III
Questo lavoro parte proprio da questa constatazione, cercando di analizzare in
che modo i mass media sono diventati protagonisti nella produzione e nella
diffusione di comunicazione politica e in che modo ciò ha influenzato la stessa
comunicazione politica dei partiti.
Nel primo capitolo verranno tracciati sinteticamente i confini dell’argomento
e proposto un breve excursus storico della comunicazione politica. Inoltre verranno
definiti gli attori fondamentali della comunicazione politica e i principali modelli di
interazione tra i partiti e i mass media.
Nel secondo capitolo verranno messi in luce gli effetti causati dall’influenza
dei mass media sullo stile e sul contenuto della comunicazione politica dei partiti,
nonché gli effetti sullo stesso partito come organizzazione.
Nel terzo capitolo, infine, verrà posto l’accento sul momento più rilevante
della comunicazione politica dei partiti, vale a dire la campagna elettorale. Verrà
sottolineata l’evoluzione delle campagne elettorali in relazione alla nascita e
all’evoluzione dei mass media, con un’attenzione particolare ai formati delle
campagne elettorali in televisione e su Internet.
Il lavoro rivolge la sua attenzione sulla comunicazione politica nelle
democrazie occidentali, concentrandosi sul sistema politico e mediale italiano, che ci
tocca più da vicino, e su quello statunitense, che rappresenta il punto di origine e di
diffusione negli altri paesi di tutte le innovazioni in questo campo.
1
CAPITOLO I
IL CAMPO DELLA COMUNICAZIONE POLITICA
1. Nascita ed evoluzione della comunicazione politica
1.1 Cos’è la comunicazione politica
Mazzoleni definisce la comunicazione politica come ‹‹lo scambio e il
confronto dei contenuti di interesse pubblico-politico prodotti dal sistema politico,
dal sistema dei media e dal cittadino-elettore››
1
. Per stessa ammissione dell’autore,
questa definizione riesce a contenere i fattori del processo della comunicazione
politica (emittenti/attori, contenuti dello scambio, destinatari), ma ‹‹non fa giustizia
completa della estrema complessità del fenomeno della comunicazione politica››
2
.
Infatti la comunicazione politica ‹‹rimanda alla natura stessa del processo politico,
alla sua creazione di simboli, alle sue interrelazioni con altri soggetti››
3
. Inoltre si
devono considerare le profonde trasformazioni che hanno interessato il sistema
politico in tutte le democrazie occidentali negli ultimi quaranta anni. A questo si
devono aggiungere la numerosità e la diversità delle discipline coinvolte nello studio
del fenomeno: la politologia, la sociologia, la scienza dell’opinione pubblica, le
scienze della comunicazione, la psicologia, la linguistica, la semiotica. Questa
polivalenza del fenomeno della comunicazione politica spiega le molte
concettualizzazioni elaborate dalle diverse prospettive: i politologi, ad esempio,
1
G. Mazzoleni, La comunicazione politica, Il Mulino, Bologna 1998, p. 34.
2
Ibidem.
3
S. Bentivegna, Comunicare in politica, Carocci, Roma 2001, p.11.
2
hanno privilegiato gli aspetti collegati con le dimensioni sistemiche della sfera
politica. Al contrario, gli esperti di comunicazione delle varie scuole di pensiero e di
ricerca (psicologica, sociologica, massmediologica) hanno evidenziato il versante
relazionale. Osserva Mazzoleni:
‹‹È un fatto ormai riconosciuto da molti politologi che la scienza politica per
decenni ha sostanzialmente trascurato nelle sue categorie interpretative dei fenomeni
politici la variabile comunicazione (di massa e interpersonale), salvo qualche rara
eccezione. Ed è un fatto altrettanto accettato che le scienze del comportamento anche
quando hanno investigato sui fenomeni rientranti nei confini della politica hanno
trascurato le variabili sistemiche››
4
.
