5
gioia nel momento d’acquisto, coinvolgendo il più possibile tutti i
sensi umani.
Questo elaborato ha l’obiettivo di analizzare come gli stimoli
sensoriali, ed in particolar modo, quelli olfattivi, incidano sul
comportamento e sulle percezioni del consumatore all’interno del
punto vendita.
L’elaborato analizzerà in primo luogo il cambiamento del
comportamento del consumatore, non più essere prettamente
razionale nel processo d’acquisto, ma un individuo costantemente alla
ricerca di emozioni che ricerca un pieno coinvolgimento di tutti i sensi
nelle sue attività. Successivamente si approfondirà il tema del
marketing esperienziale, che si prefigge come obiettivo un
coinvolgimento globale del consumatore nell’attività di acquisto. Un
importante contributo al marketing esperienziale è stato dato dalla
psicologia ambientale, che permette di capire meglio le esigenze e le
aspettative del consumatore all’interno del punto vendita.
Nel capitolo III si osserverà il ruolo del punto vendita nel consumo
edonistico, ossia nella ricerca di emozioni legate all’acquisto da parte
del consumatore.
L’atmosfera del punto vendita è fondamentale nella scelta del
consumatore, perché quest’ultimo ricerca gratificazione e
coinvolgimento nel fare compere; per questo il ruolo comunicativo ed
esperienziale del punto vendita diventano un fattore fondamentale
nella scelta del consumatore. In particolare, si proporranno alla fine
del capitolo una serie di esempi su come le imprese hanno fino ad
oggi utilizzato gli stimoli olfattivi.
Nell’ultimo capitolo verrà esposta l’indagine esplorativa sulle
percezioni del consumatore: dopo aver presentato la Creative
Company, azienda produttrice dei diffusori di profumo utilizzati,
s’illustrerà la metodologia seguita nell’indagine ed infine i risultati di
quest’ultima.
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CAPITOLO I: I CAMBAMENTI DEL COMPORTAMENTO DEL
CONSUMATORE
Il consumatore edonistico
Secondo gli approcci classici (Nicosia, 1996; Howard, Sheth,1969;
Engel, Blackwell, Kollat, 1978) il consumatore è un soggetto
prevalentemente razionale il quale effettua i propri acquisti seguendo
un processo del tipo problem solving, che parte dalla percezione di un
bisogno per arrivare alla scelta del bene che, a suo giudizio, meglio
soddisfa tale bisogno. Il processo, attraverso una serie di fasi
sequenziali, tra le quali la ricerca di informazioni, l’identificazione e
valutazione delle possibili alternative, comporta l’attivazione del
sistema cognitivo individuale, e quindi la definizione di comportamenti
che si traducono in intenzioni d’acquisto (Busacca, 1990). Le
emozioni entrano in gioco proprio come elemento costitutivo
dell’atteggiamento, definibile come “organizzazione permanente di
processi motivazionali, emozionali, percettivi e cognitivi riguardo
alcuni aspetti del mondo dell’individuo” (Krech, Crutchfield, 1948, in
Williams, 1988, p.148)1. Esperienze soggettive, emozioni informazioni
e conoscenze influenzano gli atteggiamenti che, a loro volta,
impattano direttamente sulla valutazione degli attributi che
contraddistinguono il bene e, infine, sul comportamento d’acquisto. Il
consumo emozionale o edonistico (Hirschman, Holbrook, 1982;)
considera, invece, le emozioni come motivazioni fondamentali del
processo d’acquisto: le scelte dei prodotti e la loro valutazione post-
acquisto sono determinate soprattutto dalla capacità dei beni di
1
Allport (1935,cit. in Williams, 1998, p. 148) definisce l’atteggiamento come “lo stato mentale di un
individuo, costituito dall’esperienza e dalle informazioni acquisite, che gli permettono di strutturare le sue
percezioni dell’ambiente circostante, le sue preferenze e di orientare il modo di rispondere ad esse”.
