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insostenibili dal momento che solo gli europei consumano l equivalente di tre
pianeti. Il problema si ingigantisce nel momento in cui, pur essendo coscienti della
catastrofe ecologica, non riusciamo ancora ad afferrarne la portata e poco e niente si
fa per ridurne l impatto o, se ancora possibile, per evitarla. Emergono, allora, nuove
ideologie come quella della decrescita, che non va intesa come recessione, decrescita
non Ł un termine simmetrico di crescita, ma allude alla teoria secondo la quale
bisogna abbandonare l obiettivo della crescita per la crescita, che porta al circolo
vizioso della iperproduttivit e del consumismo sfr enato. La decrescita, dunque, Ł la
proposta avanzata per uno sviluppo alternativo che consenta la rigenerazione delle
basi stesse dell esistenza, ricongiungendo ogni elemento in una rete primordiale che
Ł l ecosistema. Da sottolineare che questa teoria nasce in risposta ad una crisi, se
teniamo conto che molti settori hanno gi superato la soglia della rigenerazione
dell energia e della riproduzione sostenibile. Un caso fra mille Ł l agricoltura,
rivoluzionata nell ottica progressista e della modernizzazione fino al punto da essere
una delle principali attivit inquinanti e praticat a con tecniche non in grado di
autosostenere l attivit agricola stessa. Accanto a lla crisi ambientale, vengono
delineate le principali trasformazioni che stanno attraversando le amministrazioni
pubbliche, con particolare riferimento a quelle locali. L organizzazione e le strategie
dei governi devono essere indirizzate verso una maggiore integrazione delle politiche
e una migliore ripartizione delle competenze, nonchØ su una maggiore attenzione
verso i bisogni che emergono dalla societ , i quali spesso hanno una matrice globale.
Crisi ambientale e crisi sociale sembrano camminare di pari passo e compromettere
l equilibrio dell ecosistema e delle comunit , ment re le politiche rimangono ancora
troppo lontane dai problemi reali e appaiono ingabbiate nelle logiche
economicistiche, come se mercato e aumento della produzione fossero la soluzione a
tutti i mali del mondo.
Il secondo capitolo analizza l intreccio tra agricoltura, alimentazione e
ambiente. Si prendono in considerazione le trasformazioni che hanno interessato
l agricoltura nel corso degli anni, per capire meglio come l attivit agricola si sia
modificata, a volte gradualmente e altre repentinamente, mutando il suo rapporto con
l ambiente e la produzione alimentare. Si mette in evidenza come le tre A
(Agricoltura, Alimentazione e Ambiente), se sapientemente correlate tra loro,
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potrebbero essere sul serio una chiave vincente e creare quel valore aggiunto che
ricerchiamo davvero allo scopo di vivere secondo comportamenti e stili di vita
sostenibili e rispettosi dell ambiente, con risorse equamente distribuite, con
eccedenze ridotte al minimo e senza distruggere l ecosistema.
Il terzo capitolo illustra il funzionamento del progetto Last Minute Market
(LMM), ideato a Bologna nel 2002 dal Prof. Andrea SegrŁ con la collaborazione di
alcuni studenti, primo fra tutti il Dott. Luca Falasconi che nel 1998 intraprese uno
studio mirato ad individuare quei settori che producono eccedenze e quali sono le
ragioni che le determinano. La messa in discussione degli stili di vita e delle modalit
di produzione e consumo di cui si parla nel primo capitolo, vengono analizzate
prendendo in considerazione un comparto della produzione, quello agroalimentare.
