6 L’ambito di ricerca affrontato nel presente studio assume come fonte
principale un testo di teoria poetica scritto dal poeta portoghese Alberto
Pimenta, dal suggestivo titolo Il silenzio dei poeti, in cui viene analizzato il
complesso panorama della poesia concreta contemporanea, alla luce di un
importante processo di trasformazione riguardante sia la produzione che
l’apprensione delle opere d’arte letteraria.
L’espressione poetica, sperimentando di volta in volta una delle possibilità
di rappresentazione della conoscenza del mondo, costituisce uno stimolo
all’attività intellettuale di comprensione delle infinite creazioni soggettive
ed un invito alla riflessione sulla formazione di un proprio orizzonte
estetico, aperto al confronto e al dialogo. Dal rifiuto della
concettualizzazione a priori, si producono artefatti linguistici e visuali che
utilizzano i segni grafici del logos convenzionale in un rapporto concreto e
diretto con l’esperienza, dando vita ad un cambiamento qualitativo del
linguaggio e dell’espressione.
L’obiettivo che qui si persegue è quello di analizzare le connessioni
dell’arte con il processo di civilizzazione dell’uomo; gli artifici artistico-
letterari, interrogano l’uomo e la sua coscienza e inducono a riflettere sulle
interazioni tra le esistenze, nella loro molteplicità e variabilità.
Viene proposta la tesi che l’autonomia del soggetto non è costituita da
un’interiorità chiusa, anzi si situa in un percorso di costruzione e
decostruzione in cui è decisiva la relazione libera e aperta con gli altri.
7Lo stato attuale della società rivela un’alienazione e una psicopaticità
(l’incapacità di contenere ciò che è incomprensibile) che sono le
conseguenze e non le cause dell’incompatibilità tra il potenziale di
conoscenza e la sua gestione. Le scienze hanno raggiunto notevoli risultati
per precisione e grado di conoscenza sia in campo tecnico che umanistico,
tuttavia la specializzazione fa sì che le attività umane risultino separate e
difficilmente integrabili. Dunque l’arte letteraria è l’ambito preposto
all’azione di poeti e scrittori (e fruitori) che, anche proponendosi obiettivi
smisurati, realizzano quel processo aperto di conoscenza attiva che ci
coinvolge e di cui ci nutriamo nella vita quotidiana, in vista di
un’auspicabile salute delle coscienze. Da quando la scienza diffida delle
spiegazioni generali e delle soluzioni che non siano settoriali e
specialistiche, la grande sfida per l’arte letteraria è il saper tessere insieme i
diversi saperi e i diversi codici in una visione plurima, sfaccettata del
mondo. L’ipotesi che si intende avvalorare è che le nuove conoscenze
dovrebbero costituire la base per mediare, per connettere il passaggio a
nuovi linguaggi piuttosto che introdurre le stesse in linguaggi obsoleti.
Di fatto la poesia concreta realizza innovazioni che inducono a ripensare
alla realtà che si vive, e le effettua in un linguaggio che Pimenta ha saputo
descrivere a partire dal ‘silenzio’ che è ai margini del compromesso con il
medium linguistico della totalità e della necessità di parlare per essere
compresi.
8Per affrontare queste tematiche del linguaggio vengono presentate teorie
semiotiche del testo che indagano sull’intertestualità e sul rapporto aperto
tra segno e interpretante; ossia, si è cercato di integrare le nozioni di
alterità dialogica e dell’abduzione con la concezione di un processo
estetico che, per quanto minuziosamente progettato, non si chiuda in una
figura armoniosa, piuttosto esprima una forza centrifuga da cui sprigiona
una pluralità di linguaggi. I poemi concreti non si esauriscono nelle
enunciazioni interne, che appartengono all’autore, ma procedono in una
pratica interpretativa dialogica dalla quale è esclusa tanto la pretesa della
lettura assoluta, unica, definitiva, quanto il relativismo, il pluralismo non-
dialogico per cui una lettura vale l’altra. La materialità del testo presenta
una sua autonomia, un’indipendenza, che va fruita secondo l’esigenza di
essere internamente ed esternamente in quel modo.
A tal proposito, viene preso in considerazione l’apporto teorico di Pimenta
che sottolinea che la produzione poetica parte più dal ritmo interiore della
conoscenza sensibile che dall’adozione di formule precostituite e presunte
eterne. Si prosegue, quindi, analizzando i processi che nel corso della
storia letteraria hanno condotto al superamento e alla trasformazione della
normativa classica e del linguaggio sottomesso a interessi pragmatici e
ideologici (Pimenta denomina questo tipo di arte “poetologica”). La
spragmatizzazione moderna della lingua è considerata un atto
individualizzante che comporta l’assunzione di una nuova logica non-
9aristotelica; a tal fine si è ritenuto indispensabile integrare i principi estetici
esposti da Max Bense, teorico noto ai poeti concreti europei e non.
