garantiscono la copertura assicurativa e, nel contempo, offrono
rendimenti finanziari.
Due sono le polizze di questo tipo argomentate nella seguente
trattazione: le unit – linked e le index – linked.
Il loro successo, partito negli anni ’70, è stato immediato e in ascesa;
ma la crisi dei mercati finanziari, verificatasi tra l’estate 2007 e
l’autunno 2008, con segni tangibili ancora oggi, ha generato un lieve
rallentamento del loro sviluppo per effetto della sfiducia generale,
originatasi tra i risparmiatori, verso i mercati finanziari.
Le polizze unit – linked sono strumenti che incorporano una funzione
di partecipazione dell’individuo ai rischi legati al ciclo di vita, e una
funzione di intermediazione del risparmio nel tempo.
Sono un modo indiretto per comprare fondi comuni di investimento,
poiché i premi raccolti, invece di essere utilizzati per investire in titoli
di Stato o obbligazioni, vengono investiti in fondi scelti dall’assicurato
all’atto della sottoscrizione del contratto di polizza.
Il rendimento è pertanto legato all’andamento del fondo prescelto.
Solitamente tali tipologie di polizze non offrono alcun rendimento
minimo garantito. La componente di rischio è variabile e dipende dal
tipo di fondo a cui si decide di ancorare il rendimento della polizza:
maggiore è la componente azionaria del fondo e maggiore sarà il
rischio. Possono essere di tipo puro, parzialmente garantite o garantite,
a seconda del grado di esistenza della garanzia di capitale investito.
Le index – linked, invece, sono polizze vita i cui rendimenti sono
ancorati a indici di borsa, ad azioni o a panieri di azioni. A seconda
2
dell’andamento del mercato si muove il rendimento della polizza: se le
borse salgono aumentano i rendimenti; viceversa, se le borse scendono
diminuiscono i rendimenti.
Le index sono polizze indicizzate dove al loro interno sono inserite
delle obbligazioni strutturate composte da una componente
obbligazionaria, generalmente uno zero – coupon – bond
2
, e da una
componente derivata, solitamente un’opzione su uno o più indici.
I premi, pertanto, vengono utilizzati per acquistare obbligazioni
strutturate. Gli investimenti in polizze index – linked sono una giusta
sintesi tra l’acquisto di azioni e un investimento tradizionale. Hanno la
peculiarità, però, di essere meno rischiosi dagli investimenti diretti su
azioni perché presentano una componente obbligazionaria, la quale
consente di avere un rendimento certo e una componente assicurativa,
seppur ridotta, che garantisce la copertura sulla durata della vita
umana.
Il modello linked è basato su polizze miste a premio unico, pertanto la
finanziarizzazione può essere applicata a qualunque tipologia
contrattuale di polizza tradizionale, ma diventa finanziaria perché i
fondi, o gli indici presi come base di riferimento, sono agganciati agli
andamenti del mercato.
Scopo della trattazione, in pratica, è quello di analizzare le innovative
polizze linked, mettendo in evidenza le peculiarità positive e negative,
partendo dalle polizze vita tradizionali.
2
Zero – coupon – bond è un’obbligazione senza cedola.
3
La tesi si compone, pertanto, oltre che da un’“Introduzione”, di cinque
capitoli descrittivi, di un sesto concernente casi specifici e pratici, e di
un ultimo capitolo conclusivo.
Il “Capitolo Primo” pone l’attenzione sul bisogno di tutela dagli eventi
avversi della vita umana definendo il concetto di assicurazione, in
un’ottica economica e giuridica, che ha fatto nascere il senso di
aleatorietà del se e del quando i premi saranno corrisposti.
Le assicurazioni vita entrano in scena nel XV secolo, se ne
evidenziano le varie tipologie contrattuali e i rami, classificati secondo
la disciplina del Codice delle Assicurazioni private. È un capitolo
importante perché evidenzia la necessità, dopo le due Guerre Mondiali
e per effetto dell’aumento dell’inflazione, di rilanciare il settore
assicurativo attraverso l’introduzione delle polizze miste finanziarie
indicizzate.
