comunicativo, ma un fattore strutturale di identità. In altri termini, la responsabilità
sociale non è una scelta, ma costituisce il suo naturale modo di agire, che va
adeguatamente evidenziato e rappresentato. Questo perché, nella cooperativa più che
in altre imprese, accanto ad obiettivi strettamente economici si rilevano motivazioni di
tipo sociale. Pertanto, “l'intenzione di evidenziare adeguatamente tutti questi fattori,
impone il ricorso a forme di rappresentazione innovative, non di stretta derivazione
contabile, bensì sempre più vicine ai modelli di rendicontazione sociale. Tali strumenti
informativi permettono di illustrare compiutamente il risultato totale di una gestione
cooperativa, soprattutto con riferimento a benefici di natura non strettamente
quantitativa” (Bagnoli-Manetti, Il bilancio per l'impresa cooperativa, p.53).
Questo lavoro si propone di far luce sul tema del bilancio sociale per l'impresa
cooperativa, come strumento di comunicazione e diffusione, ma anche di gestione e
controllo interno e quindi come strumento manageriale.
Nel primo capitolo si introdurrà brevemente il concetto di responsabilità sociale,
procedendo poi all'analisi delle varie definizioni di bilancio sociale,dei suoi obiettivi
dei principi di redazione.
Nel secondo verranno presentato alcuni significativi modelli e strumenti di
rendicontazione sociale. In particolare si parlerà della Global Reporting Initiative
(GRI), che fornisce le linee guida per la redazione dei bilanci di sostenibilità, e del
Gruppo di Studio per il Bilancio Sociale (GBS), che si pone come principale
riferimento a livello nazionale per la redazione del bilancio sociale.
Nel capitolo successivo affronteremo le peculiarità del bilancio sociale per le imprese
cooperative, analizzandone finalità, differenze nei contenuti e nelle opportunità
informative rispetto al bilancio per le imprese capitalistiche.
Infine, nel quarto capitolo, verrà presentato un caso pratico: l'illustrazione
dell'esperienza di redazione del primo bilancio sociale di IRECOOP TOSCANA,
Agenzia Formativa afferente a Confcooperative.
4
2. LE CARATTERISTICHE GENERALI DEL BILANCIO SOCIALE
2.1 Definizione di Responsabilità Sociale d'Impresa
Il mercato è vero mercato quando
non produce solo ricchezza ma soddisfa
anche attese e valori etici
(Amartya Sen)
John Stuart Mill (metà ottocento, pensiero liberale) formulò il principio della
sovranità del consumatore, secondo cui: “il consumatore è sovrano quando,
disponendo liberamente del proprio potere d'acquisto, risulta essere in grado di
orientare, seguendo il suo sistema di valori, i soggetti di offerta sia sui modi di
realizzare i processi produttivi, sia sulla composizione dell'insieme dei beni da
produrre”. Dovranno però passare 150 anni perché tutto ciò venga messo in pratica,
poiché soltanto da un decennio si parla di CODICE ETICO in senso applicativo.
I primi tentativi di identificazione della Responsabilità Sociale risalgono alla prima
guerra mondiale, ma è solamente a partire dagli anni ’50 negli Stati Uniti che inizia a
diffondersi un vero e proprio dibattito sull’argomento, che verrà ripreso negli anni
successivi in tutta l’Europa occidentale. Una prima definizione del termine è stata
proposta da Bowen, nel 1953, e ancora oggi può essere considerata in parte valida: “la
Responsabilità Sociale è il dovere degli uomini d’affari di perseguire quelle politiche,
di prendere quelle decisioni, di seguire quelle linee d’azione che sono desiderabili in
funzione degli obiettivi e dei valori riconosciuti dalla società”1.
L’Italia è in netto ritardo nella percezione di tale problematica soprattutto a causa della
grande crisi degli anni ’70, che portò una situazione di incertezza economica e politica.
Pochi decenni fa la discussione ruotava attorno al seguente interrogativo: la
Responsabilità Sociale è un fenomeno temporaneo oppure l’inizio di un fondamentale
cambiamento di direzione aziendale?
Alcuni studiosi hanno cercato di opporsi a questa nuova visione, quali l’economista
1 H. Bowen, Social Responsibility of the Businessman, Harper, New York, 1953
5
Milton Friedman che ha affermato2: “La responsabilità sociale del commercio è di
aumentare i relativi profitti… In un sistema di libero mercato non è pensabile
preoccuparsi dell’aspetto “sociale”, che può essere oggetto d’attenzione per le aziende
no profit e per le imprese in un’economia socialista, dove prevalgono meccanismi
politici e non di mercato…”
Gli argomenti principali opposti dagli studiosi all’ambito “responsabilità sociale”
sono stati essenzialmente:
● L’obiettivo dell’impresa è economico e non sociale e/o ambientale;
● Elevati costi dei programmi d’intervento sui problemi sociali;
● La mancata competenza dell’impresa a risolvere problemi relativi alla società.
Altrettanti e più convincenti sono stati, però, gli argomenti che hanno portato
all’effettiva assunzione della responsabilità sociale da parte dell’impresa.
