5
difformità dei criteri contabili adottati nella redazione dei bilanci delle imprese
europee determina infatti una loro scarsa comparabilità e, conseguentemente, una
notevole difficoltà per gli operatori economici di investire sulla base di informazioni
contabili così diverse. La mancanza di comparabilità ostacola e impedisce comunque a
qualsiasi soggetto interessato all’andamento di un’azienda di analizzare, confrontare
ed elaborare le informazioni presenti nel bilancio. L’elevata possibilità di incorrere in
valutazioni errate da parte di potenziali investitori esteri, dovuta alla difficoltà di
comprendere appieno le informazioni contenute in un bilancio redatto in base a
principi che non si conoscono, oltre a scoraggiare eventuali investimenti determina una
difficoltà per le imprese europee di reperire capitali al di là dei propri confini
nazionali.
L’utilizzo di principi contabili esclusivamente nazionali costituisce, quindi, un fattore
negativo e di ostacolo alla libera circolazione dei capitali e, in generale, alla creazione
di un mercato finanziario europeo efficiente e concorrenziale. La redazione e
l’elaborazione di serie di conti redatti secondo principi contabili diversi infatti
comporta per l’impresa un notevole aggravio di costi, creando contemporaneamente
una certa confusione tra i soci e i terzi interessati. Inoltre, i recenti fenomeni di
globalizzazione dell’economia e l’internazionalizzazione dei mercati hanno posto delle
nuove e irrinunciabili esigenze di confronto tra bilanci di aziende di diversi Paesi,
soprattutto nel caso delle multinazionali con sedi dislocate in più Stati. Da questo
deriva l’esigenza di seguire un processo di armonizzazione che riduca la variabilità
delle pratiche contabili dei vari Paesi, e quindi un processo di standardizzazione
finalizzato all’imposizione di regole che limitino al massimo tale variabilità. Questo
moltiplicarsi dei rapporti internazionali nel campo dell’economia e il progressivo
diffondersi di aziende operanti a livello transnazionale ha quindi determinato la
necessità per la Comunità Europea di emanare provvedimenti legislativi volti a
uniformare la normativa commerciale dei Paesi membri.
Per ovviare a questi problemi, si è intrapreso un lungo percorso che ha portato alla
riforma graduale degli ordinamenti contabili nazionali mediante l’introduzione di
6
norme che stabiliscono l’applicazione dei principi contabili di origine internazionale
nella redazione dei bilanci delle aziende europee
2
.
Il progetto è ambizioso, e serviva dunque un motivo molto forte per portare tali
principi su scala internazionale e applicarli in tutta la Comunità Europea. La ragione
principale della necessità di applicare a livello internazionale tali principi contabili è
data dallo scopo stesso del bilancio. Il bilancio è un documento che deve rappresentare
in maniera veritiera e corretta la situazione patrimoniale, economica e finanziaria di
una società
3
. L’applicazione dei principi contabili internazionali è dunque una scelta
inevitabile per assicurare la completa comprensione del bilancio da parte di tutti i suoi
destinatari, come ad esempio investitori, clienti, dipendenti, finanziatori, azionisti.
I tre principali obiettivi da raggiungere attraverso l’applicazione dei principi contabili
internazionali dunque sono:
1. Tutelare gli investitori attraverso un’effettiva comparabilità dei dati contabili
forniti dalle aziende
2. Garantire il funzionamento dei mercati di capitali mediante metodologie
contabili comuni che evitano distorsioni, causate da informazioni falsate
3. Assicurare ai destinatari di bilancio le informazioni necessarie per intraprendere
le decisioni economiche.
Le principali differenze di fondo con la normativa italiana
A partire dal 2005, numerose aziende italiane hanno presentato il proprio bilancio
secondo i nuovi principi contabili: tale data ha rappresentato un momento di svolta per
le imprese interessate.
