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1 – IL FENOMENO DELL’INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE
1.1 La struttura per età della popolazione ed il metodo della piramide delle
età
Lo studio del fenomeno dell’invecchiamento implica necessariamente il
richiamo alla definizione di popolazione ed agli elementi che maggiormente
caratterizzano la dinamica e la struttura demografiche: i cosiddetti “indicatori”. La
popolazione è l’insieme stabilmente costituito di individui abitanti in un
determinato contesto nazionale e/o accomunati da caratteri distintivi, quali
residenza, lingua, cultura, religione e tradizioni, che li contraddistinguono rispetto
ad altri gruppi demografici
1
. Tuttavia, l’elemento della “stabile costituzione del
gruppo” non deve indurre a credere che la popolazione sia un insieme di persone
caratterizzato da staticità, perché, al contrario, ciò che per lo più rileva ai fini della
comprensione dello sviluppo demografico è la dinamica della popolazione. Una
significativa voce dottrinaria ha, difatti, sostenuto che sebbene i principali fattori
che interessano la struttura della popolazione sono l’età, il sesso, lo stato civile, la
cittadinanza e la residenza, ossia i cosiddetti indicatori di struttura, l’interesse
dello studio della popolazione non può esaurirsi nella fase del mero conteggio e
della classificazione secondo le caratteristiche strutturali, dovendo piuttosto
1
Un interessante contributo scientifico allo studio demografico ed alla definizione di popolazione
è fornito da De Rose A., Introduzione alla demografia, Carocci, Roma, 2007, pagg. 16 ss.
L’autrice sottolinea in particolar modo il fatto che la sussistenza di caratteristiche comuni
appartenenti agli individui che formano un determinato insieme di persone non sono elementi
sufficienti a rendere tale insieme un gruppo di interesse demografico. A tal fine, il gruppo deve
infatti essere stabilmente costituito, intendendosi con tale affermazione l’esistenza di una
continuità nel tempo del gruppo stesso in quanto tale e dei suoi caratteri distintivi: ciò sta a
significare che è fondamentale che le generazioni siano legate le une alle altre da vincoli di
discendenza e che, dunque, il gruppo considerato sia tale da assicurare la propria riproduzione.
4
estrinsecarsi nella fase evolutiva dell’aggregato demografico
2
. Le considerazioni
che precedono sono condivisibili, poiché quello di popolazione è un concetto di
per sé dinamico, continuamente sottoposto ad evoluzioni determinate
dall’intervento di eventi diversi che provocano inevitabilmente cambiamenti della
compagine demografica: nuove nascite, immigrazioni, morti, modificano la
consistenza numerica della popolazione, e si pongono quali strumenti
potenzialmente idonei a mutarne la struttura stessa. E’ fondamentale sottolineare,
dunque, che nonostante il momento dinamico sia considerato quello più
significativo ai fini dello studio dei mutamenti demografici, sussiste un nesso di
correlazione necessario tra struttura e dinamica della popolazione, in quanto gli
elementi caratterizzanti l’una influenzano vicendevolmente l’altra.
La relazione di interdipendenza tra fase strutturale e fase dinamica della
popolazione è ravvisabile, ad esempio, negli effetti provocati dalla natalità
(indicatore relativo al movimento demografico naturale e quindi al dinamismo
della popolazione), il cui aumento determina una modifica della struttura della
popolazione, contribuendo ad abbassare l’età della popolazione. A sua volta tale
mutamento della struttura implica spesso una modifica della dinamica
demografica, poiché è probabile che i movimenti migratori siano agevolati della
giovane età dei componenti della popolazione. Quindi, sebbene sia verosimile
2
Cfr. Livi Bacci M., Introduzione alla demografia, Loescher, Torino, 1999, pag. 97: a parere
dell’autore, gli aspetti relativi al sesso, allo stato civile, al luogo di nascita, alla residenza,
all’istruzione ed alla professione non influenzano direttamente la dinamica demografica, per cui,
pur rivelandosi spesso essenziali per comprendere ed interpretare talune particolarità dello
sviluppo demografico, non partecipano al meccanismo di tale sviluppo. Un’eccezione andrebbe
fatta esclusivamente per la struttura per sesso e quella per stato civile, in quanto entrambe
strettamente connesse alla fecondità ed alla nuzialità. Viene riconosciuta, inoltre, l’importanza
dell’elemento dell’età quale parametro di comparazione irrinunciabile ai fini della distribuzione
della popolazione e dello studio combinato dei vari indicatori demografici.