Questo avvenimento, avutosi a partire dagli anni ’70 e noto come il
fenomeno della “finanziarizzazione delle polizze vita”, ha introdotto
la componente finanziaria insieme a quella puramente assicurativa e,
conseguentemente, ha generato una maggiore attenzione dei
risparmiatori verso i rendimenti finanziari.
Le profonde trasformazioni che ne sono derivate, hanno investito
l’economia e lo scenario assicurativo, tanto da muovere il settore
verso un vero e proprio ripensamento strategico – operativo.
Fino all’inizio degli anni ’70, va detto che in Italia l’attività di
intermediazione finanziaria era prerogativa quasi esclusiva del sistema
bancario ma, per il fenomeno della finanziarizzazione, le assicurazioni
4
e le banche diventano soggetti capaci di offrire, contemporaneamente,
sia prodotti finanziari che assicurativi. Pertanto negli anni ’80, si
assiste alla nascita delle bancassurance.
Nel ’90 la linea di demarcazione tra finanza e assicurazione era ancora
poco delineata, ma con l’avvento dell’euro e del nuovo canale
distributivo, internet, si assiste all’integrazione di tale fenomeno e al
sorpasso del ramo vita sugli altri rami.
Oggi la business strategy è orientata verso la gestione finanziaria pura
delle polizze linked di ramo III, le quali godono dei vantaggi fiscali
legati alle polizze assicurative che gli altri generici strumenti
finanziari non hanno.
Il capitolo prosegue con un’ampia descrizione dello scenario europeo,
soffermandosi su quello italiano, con i dati relativi alla situazione del
2008 sui canali di vendita e gli andamenti di crescita nel settore.
Si fa accenno al perché della crisi finanziaria e alle conseguenze che
ha generato e si evidenzia la tempestività di intervento delle autorità di
vigilanza, quali L’ISVAP, aventi ad oggetto la trasparenza e la tutela
del cliente, e l’ANIA che studia il settore e forma i collaboratori, i cui
compiti vengono ampliamente descritti.
Con il “Capitolo Secondo” si entra nel merito dello scopo assicurativo
di coprire i rischi attinenti la vita umana e si definisce il rischio come
“Combination of the probability of an event and its consequence”.
Il rischio viene percepito dall’assicurato come astratto e difficile da
valutare, pertanto, lo si cede all’assicuratore il quale lo assume come
concreto e misurabile, in cambio di un premio.
5
Il rischio deve essere valutato e, stimarlo, può generare scostamenti tra
la valutazione ex – ante prevista, e quella ex – post effettiva. Se la
differenza è negativa si va incontro al rischio operativo. Inoltre, si
descrivono i rischi tipici assicurativi classificati in: rischi tecnici o
contrattuali, ulteriormente divisi in rischi demografici, di
comportamento, attuariale e di selezione; rischi di eventi esterni, e
rischi finanziari, sottodivisi in rischio di credito e di prezzo, con
particolare attenzione al rischio di liquidità e di tasso di interesse.
In questo capitolo inoltre, si accenna alla durata media finanziaria e ai
modelli economico – attuariali di misura del rischio, quali il criterio
della speranza matematica, della funzione di utilità e della probabilità
di rovina.
Quanto indicato è volto a far si che la giusta valutazione del rischio sia
contenuta nel premio assicurativo richiesto, poiché quest’ultimo deve
eventualmente coprire il verificarsi dell’evento rischioso.
Il giusto premio commerciale di tariffa, da richiedere al contraente –
investitore, lo si determina partendo dalla definizione delle basi
tecniche, del primo e del secondo ordine, composte dal tasso di
interesse tecnico e dalla probabilità di sopravvivenza. Le basi tecniche
sono volte a determinare il premio equo
3
. Eventuale surplus, guadagno
assicurativo, è inserito preventivamente attraverso i caricamenti di
sicurezza.
Il premio equo e i caricamenti di sicurezza compongono il premio
puro il quale, sommato ai caricamenti per spese, determina il premio
3
Principio di equità: il valore degli incassi deve essere uguale al valore degli esborsi.
