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po-mente, ascoltatori, tendenti alla più chiara onestà, di desideri propri e
altrui, ma anche mesti esponenti di bisogni che più umani non si può.
Lontano dall’idea di aver risolto alcunché, ritengo con questo lavoro
di aver illuminato a me stesso il cammino verso un interessante appro-
fondimento antropologico, ma soprattutto di aver dato meriti e visibilità a
una realtà privata carica di potenziali riflessi nel sociale, ancora tutti da
scoprire.
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-UNO-
PRIVATO STORICO
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1.1 Concetti di famiglia
Quella dell’esclusività sessuale è una tematica pericolosa all’interno
della comunità omosessuale. Una delle più problematiche autocritiche
che i gay muovono a loro stessi è che le relazioni fra omosessuali non du-
rano, non funzionano, e che gli omosessuali sono troppo promiscui. Que-
sta critica, presentata qui in forma volutamente sintetica e generalizzante,
è teoricamente problematica in primo luogo dal punto di vista psicologi-
co: essa potrebbe generarsi da una potenziale mancata accettazione della
propria omosessualità, ovvero da quella che viene definita dai sessuologi
come ‘omofobia interiorizzata’ Secondo Montano (2007), chi ne è vitti-
ma svilupperebbe frequentemente una concezione negativa di se stesso a
causa dell’atteggiamento sociale negativo nei confronti
dell’omosessualità. Molti autori sono d’accordo nell’associare
l’insorgenza di stati psicologici negativi nei gay e nelle lesbiche
all’omofobia interiorizzata come fenomeno specifico del processo di
formazione dell’identità omosessuale all’interno di una società eteroses-
sista.
In altri termini, cresciuti in una società in cui la cultura dominante in
larga parte stigmatizza l’omosessualità, gay e lesbiche si trovano a per-
correre un sentiero in tre fasi molto problematiche, fatto di riconoscimen-
to del proprio orientamento sessuale, sviluppo di un’identità basata su di
esso, svelamento dello stesso agli altri, in un processo di coming outI per
il quale può essere necessaria tutta la vita. In questo senso è pericolosa
l’autocritica sulla durata delle relazioni omosessuali, che rischia
un’accusa, verso chi la pronuncia, di mancanza di fiducia in sé stesso,
bassa autostima, mancata accettazione del proprio orientamento sessuale.
È importante dire, fin dall’inizio di questo lavoro, che l’omosessuale
spesso non ha immediati punti di riferimento per comprendere sé stesso e
sperimentare la propria identità sessuale. Nella maggioranza dei casi, ini-
ziare a vivere il proprio orientamento sessuale, in una società come quella
italiana in cui l’omosessualità è tutt’oggi stigmatizzata, è un processo co-
stellato di difficoltà. La scarsità di riferimenti positivi e accettati, integrati
e ‘orgogliosi’, per un giovane appena scopertosi omosessuale implica una
sperimentazione di gesti e comportamenti che non possono imitare mo-
delli, bensì usare creatività e inventiva, soprattutto riguardo alle relazioni
di coppia. Se infatti l’eterosessuale ha il riferimento della famiglia di ori-
gine, la quale nel bene e nel male mette in mostra comportamenti e dina-
miche alle quali inoltre spinge a conformarsi, l’omosessuale ha meno oc-
casioni di confrontarsi, soprattutto in gioventù, con dinamiche relazionali
gay e lesbiche – le quali vedremo hanno delle caratteristiche particolari –
senza contare l’assenza di regolamentazione istituzionale per le coppie
omosessuali.
I
L’espressione coming-out in origine designava il rito dell’entrata in società delle gio-
vani debuttanti. È stata poi ripresa dagli omosessuali americani per indicare ‘l’uscita al-
lo scoperto’, cioè il dichiarare la propria omosessualità (cfr. Chauncey G., 1994, “Gay
New York : gender, urban culture, and the making of the gay male world, 1890-1940”,
Basic Books).
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Odio la cosiddetta ‘famiglia’, quindi forse un po’ la amo. Come mol-
ti, dopo il diploma ho cambiato città trasferendomi da Cagliari a Bolo-
gna, interponendo così, tra i miei genitori e me, circa novecento chilome-
tri di mari e terre e culture regionali. Questo non è il luogo in cui enun-
ciare le contingenze di una scelta per la quale sarebbe facile perdersi in
derive psico-socio-antropologiche. Tuttavia, rischiando una sintesi, sug-
gerisco che essere giovane voglia dire anche criticare lo status quo a par-
tire dalla propria famiglia d’origine, ovvero essere omosessuale voglia
dire anche scavalcare questa critica, cercando o eventualmente creando
un concetto di famiglia più vicino al proprio orientamento sessuale. Visto
che al momento quest’ultimo – il mio orientamento sessuale – non pre-
vede attrazione verso il sesso femminile, e visto che la coppia che mi ha
generato è composta da un maschio e da una femmina, è stato inevitabile
ricadere nella generica decostruzione della tradizione, ma anche succes-
siva ricostruzione del reale a propria immagine e somiglianza.