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sostenere che sulla dinamica demografica incidono in misura significativa
indicatori statistici quali natalità, mortalità ed immigrazione, mentre l’impianto
strutturale è influenzato dall’età, dal sesso e dallo stato civile, è inevitabile
individuare nell’età l’elemento di maggiore rilievo nella comprensione di
entrambe le fasi che connotano l’atteggiarsi delle tendenze demografiche e degli
effetti ad esse legati
3
. E’ l’età, infatti, come dianzi accennato, a determinare in
gran parte il flusso migratorio ed è sempre l’età ad influenzare, altresì, le
dinamiche riconducibili al mercato del lavoro ed allo stato sociale
4
.
La correlazione tra indicatori di struttura ed indicatori attinenti alla
dinamica demografica è interessante anche ai fini dello studio del fenomeno
dell’invecchiamento. Da una corretta analisi è desumibile che l’invecchiamento di
una popolazione è fenomeno strettamente legato all’indice di struttura costituito
dall’età e, nel contempo, ad indicatori dinamici quali natalità, mortalità ed
immigrazione. E’ di tutta evidenza, infatti, che l’età rappresenta l’elemento da cui
evincere l’indice di vecchiaia di una popolazione, ma la stessa è fortemente
influenzata sia dai fenomeni delle nascite e dei decessi, ossia dalla misura degli
stessi data dall’incremento e/o dalla diminuzione di tali fattori, sia dai flussi
migratori, perché i nuovi arrivi, oltre a provocare un aumento in termini numerici
della popolazione, determinano altresì un’inevitabile modifica della struttura per
età di quest’ultima. L’immigrazione, quindi, oltre a porsi quale fattore “dinamico”
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Una schematica elencazione degli indicatori demografici è contenuta in www.istat.it, nella parte
relativa alla popolazione, dal titolo “Il valore dei dati: saperne di più, decidere meglio”.
4
Per una disamina più approfondita degli aspetti legati allo stato sociale, tra cui gli effetti prodotti
dall’invecchiamento su spesa farmaceutica e sistema pensionistico, si veda infra, cap. 2, par.2.1-
2.2. La problematica connessa al mercato occupazionale è invece trattata nel cap. 3.
6
in sé
5
, tale da incidere direttamente sulla struttura e quindi sull’età media
6
della
popolazione, assume il ruolo di elemento significativo ai fini dell’incremento
della natalità e quindi sulla fecondità in genere.
I due indicatori demografici di regola utilizzati nel procedimento di
distribuzione della popolazione per et sono il tasso di natalit ed il tasso di
mortalit . Il tasso di natalit il rapporto tra il numero dei nati vivi dell anno e
l ammontare medio della popolazione residente, moltiplicato per 1.000
7
. Esso
misura, dunque, la frequenza delle nascite di una popolazione in un arco di tempo
(di solito un anno) ed calcolato come rapporto tra il numero dei nati in quel
periodo e la popolazione media. Tale indice pu variare in base a fattori di natura
diversa (fattori sociali, strutturali, culturali e politici) e dipende altres dal grado di
modernizzazione e dallo sviluppo economico di un paese
8
. I dati relativi allo
sviluppo del tasso di natalit in Italia negli anni dal 1992 al 2007 rivelano un lieve
5
Baldi S. e Cagiano de Azevedo R., La popolazione italiana, Storia demografica dal dopoguerra
ad oggi, Il Mulino, Bologna, 2000, pag. 104, sottolinea che la maggior parte delle presenze
straniere in Italia, quasi il 70%, sia rappresentata da individui compresi fra i 20 ed i 40 anni, quindi
da soggetti di età giovane. Tale aspetto influisce sia sull’età complessiva della popolazione, sia
sulla fecondità e dunque sulla natalità, poiché è evidente che più si è giovani più è probabile avere
figli.
6
La nozione di età media è contenuta in Livi Bacci, op. cit., pag. 91: si tratta della media delle età
ponderata con l’ammontare della popolazione in ciascuna classe di età, ponendosi così quale
valore che subisce un incremento all’invecchiare della popolazione.
7
Definizione fornita da www.demo.istat.it.
8
Per quanto concerne i fattori relativi alla struttura per sesso e per età di una popolazione, è
evidente che di regola una popolazione strutturalmente giovane e con un’alta presenza femminile
ha una percentuale più elevata di probabilità di avere un tasso di natalità più elevato rispetto a
quello di una società con un’alta percentuale di anziani. Invece facendo riferimento agli elementi
attinenti al grado di industrializzazione di una nazione, si consideri che nei paesi sottosviluppati il
tasso di natalità è superiore a quelli economicamente e socialmente più avanzati. Per quanto
riguarda l’Italia, dai dati forniti dall’Istat (su www.demo.istat.it, nella parte relativa al bilancio
demografico nazionale riferito alla data del 03.07.2008.) è desumibile un aumento, riconducibile
all’anno 2007, del numero dei nati rispetto a quello dell’anno precedente, con un incremento più
significativo nelle regioni del Nord-est (+1,8%) e del Nord-ovest (+1,3%) rispetto a quello delle
regioni del Centro (+0,7%), del Meridione (+0,05%). Nelle Isole invece è stata registrata una
diminuzione dell’1% delle nascite.