7
suscitare e stimolare emozioni. Questa visione implica due
presupposti fondamentali:
- Il consumo edonistico provoca risposte essenzialmente affettive
e sensoriali nel momento in cui i prodotti o servizi sono consumati. I
processi cognitivi rimangono al di sotto della soglia di coscienza e
l’attenzione è rivolta, piuttosto che alla fasi precedenti (ricerca di
informazioni, selezione delle alternative e scelta dell’offerta), al
momento del consumo.
- Il consumatore non è un mero problem solver, ma agisce in
modo istintivo, guidato principalmente dall’emisfero destro del
cervello, che domina l’intuizione e le impressioni di tipo emotivo,
musicale e non verbale (Hansen, 1981).
Il concetto di consumo edonistico risulta particolarmente utile per
l’analisi della domanda di quei beni in cui l’estetica prevale sulla
funzionalità e che determinano un’esperienza estetica (Holbrook,
1980). In questa categoria rientrano i prodotti e servizi che fanno
parte del mondo artistico e culturale, dell’intrattenimento e dei
media.
In ogni caso, il concetto di consumo edonistico risulta applicabile non
solo nell’istante in cui si consuma il prodotto, ma anche durante la
fase di raccolta di informazioni e di acquisto perché, nel momento in
cui gli acquirenti si accingono a effettuare i propri acquisti in un punto
vendita, consumano un insieme di servizi. Questi ultimi fanno parte
dell’offerta commerciale e rivestono un ruolo fondamentale nella
relazione tra cliente e impresa.
Altra considerazione da fare è che il concetto di consumo edonistico è
idoneo a definire non solo quei beni con elevato contenuto estetico e
valore emotivo, ma anche qualsiasi altro prodotto, poiché più autori
sono concordi nel fatto che il coinvolgimento emotivo nei confronti dei
prodotti dipende dalla predisposizione individuale e dalla situazione di
acquisto e consumo.
8
Possiamo quindi affermare che il concetto di consumo emozionale
mantiene la sua validità anche se applicato alla fase di acquisto del
prodotto e alle categorie merceologiche che tradizionalmente non
sono considerate di tipo estetico2. Ciò estende il concetto di
acquirente ricreativo come soggetto che si limita a considerare lo
shopping un’attività ludica a quello di acquirente emozionale,
definibile come individuo emotivamente coinvolto3 nel processo di
shopping, dal quale ricerca e apprezza in particolare gli aspetti
“multisensoriali, fantastici ed emotivi” (Holbrook, Hirschman, 1982,
p. 92).
Mentre i primi studi sul comportamento della domanda, risalenti agli
anni Cinquanta e Sessanta, si sono focalizzati sull’assolvimento della
funzione di approvvigionamento e sui processi di consumo dei beni,
con la conseguente centralità assegnata alla distribuzione
commerciale, alla richiesta e all’apprezzamento delle componenti di
natura logistica (es. prossimità) e informativa (es. profondità
dell’assortimento), con il progredire della ricerca teorica ed empirica
si è però assistito ad un approfondimento dell’analisi che ha portato a
riconsiderare la natura e il ruolo dell’attività di shopping, da un lato, e
di intermediazione commerciale, dall’altro. Specie a partire dagli anni
Settanta si è sviluppato un filone di letteratura, prevalentemente di
origine anglosassone, volto alla comprensione della natura e del
contenuto delle motivazioni che inducono allo shopping4 e alla
decisione di effettuare gli acquisti presso un particolare punto di
vendita. Si è reso così manifesto il riduzionismo che aveva
caratterizzato sino allora gli studi sul comportamento di acquisto.
2
Castaldo, Retailing & innovazione, Egea, 2001
3
il coinvolgimento emotivo si manifesta quando l’individuo percepisce il valore di un oggetto-obiettivo
(prodotto o attività di acquisto) in base alle sue capacità di soddisfare un beneficio di tipo edonistico
(Mittal e Lee, 1989).
4
Per shopping si intende la visita di un punto di vendita (e la fruizione almeno parziale dei servizi
commerciali di varia
natura offerti), che non necessariamente si conclude con l’acquisto di prodotti.