L agricoltura italiana ed europea, Ł sicuramente il settore in cui le eccedenze
alimentari rappresentano la regola e non l eccezione. Ma le eccedenze prodotte
dall agricoltura non sono le uniche, in quanto nel corso della filiera agroalimentare
non sempre Ł facile far incontrare domanda e offerta e, quindi, il risultato che ne
consegue Ł che spesso si produce piø di quanto si riesca a vendere e a consumare. Il
LMM Ł un iniziativa che nasce in risposta all esigenza di recuperare gli sprechi e
trasformarli in risorsa, collegando eccedenze e consumi in un azione di sviluppo auto
sostenibile e in una rete di solidariet locale tra profit e no profit. Nello specifico il
LMM intende rivalorizzare i prodotti alimentari invenduti in modo sostenibile, dal
punto di vista economico (poichØ si rid utilit ad un bene che ha perso il suo valore
di scambio), sociale (in quanto si interviene sui bisognosi, dato che il cibo recuperato
Ł destinato agli enti no profit secondo le logiche del dono e della reciprocit ) e
ambientale (poichØ si riducono i danni ambientali causati dal trasporto e dallo
smaltimento dei rifiuti). Il mercato e l economia che si crea con questo progetto non
Ł alternativo al sistema vigente, ma complementare e capace di reinserire in un non
mercato ci che le logiche di mercato rifiutano. S appiamo che un bene ha in sØ
valore d uso (inteso come utilit ) e valore di scam bio (che si genera nel mercato nel
momento i cui la scarsit di un bene va a determina re il suo prezzo). Il LMM ridona
l utilit al bene rigettato dal mercato il quale, s enza tale intervento, rappresenterebbe
soltanto uno spreco, un rifiuto da smaltire pur essendo ancora un bene perfettamente
consumabile. In questo capitolo saranno esposte le linee di ragionamento che stanno
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dietro tale progetto e che sono state sviluppate in modo scientifico anche da SegrŁ e
Falasconi; inoltre, saranno analizzate le fasi di progettazione ed implementazione del
LMM, nonchØ i campi in cui esso viene applicato e le innovazioni che hanno
caratterizzato l ultimo anno di attivit del proget to.
Nel quarto capitolo sono state prese in considerazione alcune esperienze
satellite in Italia e all estero ovvero tutte quelle associazioni e fondazioni che
operano per il recupero del surplus, evidenziando le similitudini e le differenze col
progetto del LMM e spiegando per quali ragioni il LMM rappresenta un iniziativa
unica nel suo genere, che coinvolge una pluralit d i attori accomunati dalla vicinanza
territoriale e messi in rete tra loro da valori di legame come il dono e la reciprocit
che diventano piø importanti dello stesso dono materiale. Il modello del LMM non
possiede uno schema inflessibile, con punti saldi di garanzia per i suoi interlocutori,
ma pu essere adattato a diverse realt sia che rig uardino settori di produzione e sia
che interessino aree territoriali differenti. Inoltre, il LMM agisce sia nel breve
periodo (con l effettiva e materiale trasformazione dello spreco in risorsa) e sia nel
lungo periodo (contaminando il territorio con una nuova filosofia dello sviluppo).
Nel quinto capitolo si Ł cercato di tracciare le linee guida in grado di replicare
il progetto in Calabria. Avendo consapevolezza dell insostenibilit dell attuale
modello di crescita e di consumo imposto dalle logiche di mercato e avendo preso
atto dell esistenza di iniziative che cercano di sovvertire l ordine esistente operando
un inversione di rotta in favore della auspicata teoria della decrescita, la logica vuole
che la fase successiva sia quella di proporre nel proprio territorio iniziative di questo
tipo. Il primo passo Ł stato quello di portare alla luce il progetto. E stato organizzato
un seminario presso l Unical allo scopo di diffondere informazioni in merito al
LMM. L incontro ha suscitato un certo entusiasmo e molta curiosit visto il carattere
innovativo del progetto capace di coniugare, con un apparente facilit , momento
teorico e operativo. In seguito si Ł cercato di effettuare una mappatura del territorio
per capire quanti operatori profit e no profit sono presenti in Calabria e dove si
registra una maggiore concentrazione di essi, dato che il LMM invoca la prossimit
spaziale per il successo dell iniziativa. Prima enorme difficolt incontrata Ł stata
quella di registrare come, nella nostra regione, la tassa sui rifiuti sia calcolata in base
alla superficie dell esercizio commerciale e non secondo le quantit di scarti
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effettivamente prodotte. Ci rappresenta un ostacol o da non sottovalutare, visto che
la propensione degli enti profit a partecipare al progetto dipende in primis da questo
fattore. Un ipermercato, infatti, avr interesse ad aderire all iniziativa se il prezzo
pagato al LMM per il servizio offerto nel recupero degli invenduti Ł inferiore al costo
che sosterrebbe per smaltire gli stessi. Nel momento in cui la tassa sui rifiuti Ł
calcolata in base ai metri quadri, il progetto ha poche probabilit di decollare
secondo l impostazione originaria. Onde per cui, lo step consequenziale Ł stato
quello di aprire un dialogo con gli enti istituzionali per provvedere ad una modifica
del pagamento della tassa sui rifiuti da smaltire, dialogo tuttora in corso, cos come
work in progress sono le mediazioni con direttori di ipermercati ed enti assistenziali,
le quali hanno la duplice funzione di diffondere il progetto e comprendere in che
misura e secondo quali modalit risponde il territo rio. Le interviste e le informazioni
scaturite dall indagine empirica, espressione dell incontro/scontro col territorio, sono
illustrate nel capitolo in questione.