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aumento delle nascite verificatesi nel 2007 rispetto a quelle degli anni precedenti,
come si evince dal grafico che segue.
Figura A. Nati vivi e morti dal 1992 al 2007
Fonte: elaborazioni su dati Istat
Dalla rappresentazione contenuta nella figura A emerge una tendenza
all’aumento delle nascite, da considerarsi, tuttavia, alla stregua di una timida
ripresa e comunque riconducibile non alla natalità riferita alla popolazione
italiana
9
, ma all’incremento dovuto alla presenza di immigrati, soprattutto nelle
regioni del nord. Quindi, la natalità italiana è lievemente aumentata grazie alla
presenza straniera, in modo tale che nel 2007 i nuovi nati da cittadini stranieri
sono stati 60.000 (mentre nel 1995 erano 9.000.)
10
. Altro indicatore demografico
9
Il calo delle nascite da madri italiane suggerisce una significativa riflessione circa uno degli
indicatori demografici più importanti, strettamente correlato alla natalità, ossia l’indice di
fecondità, rappresentante il rapporto tra il numero di nati vivi (per 1000) e il numero di donne in
età feconda (donne tra i 15 e i 49 anni). Su tale aspetto, si vedano le considerazioni contenute in
A.A.V.V., Rapporto sulla popolazione – L’Italia all’inizio del XXI secolo, Il Mulino, Bologna,
2007, pag. 61 ss.
10
Fonte: dati Istat tratti dal bilancio demografico nazionale anno 2007 (al 03.07.2008).
490000
500000
510000
520000
530000
540000
550000
560000
570000
580000
590000
Nati
Vivi
Morti
8
rilevante ai fini della configurazione della struttura per età della popolazione è
costituito dal tasso di mortalità, che rappresenta il rapporto tra il numero dei
decessi nell anno e l ammontare medio della popolazione residente, moltiplicato
per mille
11
.
Tab. 1–Popolazione residente e movimento anagrafico per regione e ripartizione – 2007
Regioni Popolazione
al 01/01/07
Nati vivi Morti Saldo
naturale
Popolazione
al 31/12/07
Piemonte 4.352.828
38.565 47.474 -8.909 4.401.266
Valle d’Aosta 124.812
1.241 1.274 -33 125.979
Lombardia 9.545.441
96.280 85.465 10.815 9.642.406
Trentino A.A. 994.703
10.680 8.300 2.380 1.007.267
Veneto 4.773.554
47.633 43.501 4.132 4.832.340
Friuli V.G. 1.212.602
10.557 13.583 -3.026 1.222.061
Liguria 1.607.878
12.156 20.999 -8.843 1.609.822
Emilia Romagna 4.223.264
40.518 46.470 -5.952 4.275.802
Toscana 3.638.211
32.258 40.959 -8.701 3.677.048
Umbria 872.967
8.028 9.699 -1.671 884.450
Marche 1.536.098
14.064 15.990 -1.926 1.553.063
Lazio 5.493.308
52.445 49.959 2.486 5.561.017
Abruzzo 1.309.797
11.428 13.700 -2.272 1.323.987
Molise 320.074
2.507 3.425 -918 320.838
Campania 5.790.187
61.800 49.043 12.757 5.811.390
Puglia 4.069.869
38.224 34.588 3.636 4.076.546
Basilicata 591.338
4.873 5.720 -847 591.001
Calabria 1.998.052 18.107 18.094 13 2.007.707
Sicilia 5.016.861 49.186 48.826 900 5.029.683
Sardegna 1.659.443 13.383 14.272 -889 1.665.617
Nord-ovest 15.630.959 148.242 155.212 -6.970 15.779.473
Nord-est 11.204.123 109.388 111.854 -2.466 11.337.470
Centro 11.540.584 106.795 116.607 -9.812 11.675.578
Sud 14.079.317 136.939 124.570 12.369 14.131.469
Isole 6.676.304 62.569 62.558 11 6.695.300
Italia 59.131.287 563.933 570.801 -6.868 59.619.290
Fonte: dati disponibili su www.demo.istat.it
Come si evince dalla tabella che precede, natalit e mortalit possono
essere poste in relazione in modo tale da trarne un ulteriore elemento, il saldo
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Definizione fornita dall’Istat su www.demo.istat.it.