A causa della molteplicità di prospettive, non esiste una sistemazione
onnicomprensiva del fenomeno della comunicazione politica. I tentativi di
sistematizzazione sono parziali, perché si concentrano inevitabilmente su un aspetto
della questione, anche se non trascurano necessariamente gli altri.
‹‹Non essendoci, infatti, una definizione univoca di cosa sia la comunicazione,
così come essendo difficile pensare la politica come ad un ambito chiuso e circoscritto,
ognuno coltiva la propria idea dell’oggetto cui l’espressione “comunicazione politica” si
riferisce. Probabilmente molti focalizzeranno maggiormente l’attenzione sul momento
elettorale, altri sugli aspetti mediatici, altri sul linguaggio dei politici, altri ancora
sull’immagine del singolo leader. Così il tentativo di racchiudere il concetto di
comunicazione politica entro rigidi confini definitori sembrerebbe, oggi più che in
passato, un mero e riduttivo esercizio scolastico››
5
.
I più recenti ed interessanti contributi alla comprensione del fenomeno sono, in
ordine cronologico, quelli di Wolton, di Nimmo e Swanson, di Gerstlé, di McNair
6
.
Wolton sottolinea gli intrecci tra il campo della comunicazione politica e quello
4
G. Mazzoleni, La comunicazione politica, cit., p. 38.
5
F. Pira, Comunicazione politica: come nasce e come cresce, in F. Pira e L. Gaudiano (a cura di), La
nuova comunicazione politica. Dal volantino al Blog, dalla radio a Second Life: strumenti, strategie e
scenari, FrancoAngeli, Milano 2007, p. 20.
6
Essi definiscono la comunicazione politica muovendo da prospettive e tradizioni diverse: Wolton e
McNair sono sociologi della comunicazione, Nimmo, Swanson e Gerstlé sono di formazione politologica.
3
dello spazio pubblico. La comunicazione politica, secondo Wolton, è ‹‹lo spazio dove
si scambiano i discorsi contraddittori dei tre attori che hanno la legittimità di
esprimersi pubblicamente sulla politica e che sono gli uomini politici, i giornalisti e
l’opinione pubblica attraverso i sondaggi››
7
. Inoltre la disciplina ‹‹comprende lo studio
del ruolo della comunicazione nella vita politica nel senso più lato, includendo i media,
i sondaggi d’opinione, il marketing politico e la pubblicità, con particolare enfasi sui
periodi elettorali››
8
. In un intervento del 1995, Wolton ridimensiona il ruolo della
comunicazione politica: ‹‹il processo attraverso il quale, in un determinato arco di
tempo, si distinguono tra numerosi possibili argomenti i temi attorno ai quali avviene
lo scontro politico››, perché altrimenti ‹‹se tutto è politico, non c’è più comunicazione
politica poiché tutto è comunicazione politica!››
9
.
Descrivendo la situazione attuale della disciplina, Nimmo e Swanson
sostengono che si è passati da una fase di diversificazione ad una di frammentazione.
Questa frammentazione può trovare una ricomposizione, secondo i due studiosi,
dall’impegno a trovare risposte ad un nucleo di questioni cruciali riguardanti i
rapporti tra media e politica. La questione, posta in questi termini, non rimanda più al
tentativo di definire cos’è la comunicazione politica ma, piuttosto, allo sforzo di
rintracciare tutte le problematiche connesse al rapporto tra media e politica
10
. ‹‹La
trama unitaria della disciplina viene cioè fatta dipendere dall’esistenza di un grappolo
di problematiche cruciali sui rapporti tra comunicazione e politica piuttosto che dalla
messa a punto di un framework teorico onnicomprensivo››
11
.
Gerstlé sottolinea che ‹‹la comunicazione impregna l’intera attività politica a
tal punto che quasi tutti i comportamenti politici implicano un ricorso ad una qualche
7
D. Wolton, La communication politique: construction d’un modèle, in “Hermès”, n. 4, 1989, p. 28
(citato in G. Mazzoleni, La comunicazione politica, cit., pp. 35-36).