Questi possono essere così sintetizzati:
● Una crescente attenzione alla questione ecologica;
● Una maggior criticità verso le imprese e scetticismo nei confronti del progresso
economico;
● L’affermarsi del fenomeno del “consumerismo”;3
● La valorizzazione dell’immagine e del posizionamento attraverso la
qualificazione etica, sia del prodotto/servizio, sia dell’impresa;
● Formazione di un management consapevole del valore sociale creato
dall’impresa, in grado di instaurare un clima di fiducia con gli interlocutori
interni ed esterni;
2 Milton Friedman, The Social responsibility of of business is to increase its profits,The New York Times
Magazine, 13 settembre 1970.
3 Con il termine “consumerismo” si intende il riconoscimento di alcuni specifici diritti del cittadino nella sua
veste di consumatore di bene e utente di servizi.
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● Attenzione, a tutti i livelli organizzativi, alla verifica di coerenza tra gli obiettivi
aziendali, le scelte strategiche e le decisioni operative;
● Potenziamento della motivazione e del senso d’appartenenza del personale e
conseguente miglioramento del coordinamento organizzativo.
Oggi si sta andando verso una nuova visione d’impresa, che non privilegia più il solo
aspetto economico, per cui l’unico target aziendale è la massimizzazione del profitto,
ma dove la Responsabilità Sociale, come forma nuova di governance di impresa, si
allarga verso due nuovi approcci, ambientale e sociale, che gli economisti inglesi
definiscono TRIPLE BOTTOM LINE. Tale termine è stato coniato da John Elkington
nel libro “Cannibals with Forks: the Triple Bottom Line of 21st Century Business", in
cui dimostra come qualsiasi tipo di affare possa adottare una triplice strategia per il
futuro, che includa non solamente la prosperità economica, ma anche l'equità sociale e
la salvaguardia ambientale. L'autore sostiene che “fare business nel nuovo millennio
significherà operare in un nuovo mondo”4. Molto importanti per questo approccio
sono anche le idee di Herman E. Daly , economista, e di John B. Cobb, teologo,
entrambi statunitensi, che nel loro libro “Un economia per il bene comune. Il nuovo
paradigma economico orientato verso la comunità, l'ambiente e un futuro
ecologicamente sostenibile”, scritto negli anni novanta, auspicano un nuovo paradigma
economico orientato verso la comunità, l’ambiente e un futuro ecologicamente
sostenibile5. Il testo critica in particolare l’economia neoclassica, per la sua mancanza
di rapporti con l’esterno, con l’ambiente naturale e sociale. Così, nel nel lessico della
corporate community internazionale, con TBL si indica un modello di approccio
integrato, che rendiconta le prestazioni aziendali sotto tre profili: prosperità
economica, qualità ambientale ed equità sociale.
In definitiva le imprese devono rendere conto dell’impatto delle proprie scelte
strategiche sulla comunità, specialmente nell’epoca attuale della post-globalizzazione e
alla luce di significativi eventi come lo scarso rispetto delle norme di sicurezza, i
grandi disastri ecologici, l’impiego di lavoro minorile e le campagne di pubblicità
4 Cannibals with Forks: the Triple Bottom Line of 21st Century Business, J. Elkington, 1997
5 DalyDaly & Cobb, Un'economia per il bene comune.
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ingannevole.
Tali circostanze, infatti, sembrano avere portato al cambiamento del modus operandi
delle imprese e al complessivo riconoscimento della “social accountability”.
La Commissione Europea definisce la RSI come la “decisione volontaria di contribuire
al progresso della società e alla tutela dell’ambiente, integrando preoccupazioni sociali
ed ecologiche nelle operazioni aziendali e nelle interazioni con gli stakeholders”6.
Secondo l’approccio economico, agire in modo socialmente responsabile significa
massimizzare il valore, tenendo conto degli effetti indotti sui propri stakeholders (o
portatori d’interesse), potenziando gli assets intangibili (la reputazione, il dialogo, la
trasparenza), riducendo le esternalità negative (inquinamento, disequilibri, ecc.) e
valorizzando quelle positive (occupazione, supporto allo sviluppo socio-economico,
ecc.).
La Responsabilità Sociale d’Impresa presuppone il riconoscimento da parte
dell’organizzazione di essere un attore chiave del contesto in cui opera, verso il quale
la stessa si adopera non solo per garantire una gestione eticamente corretta, ma anche e
soprattutto per assumere un ruolo attivo di promozione del benessere sociale in termini
di coesione sociale, welfare, rispetto dei diritti umani lungo tutta la filiera di fornitura.
A questo proposito l’accountability, ossia il processo di rendicontazione rispetto a
valori dichiarati ed impegni assunti, diventa un elemento chiave per l’impresa nella
sua relazione con gli stakeholders come processo di trasparenza, dialogo ed apertura
ad una logica multistakeholders.
