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oggettiva di Galtung fa riferimento al fatto che un gruppo di popoli condivida le stesse cosmologie,
riferite a sei ambiti: i fondamenti della conoscenza, la concezione del tempo, dello spazio, le
relazioni persona-persona, persona-natura, persona-dio. Con tale rigore logico la Corea viene
inserita al confine tra due civilizzazioni, quella cinese e buddista. Delle quali condivide la
concezione del tempo (ciclica), la concezione dello spazio (decentramento) e i fondamenti della
conoscenza3 (olistica e lo yin/ yang) e i rapporti persona/persona (collettivismo).
Secondo la teoria di Huntington, la civilizzazione esisterà nella misura in cui vi è un gruppo di
popoli con un‟identità comune; e l‟indicatore principale di tale identità è dato appunto dal
coordinamento che si sviluppa nell‟arena politica mondiale fra più attori della stessa civilizzazione.
Stando a tale teoria la nazione coreana è inserita nell‟area di influenza cinese, nell‟area sinica, dato
che si tratta di una nazione influenzata dai valori culturali del confucianesimo.
Dalle difficoltà di base per spiegare l‟evoluzione della penisola coreana e del suo peso
internazionale nasce la necessità di dividere il lavoro in tre parti. La prima vuole essere
un‟introduzione storica del problema, la seconda un‟analisi delle dinamiche internazionali nate dalla
contrapposizione tra le due coree ed infine, la terza parte, vuole portare alla nostra attenzione alcuni
dei tentativi per riappacificare i due Stati asiatici e per porre fine alle “ostilità” e alle provocazioni
della Corea del Nord (o Democratic People Republic of Korea, anche DPRK).
Nell‟analisi delle origini e delle dinamiche della guerra ho cercato di dare importanza
all‟interazione tra la storia della penisola asiatica e la storia mondiale del XX secolo, come anche
alla storia sociale del conflitto stesso.
Le origini dello scontro, come vedremo, sono da cercare nelle politiche coloniali giapponesi, che
dopo la dissoluzione dell‟impero coloniale nipponico hanno lasciato nella penisola due stati; uno
nell‟orbita d‟influenza americana, l‟altro in quella russa e cinese. Infatti, la guerra di Corea, che
durò nel periodo dal 1950 al 1953, è stata il primo grande episodio di tensione nell‟ambito della
Guerra Fredda, con lo spettro di una guerra nucleare.
Dopo l‟analisi del conflitto passeremo a studiare gli sviluppi internazionali che la guerra ha lasciato
in eredità alla Corea del Nord. In particolare le relazioni che il Paese ha con i paesi della regione
asiatica e con alcuni paesi occidentali. Nell‟analizzare i rapporti con i paesi occidentali porrò la mia
attenzione agli eventi che hanno portato gli Stati Uniti a concludere che la Corea del Nord, nel
2002, stava conducendo un programma segreto di riarmo nucleare in violazione degli obblighi
internazionali ed in particolare al Trattato di non proliferazione nucleare.
3
In Corea del Nord tali valori culturali sono mixati con la cultura dello Juche.
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Nel secondo capitolo l‟attenzione della ricerca si svilupperà attraverso una puntuale descrizione
della situazione politica interna, per poi analizzare i tratti fondamentali della filosofia Juche che
rappresenta le fondamenta del sistema politico nordcoreano.
Dopo la descrizione della situazione interna del Paese asiatico sarà utile, per il proseguo dell‟analisi,
studiare le relazioni con i paesi maggiormente interessati a risolvere il conflitto nordcoreano;
ovvero la Corea del Sud, la Cina, il Giappone, la Russia, gli Stati Uniti d‟America e l‟Unione
Europea.
L‟ultima parte, la più interessante e complessa, andrà a descrivere i tentativi di riappacificazione
delle due Coree. Riappacificazione che potrà avvenire solamente con un intervento internazionale
mirato a creare le basi per riforme economiche e sociali, in grado di garantire alla Corea del Nord la
sopravvivenza e lo sviluppo di un sistema libero e competitivo. Il tutto dovrà essere preceduto da
una denuclearizzazione della penisola coreana.
Nel concludere questa prefazione, vorrei poter esprimere la mia riconoscenza nei confronti
d‟istituzioni e singole persone senza la cui assistenza questo lavoro non sarebbe potuto essere
completo e preciso. Un ringraziamento particolare per Riccardo Ferretti Responsabile Desk Asia e
Pacifico, della rivista on-line Equilibri.net, e di Andrea Gilli, della rivista on-line epistemes.org, i
quali mi hanno fornito importanti documenti e validi suggerimenti per realizzare la tesi.
