V
Introduzione
Le notizie, d’altra parte, quando appaiono sulla carta stampata sono già vecchie e superate,
al massimo possono far rumore ancora per un paio di giorni grazie all’intervento dei
ritardatari, ma niente di più. Qualche spunto maggiore lo offrono talvolta i reports delle
istituzioni finanziarie più serie, che sono il frutto di valutazioni ponderate e che, per loro
natura, vengono ad alimentare lo stesso processo da queste proposto. La controindicazione
è che qualche volta i suggerimenti dei reports possono non essere del tutto obiettivi o
possono essere determinati forzatamente da situazioni contingenti. Si pensi ad una
situazione di forte rialzo, e alla necessità per gli uffici studi delle istituzioni finanziarie di
alzare i target dei vari titoli prima ancora, e non dopo, di trovare una giustificazione agli
obiettivi di prezzo indicati.
Le soffiate, quelle vere, invece, le possono dare solo gli insider, con gli effetti giuridici che
la diffusione delle notizie provocherebbe. Non da escludere che grosse istituzioni
finanziarie (Sim, Banche, Società di gestione) possano essere in possesso di notizie
qualificate di qualche utilità, ma allora la notizia si trova, diciamo, a metà strada tra la
riservatezza e la diffusione. La valuta interessata, con ogni probabilità, ha già cominciato a
manifestare dei movimenti anomali che possono essere già stati colti con un’attenta analisi
anche da chi non è in possesso della notizia.
Passando alle tecniche operative, queste costituiscono l’arma di chi vuole operare
razionalmente per conseguire profitti costanti non soggetti all’erraticità dei mercati. Si
rinuncia a degli extra-profitti connessi talvolta ad un atteggiamento disinvolto, ma si ha la
quasi certezza di non incorrere nelle catastrofi alle quali quello stesso atteggiamento prima
o poi inevitabilmente conduce.
La tecnica, inoltre, non esclude necessariamente la possibilità di beneficiare dei metodi più
empirici prima elencati, semmai, costituisce uno strumento per sottoporli ad un vaglio di
verosimiglianza.
Nell’ambito delle tecniche operative s’inserisce l’annosa, ma ormai pressoché
universalmente definita, questione della competizione tra analisi tecnica e analisi
2
fondamentale e, come se non bastasse, ha fatto da qualche tempo apparizione tutta una
serie di tecniche sperimentali ispirate all’intelligenza artificiale.
Individuati i principi che possono caratterizzare il tipo d’approccio alla borsa e i metodi di
lavoro che ci devono accompagnare nelle decisioni, è ora possibile tracciare uno schema
del percorso che occorre seguire per dare efficacia agli interventi sul mercato.
2
Un più dettagliato confronto tra AT e AF sarà realizzato nel capitolo 1.1.2.
VI
Introduzione
E’ bene, in proposito, fare qualche precisazione.
L’interesse primario dell’operatore di borsa non è quello di fare previsioni ma quello di
conseguire utili e, ancor prima, quello di preservare il capitale disponibile.
Il mercato raramente asseconda le previsioni; le variabili che agiscono sono tali e tante che
bastano pochi secondi per vanificare guadagni d’anni e anni.
Chi opera, per esempio, nel breve periodo ha il vantaggio di potere approfittare anche delle
possibilità offerte da limitate escursioni delle quotazioni ma, di contro, ha l’onere di stare
dietro ai movimenti piuttosto che davanti. Per questo è costretto ad accettare alcune
condizioni:
- rinunciare a operare sulla base delle previsioni;
- non illudersi di essere in grado di cogliere punti di svolta, o di essere capaci di
valutare la durata del trend in corso;
- non aspettarsi che tutte le operazioni siano profittevoli; ciò che conta è l’entità
dell’utile che si è capaci di incassare rapportato alle perdite che si è costretti a
subire;
- se le tecniche adottate danno un segnale di entrata è necessario mettere da parte le
titubanze;
- se si riceve un segnale di uscita, lo si assecondi con decisione;
- non rammaricarsi mai: chissà quante volte accadrà di vendere una valuta che,
immediatamente dopo, prende il volo.
Stabilito quale deve essere l’atteggiamento mentale corretto, è possibile ora schematizzare
il processo logico che deve accompagnare l’operatività:
- scelta di un sistema appropriato di tecniche operative;
- intervento e fissazione dei criteri di uscita sia in caso di utile che in caso di perdita;
- monitoraggio costante delle posizioni assunte;
- uscita e imputazione dell’utile o della perdita sia alla singola operazione che al
complesso delle operazioni che costituiscono la strategia di periodo.