8
D. Wolton, Political Communication: The Construction of a Model, in “European Journal of
Communication”, n. 5, 1990, pp. 10-11 (citato in F. Amoretti, La comunicazione politica.
Un’introduzione, Carocci, Roma 2003, p. 12).
9
D. Wolton, La communication politique: construction d’un modèle, in “Hermès”, 17-18, 1995, p.
111 (citato in G. Mazzoleni, La comunicazione politica, cit., p. 36).
10
Cfr. D. Swanson e D. Nimmo (a cura di), New Directions in Political Communication, Sage,
Newbury Park, Calif. 1990.
11
F. Amoretti, La comunicazione politica. Un’introduzione, cit., p. 13.
4
forma di comunicazione››
12
. Secondo il politologo francese, la comunicazione
politica è meglio definibile attraverso le sue principali dimensioni: pragmatica,
simbolica e strutturale. Nella prima dimensione la comunicazione politica ha il suo
utilizzo nell’interazione tra emittente e ricevente, per persuadere, convincere,
sedurre, informare, comandare, negoziare, dominare. Nella dimensione simbolica la
comunicazione passa attraverso l’utilizzo dei riti e dei simboli. Nella terza
dimensione, strutturale, la comunicazione politica è quella che transita sui canali
istituzionali, di organizzazioni, sui canali mediali e su quelli interpersonali.
Infine McNair, partendo da una prospettiva secondo la quale tutta la
comunicazione sia finalizzata, definisce la comunicazione politica intorno ai tre
elementi che compongono il flusso comunicativo: l’emittente (‹‹tutte le forme di
comunicazione usate da esponenti politici e altri attori politici per il conseguimento
di determinati obiettivi››), il ricevente (‹‹la comunicazione rivolta a quegli attori da
soggetti non politici quali gli elettori e i giornalisti››), e il messaggio (‹‹la
comunicazione su di essi e sulle loro attività, contenuta nelle notizie, editoriali e altre
forme di dibattito giornalistico››
13
).
1.2 L’evoluzione storica
‹‹La storia della comunicazione politica inizia nello stesso momento in cui la
filosofia greca comincia a riflettere sul potere, sull’autorità, sulla democrazia. Per la
prima volta nel mondo occidentale viene posto e discusso il problema dei rapporti
politici tra membri di una comunità, e dunque per la prima volta si tocca il problema
della comunicazione tra gli stessi membri, tra i vari strati sociali che compongono la
polis››
14
.
12
J. Gerstlé, La communication politique, Puf, Paris 1992, p. 4 (citato in G. Mazzoleni, La
comunicazione politica, cit., p. 37).
13
B. McNair, An Introduction to Political Communication, Routledge, London 1995, p. 4 (citato in G.
Mazzoleni, La comunicazione politica, cit., p. 37).
14
G. Mazzoleni, La comunicazione politica, cit., p. 14.
5
I pensatori greci non usavano mai il termine di comunicazione politica, ma
nell’analisi della realtà politica del loro tempo era ben presente il tema dell’effetto
del discorso persuasorio sul pubblico dei cittadini. Le tecniche della retorica
venivano applicate anche alla politica, l’attività più significativa della vita della polis.
‹‹Pur non negando il valore della violenza (che condannano), i pensatori greci
attribuiscono alla dialettica, alla retorica, alla sofistica un ruolo fondamentale nel
determinare la qualità e la direzione dei rapporti di forza e della lotta per il potere
nella società››
15
.
‹‹Platone rappresentava l’intima convinzione greca che il governo si fondi, in
ultima analisi, sulla persuasione e non sulla forza e che le sue istituzioni esistano per
convincere e non per costringere. […] La libertà del cittadino dipende dal fatto che egli
ha una capacità razionale di convincere e di essere convinto nei rapporti liberi e sciolti
con i suoi consimili››
16
.