Ulteriori considerazioni riguardano le realizzazioni effettive che i poeti, da
Mallarmé in poi - fino ai concretisti brasiliani -, hanno introdotto nel
panorama artistico, sempre in vista delle connessioni con il procedere della
civilizzazione umana e dei mutamenti dei linguaggi. Una particolare
attenzione è dedicata alla trasformazione della ricezione degli esperimenti
poetici contemporanei.
In chiusura della terza parte, infine, viene illustrata (anche se non in modo
esaustivo) l’opera poetica di Alberto Pimenta, esempio prezioso di
costruzione ironica ed efficiente di un contro-linguaggio libero che attiva
reazioni dinamiche dall’inquietante al divertente, ma che offre sempre
un’opportunità per riflettere ed uno ‘spazio bianco’ da riempire con la vita.
10
Capitolo 1
Basi teoriche epistemologiche ed estetiche per
un’analisi del linguaggio poetico contemporaneo
11
1.1 Introduzione agli strumenti linguistici ed estetici
Nel presente studio si vuole evidenziare l’importanza del linguaggio
poetico nel processo di mutamento delle diverse attività dell’uomo, alla
luce della sua connessione con le condizioni di possibilità e con le
dinamiche di civilizzazione. La realtà in divenire - caratterizzata
nell’ultimo secolo dalle ricerche scientifiche, dall’ampliamento delle
capacità tecniche e dalle indagini filosofiche e teoretiche -, pare non sia
definibile da nessuna delle discipline settoriali (sia scientifiche che
umanistiche), anzi si presenta nella simultanea interazione e nella
inesauribile variabilità dell’essere delle cose.
Il linguaggio naturalmente è coinvolto sia nelle pratiche esistenziali che
nella formulazione dei criteri in base ai quali l’uomo compie le proprie
operazioni, quindi risulta essenziale una riflessione sul cambiamento del
mondo attraverso i mutamenti del linguaggio. Ed è l’arte attuale a porre
una problematica che interessa la natura e gli effetti dell’interazione tra le
esistenze, collocando al centro dei suoi interessi la relazione, ossia
l’apertura della coscienza ad un tutto modificabile qualitativamente.
L’arte attuale (letteraria e non) è caratterizzata da un linguaggio che per
plurivocità e ambiguità rimanda alla relazione tra l’uomo e i suoi linguaggi
(verbali, non-verbali, artificiali ecc.) e interroga la coscienza in un contesto
di autopotenziamento delle possibilità della civiltà, perennemente in
12
modificazione. L’arte, inoltre, esprime la realizzazione possibile di
un’utopia effettuabile nel futuro, ed è per questo che richiede un’analisi
sensibile dei movimenti ed un’espansione dell’essere concretizzati in un
artefatto, cioè un artificio che assume il fine di mutare la coscienza e la
conoscenza. A differenza delle teorie e delle opere artistiche classiche che
erano basate su forme ed idee eterne o immobili - i cui passaggi da una
forma all’altra erano regolati da un’entità trascendente (sede della
coincidentia oppositorum soggetto-oggetto) che attraverso concetti già fatti
presumeva dare il tutto nell’eternità della durata -, l’arte moderna e le
relative riflessioni e indagini epistemologiche, risultano caratterizzate da
un invito all’azione, al movimento e quindi all’apertura di un insieme
percepibile nella reale variabilità simultanea e indeterminabile. Da qui
deriva il rifiuto di percorsi già definiti soprattutto attraverso il linguaggio
che falsamente si propone di formare la realtà, e l’affermazione di una
percezione libera che concretamente si leghi all’espressione di una
soggettività che nella relazione con il mondo si pone “come se tutto
accadesse per la prima volta”
1
.
L’opera d’arte letteraria esprime appunto la sperimentazione di una delle
possibilità della pluridiscorsività del linguaggio, in un’articolazione che
presenta i caratteri dell’asimmetria (per cui ciò che si pone in presenza
rompe un supposto equilibrio), dell’eccedenza e dell’alterità. L’opera
1
ALBERTO PIMENTA, O silêncio dos poetas, Lisboa, Livros Cotovia, 2003, p. 198.
13
d’arte è prodotta da un soggetto, tuttavia basa la sua esistenza sulla
proprietà di costituirsi come oggetto autonomo. La creazione di segni
concreti propri esprime innanzitutto l’abbandono del medium a priori
comunicante, con l’intenzione di prendere coscienza del mondo ma anche
dei suoi segni e segnali; ma soprattutto manifesta un’attività configurativa
che rende percepibile il processo di riflessione scaturito dall’esperienza
concreta, diretta.