Premi [0, n] = Prest [0, n]
6
commerciale di tariffa, individuato per ogni singola categoria di
assicurazioni vita.
Il “Capitolo Terzo” concerne la determinazione del valore economico
dell’impresa di assicurazione. Questa è la grandezza che misura i
flussi futuri prodotti in un dato orizzonte temporale e che tiene conto
delle potenzialità di generare nuovi flussi non riconducibili alla
produzione già acquisita.
Si fa pertanto accenno ai modelli di valutazione delle assicurazioni
vita, composti da metodi diretti che valutano il mercato di riferimento
e metodi indiretti, riguardanti le grandezze flusso, le grandezze stock e
i metodi misti.
I metodi sulle grandezze flusso sono descritti dai metodi finanziari
impostati sull’attualizzazione dei flussi monetari attesi, dai metodi
reddituali relativi all’attualizzazione di utili di periodo attesi e, infine,
dai metodi basati sugli utili distribuiti agli azionisti.
I metodi basati su grandezze stock vengono descritti, invece, dai
metodi patrimoniali la cui valutazione concerne il valore del capitale
netto dell’impresa.
Infine, si accenna ai metodi misti i quali richiedono procedimenti di
calcolo esaminanti in parte la valutazione del patrimonio d’impresa e,
in parte, l’attualizzazione dei flussi futuri.
Come visto, non esiste un procedimento univoco, pertanto nel capitolo
viene individuato un possibile metodo di riferimento nel valore attuale
7
netto (VAN
4
). Esso richiede di stabilire il tipo di flusso da attualizzare
mediante uno specifico criterio di valutazione scelto tra quello di
cassa, particolarmente usato per le unit – linked, reddituale che
esprime gli importi per competenza, o patrimoniale. Rispettivamente,
il primo considera i flussi monetari dati da entrate e uscite e determina
la liquidità attesa di portafoglio, il secondo considera le riserve
matematiche sommate ai flussi di cassa per ciascun periodo, e il terzo
prende in considerazione quali flussi, le variazioni periodali nelle
attività e nelle passività.
Il criterio del VAN viene esaminato con un modello tradizionale, il cui
obiettivo riguarda l’analisi della formazione dell’utile, il pricing dei
prodotti e la scelta della linea appropriata di riserva. È un modello
importante per quantificare il valore del portafoglio (VIF), originato
dalla differenza tra le assegnazioni e i prelevamenti di capitale. Per
determinarlo è necessario conoscere quali flussi attualizzare, se
includere o meno il capitale proprio già presente nel portafoglio e
quale tasso impiegare nell’attualizzazione.
Il VIF, sommato al valore del capitale proprio complessivo, determina
l’EMBEDDED VALUE, il quale dipende dal valore attuariale dei flussi
industriali relativi ai portafogli esistenti. Pertanto, si evidenzia che non
sono permessi nuovi ingessi. Talora l’impresa sottoscriva nuovi
contratti, occorrerà stimare il valore della produzione futura
(GOODWILL) che, sommato all’EMBEDDED VALUE, determina
4
Valore attuale di una serie attesa di flussi di cassa sommata contabilmente e attualizzati
sulla base del tasso di rendimento atteso.
8
l’APPRAISAL (ACTUARIAL) VALUE che si sintetizza nella capacità
dell’impresa di produrre nuovi contratti.
Il paragrafo evidenzia la semplicità del modello dell’EMBEDDED
VALUE poiché deterministico e basato su valori attesi, ma è soggetto a
critiche in quanto, l’impostazione deterministica, conduce a
sottovalutare le garanzie incluse nei contratti e l’adozione di un tasso
di attualizzazione non commisurato al rischio che può sovrastimare il
portafoglio. A tale approccio si contrappone quello finanziario
generatore di risultati più facilmente interpretabili e trasparenti, volto
ad assegnare una distribuzione di probabilità di flussi aleatori.
Nei paragrafi successivi si inserisce un approccio stocastico volto a
stabilire il prezzo di mercato, o meglio il valore monetario, fondato
sulla valutazione del FAIR VALUE. Il FAIR VALUE è definito, dai
principi internazionali IAS/IFRS, un criterio capace di esprimere il
potenziale valore di un elemento patrimoniale, tenendo in
considerazione le condizioni di mercato.