Ma prima di entrare nel merito di tale complicata decostruzione, è in-
dispensabile chiarire che introdurre un lavoro sull’intimità omosessuale
implicherebbe anche cercare di definire cosa sia l’orientamento sessuale,
il genere, la devianza, nonché dare conto del fatto che tali concetti siano
in costante profondo mutamento, ovvero abbiano recentemente vissuto e
stiano vivendo decisive crisi di identità anche – e forse soprattutto – nel
panorama italiano. Tuttavia, per motivi di spazio, qui ci si limiterà a trat-
tare il concetto di coppia in funzione degli ultimi cambiamenti che ha vis-
suto, guardandolo infine dalla particolarità della prospettiva che coinvol-
ge il contesto omosessuale. La discussione sulla famiglia, categoria da
sempre cara agli antropologi di tutti i tempi, risulta oggi al centro
dell’attenzione nel nostro Paese sia perché fra i pochi in Europa a non
avere ancora alcuna legislazione a protezione delle ‘unioni di fatto’, sia a
seguito di forti posizionamenti della Chiesa Cattolica che si oppone alle
stesse. Gli alti vertici dell’istituzione ecclesiastica propongono l’esistenza
di una e una sola ‘famiglia naturale’, composta da una madre, un padre e
la loro eventuale prole, impostata sul modello monogamico e prevista
della durata perenne, o meglio ‘finché morte non vi separi’. Su questi va-
sti temi abbiamo una fondamentale dissertazione nel recente testo di
Francesco Remotti, “Contro natura” (2008), nel quale l’autore, in una i-
potetica lettera al Papa, chiarisce i motivi per cui l’antropologia si scontri
con l’idea cattolica di unicità del concetto di famiglia. La famiglia –
spiega l’autore – è un organismo che, come tutte le costruzioni umane, si
articola e si modifica a seconda della cultura di appartenenza, del periodo
storico, e di molti altri fattori, quindi non può essere limitata ad una sola
definizione e un solo significato. Recuperando realtà quali poligamia e
poliginia, facendo anche riferimento ai testi sacri e ai patriarchi della
chiesa romana, Remotti espone importanti sintesi ed esegesi di documenti
etnografici e biblici, riportando testimonianza di diffusi e stratificati mo-
delli relazionali familiari non coincidenti col ‘nostro’: con tutti i distin-
guo del caso, l’autore ricorda a ‘sua santità’ che quelli poligamici e poli-
ginici sono modelli relazionali molto più accettati e diffusi rispetto a
quello monogamico (2008, p. 110). Naturalmente si tratta di fenomeni di
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profonda complessità: lamenta l’autore che proprio a fronte della loro
complicatezza, della loro diffusione trasversale a molte culture ‘altre’,
della molteplicità di forme e di significati che essi possono assumere, ri-
sulta stupefacente la sbrigatività con cui di solito vengono condannati.
Retaggio di un paganesimo o di condizioni di barbarie, la poligamia è vi-
sta di solito come una minaccia rispetto al carattere unico, sacro o natura-
le che sia, della monogamia, ciò nonostante anche dove la poliginia è
permessa, essa è praticata da una ridotta porzione della società. Per ‘noi
Occidentali’, o ‘noi italiani’, la questione è dunque di principio, proba-
bilmente perché temiamo che l’accettazione di una molteplicità di model-
li relazionali scalzi l’unità di quello monogamico, ferendo quella che per
la chiesa Cattolica dovrebbe essere espressione dell’intrinseca e unica
‘natura umana’: la Famiglia.
Dopo aver elencato e argomentato su numerosi casi di monogamia
negata, Remotti afferma che l’emersione dal suo “viaggio antropologico
tra le famiglie” (2008, p. 155) impone una critica all’idea che vi sia o vi
possa essere un unico tipo di famiglia; soprattutto bisogna criticare un
approccio che, pur accettando la varietà di soluzioni familiari che le so-
cietà umane offrono dal punto di vista storico ed etnologico, proponga
che esista comunque una famiglia più importante delle altre, vuoi perché
considerata come ‘naturale’, come più aderente alle caratteristiche e ai
bisogni della natura umana, vuoi perché concepita come ‘nucleare’, cioè
come una sorta di atomo sociale onnipresente nella composizione di fa-
miglie più ampie, vuoi perché immaginata come una sorta di conquista a
cui la storia dell’umanità perviene nel corso del suo progresso, nello sta-
dio culminante della ‘civiltà’, comunque poi questa venga intesa. Più che
di famiglia, si dovrebbe dunque parlare di “gruppo domestico” (ibidem):
l’impossibilità, accettata dagli antropologi attuali, di trovare un nucleo
duro e permanente la cui presenza definisca in modo inequivocabile la
‘definizione’ di famigliaI, per non affogare nella molteplicità suggerisce
di individuare quei tratti, quei fili, i quali consentono di transitare da una
situazione all’altra, ricomponendo così un quadro frastagliato e composi-
to di tanti tipi di famiglie. Quello che si ottiene da una tale “rete di con-
nessioni” (Remotti, 2008, p. 156) non è di certo un nucleo, né una qual-
che stabilità: si ottengono piuttosto – ed è ciò che si propone questo lavo-
ro – abbozzi di tipologie, proposte di messa in ordine parziali e sempre
revocabili, ovvero un senso assai più sviluppato della complessità delle
cose. A proposito delle famiglie, risulta dunque chiaro “che gli esseri
umani non hanno avuto a disposizione un modello, ma hanno inventato
soluzioni molto diverse, per certi versi nettamente contrastanti e per altri
versi sfumate, intrecciate, parzialmente sovrapponibili” (ibidem). Ma so-
prattutto il tentativo che Remotti si propone, e propone ai suoi colleghi
antropologi, di costruire le reti di connessione di cui sopra, mira a mettere
in luce quei fili che connettono le varie modalità di fare famiglia, fili che
appaiono e scompaiono, fili che comunque si connettono, e che l’autore
I
Sulle difficoltà del definire le famiglie ‘altre’, o ‘non convenzionali’, o comunque le si
voglia appunto chiamare, si veda l’interessante articolo di Bordieu P. (1996) “Des fa-
milles sans nom”, in Actes de la recherche en Sciences Sociales, Année 1996, Vol. 113.
