussero alcuni elementi della tradizione orientale nella loro ricerca teatrale
— lo yoga nel caso di Stanislavskij e alcuni concetti della filosofia indiana in quello
Artaud —. Essi contribuirono cos a favorire un percorso all insegna del
multiculturalismo che caratterizza oggi, in varie declinazioni, il teatro contemporaneo e
che presente anche nella ricerca di Grotowski.
La tesi si articola in tre parti; la prima sviluppa in modo cronologico, le figure di
Stanislavskij e Artaud, trattando il primo per l importanza che la musica ebbe
nell evoluzione del suo metodo, e mettendo in evidenza come la sua ricerca mirasse ad
ottenere un unit tra corpo e spirito mediante l espressione coreutica. La funzione di
questi due capitoli quella di collocare il lavoro di Grotowski sul canto all interno della
tradizione del teatro occidentale nella quale egli si formato.
Nella seconda parte, che rappresenta il cuore della tesi, messa in evidenza la presenza
del canto nella ricerca di Grotowski; la struttura che regola questo capitolo, che non
cronologica, rispecchia la circolarit della ricerca di Grotowski che, alla fine della sua
vita, dichiara di aver seguito sempre lo stesso filo conduttore. Nel capitolo conclusivo
tratto del Workcenter in relazione al lavoro di Grotowski e nell ottica di una ricerca
ancora aperta i cui contorni non sono ancora definiti.
L argomento trattato ha richiesto una ricerca di tipo interdisciplinare — le fonti
interpellate spaziano dall antropologia alla fisica — che spesso mi ha fatto dimenticare di
stare trattando un tema relativo alla storia del teatro.
Stanislavskij, la rivoluzione nella musica
Konstantin Stanislavskij (1863 - 1938) stato uno dei pi grandi sperimentatori del
teatro che il Novecento ricordi. Dobbiamo a lui una totale rivoluzione del teatro
incentrato sul lavoro dell attore. Spesso il suo lavoro viene ridotto al Metodo
Stanislavskij dell Actor s Studio fondato da Lee Strasberg. In quest ambito si
privilegia l uso della memoria emotiva (ovvero ritrovare la verit del sentimento di un
personaggio a partire da emozioni sperimentate nella propria vita); ignorando o
occultando le scoperte fatte da Stanislavskij negli ultimi anni. Spesso il metodo viene
percepito come una cosa fissa e codificata che non lascia spazio ai ripensamenti e
all esperienza personale. Spesso si pensa che eseguire meccanicamente gli esercizi del
metodo sia una garanzia che attesta che siamo ottimi attori. Ma non cos . Perch alla
base delle ricerche di Stanislavskij vi il concetto di riviviscenza, cio dare espressione
sensibile ai sentimenti veri ri-vivere sulla scena qualcosa che si gi passato
.
. La
tecnica di per s non garantisce che un interpretazione sia viva.
Il segreto di Stanislavskij un connubio di pratica e teoria, tecnica e
sperimentazione, basta leggere i suoi scritti per rendersene conto. La sua curiosit ,
talvolta fastidiosa, fa s che egli si immedesimi totalmente nell oggetto della sua
osservazione in modo da poterne comprendere ogni pi piccolo dettaglio per poi
interiorizzarlo e restituirlo nella sua interpretazione. L osservazione pratica seguita
dalla sperimentazione sulla propria pelle; esse viene eseguita inizialmente in modo
istintivo poi sempre pi codificato fino a elaborare una teoria che fissi ci che si
raggiunto per poterlo ripetere. Tuttavia, il vero segreto sta nel mettere continuamente in
discussione i risultati raggiunti perch ˙la tensione tra la teoria e la pratica esperienza
da cui si apprende molto. Essa soprattutto forma il carattere, rende accettabili le
sconfitte e promuove nuove energie.¨, vedremo come questa tensione abbia
accompagnato tutta la ricerca di Stanislavskij e ne sia stata il punto di forza. Tenendo
presente ci , analizzeremo un particolare aspetto della sua ricerca artistica, ovvero il
ruolo in essa della musica. Prenderemo in considerazione alcune opere teatrali
fondamentali per i problemi che fecero emergere che spinsero Stanislavskij a cercare
una soluzione nella musica. L ultima creazione di Stanislavskij, Il lavoro dell attore su
se stesso, mostra le conseguenze della sua esperienza musicale nella maturazione del
metodo che tratteremo in conclusione del capitolo.
Bisogna premettere che Stanislavskij ebbe un educazione musicale fin dall infanzia
perch la sua famiglia, appartenente al gruppo degli industriali mecenati dell arte russi,
aveva la passione per il teatro. Non corretto dire che Stanislavskij scopr la musica,
pi corretto dire che di fronte a certi problemi egli se ne serv per risolverli. La
rivoluzione nella musica perch attraverso di essa che egli cambia il punto di vista
dal quale osserva il lavoro dell attore.