2.2 Accountability, rendicontazione e bilancio sociale.
L’accountability può essere definita come l’esigenza di rendere conto da parte dei
coloro che hanno ruoli di responsabilità nei confronti della società o delle parti
interessate al loro operato. E’ evidente come la ricerca di accountability si collega al
grado di fiducia, di credibilità e di legittimazione sociale dell’azienda da parte della
6 Libro Verde della Commissione della Comunità Europea, 2001
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comunità.
Volendo provare a schematizzare il rapporto che esiste tra accountability,
rendicontazione e bilancio sociale, potremmo dire che:
1. Il miglioramento di accountability è l’obiettivo di fondo dei processi di
riqualificazione e “rilegittimazione” dell’operato di un’azienda;
2. Il processo di rendicontazione è l'iter metodologico per seguire questo obiettivo,
migliorando le modalità di definizione, misurazione, comunicazione delle
azioni e dei risultati ottenuti;
3. Il bilancio sociale è uno degli strumenti che tale processo di rendicontazione
può assumere.
2.3 Breve evoluzione storica del documento.
Negli anni ’50 l’economia è in un momento molto favorevole e in pieno sviluppo. Il
tenore di vita è più alto e non si pensa più soltanto al soddisfacimento dei bisogni
essenziali. Il “sopravvivere” del 19° secolo e dell’inizio del 20° secolo diventa
“vivere”: migliorare la qualità di vita è la domanda costante. La sensibilità verso la
crescita occupazionale, la sicurezza dei lavoratori, la protezione dell’ambiente, la
tutela e la protezione degli individui aumenta. L’impresa comincia a riconoscersi in
questo quadro generale e capisce che per farne parte (dunque per esistere) deve
relazionarsi più profondamente con esso. Ci si rende conto, in definitiva, che l'azienda
non è sola, ma circondata da un mondo.
Storicamente il bilancio sociale nasce alla fine degli anni ’70 come strumento di
comunicazione delle imprese verso i propri pubblici di riferimento più sensibili. Una
volta strutturato e consolidato lo strumento ha iniziato ad assumere una funzione di
tipo strategico, supportando l’impresa con la declinazione della propria missione e dei
propri obiettivi nella definizione dell’identità aziendale e dei piani di medio periodo.
L’ultimo “passo” del bilancio sociale è quello in cui diventa, all’interno
dell’organizzazione, strumento di governance, di definizione di ruoli, regole e
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responsabilità. In questo processo evolutivo, sia da un punto di vista meramente
storico, sia organizzativo, l’enfasi sul bilancio sociale si sposta dall’output prodotto al
processo percorso per realizzarlo. Un processo che deve, quindi, essere interno
all’organizzazione, coinvolgendo tutte le funzioni aziendali in una logica di
integrazione interfunzionale, guidato all’individuazione degli aspetti caratteristici e
alla definizione di un sistema di monitoraggio completo che adotti nel tempo anche
impegni di preventivo.
2.4 Gli obiettivi del bilancio sociale
Il Bilancio Sociale è un importantissimo strumento comunicativo, un mezzo
fondamentale per migliorare le relazioni economiche e sociali dell'impresa. Il più
palese obiettivo del BS è quindi quello di rafforzare la percezione pubblica delle azioni
dell'impresa, di dare maggiore visibilità all'attività svolta, in modo da accrescere la
propria legittimazione nel pubblico di riferimento e il consenso a livello sociale.
Scendendo ancora più nel dettaglio, potremmo affermare che il Bilancio Sociale nasce
dall'esigenza di RENDICONTARE. Ogni organizzazione sente l'esigenza di rendere
conto del proprio operato in termini di risultati e utilizzo delle risorse. Questa azione è
naturalmente associata al bilancio d'esercizio, uno strumento utile per la descrizione
delle modalità di ottenimento ed impiego delle risorse economico/finanziarie, in
quanto finalizzato ad informare il pubblico sulla capacità dell'organizzazione di
realizzare un utile (o perdita) di gestione. Il bilancio d'esercizio è però adeguato
soltanto ad evidenziare la dimensione economico/finanziaria, tralasciando invece tutti
gli altri fattori, altrettanto importanti, che riguardano la dimensione sociale
dell'impresa.
Una seconda finalità, già accennata in precedenza, è la COMUNICAZIONE. Il rendere
conto si trasforma in un momento di dialogo con gli stakeholder, per comunicare loro
identità e risultati raggiunti da parte dell'ente. In quest'ottica, il bilancio sociale funge
da strumento di marketing comunicativo.
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Infine, il bilancio sociale è uno strumento di verifica istituzionale e controllo di
gestione. Innanzitutto permette di verificare la coerenza delle azioni con quanto
previsto dalle finalità statutarie, ovvero verificare se vengano effettivamente perseguite
le proprie finalità in coerenza con i valori e i principi alla base dell'impresa. Inoltre, è
uno strumento di supporto al governo dell'ente, in quanto “la sua costruzione comporta
inevitabilmente il «passare in rassegna» le finalità, le strategie, le risorse, la struttura
organizzativa, etc., nonché i risultati concretamente raggiunti, costituendo una
fondamentale base informativa per una gestione consapevole” (L.Bagnoli, Il bilancio
sociale delle ODV, p. 6. I Quaderni Cesvot).
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