Attualmente in Italia tali principi generali si informano infatti a criteri basati
prevalentemente sul principio cardine della “prudenza amministrativa” e sul criterio
giuridico-formale del bilancio secondo il Codice civile. La diversa impostazione tra Ias
e modello contabile italiano è infatti riscontrabile nell’applicazione dei postulati della
competenza e della prudenza: mentre il principio della competenza assume spesso nei
2
S. ANDOLINA, I nuovi principi…, p. 12-13
3
cfr. FONDAZIONE LUCA PACIOLI, Documento n. 13, Maggio 2002
7
documenti dello Iasb una posizione prevalente rispetto al principio della prudenza, nel
modello contabile italiano tale rapporto si capovolge. L’applicazione generalizzata del
principio della prevalenza della sostanza sulla forma che è alla base del bilancio Ias,
potrà comportare la non iscrizione in bilancio di beni mobili ed immobili regolarmente
acquistati con contratti validi ed efficaci
4
.
L’impianto normativo italiano e il sistema di principi Iasc presentano profonde
differenze, soprattutto a livello di principi fondamentali relativi agli obiettivi del
bilancio. Il passaggio chiave che deve essere affrontato a livello normativo è proprio il
fine da assegnare al bilancio, e anche i concetti di capitale e di reddito, in questo
contesto, appaiono profondamente diversi. Secondo la normativa italiana, il bilancio è
infatti uno strumento di informazione “garantista”, è cioè finalizzato a rappresentare in
modo prudente il patrimonio a disposizione dei soci ed il reddito loro distribuibile, ed
ha il suo limite principale nell’essere inquinato dalle disposizioni fiscali in materia.
L’impostazione italiana tende a dare del capitale una visione di tipo prettamente
patrimonialistico, ancorata ai concetti di proprietà, di rischio, di obbligazioni assunte
verso i terzi. Nella visione secondo gli Ias invece, il bilancio è lo strumento per la
valutazione della performance aziendale, utile a consentire agli operatori di prendere
corrette decisioni economiche. L’impostazione Iasc tende a individuare, nel
patrimonio dell’impresa, l’insieme di risorse economiche da essa gestite, a prescindere
quindi dal concetto della proprietà. Appare quindi evidente la differente impostazione
di fondo che assume l’informativa di bilancio nell’uno e nell’altro caso: da un lato un
approccio ispirato fondamentalmente a principi di prudenza, che tende ad evidenziare
il reddito distribuibile ed il patrimonio disponibile; dall’altro una filosofia improntata
alla valutazione della performance conseguita dall’impresa, strumentale a valutazioni
di tipo economico.
Gli Ias sono concepiti sostanzialmente come strumento dedicato alle società quotate e
alle grandi aziende ad azionariato diffuso, per cui il bilancio tende a mettere in
evidenza le “prospettive future di realizzare reddito”, e le potenzialità insite nel
sistema aziendale. I destinatari privilegiati del bilancio sono gli investitori e
conseguentemente sono previste molte informazioni integrative ai dati di bilancio al
4
cfr. B. FRIZZERA, Guida alla contabilità & bilancio, Il Sole 24 ore, 2007
8
fine di rendere il bilancio stesso un documento esplicativo dell’attività aziendale grazie
al quale gli utilizzatori siano in grado di assumere le proprie decisioni economiche.
Altra differenza di fondo è l’utilizzo del fair value (ovvero valutazione di mercato) per
la valutazione di attività non finanziarie per le quali non vi sia un mercato attivo dal
quale rilevare quotazioni attendibili, e questo per le immobilizzazioni materiali
introduce valori dotati di una certa variabilità, con un grado di attendibilità inferiore a
quelli basati su costi di acquisto comprovati da documentazione attendibile. Oltretutto,
l’applicazione su vasta scala dell’impairment test specie per le attività immateriali
richiede anche per le imprese non grandi una organizzazione a livello di contabilità
gestionale che prima non era necessaria.
Il reddito secondo l’impostazione Iasc è inoltre un “reddito prodotto” che quindi può
essere influenzato da ricavi o proventi non realizzati, dovuti all’impiego di valori
correnti per la valutazione delle attività. Si fa frequente ricorso alle attualizzazioni di
flussi finanziari, che rende incerto e variabile il loro valore, il quale dipende in misura
notevole dalla appropriatezza dei flussi finanziari previsti, dei tassi di attualizzazione
utilizzati e dalla variabilità dei tassi di mercato.