Il paragrafo si conclude sostenendo che i modelli deterministici
attuariali sono sviluppati da un punto di vista dell’impresa specifica e
non sono replicabili, mentre i modelli finanziari lo sono. Questa
affermazione scaturisce dal fatto che i valori presi a riferimento,
nell’approccio finanziario, non sono specifici, bensì generici e quindi
replicabili da qualunque impresa.
L’ultimo paragrafo caratterizzante il capitolo, inserisce un elemento
importante per il calcolo del premio, le tavole di sopravvivenza
demografiche costruite dall’ISTAT e denominate SIM e SIF. In esso si
9
pone in evidenza il problema che tali tavole sono limitative poiché,
anche se aggiornate, non permettono di valutare oggi esattamente le
probabilità di decesso future e possono generare errori di stima e,
conseguentemente, un rischio più elevato. Arrivano in soccorso le
tavole di mortalità proiettate dall’Istat, che esprimono il trend di
mortalità.
Inoltre, nel “Capitolo Quarto”, un primo paragrafo definisce le
peculiarità di tali tipologie contrattuali di ramo III, accompagnate da
grafici esplicativi della loro ascesa contrattuale. Si inseriscono dati
tecnici sullo sviluppo di tali polizze in Italia e sulla prevalenza del
ramo III sugli altri rami a livello di distribuzione e produzione.
Paragrafo successivo fa capo all’analisi della struttura finanziaria
sottostante le polizze linked e si accenna ai prodotti derivati delle
obbligazioni strutturate delle index, che interessano la tesi nella
componente specifica opzionale.
Si evidenziano gli aspetti legislativi e le nuove innovazioni regolate
dall’ISVAP e dalla CONSOB in merito ai provvedimenti anti – crisi e al
fatto che, essendo prodotti innovativi, sono in costante evoluzione. Si
analizza il margine di solvibilità, la costruzione delle riserve tecniche,
i rischi specifici delle linked e gli elementi di trasparenza ed
informativa.
Si perviene al “Capitolo Quinto” anch’esso dedicato alle polizze index
e unit linked. Vengono inserite, per ognuna delle due tipologie di
polizze finanziarie – assicurative, le caratteristiche tecniche e lo
schema di documento informativo da consegnare al cliente,
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contenente tutte le informazioni necessarie per mettere a conoscenza e
rendere consapevole il contraente – investitore dell’investimento
prescelto.
Infine un sottoparagrafo viene dedicato ai premi, alle prestazioni e ai
metodi di calcolo del premio per le linked.
Per quanto riguarda le unit – linked, si assume che le prestazioni si
suddividano in unità del fondo, o parte in unità monetarie e parte in
unità del fondo. Nel caso in cui siano espresse parte in unità monetarie
e parte in unità del fondo, il premio si suddivide in unit e sterling part,
la prima destinata ad acquisire le unità del fondo, la seconda ad
acquisire la componente di copertura prefissata.
Qualora, invece, tutte le prestazioni o i premi siano espresse in unità
del fondo, l’intero premio è usato per acquistarne le unità che lo
compongono e, il loro valore monetario, dipenderà dal valore delle
unità al momento del pagamento.
Si accenna alla determinazione del premio e alle eventuali garanzie di
rendimento minimo presenti. Si determinano i premi e le prestazioni
per un approccio finanziario volto alla copertura del rischio
finanziario che assume strategia di copertura e completezza dei
mercati. Ma, poiché l’approccio finanziario lo si ritiene inadeguato al
mercato, lo si contrappone all’approccio attuariale, basato sul
principio di equità, che preleva il capitale assicurativo necessario alla
sicurezza e non ai fini di copertura.
Nel paragrafo ci si chiede quale dei due approcci sia migliore, ma in
entrambi i casi si evidenza che la cornice di calcolo e quella del
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BLACK & SCHOLES, la quale assume un portafoglio neutrale al rischio
e la distribuzione log – normale dei rendimenti.