9
Accanto alle motivazioni di natura economica e di tipo razionale –
connesse al soddisfacimento di un bisogno di approvvigionamento di
beni e legate alla tendenza a massimizzare l’efficienza dell’acquisto
(minimizzando, per esempio, i costi di spostamento e di permanenza
nel punto di vendita) – sono state infatti rilevate empiricamente
motivazioni di natura psico-sociale , agenti spesso a livello preconscio
ed inconscio. Sottesi all’attività di shopping vi possono essere motivi
di natura psicologica quali l’auto-gratificazione (grazie alla possibilità
di fare qualcosa di piacevole per sé), il desiderio di uscire dalla
routine quotidiana, il voler essere costantemente informati sulle
nuove tendenze, l’esposizione a una serie di stimoli sensoriali che
possano rendere piacevole il momento dell’atto di acquisto (Tauber,
1972), l’anticipazione di utilità e l’ottimizzazione della scelta
(Westbrook e Black, 1985). Possibili motivazioni allo shopping di
natura sociale sono, invece, la volontà di preservare i contatti sociali
e la possibilità di contrastare la solitudine (Forman e Sriram, 1991),
di comunicare con persone con gli stessi interessi, il desiderio di
acquisire uno status di superiorità o di sentirsi parte integrante di un
gruppo, l’affermazione di un ruolo sociale, l’opportunità di
mercanteggiare (Tauber, 1972). La letteratura si è così arricchita
della consapevolezza dell’importanza che l’orientamento allo shopping
assume nell’influenzare il comportamento dell’acquirente (per
esempio, il processo decisionale seguito e la sensibilità alle diverse
leve del retailing mix). Westbrook e Black (1985) propongono una
tipologia degli acquirenti basata sulla natura dei benefici ricercati
nello shopping, che rispecchia proprio differenti motivazioni,
distinguendo gli acquirenti orientati al prodotto da quelli esperienziali
(definiti anche edonisti o ricreativi), e contemplando, altresì, la
possibilità di un mix di motivazioni, in funzione – oltre che della
generale predisposizione individuale – di fattori situazionali e di
contesto. A tale riguardo è stata riconosciuta l’esistenza di due
10
tipologie di atteggiamento rispetto l’attività di acquisto: quella
funzionale e quella ricreativa; nel primo caso, lo shopping è
considerato meramente strumentale all’approvvigionamento dei beni;
nel secondo, l’individuo assegna a tale attività una valenza autonoma
rispetto all’acquisto, in quanto essa garantisce possibilità di svago e
di intrattenimento. Questi diversi orientamenti sono stati utilizzati
come criteri di segmentazione, distinguendo l’acquirente ricreativo da
quello economico-funzionale. Entrambi assumono le proprie decisioni
d’acquisto secondo valutazioni di convenienza che seguono lo schema
classico costi-benefici: il costo dello shopping è principalmente
espresso in termini di tempo e risorse dedicate, mentre i benefici
consistono nel risparmio potenzialmente conseguibile a livello di
punto vendita, per gli acquirenti economici, e nella dimensione ludica
connessa all’attività di ricerca, per quelli ricreativi. Ciò accade perché
il consumatore “ricreativo” è più attratto dagli aspetti del punto
vendita che possono rendere l’attività di acquisto più piacevole e
divertente: la creatività e l’originalità dell’ambiente e del
merchandising, gli stimoli sensoriali, le attività ludiche e i momenti di
aggregazione sociale.
Le ricerche svolte sul tema rivelano che l’acquirente ricreativo,
rispetto a quello economico, è caratterizzato da un livello d’istruzione
inferiore, mostra una maggiore propensione agli acquisti d’impulso e
investe maggior tempo nell’attività di shopping, anche dopo aver
effettuato l’acquisto programmato5. Tale comportamento è
giustificato dal fatto che questa tipologia di acquirenti manifesta una
certa sensibilità alla ricerca di informazioni: di conseguenza, è
particolarmente coinvolto nel passaparola e giudica i mezzi
pubblicitari utili nell’orientare le proprie preferenze più di quanto non
5
Sotto il profilo socio-demografico e comportamentale, le ricerche svolte negli Stati Uniti rivelano che
l’acquirente ricreativo è prevalentemente di sesso femminile, appartiene al ceto impiegatizio e dedica il
proprio tempo libero allo svolgimento di attività fuori dalle mura domestiche, che comportano elevate
interazioni sociali (Belenger, Robertson, Greenberg, 1977; Bellenger, Korgaonkar,1980)
11
faccia l’acquirente economico. Rispetto a quest’ ultimo, inoltre,
mostra maggiore fedeltà alla marca (Williams, Slama, Rogers, 1985).