L‟assistenza del Ministero degli Affari Esteri, dell‟Istituto nazionale per il Commercio Estero
(Ufficio di Seoul), dell‟ambasciata italiana a Seoul, del Nautilus Institute di San Francisco, del KFA
Italia (Korean Friendship Association), e del Landau Network Centro Volta; in particolare nelle
persone: di Marco Villani (Capo Ufficio URP del MAE), di Giuseppe Pezzulo (Direttore ICE
presso Seoul), di Filippo Nicosia (responsabile per i rapporti con la Corea del Nord) per
l‟ambasciata italiana a Seoul, di Scott Bruce per il Nautilus Institute, di Flavio Pettinari per KFA e
di Giulio Mancini per il Landau Network Centro Volta; i quali mi hanno dato la possibilità di
visionare documenti recenti e precisi sulla penisola coreana.
Non voglio dimenticare di ringraziare il dottor Fabio Fossati e la dottoressa Rosella Idéo per la loro
disponibilità.
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Capitolo 1 Le origini del Conflitto
Per capire la Corea e la storia della penisola asiatica, è importante far notare l‟importanza
strategica e militare della penisola coreana, infatti, proprio la sua particolare posizione geografica
ha da sempre condizionato le sue vicende storiche.
Infatti, la sua posizione riveste un ruolo strategico per tutti i paesi che nella storia hanno tentato di
conquistare la Cina, inoltre essa è stata un punto di passaggio obbligatorio da e per l‟arcipelago
giapponese. Particolari, questi, che hanno reso la penisola vittima di frequenti invasioni, che hanno
sconvolto l‟assetto economico del regno, fino ad indurlo ad una politica d‟isolamento con il resto
del mondo (eccezion fatta per Cina e Giappone).
Per poter capire gli attuali assetti istituzionali e i problemi della penisola asiatica bisogna fare un
passo indietro nel tempo, bisogna ritornare agli inizi del XX secolo, per la precisione nel 1905; anno
in cui l‟annessione al Giappone della penisola asiatica prende forma, grazie ad un trattato di
protettorato che concedeva i diritti diplomatici della Corea al Paese del Sol Levante e autorizzava
un governatore generale giapponese ad insediarsi a Seoul. Il trattato di annessione fu firmato il 22
agosto 1910. Dal 1910 al 1945 la Corea fu governata da generali ed ammiragli che governarono con
metodi polizieschi, e la popolazione coreana fu assoggettata alle violenze del governo nipponico.
L‟occupazione durò fino alla sconfitta militare delle forze imperiali giapponesi nella seconda guerra
mondiale.
Il 10 agosto 1945 Stalin, secondo accordi presi, decise di sbarazzarsi della oramai labile minaccia
giapponese entrando dapprima in Manciuria e poi in Corea del Nord. Probabilmente l‟Alto
Comando americano se ne preoccupò e propose un‟occupazione congiunta. Poiché Stalin non
vedeva alcun vantaggio nel far scoppiare una nuova crisi con l‟alleato americano, accettò subito la
proposta.
Le potenze alleate, Stati Uniti, Unione Sovietica, Regno Unito e Cina, nella dichiarazione del Cairo
(27 novembre 1943) e in quella di Potsdam (26 luglio 1945) avevano promesso una Corea libera e
indipendente. Il Paese asiatico venne, però, diviso in due, all'altezza del 38º parallelo, ed i russi e gli
americani si stabilirono nelle rispettive aree di occupazione, i primi al nord e i secondi al sud.
La crisi coreana fu portata davanti all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, la quale nel
settembre del 1947 adottò una risoluzione che prevedeva l'organizzazione di elezioni generali in
Corea in modo da assicurarne l'immediata indipendenza e riunificazione. Una Commissione
temporanea delle Nazioni Unite per la Corea doveva preparare e controllare le elezioni, ma i russi
boicottarono l'ingresso dei membri della commissione in Nord Corea.
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Le elezioni furono tenute nella sola Corea del Sud il 10 maggio 1948 sotto la supervisione delle
Nazioni Unite, ma ciò non servì per evitare che le elezioni fossero corrotte. Fu creata la prima
costituzione della Repubblica di Corea e il primo presidente, Syngman Rhee, assunse i poteri il 15
agosto 1948.
Quasi contemporaneamente nel Nord si stabiliva al potere un regime comunista con a capo Kim Il -
sung. La Repubblica Popolare di Corea veniva proclamata ufficialmente il 9 settembre del 1948,
con Pyongyang come capitale.