Una corretta tecnica operativa presuppone la fissazione di regole ben precise per
l’individuazione del momento più appropriato per un intervento sul mercato, sia in entrata
che in uscita. Infatti, così come l’intervento iniziale viene normalmente subordinato al
3
verificarsi di certe situazioni generali di mercato o specifiche di un titolo, l’uscita da una
posizione, oltre ad essere connessa a fattori analoghi a quelli presi in considerazione per la
3
Un esempio potrebbe essere l’inversione di una tendenza, o la perforazione di determinati livelli di supporto
e resistenza.
VII
Introduzione
sua assunzione, può anche essere determinata dal raggiungimento di certi obiettivi di
profitto o dal conseguimento di una perdita massima prefissata.
La verifica dell’esistenza di condizioni favorevoli ad un intervento può essere lasciata alla
discrezionalità dell’operatore o, può essere ancorata al rigoroso rispetto delle condizioni
prefissate: nel primo caso avremo dei sistemi ragionati d’intervento, nel secondo dei
sistemi meccanici.
Per la naturale tendenza dell’uomo a dare elasticità alle proprie opinioni, l’impostazione di
un sistema meccanico, o trading system, viene di solito eseguita al computer che, con
indiscutibile obiettività e precisione, fornisce i propri segnali d’acquisto o di vendita ai
quali l’operatore si attiene ben sapendo che questi segnali, non solo rispondono alle logiche
operative stabilite in precedenza, ma lo sollevano anche dallo stress connesso ad un
momento decisionale fondato sulla discrezionalità. Ed è proprio quest’ultimo aspetto che,
probabilmente, costituisce la caratteristica principale dei trading systems i quali, di per sé,
non danno necessariamente luogo ad un’operatività più redditizia di quella che può essere
messa in atto da un investitore capace e disciplinato.
La regola principale che sta alla base di una sana operatività è quella di assecondare il
trend generale del mercato. Salvo casi particolari, le operazioni in controtendenza
presentano dei rischi notevolmente maggiori di quelli ai quali si va incontro con le
operazioni in tendenza.
Diversa è la situazione di un mercato congestionato, un mercato, in pratica, che si muove
lateralmente con andamento oscillatorio. E’ consentito, in questi casi, il tentativo di
anticipare i punti di svolta non dimenticando, però, che ciò che può apparire come un
prossimo punto di svolta può facilmente trasformarsi in un punto di rottura del canale
laterale.
E’ estremamente difficile riconoscere una fase direzionale da una di congestione se non
dopo che l’una o l’altra si sia già manifestata inequivocabilmente. Gli analisti tecnici si
sono prodigati abbondantemente nel tentativo di costruire degli indicatori in grado di
distinguere le due situazioni in modo tempestivo e con sufficiente chiarezza, ma i risultati
sono stati abbastanza deludenti.
La rappresentazione dei prezzi in un grafico che si snoda, verso l’alto o verso il basso, con
una buona angolazione è sicuramente l’evidenza migliore dell’esistenza di una tendenza
ben definita.
VIII
Introduzione
La pendenza ideale, tuttavia, non deve essere né troppo né troppo poco ripida: nel primo
caso potrebbe essere indicativa di un particolare stato d’euforia pronto a trasformarsi in
panico da un momento all’altro; nel secondo caso, invece, potrebbe tradire l’esistenza di un
diffuso senso d’incertezza che fa da sfondo alla spinta direzionale. Occorre tenere conto,
poi, se la tendenza osservata si muove nella stessa direzione di quella di più lungo periodo
oppure costituisce semplicemente un movimento di correzione. Non è che questi ultimi
non siano utilizzabili operativamente; è solo che la presa di coscienza del corretto
significato del movimento esaminato deve condizionare diversamente il tipo d’intervento.
L’esame visivo del grafico può essere accompagnato dall’analisi d’indicatori di tipo
algoritmico anche se questi si presentano spesso in discordanza tra loro ingenerando
incertezza e confusione; meglio sceglierne pochi, quelli con i quali ci si trova
maggiormente a proprio agio e che, in passato, hanno dimostrato di funzionare
frequentemente, e solo su questi concentrare la propria attenzione.