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propone di chiamare invece ‘temi’. Questi temi permettono di orientarsi
nella molteplicità dei modelli familiari, ma soprattutto di scoprire la ‘vi-
ta’ nascosta dietro l’ingegneria sociale che li ha prodotti: dietro questa
ingegneria sociale, infatti, ci sono bisogni, problemi, desideri, aspettative,
aspirazioni, emozioni, ma anche presupposti culturali che guidano e indi-
rizzano bisogni e problemi. La trattazione di Remotti mira dunque a evi-
denziare l’inconsistenza della categoria del ‘contro natura’ proprio perché
non è precisamente definibile cosa sia ‘naturale’: ‘contro natura’ è una
categoria scientificamente improponibile fino a quando essa verrà colle-
gata a un concetto di ‘natura umana’ connotato di stabilità e autonomia,
quando invece la stessa è fluida e in costante movimento.
Sullo stesso tono si riscontra una discussione interessante nell'impor-
tante testo di psicologia sociale di Laura Fruggeri, “Diverse normalità”
(2005), nel quale l’autrice sottolinea la diversità fra l’accogliente approc-
cio accademico ai ‘temi’ della famiglia, attivatosi nel periodo del proces-
so di nuclearizzazione familiare – vissuto dalla comunità sociale e studia-
to dalla comunità scientifica come una interessante innovazione – rispetto
alle reazioni nei confronti dell’attuale nascita di nuovi modelli relaziona-
li. Fruggeri ritiene che al momento della nascita della famiglia nucleare –
cioè del modello di famiglia che potremmo definire ‘tradizionale’, ovvero
composto da genitori e figli e caratterizzato da diversi elementi, che elen-
cherò in seguito – essa sia diventata immediatamente méta a cui aspirare
per la gente comune, ma anche rilevante oggetto di analisi per gli studiosi
di relazioni familiari. È da notare che l’autrice non si sofferma ad indaga-
re quanto anche la famiglia nucleare si sia o meno determinata a seguito
di un periodo di maturazione e di graduale cambiamento: potremmo pre-
sumere che ciò sia sintomatico di una utile retorica ieri/oggi, in cui si po-
ne la dicotomia fra la famiglia nucleare presentatasi all’improvviso,
quindi connotata di staticità e monoliticità da una parte, e quelle che
Fruggeri chiama “nuove forme familiari” dall’altra. Procede invece
sull’analisi di quanto siano state appunto molto diverse ed ancorate a
pregiudizi, le modalità con cui ambedue le componenti citate del mondo
sociale – accademia e ‘gente comune’ – hanno affrontato la più recente
emergenza di “nuove forme familiari”. Di particolare interesse per questo
lavoro è infatti l’analisi fatta dall’autrice su quanto la differente reazione
sia un indicatore significativo della singolarità dei cambiamenti del con-
cetto di famiglia avvenuti nella contemporaneità rispetto a quelli veicolati
dalla famiglia nucleare, un’analisi che cerca di mettere a fuoco sia i pos-
sibili moventi di tale differente reazione, sia quanto e perché la stessa sia
ancora oggi particolarmente consistente (Fruggeri, 2005).
Nel chiedersi quali siano state le cause del fatto che, diversamente da
quanto è accaduto in relazione al passaggio dalla famiglia allargata a
quella nucleare, le nuove forme di famiglia siano risultate così difficil-
mente integrabili nei repertori delle conoscenze sia di senso comune che
scientifiche, la Fruggeri trova una spiegazione nella diversità dei cam-
biamenti introdotti nei due casi citati. Sembra infatti che il passaggio dal-
la ‘allargata’ alla ‘nucleare’ abbia sostanzialmente ridefinito sia i modi di
relazionarsi all’interno delle famiglie, sia il numero dei loro componenti,