1. La vita di Stanislavskij nella musica
Nel 1896 Stanislavskij aveva messo in scena Otello. Durante l elaborazione dello
spettacolo erano emersi alcuni problemi legati all uso della voce per sopperire ai quali
egli aveva ripreso lo studio del canto alla ricerca di un impostazione che non affaticasse
la voce quando recitava. Per comprendere come egli arriv a queste conclusioni,
bisogna ˙ricordare le impressioni¨ che fecero decidere a Stanislavskij di interpretare il
ruolo di Otello. Il capitolo in cui egli ci parla della rappresentazione si apre con la
recensione dell Otello eseguita da Tommaso Salvini e che egli vede al Bol šoj di Mosca
nel 1861. Tommaso Salvini era un attore italiano, famoso all epoca, che Stanislavskij
ebbe modo di ammirare anche in altre occasioni; ad esempio della sua interpretazione
ne La morte civile, egli ricorda che lo spettacolo era in italiano ma che, nonostante ci ,
egli riusc a sentirsi coinvolto in ogni dettaglio dell emozione sentita dall attore.
L ammirazione di Stanislavskij per Salvini importante sia nell immediato, per la
scelta di creare un proprio Otello, sia nel complesso per l indirizzo che prese la ricerca
nel suo compiersi.
Quello che affascinava Stanislavskij dell interpretazione di Salvini era la sua presenza;
il modo in cui, sebbene indossasse un costume ridondante e la sua stazza fosse
˙oltremodo gigantesca¨, il pubblico dipendesse interamente dalle sue azioni:
Sembrava che [ ] avesse steso la mano sugli spettatori, ci avesse presi tutti e ci tenesse
stretti come formiche, per tutta la durata dello spettacolo. Se stringeva il pugno, era la
morte, se lo apriva, sentivi il calore, la beatitudine. Noi eravamo ormai in suo potere per
sempre, per tutta la vita.
Ø questa, in sintesi estrema, la presenza scenica che affascin Stanislavskij e che gli
fece sognare un suo Otello. Vi furono, certo, altri eventi che accrebbero l ambizione
creatrice, come il viaggio a Venezia durante il quale il desiderio di interpretare il
personaggio shakespeariano si fece quasi irresistibile, o l incontro a Parigi con un moro
che Stanislavskij osserv come uno scienziato cercando di apprenderne usanze e
costumi a lui ignote. Ma questi eventi erano tutti subordinati all infatuazione primaria
dovuta all interpretazione di Salvini. L opera fu rappresentata il 19 febbraio 1896, ma
subito cominciarono ad emergere dei problemi; Stanislavskij riusciva a stento ad
arrivare al secondo atto perch gli mancava la voce, spesso si dovevano sospendere le
prove perch si affaticava moltissimo, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Non
riusciva a capacitarsi di come Salvini, che era all epoca molto pi vecchio di lui,
riuscisse a sostenere quel ruolo per lui cos faticoso. Stanislavskij si accorse che:
La faccenda andava male soprattutto per la voce, che l organo pi delicato e non
sopportava uno sforzo eccessivo, infatti pi di una volta, gi durante le prove, avevo
avuto segni premonitori: la voce mi bastava s e no per i primi due atti, poi diventava
talmente rauca che bisognava sospendere le prove per qualche giorno, finch il dottore
non poneva rimedio all inconveniente. Solo a questo punto, urtando contro la realt ,
compresi che per la tragedia era necessario sapere qualcosa, avere delle capacit ;
altrimenti si correva il rischio di non portare a termine la rappresentazione. Tutto il
problema consiste nella voce — decisi —, perch mi stata impostata per il canto, e io ora
devo impostarla per il dramma. Una parte di verit in questo c era, poich la mia voce era
smorzata, e io comprimevo talmente il diaframma e la gola che il suono non poteva
risuonare.
Questo passaggio interessante almeno per tre motivi. In primo luogo perch un buon
esempio dell atteggiamento di Stanislavskij nei confronti della ricerca: tutto il suo
lavoro un provare, sbagliare e riprovare fino a quando non si ottiene un risultato
apprezzabile eppure mai definitivo. In secondo luogo possiamo notare l attenzione con
cui descritto l apparato vocale, sia in quanto strumento, sia nella precisione dei
termini tecnici (gola, diaframma ), che testimonia la padronanza dell argomento.
Infine questo passo indica una delle tappe della ricerca di Stanislavskij in cui la musica
affiora nella sua esperienza di attore, egli aveva studiato canto fin da piccolo e aveva
addirittura pensato di intraprendere la carriera lirica. Quando riprese a cantare per
risolvere il problema della voce nell Otello, si accorse che egli aveva la voce impostata
per il canto cos invent un sistema per impostarla in modo che gli fosse funzionale per
la recitazione. Questo primo esperimento non serv per aumentare la sua potenza vocale
ma gli permise di trovare un modo di parlare pi fluido che gli consentiva di portare a
termine lo spettacolo, anche se con molta fatica. In realt Stanislavskij stava
cominciando a scoprire che l organo vocale agisce in funzione dell uso che se ne fa, che
il linguaggio parlato usa solo una gamma limitata della potenzialit della voce perch in
questo caso l apparato vocale ha il solo scopo di emettere dei suoni comprensibili dal
punto di vista della comunicazione, seguendo delle regole fonematiche, senza
rispettarne le esigenze fisiologiche. Prendendo questa esperienza come punto iniziale