Abbiamo detto che è meglio assecondare una tendenza di mercato piuttosto che
contrastarla. Il mercato, tuttavia, si trova in fase di tendenza meno frequentemente di
quanto si muova lateralmente, non essendoci una tendenza da sfruttare, si può cercare di
operare sulle oscillazioni comprando sui minimi e vendendo sui massimi. L’individuazione
dei punti di massimo e di minimo, cioè dei punti di svolta, non è delle più agevoli.
Tuttavia, verificata visivamente l’esistenza di un canale orizzontale, si può supporre che le
parallele di supporto e resistenza possano continuare a respingere i movimenti e, su tale
presupposto, si possono impostare i propri interventi.
C’è, ovviamente, il rischio che le quotazioni, anziché invertire la direzione di marcia,
perforino i livelli citati dando l’avvio ad una nuova tendenza: come nel caso della tendenza
definita.
Anche lo studio delle zone di congestione può essere accompagnato dall’esame di
oscillatori che segnaleranno, in prossimità dei presunti punti di svolta, se il movimento in
corso si sta rafforzando, facendo presagire un breakout, o si sta indebolendo, convalidando
così l’ipotesi della svolta.
Insomma, nulla di certo, ma solo un insieme di indizi che, una volta dimostratisi validi
strumenti di valutazione sulla base dell’esperienza personale, ci fanno ragionevolmente
ritenere che anche nel futuro esplicheranno analoga efficacia.
La scelta del momento d’uscita dal mercato è altrettanto, e forse anche più, importante
dell’individuazione del momento d’entrata.
IX
Introduzione
L’azzeramento di una posizione non deve essere affatto un evento occasionale o umorale;
esso richiede un’attenzione forse anche maggiore di quella riservata al momento
dell’intervento originario.
Se si è in perdita, bisogna avere la forza di riconoscere l’errore e agire di conseguenza,
anziché sperare in un rovesciamento della tendenza che porti ad un recupero; se si è in
profitto bisogna avere il buon senso di capire quando l’obiettivo è stato raggiunto anziché
lasciarsi sopraffare dall’avidità che, portando a sperare in un’amplificazione del
movimento favorevole, induce a prolungare la propria presenza sul mercato col rischio di
perdere di colpo il guadagno non ancora monetizzato o, peggio, di andare in perdita.
Queste situazioni sono inevitabili, il mercato va dove deve andare, a prescindere da quelle
che sono le nostre certezze; l’unica arma che abbiamo è quella di assecondarlo,
abbandonandolo immediatamente non appena ci rendiamo conto che ci siamo sbagliati
nella nostra valutazione e restando invece aggrappati alla tendenza finché questa si muove
nella direzione sulla quale abbiamo scommesso. Questo atteggiamento comporta,
necessariamente, la disponibilità all’assunzione di tantissime piccole perdite, ma porta con
sé anche la capacità di trarre grossi profitti dalle operazioni corrette.
Gli strumenti a disposizione per la gestione dei momenti d’uscita da una posizione
prendono il nome di stop loss e trailing stop.
Lo stop loss è un livello di prezzo, definisce la perdita massima che si è disposti a
sopportare nel momento in cui si assume una posizione. Quindi, si pone ad un livello più
basso di quello d’entrata in una posizione lunga, e ad un livello più alto di quello d’entrata
in una posizione corta. Esistono due tipi fondamentali di stop loss.
Il primo è strettamente correlato ad una percentuale del capitale investito, percentuale che
non deve essere troppo elevata se si vogliono realmente contenere le perdite. E’ da tenere
in conto, peraltro, un’ulteriore piccola perdita, non quantificabile, dovuta al fatto che,
poiché stiamo parlando di tendenza contraria a quella auspicata, con tutta probabilità il
prezzo al quale chiuderemo l’operazione sarà ancora più svantaggioso di quello fissato
come limite a causa del tempo intercorrente tra la perforazione dello stop loss e il momento
dell’effettivo intervento operativo.
La percentuale da adottare per la fissazione dello stop loss non può, di volta in volta, non
tenere conto della volatilità del mercato o della valuta al fine di non essere superata al
primo movimento fisiologico avverso; quindi, percentuale più contenuta in presenza di
bassa volatilità, e margine più largo in presenza di volatilità elevata.