Un altro aspetto di fondo è rappresentato dal diverso modo di rappresentare i risultati
della gestione. Il Codice Civile infatti parla di “rappresentazione della situazione
patrimoniale, finanziaria e del risultato economico”, i principi Iasc si riferiscono
invece alla “situazione patrimoniale, al risultato economico e alle variazioni nella
struttura finanziaria”. La finalità del bilancio secondo i principi internazionali è quella
di fornire informazioni sulla situazione patrimoniale-finanziaria, sull’andamento
economico e sui cambiamenti di tale situazione che siano utili nel processo di
decisione economica per un’ampia serie di utilizzatori. Il riferimento dinamico
all’aspetto finanziario rappresenta quindi un ulteriore elemento di diversità fra
l’impostazione italiana e quella dello Iasc: si ammette infatti che la struttura
informativa su cui poggia il bilancio debba avvalersi di tre pilastri contabili,
rappresentati dallo stato patrimoniale, dal conto economico e dal “Rendiconto
finanziario”. Il rendiconto finanziario attualmente non è disciplinato in modo esplicito
dal Legislatore italiano: tale aspetto costituisce una lacuna rilevante rispetto
all’impostazione contabile internazionale, che invece affida al rendiconto finanziario
9
finalità informative autonome e di supporto rispetto agli altri documenti che
compongono il bilancio.
Applicazione in Italia
L’introduzione dei principi contabili internazionali nell’Unione europea ha la sua
origine nel regolamento (CE) n. 1606/2002, chiamato anche “regolamento Ias ”
5
. Tale
regolamento è di immediata applicazione negli Stati membri senza necessità di
adattamenti negli ordinamenti interni, e obbliga dal 1° gennaio 2005 le società quotate
alla redazione dei bilanci consolidati con l’utilizzo dei principi contabili internazionali
emessi dallo Iasb e omologati dalla Commissione europea. L’art. 5 del citato
Regolamento permette agli Stati membri di consentire o prescrivere l’adozione dei
medesimi principi contabili anche per i bilanci individuali di impresa delle società
quotate ed estende quindi la facoltà di applicazione anche ai bilanci consolidati o
individuali di qualunque altra impresa.
Tale facoltà ha trovato attuazione nel nostro Paese con il decreto legislativo 28
febbraio 2005 n. 38, che ha precisato le tipologie di società del nostro Paese che sono
obbligate o hanno facoltà di applicare i principi contabili internazionali per la
redazione del bilancio d’esercizio e del bilancio consolidato a partire dall’esercizio
2005. Innanzitutto, l’obbligo di redigere bilanci consolidati conformi agli Ifrs a
decorrere dell’esercizio 2005 è rivolto anche a tutte le società aventi strumenti
finanziari diffusi tra il pubblico, anche se non quotati in mercati regolamentati italiani.
La redazione del bilancio consolidato in osservanza dei principi contabili
internazionali è poi consentita (ma non obbligata) alle società controllate e collegate
incluse nei bilanci consolidati di un’impresa tenuta alla redazione del bilancio
consolidato secondo gli Ifrs. La medesima facoltà è altresì concessa a qualunque
impresa tenuta alla redazione del bilancio consolidato, con lo scopo di incoraggiare
l’uso dei principi contabili.
Relativamente ai bilanci individuali d’impresa, sono obbligate all’utilizzo dei principi
contabili internazionali a decorrere dall’esercizio 2006, mentre per il 2005 era solo una
5
cfr. FONDAZIONE LUCA PACIOLI, Documento n. 23, Luglio 2005
10
facoltà, tutte le società già tenute alla redazione dei bilanci consolidati Ifrs, fatta
eccezione per le imprese assicurative.
Le società di minori dimensioni, che ricadono nei parametri dell’art. 2435-bis c.c., non
sono invece legittimate a redigere il loro bilancio d’esercizio o consolidato secondo i
principi contabili internazionali, né sono comprese fra quelle oggetto del futuro
decreto ministeriale. Il motivo è che si presume che gli Ifrs siano un corpo complesso e
sofisticato di norme e pertanto si è dubbiosi sulla possibilità di un loro efficace utilizzo
da parte di imprese di modeste dimensioni, presumibilmente non dotate di idonee
strutture amministrativo-contabili.