Nel 1950 scoppiò la guerra nella penisola coreana, dove si sono scontrate le truppe delle Nazioni
Unite a sostegno della Repubblica di Corea e truppe cinesi a sostegno della Repubblica Popolare di
Corea. Dopo varie vicende, in cui le truppe dell'una e dell'altra parte occupavano alternativamente
quasi l'intero territorio, le due parti giunsero a una situazione di stallo vicino al 38º parallelo. Un
accordo di cessate il fuoco fu firmato il 27 luglio del 1953 pose fine ai combattimenti.
Le responsabilità delle due superpotenze dell‟epoca e delle relative amministrazioni sono enormi,
ed i coreani fanno ogni giorno i conti con una crisi nata da radici storiche che hanno a che fare
esclusivamente con la logica della spartizione dei territori e dell‟espansionismo.
E‟ dunque dalla voglia di controllo dei territori più strategici e da perversi giochi politici, che un
popolo da sempre unito, con un forte senso della patria e con una storia ed una civiltà millenaria si
ritrova quasi all‟improvviso diviso e, di lì a poco, costretto ad un conflitto fratricida.
Dopo questa rapida introduzione possiamo sviluppare i punti fondamentali di questa disputa che
dura dal lontano 1950, partendo dalla politica coloniale giapponese per poi arrivare agli sviluppi
storici del conflitto che hanno messo a rischio la stabilità della regione asiatica, anche nei giorni
nostri.
1.1 Le origini della storia coreana
La storia della Corea viene fatta, tradizionalmente, risalire alla figura mitica di Tan Gun,
figlio del creatore del cielo, disceso sulla Terra nel 2332 a. C., che, organizzato nella penisola una
specie di Stato da lui governato per più di mille anni il Ko Choson, ritornò in cielo dopo aver
lasciato sul trono il figlio. Scacciato questi da Chi‟i Tzu, nacque il nuovo Stato di Choson che nel
108 a.C. fu invaso da tre eserciti cinesi e l‟anno successivo venne annesso alla Cina e diviso in
quattro parti: Lo- lang, Hsuan- tu, Chen- fan e Lin- tun. Con l‟indebolimento della potenza cinese
degli Han anteriori, tali territori acquistarono gradatamente una certa indipendenza e le regioni
meridionali si confederarono nei tre Han: Ma- han, Chin- han, Pyon- han. Successivamente, sorsero
a nord lo stato di Korguyo, a sud lo stato di Paekche e nel Chin- han un nuovo Stato che nel 504
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d.C. avrebbe preso il nome definitivo di Silla e che nel 668, assorbiti Paekche e Korguyo, attuò
l‟unificazione della Corea.
Silla cominciò a sperimentare problemi politici nel 780. Questa situazione lo indebolì gravemente e
ben presto i discendenti del regno di Paekche ne approfittarono per ricostituire il loro regno, il
cosiddetto Paekche Posteriore. Nel nord, dei ribelli fecero rivivere Korguyo, iniziando il periodo dei
Tre Regni Posteriori (892- 935).
Il Paese fu unificato nel 935 sotto il regno Koryo, fondato nel 918 da Wang Kon. Tale dinastia durò
fino al 1392.
Con l‟avvento dei Mongoli in Cina, la Corea divenne uno Stato vassallo della Cina finché nel 1368,
detronizzati i Mongoli dai Ming, il generale Yi Song- gye organizzò una rivolta e si proclamò re nel
1392, fondando la nuova dinastia Yi che durò fino al 1910 e sotto la quale il Paese asiatico riprese
l‟antico nome di Choson.
Durante il XIX secolo, la Corea tentò di porre un freno all'influenza straniera chiudendo le frontiere
a tutte le nazioni eccetto la Cina e iniziò a perseguire una cauta politica di lenti scambi con
l'Occidente. Per questo motivo la Corea è conosciuta come regno eremita.
Verso il 1876, un Giappone in rapida modernizzazione obbligò la Corea ad aprire i suoi porti e sfidò
con successo l'impero Ming nella Guerra sino- giapponese (1894 - 1895).
Nel 1897, il regno di Choson fu rinominato Impero coreano. Seguì un periodo di influenza russa,
finché il Giappone sconfisse la Russia nella Guerra russo- giapponese (1904 - 1905), al termine
della quale la Corea divenne di fatto un protettorato giapponese il 25 luglio 1905.
Dunque la Corea conobbe un lungo periodo di unità nazionale, interrotto dal periodo dei Tre Regni
anteriore (57 a.C. - 668) e dal periodo dei Tre Regni posteriore (892 - 935). Ma dal 935 al 1905 la
Corea era rimasta un'unica entità statale.