X
Introduzione
Il secondo tipo di stop loss ha poco a che vedere con le percentuali, anche se resta sempre
valido il principio che la perdita massima teorica deve essere contenuta. Quando
l’intervento sul mercato viene effettuato sulla base della presenza di determinati supporti o
resistenze, è solo a questi ultimi che va ancorato il momento d’uscita dal mercato.
Supponendo, ad esempio, di portare a termine un acquisto al momento della perforazione
di un livello di resistenza, lo stop loss verrà fissato immediatamente sotto la stessa
resistenza, trasformatasi in supporto, al fine di cautelarsi contro le false perforazioni. Così,
ancora, se si effettua un acquisto, nell’ambito di una tendenza rialzista, quando i prezzi
ripiegano temporaneamente verso la trendline, lo stop loss verrà fissato immediatamente
sotto la trendline per cautelarsi contro una inversione di tendenza immediatamente
successiva al nostro acquisto. Si noterà come, in entrambi i casi, abbiamo suggerito di
fissare lo stop loss non in coincidenza, ma sotto la resistenza o la trendline; è, infatti,
opportuno assegnare un certo margine anche alle false perforazioni in senso contrario, al
fine di non uscire prematuramente dalla posizione a causa del fisiologico rumore del
mercato che, dopo un iniziale movimento avverso, è pronto a riprendere la direzione
auspicata.
Qualche autore sostiene che è inopportuno fissare degli stop loss nell’ambito di un trading
system. Infatti, un sistema ben congegnato dovrebbe contenere in sé i meccanismi, dovuti
alla dinamica degli indicatori adottati, che determinano sia i momenti d’entrata che quelli
d’uscita. La fissazione di stop loss, pertanto, potrebbe forzare l’azzeramento di una
posizione che il sistema, invece, suggerirebbe di mantenere. Quindi, è bene cautelarsi
anche contro il cattivo funzionamento del trading system, magari con una percentuale di
tolleranza superiore a quell’abituale, senza lasciare la posizione esposta al rischio di un
rilevante movimento avverso non colto tempestivamente.
Il trailing stop, invece, non è altro che uno stop loss mobile che serve a fissare i profitti
man mano che questi vengono conseguiti grazie a un mercato che si muove nella direzione
auspicata.
Se, fissato inizialmente lo stop loss, cominciamo ad alzare sistematicamente la barriera ad
ogni rialzo del titolo, ecco che avremo sempre un limite di riferimento al di sotto del quale
il titolo va venduto. Una volta portato a un livello superiore, per accompagnare un rialzo
del titolo, lo stop loss non può più essere riportato indietro, altrimenti la sua funzione
verrebbe vanificata.
XI
Introduzione
Naturalmente, il discorso va invertito nel caso di operazioni ribassiste che, pertanto,
richiedono uno stop loss da abbassare sistematicamente con divieto assoluto di
riposizionamento verso l’alto.
I criteri per la fissazione del trailing stop sono analoghi a quelli esaminati per gli stop loss:
una percentuale fissa, una percentuale variabile in funzione della volatilità, una soglia
mobile definita da un trendline; l’importante è che il criterio fissato all’origine non venga
variato per soddisfare la maggiore tolleranza dell’operatore di fronte a un’operazione che si
sta rivelando proficua.
Un ulteriore criterio di uscita dal mercato, diverso dai precedenti, consiste nella fissazione
di un obiettivo di prezzo, profit target, raggiunto il quale si chiude la posizione. Questo
non esclude la contemporanea definizione di uno stop loss, ma serve a stabilire sin
dall’inizio il livello di prezzo al quale s’intende uscire da un mercato che si muove nella
direzione voluta. La fissazione di un profit target, quindi, può essere utile in un mercato
molto volatile, al fine di beneficiare delle oscillazioni favorevoli cautelandosi contro quelle
avverse, oppure per le operazioni effettuate nell’ambito di un canale di trading, con
obiettivo in prossimità della parallela superiore, in caso di operazione lunga, o inferiore, in
caso di operazione corta.
La fissazione di limiti di prezzo è l’arma principale per chi vuole operare in borsa con
successo. La consapevolezza di non essere in grado di trovarsi sempre dalla parte giusta
del mercato porta automaticamente a cautelarsi contro gli errori con sistemi idonei a
salvaguardare il capitale disponibile da erosioni non tollerabili. Si può senz’altro asserire
che, quand’anche il numero delle operazioni errate fosse ampiamente superiore al numero
delle operazioni corrette, un’attenta gestione del momento d’uscita dal mercato sarebbe in
grado ugualmente di condurre alla realizzazione di profitti. Ne consegue che, al limite, il
momento e la direzione dell’ingresso possono essere assunti anche casualmente: una buona
gestione del rischio, portando a minimizzare le perdite e a massimizzare i profitti, non può
che riuscire complessivamente vantaggiosa.