TABELLA DI SINTESI SULL’APPLICAZIONE DEI PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI
Bilancio
Consolidato
Bilancio individuale
Società quotate OBBLIGO DAL 2005 FACOLTA’ NEL 2005
OBBLIGO DAL 2006
Società che emettono strumenti finanziari OBBLIGO DAL 2005 FACOLTA’ NEL 2005
OBBLIGO DAL 2006
Banche, società finanziarie, Sim, capogruppo
di gruppi bancari
OBBLIGO DAL 2005 FACOLTA’ NEL 2005
OBBLIGO DAL 2006
Assicurazioni quotate OBBLIGO DAL 2005 OBBLIGO DAL 2006
Assicurazioni non quotate OBBLIGO DAL 2005 NO
Società controllate, collegate, joint venture FACOLTA’ DAL 2005 FACOLTA’ DAL 2005
Società che redigono il consolidato FACOLTA’ DAL 2005 FACOLTA’ DAL 2005
Altre società che non redigono il bilancio in
forma abbreviata
non si applica il
consolidato
FACOLTA’ FUTURA
Società che redigono il bilancio in forma
abbreviata
NO NO
La tabella mostra quali categorie di imprese sono tenute alla redazione del bilancio
secondo gli Ias/Ifrs a seconda che siano soggette anche a consolidato o meno. Come si
può notare, il bilancio consolidato rappresenta l’ambito di più vasta applicazione degli
Ias, mentre per il bilancio individuale è stata concessa una dilazione temporale per
consentire una fase di sperimentazione. In ogni caso vi è la tendenza all’estensione
dell’applicazione dei principi contabili internazionali per la maggior parte delle
imprese italiane, ad esclusione soltanto delle piccole imprese per le quali non si
ritengono idonei gli Ias a causa della complessità del sistema contabile che essi
richiedono.
11
Normativa di riferimento
Il sistema contabile italiano ha come riferimento i principi emessi dall’Oic,
l’Organismo Italiano di Contabilità. L’Oic è una fondazione costituita nel 2001 con lo
scopo di costituire uno “standard setter” nazionale in materia di contabilità. Alla
stipula dell’atto costitutivo hanno partecipato come fondatori le organizzazioni
rappresentative delle principali categorie di soggetti privati interessate alla materia.
Come missione, la fondazione ha lo scopo di predisporre i principi contabili per la
redazione dei bilanci d’esercizio e consolidati delle imprese, delle aziende non profit e
delle amministrazioni pubbliche nazionali e locali.
Riguardo all’introduzione dei principi contabili internazionali svolge un ruolo
importante come collaborazione al Legislatore nazionale nell’emanazione delle norme
in materia contabile e connesse al fine di favorire un rapido e puntuale adeguamento
della disciplina in materia di bilancio alle direttive europee e ai principi contabili
internazionali omologati dalla Commissione Europea.
Fin dalla sua costituzione l’Oic ha svolto un’attività consultiva nei confronti di
organismi contabili internazionali e nei confronti del Legislatore nazionale, e
un’attività interpretativa di specifici provvedimenti legislativi. Nel dettaglio, l’Oic
collabora ed ha predisposto delle note di commento ai documenti di lavoro elaborati
dallo Iasb e dall’Ifric, i due organismi di elaborazione dei principi contabili
internazionali
6
.
I principi contabili internazionali hanno come fonte normativa l’International
Accounting Standards Committee (IASC), ora denominato International Accounting
Standards Board (IASB) è l’organismo responsabile dell’emanazione dei principi
contabili internazionali. Lo Iasc è stato originariamente fondato a Londra nel 1973
come istituzione privata tra le maggiori associazioni professionali di vari Paesi come
Australia, Stati Uniti, Canada, Messico, Giappone, Francia, Germania e Regno Unito.
Oggi conta più di cento Paesi associati, tra cui l’Italia, e nel 2000 a conclusione di un
lungo processo di ristrutturazione, l’ente ha modificato la propria denominazione in
Iasb, con una struttura nuova capace di coinvolgere nell’elaborazione degli standard
6
Tratto dal sito ufficiale dell’Oic
12
anche investitori, analisti finanziari, esponenti del mondo accademico e
imprenditoriale.
I principi contabili emanati dallo Iasc mantengono tuttora l’originaria denominazione
di International Accounting Standards (Ias ), mentre i principi approvati a partire dal
2001 dallo Iasb assumono la nuova denominazione di International Financial
Reporting Standards (IFRS).