Il sesto e ultimo capitolo del lavoro, riguarda le inquietudini e le speranze che
accompagnano inevitabilmente l implementazione del progetto in Calabria.
Inquietudini perchØ si ha la consapevolezza dei numerosi ostacoli burocratici e
operativi che si incontrano inevitabilmente lungo il cammino. Speranze perchØ,
probabilmente, dietro tutto questo progetto il vero obiettivo Ł quello di voler riuscire
a creare a tutti i costi qualcosa di nuovo e di buono. Non aiuti dall alto, non sviluppo
omologato, non politiche prestabilite, ma innovazione, sviluppo sostenibile, crescita
consapevole di soggetti che credono nelle potenzialit di questa regione. Motto che
ha accompagnato l idea del LMM in Calabria Ł stato, sin da subito, questo : Non c Ł
bisogno di sperare per intraprendere, nØ di riuscire per perseverare ; il messaggio
che questa frase porta con sØ Ł che, nonostante il contesto nel quale viviamo possa
giocare a nostro sfavore, nonostante ogni processo innovativo sia sempre difficile da
accettare e visto con ostilit , nonostante mancher l appoggio di cui piø abbiamo
bisogno, nonostante quelli prima di noi non ci siano riusciti, nonostante Ł possibile
che non ci riusciremo neanche noi, vale la pena tentare, insistere sempre e
comunque, soprattutto quando il fine Ł quello di creare qualcosa che crei benefici per
tutta la collettivit . Da giovane, testarda cittadi na calabrese credo che, assieme ai
miei colleghi animati tutti dallo stesso entusiasmo, saremo capaci di prospettare un
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nuovo modo di agire, in quanto proporre iniziative di questo genere Ł un modo
alternativo di fare politica dal basso. Non si pu certo eludere il fatto che tali
proposte creative nascono e si sviluppano non solo per rigenerare quel welfare
sempre piø assente e malridotto, ma emergono soprattutto in un periodo in cui il ceto
politico (in particolare quello locale), ovvero la classe dirigente per eccellenza, non
mostra particolare attenzione agli interessi generali. L impresa diventa ancora piø
ardua se, sia nell ombra e sia alla luce del sole, si verificano quei rapporti informali e
in nero tra politici e altre organizzazioni di spicco dalla lunga tradizione in Italia3,
alimentando cos la sfiducia dei cittadini. La dem ocrazia basata sull eguaglianza Ł
insidiata mortalmente dal privilegio afferma Gusta vo Zagrebelsky4. Per cui appare
normale come la risposta all antipolitica del ceto politico, siano le idee e le resistenze
di tanti che si ingegnano e lottano per garantire un equa qualit della vita per tutti.
Per questa ragione, i cittadini hanno bisogno di riscoprire i vantaggi di una vita
solidale e cooperativa, che colmi di significato l agire umano e riconnetta in relazioni
virtuose il vivere quotidiano. Questo comportamento porterebbe con sØ numerosi
vantaggi: si eviterebbe di sconfinare nell illegalit , si riacquisterebbe fiducia in sØ
stessi e negli altri, si attiverebbero circuiti e reti di mutua assistenza e solidariet , si
combatterebbe l ineguaglianza sociale, si aiuterebbe lo Stato a riscoprire la sua
ragion d essere, si dimostrerebbe una resistenza pacifica, matura e mossa da profondi
ideali contro il modello di sviluppo dominante, le logiche capitalistiche e le volute,
persistenti lacune di una politica che esercita il suo ruolo completamente slegata dal
territorio e dalla societ .