Gestione del rischio, però, significa anche monitoraggio costante delle posizioni assunte e
corretta contabilizzazione degli utili e delle perdite. Solo la costante attenzione
all’evoluzione dei prezzi può portare a identificare tempestivamente il momento più
opportuno per l’azzeramento di una posizione. Un ritardo anche lieve nell’applicazione dei
principi operativi definiti al momento dell’assunzione può condurre a perdite ben superiori
a quelle preventivate e, quindi, alla vanificazione di tutto un ciclo di operazioni altrimenti
XII
Introduzione
bene impostate. L’attività di un determinato periodo di tempo include tutta una serie
d’operazioni, alcune vincenti e altre perdenti, il cui insieme, ed esso solo, può costituire
parametro di riferimento per stabilire la validità della strategia adottata.
Nel corso degli anni s’imponeva agli operatori l'esigenza di introdurre un elemento che
sottraesse il più possibile le segnalazioni operative agli effetti dell'emotività personale. Con
la diffusione dei personal computers, si è scoperto che, trasformando in algoritmo il
processo valutativo, poteva essere delegato alla macchina il compito di analizzare le
informazioni disponibili e di generare dei segnali operativi direttamente utilizzabili.
L'oggettività veniva così assicurata e l'autodisciplina acquistava il senso dell'osservanza,
senza discussioni, del responso del computer; erano nati i trading systems. Non bisogna
naturalmente equivocare: un trading system non presuppone necessariamente un lavoro al
computer, ma è solo quando l’operatore non interferisce in alcuna maniera
nell’elaborazione dei fattori decisionali che può essere assicurata l’obiettività di
valutazione necessaria nella differenza tra un sistema meccanico e uno discrezionale.
Infatti, gli operatori tendono a perdere oggettività quando usano in via esclusiva strumenti
dell’analisi tecnica.
Nei trading systems vengono fondamentalmente forniti al computer tre tipi di
informazioni:
- una serie storica di quotazioni;
- dei parametri da utilizzare per il calcolo degli indicatori prescelti;
- delle regole da utilizzare per la generazione dei segnali operativi.
Benché, a rigore, sia sufficiente la predisposizione di un solo indicatore, i trading systems
sono di solito programmati per la elaborazione congiunta di più strumenti di analisi
tecnica; il problema della eventuale conflittualità tra le risultanze viene risolto con il
ricorso a un algoritmo di calcolo che produce segnalazioni di acquisto o di vendita solo nei
casi in cui queste siano compatibili con tutte le regole prefissate.
La realizzazione di un trading system passa attraverso una serie di fasi.
Anzitutto il trading system deve essere progettato con specifico riferimento alle
caratteristiche intrinseche di un mercato, alla frequenza connessa al tipo d’attività, alla
strategia che s’intende adottare. Anche il grado di predisposizione al rischio da parte
dell’operatore costituisce fattore fondamentale da prendere in considerazione, perché da
esso dipende lo spessore dei filtri che il sistema deve superare prima di produrre i suoi
segnali.
XIII
Introduzione
La progettazione richiede, poi, un'oculata scelta degli indicatori sulla cui azione congiunta
dovrà basarsi l'elaborazione. Dovranno essere quindi scelti degli strumenti che siano in
grado non solo di rilevare con sufficiente approssimazione l'esistenza di una tendenza o di
una fase di congestione, ma anche di rapportare alle varie situazioni di mercato le
segnalazioni operative. Dovrà, infine, essere pianificato un equilibrato criterio di gestione
delle uscite dal mercato sia in caso di guadagno che in caso di perdita.
Insomma, prima di procedere alla realizzazione di un trading system o, ancor più, al suo
utilizzo operativo, è necessario ricercare con estrema attenzione l'esistenza della massima
compatibilità tra il prodotto e le proprie strategie d’investimento.