Attraverso queste arti della comunicazione i cittadini si scontravano,
discutevano, decidevano, cioè facevano politica.
‹‹Si è calcolato che ogni anno un cittadino su sei dovesse partecipare in
qualche modo al governo, anche se questa partecipazione non si riduceva che al compito
di giurato. E se non ricopriva cariche, poteva partecipare dieci volte all’anno alla
discussione di questioni politiche nell’assemblea generale dei cittadini. La discussione,
formale o non formale, di materie pubbliche, era uno dei principali piaceri e dei
maggiori interessi della sua vita››
17
.
Si può dunque affermare che la comunicazione politica, come forma di
interazione politica, precede la stessa riflessione sul suo utilizzo.
Nell’antica Roma, durante il periodo della Repubblica, quando il governo era
retto da magistrati eletti dal popolo, si trovavano altri esempi di una forma
embrionale di comunicazione politica. Non vi è dubbio che si trattasse di un periodo
15
Ivi, p. 15.
16
H. Sabine, Storia delle dottrine politiche, Etas, Milano 2003, p. 15.
17
Ivi, p. 11.
6
di grandi scontri armati tra fazioni per il potere, ma si assisteva anche ad una
straordinaria intensificazione dell’attività politica. ‹‹La testimonianza dei documenti
conservatisi fino ad oggi fa pensare che proprio le numerose elezioni, a Roma, come
nelle province periferiche, abbiano spinto all’elaborazione di sofisticate tecniche di
comunicazione delle campagne elettorali, miscelando le regole della retorica e della
dialettica di origine greca alle arti della persuasione di tipo clientelare, più consone
alla tradizione romana››
18
.
È a quella esperienza che risalgono termini diventati di uso comune
nell’epoca moderna, come, ad esempio, candidato
19
o comizio
20
.
Dalla nascita dell’Impero fino alla fine delle monarchie assolute, la
democrazia elettorale ha vissuto una lunghissima parentesi oscura, con brevi
parentesi nelle città libere nel Nord Europa e nei Comuni in Italia. In quel periodo
non esistevano voci libere, soffocate dai governi dispotici, e l’unico tipo di
comunicazione esistente era il sistematico controllo e manipolazione della cultura e
dell’informazione.
Soltanto dopo la Rivoluzione americana e la Rivoluzione francese si è
assistito alla ripresa di forme di comunicazione politica. Si è diffuso anche un
giornalismo libero, sottratto alle censure dei regimi assolutistici, schierato sempre più
spesso al fianco dei partiti e le fazioni in lotta tra loro. ‹‹In questo senso, il più grande
laboratorio della comunicazione politica moderna sono stati gli Stati Uniti, paese in
cui la stabilità delle istituzioni democratiche e l’ampia libertà goduta dal sistema
dell’informazione e della comunicazione hanno senza dubbio giovato allo sviluppo
interno e poi all’esportazione di modelli complessi ed avanzati di comunicazione
politica››
21
. In Europa, invece, il XIX secolo è stato ancora teatro di grandi
rivolgimenti politici. La democrazia faticava a consolidarsi e doveva lottare contro i
18
F. Pira, Comunicazione politica: come nasce e come cresce, in F. Pira e L. Gaudiano (a cura di), La
nuova comunicazione politica, cit., p. 18.
19
Il termine deriva dall’usanza, nell’antica Roma, di indossare una toga bianchissima da parte di chi
partecipava all’elezione ad una carica pubblica.
20
Nella Roma antica, il comizio era un’assemblea popolare convocata dai supremi magistrati, ad es. il
comizio curiato, il comizio centuriato, il comizio tribuno.
21
F. Pira, Comunicazione politica: come nasce e come cresce, in F. Pira e L. Gaudiano (a cura di), La
nuova comunicazione politica, cit., p. 19.
7
tentativi di restaurazione degli antichi privilegi e di instaurazione di nuovi
assolutismi.