1.3 Dal colonialismo giapponese alla Guerra di Corea (un quadro generale)
La colonizzazione della penisola Coreana ha lasciato un segno profondo e radicato nel Paese,
infatti, si è resa responsabile della divisione del Paese alla fine della seconda guerra mondiale. Il
periodo coloniale durò circa trentacinque anni, ovvero dalla firma del trattato di annessione
all‟impero giapponese (1910) alla fine dell‟impero giapponese (1945).
Nonostante il trattato stipulato fosse un trattato di annessione, in Corea fu istituito un governatorato,
ovvero l‟apparato politico- amministrativo più efficiente della politica coloniale giapponese. Altra
caratteristica di questo apparato è la grande influenza e il potere nelle mani della polizia e
dell‟esercito.
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Il Governatore Generale aveva pieni poteri in materia legislativa e giudiziaria sul Paese, spesso era
un generale o un ammiraglio in servizio attivo al momento della nomina, in modo da poter essere al
tempo stesso investito della carica di comandante in capo all‟apparato militare coloniale.
La contiguità geografica tra i due paesi asiatici ha facilitato l‟instaurazione di un regime gerarchico
e di repressione radicato sul territorio, facendo della penisola coreana un “grande campo militare4”.
Nel periodo del suo dominio sulla Corea, il Giappone attuò una politica di modernizzazione
economica, anche se il vero scopo era quello di creare una base strategica per preparare un attacco
alla Manciuria e poi alla Cina settentrionale. Per questo motivo vennero costruite delle ferrovie e
degli aeroporti, usati esclusivamente dalle forze di occupazione.
I giapponesi svilupparono una politica molto dura nei confronti dei coreani, relegandoli a un posto
di seconda classe.
Un punto fondamentale della politica coloniale giapponese fu l‟esproprio delle terre, dovuto
all‟aumento della popolazione in Giappone e l‟assenza di terre atte alla coltivazione del riso. La
Corea, in particolare le regioni meridionali, divennero il granaio del Giappone per tutto il periodo
della sua espansione in Asia.
La situazione si aggravò dopo la creazione della Società orientale di bonifica, attraverso la quale
numerosi contadini giapponesi immigrarono in Corea. Molti di loro, grazie ad una legislazione che
li favoriva, divennero proprietari terrieri che sfruttavano contadini coreani come braccianti.
Un altro modo per confiscare terreni pubblici e privati ai coreani fu il pretesto della costruzione
della rete ferroviaria. Il Protettorato si appropriò delle terre senza pagare nessun indennizzo, nel
caso di terre private il governo coreano fu costretto ad acquistarle per poi donarle all‟istituzione
giapponese. Il governo coreano fu costretto,quindi, a ricorrere a prestiti dello stato giapponese o
d‟istituzioni finanziarie giapponesi, che chiedevano tassi d‟interesse altissimi per poter far fronte a
queste spese.
Secondo una stima del 1930, il Protettorato giunse a possedere il 40% del territorio della penisola.
In parallelo all‟immigrazione di contadini fu favorita e incoraggiata quella dei pescatori giapponesi.
È da considerarsi in questa prospettiva anche l‟annessione, nel 1905, dell‟isola di Tokdo, che ancora
oggi fa parte del contenzioso tra i due Paesi (Giappone e Corea del Sud).
Il Protettorato si assicurò anche il monopolio della produzione di jinsaeng, di sale, di tabacco e
oppio.
Questa politica di espropriazione venne usata anche per le risorse del sottosuolo.
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R. Idéo (1995), La Corea dall‟annessione giapponese (1910) alla vigilia della guerra (1950): problemi ideologici ed
istituzionali, Trieste, Collana di Studi Storici
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I coreani non poterono godere dei benefici che la trasformazione moderna comportava, giacché
erano a favore delle esigenze dell‟economia giapponese: i beni prodotti dai coreani erano trasferiti
in larga misura in Giappone. Tutti i profitti del capitale giapponese, largamente investito nella
penisola, vennero trasferiti ai soli giapponesi.
La Corea fu, come visto in precedenza, terreno di sperimentazione della politica di sfruttamento
economico giapponese.
Nel complesso la gestione economica giapponese, considerate le condizioni di partenza e del breve
dominio coloniale, ebbe numerosi effetti modernizzatori: aumentando la superficie coltivata,
razionalizzando la conduzione agraria, sviluppando una buona rete di comunicazioni, infine creando
un numero discreto di industrie.
Una delle caratteristiche della dominazione giapponese sulla penisola coreana fu il tentativo di
distruggerne la cultura autoctona. Questo fu il vero obiettivo della politica coloniale giapponese.