L'idea progettuale prende corpo con l’identificazione degli indicatori e dei parametri di
massima che devono essere utilizzati dal programma computerizzato di analisi tecnica per
la generazione dei segnali operativi. Anche se la progettazione è stata accurata, è
comunque necessario porre estrema attenzione a non mettere in piedi un modello in grado
di funzionare ottimamente, in sede di simulazione, su un determinato andamento storico,
ma privo di qualsiasi capacità di valutazione del presente. E' facile, infatti, ed avviene
solitamente quando si usano troppi indicatori oppure indicatori fortemente correlati l'uno
all'altro, arrivare attraverso successivi aggiustamenti alla realizzazione di un sistema
capace di produrre utili favolosi nella sperimentazione su dati passati, ma del tutto
inidoneo a cogliere le dinamiche di mercato o, come comunemente si dice, a generalizzare.
In ogni caso, per quanta attenzione si possa dedicare alla costruzione del sistema, non
esiste alcuna garanzia che un modello che ha funzionato in passato possa continuare a
funzionare in futuro.
L’ottimizzazione, è la fase più delicata, e consiste nell'aggiustamento dei parametri,
successivamente alla loro fissazione su valori di massima, per renderli idonei a raggiungere
contemporaneamente il duplice scopo di massimizzare i profitti e di dimostrare efficienza
su tutto il periodo di simulazione. Occorre quindi procedere sperimentando le varie
possibilità fino all'individuazione di quella che produce i migliori risultati. Per poter
confidare, poi, nelle capacità di generalizzazione del sistema, vale a dire nella sua
attitudine a funzionare nell'operatività reale, è necessario che esso venga provato, con
risultati soddisfacenti, su più intervalli temporali che riflettano varie condizioni di mercato.
E' essenziale verificare, in fase d’ottimizzazione, che la frequenza delle operazioni sia
adeguata al tipo di attività che il modello è chiamato a disciplinare e, che esista un rapporto
favorevole tra numero di operazioni in utile e numero di operazioni in perdita, e tra utile
XIV
Introduzione
medio e perdita media per operazione, tenuto conto dell'entità delle commissioni operative.
Da non sottovalutare, ovviamente, il fenomeno per il quale al trading system viene
richiesto di produrre segnali su quotazioni che, al momento poi dell'intervento operativo,
per quanto tempestivo, non sono più attuali.
Aggiungiamo, in chiusura, che i trading systems più evoluti non si limitano alla
generazione di segnali sulla sola base dell'elaborazione di alcuni indicatori con parametri
statici, ma incorporano fattori di adattamento che imprimono una tempestività di
segnalazione variabile in funzione della volatilità corrente.
Oggi gli analisti tecnici si sono attrezzati con computer superpotenti su cui girano
sofisticati trading system che incrociano 20-30 indicatori diversi. Il risultato non è
cambiato di molto, con la differenza che si può seguire un numero più consistente di
contrattazioni contemporaneamente. Regola generale è: buoni indicatori sono la base per la
costruzione di un buon trading system.
L’avvento dei computer è stato essenziale, inoltre, per l’introduzione di nuovi sistemi di
investimento legati al trade online, che è caratterizzato dalla quantità e dalla ricchezza
delle informazioni di cui si avvale.
Tale disponibilità d'informativa gioca un ruolo di primaria importanza all'interno del
processo di investimento, sia nella fase strategica, sia nella fase operativa di scelta dei
singoli titoli su cui operare. È tuttavia indubbio che basare le proprie scelte d'investimento
sul sussidio di quotazioni in tempo reale costituisce un supporto fondamentale cui nessun
investitore può rinunciare. Diversi siti di trading online consentono la creazione di liste
personalizzate (watchlist), contenenti le attività finanziarie che si vogliono tenere sotto
costante monitoraggio. Altre informazioni di primaria importanza sono costituite dalle
ultime notizie in linea: gli operatori online hanno accordi con i maggiori info provider per
la fornitura delle news in tempo reale. I sistemi di trading online quindi consentono anche
il reperimento di notizie sulla base di parametri specificati dall'utente.
Uno dei lati più difficili dell'arte d'investire sta nel saper riconoscere quali segnali bisogna
prendere e quali ignorare. Non c'è una regola univoca quando si affronta questo problema,
occorre usare l'intelligenza per valutare la probabilità di successo di qualsiasi potenziale
segnale, ma si ha bisogno d’essere consapevoli dei tipi di tecniche d'investimento da
utilizzare per capire meglio ed interpretare il mercato.
Gli uomini non possono spostare una montagna, ma possono creare un percorso tale che
altri possano viaggiare attraverso la montagna.