Si intende così sottolineare come l’espressione estetica moderna superi la
logica aristotelica e la normativa poetica classica, proprio perché
diventando segno dell’esistenza del soggetto e della sua speciale relazione
con il mondo, l’oggetto estetico costituisce un atto individualizzante non
riducibile al soggetto produttore, che richiede un rapporto di libertà con
l’osservatore. In accordo con i principi teorici esposti da Alberto Pimenta
2
,
si vuole avvalorare l’innovazione qualitativa di questo tipo di conoscenza,
che trova nei poemi concreti e visuali, una realizzazione particolarmente
significativa.
Il processo estetico ha inizio come percezione (e non come interpretazione)
non degli oggetti ma di ciò di cui gli oggetti sono costituiti (parole, forme,
colori, strutture e altre caratteristiche segniche), poi confluisce nella
riflessione. Tuttavia nemmeno l’attività intellettuale della riflessione si
riferisce alle cose e alle essenze, ma a ciò che le rende percepibili, ossia i
2
A. PIMENTA, O silêncio dos poetas, cit.
14
segni. Con i poemi visuali e concreti si cerca di riportare la conoscenza ai
momenti sensoriali a partire dai quali si è potuto costituire l’oggetto
artistico; l’arte concreta ha raggiunto il grado estremo di immediatezza e
primarietà della percezione, ed è nel passaggio dal vedere i segni alla
riflessione sui segni che risiede il carattere di civilizzazione dell’arte che si
rivolge alle coscienze e all’intelletto.
Di fronte alla produzione estetica, l’osservatore è invitato a scoprire la sua
libertà produttiva e a rendersi consapevole che tutta la realtà è esperienza e
non concetto sostantivo. La comprensione dell’espressione estetica
emancipata non interessa come modello di nuove apprensioni estetiche
3
,
ma è importante come cosa in sé e come stimolo per una propria
conoscenza del mondo. Gli oggetti autonomi non sono eterni e
monumentali, piuttosto sono stimoli, effimeri esempi di una maniera di
conoscere, segni di esistenza, di presenza al mondo.
Dunque tali processi estetici e linguistici si distinguono da quelli
poetologici
4
per il fatto di non essere riproduzioni di senso, ma distruzione
del senso esistente e produzione di un senso cosciente della conoscenza di
cui è portatrice materiale: l’opera artistica è dunque concepita come un
supporto dei segni, che veicolano nella loro percepibilità la produzione di
3
La comprensione estetica richiede da parte dell’osservatore il rifiuto alla sottomissione di simboli
aprioristici e l’orientamento verso l’esistenza di nuove connessioni, nella loro concreta molteplicità.
4
Con in concetto di poetologia, Pimenta indica quel tipo di arte letteraria che si sottopone alle regole
normative e strumentali con l’intenzione di divenire un monumento della lingua esemplare ed eterno,
garantendo, anche attraverso la conservazione e la ripetizione costante dei processi di produzione di
senso, i sistemi di comunicazione e informazione della totalità.
15
informazione estetica e simultaneamente realizzano (sia per l’artista che
per il fruitore) lo stimolo a prendere decisioni e ad attuare principi di
critica e di valutazione.
Per questi motivi si suggerisce la sostituzione della posizione ermeneutica
di matrice platonica e neoplatonica, con un’euristica adeguata all’atto di
conoscenza estetica, nella quale l’interpretazione si realizza solo
implicitamente. L’interpretazione esplicita, attuata con l’intenzione di
attraversare la superficie per raggiungere l’essenza, costituisce la base
normativa della trascendenza e della ri-concettualizzione fondata sui
principi aristotelici dell’identità positiva, dell’identità negativa e
dell’esclusione. Invece è proprio nel momento in cui il soggetto abbandona
la concettualizzazione aprioristica e tenta di comprendere il mondo in
modo concreto, che esso diventa sequenza, molteplicità e si trasforma
nella sua infinita variabilità. Il mondo visto esteticamente nella
momentanea e simultanea espressione dell’autonomia poetica, si nega ad
un’interpretazione di tipo ideale, anzi chiama la ricezione a muoversi in
uno spazio concreto di molteplicità e varietà.
È lo stesso Pimenta ad affermare:
l’analisi che si muove da un interesse di conoscenza che livella il
metodo di comprensione di tutti i tipi di messaggio o discorso,
serve unicamente gli interessi di coloro ai quali l’arte torna utile,
ma non interessa in quanto arte. Il fatto che questo tipo di analisi
utilizza varie metodologie scientifiche, la porta a ritenersi
dispensata dall’assumere una funzione e una ragione d’essere –
come se la scienza avesse il suo fine in se stessa
5
-.