Nel consumatore ricreativo o edonistico emerge quindi, la
gradevolezza dell’attività di shopping che a volte può superare il
piacere che porterà l’eventuale atto di consumo. Spesso,
quest’attività diventa un’attività fine a se stessa, dove primario è
l’obiettivo di relax, distrazione e spettacolo che potrà concludersi
eventualmente con l’acquisto. Analizzando il sistema motivante
dell’acquirente con riferimento ai bisogni collegati alla sfera
emozionale, Tauber (1972) individua l’esigenza di autogratificazione,
di allontanamento dalla routine quotidiana e di stimolazione
sensoriale. Tali motivazioni sono simili a quelle proprie del consumo
di prodotti e servizi per il tempo libero; l’autogratificazione implica
che i processi d’acquisto sia di tipo automotivato, funzionale anche ad
alleviare la depressione. L’allontanamento dalla routine è connesso al
desiderio di trascorrere del tempo in un luogo piacevole e rilassante,
lontano dalla confusione e dallo stress. Infine, la ricerca di
stimolazioni sensoriali spiega l’importanza che alcuni individui
assegnano, alla musica e ad alcuni abbinamenti cromatici presenti
all’interno del punto vendita, che contribuiscono alla creazione di un
ambiente fuori dall’ordinario.
Partendo dal lavoro di Tauber (1972), Westbrook e Black (1985)
classificano i benefici ricercati nello shopping in tre categorie:
orientati al prodotto, esperienziali, e una combinazione dei
precedenti. Nel primo caso, la visita è motivata dalla necessità di
acquistare un prodotto o di ottenere informazioni utili per un futuro
acquisto, mentre, nel secondo, semplicemente dal piacere di trascorre
del tempo all’interno del punto vendita. Se si sposta l’attenzione dalla
tipologia di consumatori alla tipologia di motivazioni, è possibile
trovare un nesso tra il valore edonistico dello shopping e il suo valore
utilitaristico (Babin, Darden, Griffin, 1994), dove il valore edonistico,
12
inteso come ricerca di un beneficio soggettivo, emotivo, legato
all’esigenza di intrattenimento, si contrappone a quello utilitaristico e
funzionale, volto al raggiungimento dell’acquisto di un bene o
l’ottenimento di informazioni. La singola esperienza di acquisto,
quindi, può essere motivata da entrambi gli aspetti, da un mix di
piacere e utilità nel quale possono influire sia la generale
predisposizione di un individuo a vivere lo shopping come esperienza
rilassante o divertente sia le caratteristiche situazionali e ambientali,
in grado di rendere piacevole e coinvolgente l’esperienza di acquisto
nel suo complesso.
Il polisensualismo del consumatore
Il consumatore odierno sembra essere profondamente diverso
rispetto a quello appena descritto dagli approcci classici riguardo alle
sue decisioni d’acquisto; oggi, infatti, emerge una figura ben
delineata di consumatore, sempre più attento alla qualità e
all’estetica, capace di destreggiarsi in una vasta offerta di prodotti
valutando accuratamente vantaggi e servizi connessi. Tra le tendenze
che sembrano caratterizzare in maniera significativa il nuovo
consumatore nel corso degli ultimi anni, assume particolare rilievo il
“polisensualismo”, ossia il desiderio, la capacità, il gusto di trarre
piacere –in ogni atto di consumo e, più in generale, quasi in ogni
momento dell’esistenza- dall’intera gamma dei cinque sensi. L’uomo,
infatti, pur essendo dotato di una molteplicità di sensi, attraverso i
quali può relazionarsi al mondo e trarre piacere, ha finito per
utilizzarne soltanto alcuni. Le ragioni che, specie nella cultura
occidentale, hanno determinato il predominio della vista e dell’udito
rispetto agli altri sensi.