Si è dovuto attendere il XX secolo per poter parlare di comunicazione politica
in senso pieno, sempre a partire dagli Stati Uniti. ‹‹L’entrata dei mass media nella
vita politica americana risale ai primi del novecento, con la grande mobilitazione,
allora promossa dalla carta stampata, in favore delle democrazie liberali durante la
prima guerra mondiale. Nel periodo tra le due guerre assume rilevanza straordinaria
la radio, che diventa un potente strumento di propaganda politica, capace di entrare
nelle case e nella vita di milioni di persone››
22
. Gran parte dell’Europa, invece,
devastata anche nelle istituzioni politiche dai due conflitti mondiali, avrebbe dovuto
attendere la metà del secolo. ‹‹I regimi totalitari, però, sono i primi a scoprire le
potenzialità dei grandi mezzi di diffusione in vista dell’indottrinamento delle masse,
e a farne degli strumenti monopolistici di consenso. Bisogna evitare, tuttavia, i luoghi
comuni che circoscrivono il fenomeno della propaganda all’interno di particolari
contesti storico-politici. […] Alla propaganda sono ricorsi tutti i governi, da quelli
autoritari a quelli liberali››
23
. Con il consolidamento dei governi democratici e la
nascita dei mezzi di comunicazione di massa, il cinema, la radio, più tardi la
televisione, e negli anni più recenti la nascita dei nuovi media, la televisione
satellitare, quella cablata e Internet, si è avuto lo sviluppo e la maturazione di tutte le
forme e gli strumenti applicabili alla politica. Oggi difficilmente la politica può
prescindere dai mass media, in particolare dalla televisione.
22
R. Fischetto, L’agire comunicativo nell’età dei media, in M. Morcellini (a cura di), Elezioni di TV.
Televisione e pubblico nella campagna elettorale ’94, Costa&Nolan, Genova 1995, p. 218.
23
C. Durante, Dalla propaganda militare alla pubblicità elettorale, in R. Savarese (a cura di),
L’americanizzazione della politica in Italia. Tv ed elezioni negli anni Novanta, FrancoAngeli, Milano
1996, p. 28.
8
‹‹Con la televisione, in particolare, è possibile non solo raggiungere più
persone, ma farsi comprendere anche dalle meno istruite e da coloro che parlano lingue
diverse. Si produce così un cambiamento significativo del linguaggio e, più in generale,
della comunicazione elettorale che si affida sempre più al linguaggio analogico (cioè
quello non verbale, che impiega i gesti, le posture, l’espressione del viso,
l’abbigliamento, i colori e la musica di sottofondo) e alle componenti interazionali››
24
.
Nell’era della comunicazione di massa, il rapporto tra politica e
comunicazione ha raggiunto livelli di necessità e interdipendenza altissimi. ‹‹Se
rimane sempre ampia la zona oscura degli arcana imperii anche nella politica delle
democrazie pluraliste e di massa, si è fortemente ridotto lo spazio non comunicativo
della dinamica e della dialettica politica››
25
.
È stato in particolare con la diffusione della televisione, negli anni ’50 e ’60, che
si è avuta una fortissima accelerazione dello sviluppo della comunicazione politica,
dando vita alla progressiva mediatizzazione della politica. ‹‹Uno dei fenomeni più
rilevanti a cui oggi assistiamo è costituito dalla mediatizzazione della politica: spettacolo
permanente sotto l’occhio delle telecamere, con i suoi protagonisti compiaciuti e
compiacenti nei loro confronti, la politica sta abbandonando alcune sue modalità
tradizionali di comunicazione per sintonizzarsi sempre più – quasi in tendenza
simbiotica – con le esigenze della televisione››
26
. La possibilità di raggiungere milioni di
persone ha rappresentato una vera e propria svolta nel modo di comunicare dei partiti,
mentre l’indebolimento dei legami ideologici li trasformava in “partiti piglia-tutto”.