5
A. PIMENTA , O silêncio dos poetas, cit., pp. 11-12.
16
Dato il grado di insicurezza metodologica a cui si è giunti – motivata dalla
disgregazione delle categorie normative e dalla sua progressiva
sostituzione con un’estetica libera – si preferisce estrarre dalla semiotica
generale quei principi che tengono conto dell’esplorazione dei margini
esterni delle scienze dei segni e dei linguaggi, le quali risultano separate
per esigenze di ordine specialistico, ma spesso anche per dannose
specializzazioni settoriali.
L’obiettivo è quello di connettere nozioni e principi di diverse discipline
linguistiche ed estetico-filosofiche con un continuo e creativo spostamento
di prospettiva che renda conto dell’eterogeneità del fenomeno linguistico e
artistico da un punto di vista critico agevolato da nuovi rapporti
interdisciplinari. Si è ritenuto opportuno indicare nei principi dell’alterità
dialogica e dell’abduzione (che verranno approfonditi nei prossimi
paragrafi), i fondamenti per un’analisi di fenomeni linguistici concreti,
intesi sia come materiale che come prodotto o strumento.
Inoltre si procederà con la descrizione e l’applicazione di principi estetici
tratti principalmente dalla teoria di Max Bense e di Alberto Pimenta, ai fini
di un’analisi teorica dell’arte letteraria che, data la sua propensione
all’innovazione, si basi sul superamento della logica aristotelica.
17
1.2 Il linguaggio
La relazione dell’uomo con l’esteriore è costituita da due funzioni: la
conoscenza – che è la relazione dell’uomo con il mondo -; e la
comunicazione – che è la relazione dell’uomo con l’uomo -. Entrambe si
realizzano con il linguaggio, che è una sorta di a priori, di congegno
modellizzante primario in cui sono compresi sia i segni verbali che i segni
non-verbali propri del mondo umano.
La lingua va considerata come appartenente all’universo segnico sociale,
dato che si produce e si sviluppa in rapporto agli altri sistemi segnici sociali
con i quali di fatto opera; inoltre la lingua non è solo prodotto o strumento,
ma va anche caratterizzata come materiale, nel senso che è anche oggetto
su cui (e non solo per mezzo del quale) si realizza il lavoro linguistico. Il
linguaggio, quindi, è sempre coinvolto; e nella ricerca delle condizioni di
possibilità e dei principi in base ai quali legittimiamo le diverse attività
umane, non è possibile prescindere dal comportamento linguistico.
Il linguaggio verbale si distingue in linguaggio orale (o vocale) e
linguaggio scritto; solitamente prevale un atteggiamento fonocentrico, per
cui si considera il linguaggio scritto come secondario, come trascrizione
del linguaggio orale. Invece sulla base delle considerazioni di Sebeok
6
,
risulta che il parlare è secondario rispetto al linguaggio inteso come
18
procedura di modellizzazione primaria, specifica dell’uomo, che ha
incrementato le possibilità interpretative con interpretanti verbali senza
rinunciare alle procedure non verbali di modellazione. Quindi nella rete
segnica complessiva, il parlare ha una funzione specificamente
comunicativa, di esternazione (l’uomo comunica per necessità, come parte
materiale dell’esistenza): anche la comunicazione e la significazione umane
dei segni non verbali sono mediate dal linguaggio verbale.
Roland Barthes
7
sottolinea che anziché fare da fondamento dei linguaggi
non-verbali, il linguaggio verbale orale e scritto costituisce soltanto
l’elemento mediatore – il che significa riconoscere le possibilità espressive
e comunicative dei linguaggi non-verbali -.
Per quanto concerne la componente comunicativa dei linguaggi umani,
bisogna scartare la riduttiva interpretazione della comunicazione come
trasmissione di informazioni, di messaggi da parte di un emittente e un
ricevente che quindi risulterebbero esterni e precostituiti rispetto al
processo comunicativo. È necessario considerare la comunicazione come
l’ambito di formazione e funzionamento dell’attuale rete segnica della
semiosi umana – dove è possibile la comunicazione in senso stretto come
scambio di messaggi in quanto momenti del processo comunicativo -.
6
THOMAS A. SEBEOK, Contribution to the doctrine of signs [1976], (trad. it. di M. Pesaresi,
Contributi alla dottrina dei segni, Milano, Feltrinelli-Bocca, 1979)
7
ROLAND BARTHES, Eléments de sémiologie [1964], (trad. it. A. Bonomi, Elementi di semiologia,
Torino, Einaudi, 1981)