Riguardo alle immobilizzazioni immateriali, e per quanto riguarda il sistema contabile
italiano, occorre prendere a base sia quanto disposto dal Codice civile (artt. 2424 e
2424-bis, 2426, 2427 c.c.; per il diritto d’autore gli artt. 2575-2577 c.c.; per i diritti di
brevetto industriale gli artt. 2584-2594 c.c.) che dal principio contabile nazionale Oic
24. I principi contabili internazionali trattano le immobilizzazioni immateriali
soprattutto nello Ias 38 “Attività immateriali”. E’ da notare il fatto che qualora un altro
principio preveda disposizioni più specifiche per il trattamento contabile di particolari
immobilizzazioni immateriali, le imprese devono adottare tali norme invece dello Ias
38.
Riguardo invece le immobilizzazioni materiali, si prende a base, oltre alle norme del
Codice civile, l’Oic 16. Per la definizione di immobilizzazione si fa riferimento alla
definizione generale contenuta nell’art. 2424 c.c., mentre per la valutazione delle
immobilizzazioni materiali si fa riferimento sempre all’art. 2426 c.c. A differenza delle
immobilizzazioni immateriali, lo Iasb non prevede un’apposita disciplina contabile per
le immobilizzazioni materiali. I principali documenti dedicati dallo Iasb a tale genere
di immobilizzazione sono lo Ias 16 “Immobili, impianti e macchinari” e lo Ias 40
“Investimenti immobiliari”.
Infine per quanto riguarda le immobilizzazioni finanziarie, occorre prendere a base
quanto disposto dal Codice civile negli artt. 2424 e 2426 c.c.; per le partecipazioni
immobilizzate gli artt. 2359 e 2424-bis c.c.; per le informazioni di nota integrativa gli
artt. 2426, 2427 e 2428 c.c.; per le azioni proprie gli artt. 2357 e 2357-bis. Inoltre
occorre prendere a base sia il principio contabile nazionale Oic 20 per quanto attiene ai
principi contabili che riguardano il sistema a valori storici per la rilevazione di
partecipazioni, altri titoli e azioni proprie, sia il principio contabile nazionale Oic 21,
per quanto riguarda i criteri di rappresentazione e di valutazione delle partecipazioni
13
col metodo del patrimonio netto e anche per le informazioni complementari richieste
dal metodo stesso. Per i principi contabili internazionali invece non è presente una
disciplina appositamente dedicata alle immobilizzazioni finanziarie. Si fa riferimento
piuttosto al più vasto campo degli strumenti finanziari, che sono trattati dallo Ias 28
“Contabilizzazione in collegate”, dallo Ias 32 “Strumenti finanziari: esposizioni nel
bilancio e informazioni integrative”, dallo Ias 39 “Strumenti finanziari: rilevazione e
valutazione”, e dall’Ifrs 7 “Strumenti finanziari: informazioni integrative”.
Oggetto del lavoro
I principi contabili internazionali rappresentano la più grossa novità in materia
contabile degli ultimi tempi, e pertanto ho ritenuto interessante approfondire alcuni
aspetti della loro applicazione su quella parte del bilancio che in Italia è considerata
strategica: le attività immobilizzate.
Dopo aver brevemente introdotto i principi contabili internazionali nel loro complesso,
descrivendone la storia e le finalità, l’analisi si sposta sull’applicazione concreta di
alcuni di questi principi sul bilancio d’impresa, mettendola a confronto con la prassi
contabile italiana ed evidenziandone similitudini e differenze.
Ogni capitolo tratta una specifica classe di immobilizzazioni, seguendo l’ordine di
esposizione in bilancio che vede prima le immobilizzazioni immateriali, quindi quelle
materiali e poi quelle finanziarie. In ogni capitolo vengono illustrati i principi contabili
italiani relativi alla classe e la loro applicazione, e i corrispondenti principi contabili
internazionali.
Siccome la materia oggetto del lavoro è costituita da principi contabili aventi un valore
normativo, tutti gli studi fanno riferimento alle fonti normative comunitarie e nazionali
fornite dagli organismi contabili. La bibliografia fa quindi riferimento principalmente
sui documenti emessi da tali organismi, come l’Oic e lo Iasb, e così gran parte della
letteratura sulla materia poggia sull’interpretazione (e anche sulla traduzione) dei
principi forniti dagli stessi organismi che li hanno emessi.