‹‹L’attenzione alla comunicazione politica si è comunque rafforzata da quando si è
cominciato a osservare una riduzione del voto di “appartenenza” e una parallela crescita
dell’elettorato cosiddetto “di opinione”. In questa situazione, l’attenzione ai media è
certamente cresciuta, data la loro influenza nella formazione di quelle opinioni. Mentre i
giornali di partito declinano fino spesso a scomparire, i partiti devono sempre più
rivolgersi a mezzi di comunicazione di massa a loro esterni, se non ostili››
27
. Il ricorso al
mezzo televisivo per entrare in contatto con i cittadini, tuttavia, ‹‹imponeva regole e
24
R. Savarese (a cura di), L’americanizzazione della politica in Italia, cit., p. 10.
25
G. Mazzoleni, La comunicazione politica, cit., p.7.
26
L. Cheli, P. Mancini, G. Mazzoleni, G. Tinacci Mannelli, Elezioni in TV: dalle tribune alla
pubblicità. La campagna elettorale del 1987, FrancoAngeli, Milano 1989, p. 9.
27
D. Della Porta, I partiti politici, Il Mulino, Bologna 2001, p. 116.
9
codici comunicativi non sempre del tutto compatibili con quelli propri della politica. Si
pensi, ad esempio, ai tempi veloci e frammentati della comunicazione televisiva a
confronto con quelli più lenti che accompagnano il fluire di un ragionamento politico
che vuole coinvolgere l’interlocutore››
28
. Col tempo i partiti hanno imparato a sfruttare il
nuovo mezzo, adattandosi alle sue regole.
‹‹Infatti, non si tenta più di trasferire automaticamente il discorso politico nel
mezzo televisivo, pensando che l’unica differenza con la piazza, il cinema o il centro
culturale sia costituita dalle dimensioni dell’audience. E, ancora, non si prende più in
considerazione il mezzo televisivo o, in generale, il mondo giornalistico solo in
relazione a scadenze precise o ad eventi di un certo rilievo. Il riferimento al sistema dei
media è divenuto centrale già nella fase di pianificazione delle campagne››
29
.
La successiva diffusione di nuove tecnologie, come i collegamenti via cavo e
via satellite, ha fatto nascere nuovi canali tematici accanto alla televisione
generalista, offrendo la possibilità di seguire trasmissioni provenienti da tutto il
mondo. La nascita e la diffusione di Internet, invece, ha creato nuove reti di
relazioni, rivoluzionando il modo di comunicare.
‹‹Il risultato di questo processo di accrescimento additivo è l’esistenza di una
pluralità di canali potenzialmente disponibili che costituiscono una sorta di gigantesca
ragnatela. Accade spesso di sentire ripetuta alla radio una notizia che avevamo letto sul
quotidiano e che ci verrà riproposta qualche ora dopo alla televisione o sui notiziari
diffusi via Internet, e viceversa. I diversi canali sono poi legati tra di loro in una sorta di
gioco degli specchi: radio e televisione ci propongono regolarmente la rassegna della
stampa; i giornali commentano i programmi della televisione e ci segnalano i siti di
Internet; e in questi ultimi troviamo poi sistematici riferimenti agli altri media, o
addirittura riprodotte versioni elettroniche dei quotidiani. Insomma, informazioni e
commenti si inseguono e rimbalzano da un canale all’altro con effetti di ripetitività
mitigata solo dalle diverse caratteristiche di ciascuna delle fonti››
30
.
28
S. Bentivegna, Politica e nuove tecnologie della comunicazione, Laterza, Roma-Bari 2002, p. 10.
29
S. Bentivegna, Al voto con i media. Le campagne elettorali nell’età della TV, La Nuova Italia
Scientifica, Roma 1997, p. 10.
30
G. Sani (a cura di), Mass media ed elezioni, Il Mulino, Bologna 2001, p. 11.