Il progetto del LMM, come tanti altri progetti che potrebbero attivarsi nella
nostra penisola, ruota attorno a questi ideali. Il nostro obiettivo Ł quello di lanciare
una pietra nello stagno perchØ un sogno, un idea non deve rimanere tale e il successo
non deve essere garanzia della nostra costanza.
Chi vuole intendere, intenda.
3
E risaputo che la criminalit organizzata Ł riusc ita a sopravvivere nei secoli in Italia grazie
al legame di camorristi, mafiosi e ndranghetisti con individui, gruppi e settori delle classi
dirigenti italiane. (Miseria dello sviluppo, Piero Bevilacqua).
4
Gustavo Zagrebelsky, Imparare la democrazia , Grup po Editoriale L’Espresso, Roma 2005
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PARTE PRIMA
UNA BUSSOLA PER ORIENTARCI
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CAPITOLO 1
PENSANDO A GAIA
1.1 EVOLUZIONE DEL RAPPORTO CON IL NOSTRO
PIANETA TERRA
“La concezione che gli Yakima hanno di sé stessi e della loro terra
non è storica, ma eterna: quella sarebbe stata la loro terra per sempre.
Anche noi abiteremo per sempre su questa Terra,
e torneremo a essere indigeni solo quando riusciremo ad accettare questo fatto.”
“Dalla culla alla culla” di William Mc Donough e Michael Braungart
Negli anni 60- 70 assume rilevanza la questione am bientale. Nascono le
prime associazioni ambientaliste: WWF (World Wildlife Fund) nel 1961, Friens of
Earth nel 1969, Greenpeace nel 1971. Il Club di Roma, associazione volontaria
formata nel 1968 da un gruppo internazionale di 30 scienziati, economisti,
industriali, funzionari dello Stato, ecc , affida a dei ricercatori il compito di
realizzare uno studio presso il MIT (Massachussetts Institute of Technology) sulle
cause e le conseguenze della crescita di 5 grandezze:
• Popolazione
• Capitale industriale
• Produzione di alimenti
• Consumo di risorse naturali
• Inquinamento
I risultati dello studio The Limits of the Growth furono pubblicati nel 1972.
Nella versione italiana growth fu tradotto col termine sviluppo invece di crescita e
ci tradisce quello che lo studio voleva sottolinea re: che crescita e sviluppo non sono
sinonimi e che Ł necessario modificare la linea di crescita, scegliendo un altra
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opzione di sviluppo basata su stabilit ecologica e d economica. Il rapporto sui limiti
dello sviluppo criticava soprattutto il funzionamento del sistema economico
dominante basato sulla crescita illimitata del libero mercato. Bisognava contrastare
alcuni preoccupanti trends:
Contrarre le risorse base per le maggiori industrie.
Ridurre i costi di energia per l acquisizione di beni e servizi.
Ridurre la pressione sulle risorse naturali.
Su ci ha ragionato la Commissione Brundtland in vista del vertice di Rio de
Janeiro del 1992. Dal vertice di Rio vennero adottate due importanti convenzioni ( la
convenzione sulla biodiversit e la convenzione sul quadro dei cambiamenti
climatici) e furono approvate:
La Dichiarazione di Rio su ambiente e sviluppo, con i suoi 27 principi.
Essa contiene, primo fra tutti, il principio di equit fra le generazioni , ovvero
garantire uno sviluppo che sia in armonia con le esigenze dell ambiente e lo sviluppo
delle generazioni presenti e future. Altri principi importanti sono: il principio
dell integrazione (l integrazione ambientale e lo sradicamento della povert devono
essere uno strumento per lo sviluppo sostenibile); il principio delle responsabilit
comuni ma differenziate (le responsabilit degli Stati al degrado ambienta le sono
comuni, ma si differenziano per contributo); il principio di chi inquina paga
(l internazionalizzazione dei costi per la tutela ambientale); ecc
La dichiarazione sui Princ pi delle foreste
L Agenda 21: programma di azioni articolato in 4 sezioni riguardanti 38
temi (capitoli), i quali sono suddivisi in piø aree programmatiche per descrivere
azioni, obiettivi e attivit . Le sezioni sono:
1 ) dimensione sociale ed economica;
2 ) dimensione ambientale;
3 )definizione dei ruoli delle parti coinvolte nel processo di attuazione;
4 ) descrizione di strumenti finanziari e non nece ssari al progetto.