Fin da subito i giapponesi cercarono di spogliare la penisola di ogni sorta di beni culturali; si passò
dalla distruzione del patrimonio architettonico al sequestro dei beni di valore, bloccando così la
crescita e la fecondità della cultura coreana.
Altro fattore importante riguarda la chiusura di tutti i giornali coreani con l‟eccezione di quelli filo-
giapponesi, avvenuta nel 1907 con l‟emanazione della Legge sui giornali. Nel 1916 esistevano
diciotto testate giornalistiche di cui: sedici in giapponese, uno in inglese e uno in coreano5; tutti
sotto stretto controllo del governatorato.
Nell‟ambito scolastico, dopo una serie di riforme moderniste fatte dal governo coreano, il Giappone
impose una legge in base alla quale le scuole private avrebbero dovuto ricevere una speciale
autorizzazione all‟apertura e all‟esercizio, così come si sarebbero dovuti usare libri di testo
autorizzati dalle forze governative.
Per le scuole pubbliche, il governo giapponese già dal novembre 1911 prevedeva un progetto in
base al quale i coreani dovevano essere educati all‟accettazione di un regime autoritario e
paternalista incentrato sulla figura dell‟Imperatore. Oltre a questo limite, ai coreani, furono imposti
altri obblighi: dovevano ricevere solo un‟educazione di tipo pratico, adatta al lavoro nelle industrie.
Il compito della scuola coreana passò dall‟essere promotrice di cultura e modernizzazione ad un
mero supporto alla creazione di manodopera subalterna.
In seguito a queste forti restrizioni in tutti i settori della vita pubblica e privata, numerosi
indipendentisti si rifugiarono in Cina, dove sorsero dei villaggi coreani e si formò un governo
coreano in esilio costituito principalmente da militari, che si proponeva il compito di lottare contro
l‟occupazione giapponese. Ma non solo dalla Cina arrivava il sostegno contro l‟occupazione
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E. Collotti Pischel (1998), La Corea di ieri e di oggi, Milano, Franco Angeli
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coreana, infatti, anche in USA, in Russia, in Manciuria e in Corea, nascevano gruppi di oppositori,
che addestravano propri soldati e tentavano di portare alla attenzione internazionale la situazione
coreana.
I movimenti di opposizione li possiamo categorizzare in tre distinti gruppi6:
- i movimenti legati alla tradizione;
- il movimento nazionalista;
- il movimento comunista.
Nel primo gruppo di opposizione sono da inserire le opposizioni di matrice religiosa, ovvero
elementi della classe confuciana e della religione del Ch‟ŏndogyo (religione della Via celeste).
Più importanti ai fini della storia del Paese sono gli altri due gruppi; ovvero il movimento
nazionalista e quello comunista.
Il movimento nazionalista si basava sull‟educazione moderna introdotta sul finire del XIX secolo da
missionari protestanti, per lo più americani. I principi su cui si basava questa dottrina nazionalista
vedevano nelle idee occidentali una speranza per il futuro, cozzando quindi con la visione voluta ed
imposta dall‟Impero nipponico.
Nacquero delle associazioni nazionalistiche che volevano appunto portare in Corea degli elementi
occidentali quali: l‟adozione di un sistema di democrazia parlamentare, misure di auto
rafforzamento che comprendevano la fondazione di scuole di stampo liberale e la promozione
dell‟industria locale, l‟adozione di una politica estera indipendente e neutrale.
Durante la colonizzazione giapponese questi gruppi nazionalistici erano visti come anti-giapponesi
e messi al bando, riuscendo nell‟intento di disperdere gli organizzatori di questi movimenti al di
fuori dei confini nazionali. Quindi nacquero in Corea per poi essere dispersi nei Paesi vicini.
Il movimento comunista, dal canto suo, ha avuto uno sviluppo inverso in quanto i primi gruppi a
matrice comunista nacquero in gran parte fuori i confini coreani. In particolare si svilupparono in
Siberia e in Manciuria, dove esuli politici coreani si inserirono nel contesto politico russo.
Grazie ad una prima alleanza del gruppo dirigente sovietico con la popolazione asiatica, iniziò la
lotta di liberazione dei comunisti coreani contro le truppe giapponesi (1918). Dal 1919 alla fine
della seconda guerra mondiale, l‟URSS fu il primo punto di riferimento per il movimento comunista
coreano frazionato in diversi stati quali la Siberia, la Manciuria, la Cina, il Giappone e la Corea
stessa.
6
R. Idéo (1995), La Corea dall‟annessione giapponese (1910) alla vigilia della guerra (1950): problemi ideologici ed
istituzionali, Trieste, Collana di Studi Storici, pp.14 - 23