Il principio di equità dell’approccio attuariale, o la neutralità del
rischio dell’approccio finanziario, portano allo stesso tipo di formula,
ma il modo di analizzare il problema è totalmente diverso, perché
l’approccio attuariale non duplica il flusso dello strumento finanziario,
ma applica il principio di equità determinando il premio puro unico
valutando la media delle perdite future.
In entrambi i casi, il premio puro ottenuto corrisponde alla media del
costo futuro scontato, che viene indicato con l’acronimo DFC =
DISCOUNT FUTURE COST.
Le prime conclusioni che si generano dalle simulazioni fatte, portano
a ritenere che l’approccio finanziario, assumendo una strategia di
copertura, sia volto ad ottenere un prezzo maggiore e ciò avvantaggia
l’approccio attuariale.
Si conclude che il premio puro viene calcolato con il criterio della
speranza matematica, il quale ha la stessa formula per entrambi gli
approcci, ma con la differenza che quello attuariale ha il tasso atteso
di rendimento µ, mentre quello finanziario il tasso r costante e privo di
rischio.
Una stima del premio puro è quindi ottenuta dalla media delle
simulazioni.
Pertanto, nell’approccio finanziario si riscontrano maggiori difficoltà
di adattamento, in quanto il prezzo del contratto riflette l’impatto della
strategia di copertura e vanno definiti il costo di copertura del
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sottostante e il tasso privo di rischio. Così, il premio nell’approccio
attuariale è più sensibile alle oscillazioni piccole di prezzo del
sottostante mentre, poiché quasi tutto il rischio è stato rimosso
nell’approccio finanziario, si risente della minore oscillazione del
prezzo.
Concludendo, si ha la tendenza a favorire l’approccio finanziario che
comunque implica il seguire le strategie di copertura non sempre
fattibili.
L’ultimo paragrafo del quinto capitolo è relativo ai premi e alle
prestazioni per le polizze index – linked, i quali fanno riferimento alla
componente obbligazionaria e a quella derivata; dove la prima
garantisce la certezza del rimborso e la seconda consente
l’investimento rischioso nei mercati finanziari.
Si determina anche qui il premio unico del contratto, a seconda della
garanzia di rendimento minimo, e in relazione ai due tipi di approccio:
analitico e finanziario.
In questo paragrafo si evidenzia che, per le index – linked, il valore
del titolo dipende non solo dal valore finale e da quello iniziale, ma
anche dai valori assunti durante la vita finanziaria e dall’andamento
del sottostante, pertanto sono path – dipendent.
Per questo motivo non possono essere sempre valutate con i metodi
analitici, come il modello standard del BLACK & SCHOLES, perché il
valore del sottostante, e con essi i rischi connessi, si muovono
continuamente.
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Pertanto, il modello del BLACK & SCHOLES, che calcola le opzioni
europee, risulta di difficile applicazione per la risoluzione delle
opzioni finanziarie path – dependent.
Il paragrafo evidenzia la necessità di avvalersi di modelli matematici
alternativi che assumano deterministica la struttura a termine dei tassi
di interesse
5
.
Una tecnica dell’analisi numerica che recentemente ha trovato larga
applicazione nel mondo della finanza, per effetto della sua flessibilità,
è il metodo numerico MONTE CARLO, basato sulla stima di determinati
parametri attraverso algoritmi di simulazione. Con tale metodo, il
premio puro di un’index – linked si determina basandosi su due
ipotesi diverse: una che considera la volatilità dell’indice costante e la
struttura dei tassi variabile; e una che considera variabile sia la
struttura dei tassi che la volatilità dell’indice preso a riferimento.
Il paragrafo descrive che sotto la prima ipotesi di volatilità costante si
ipotizza una struttura a termine dei tassi di interesse la cui dinamica è
individuata dalla formula di VASICEK appropriatamente analizzata e
descritta dalle formule. Quest’ultimo è un modello appropriato a
rappresentare il rendimento di un’index – linked avente indici che
oscillano in base alla volatilità, in quanto non descrive direttamente
l’andamento dei tassi di interesse, ma la sua intensità istantanea.
Inoltre si descrive la seconda ipotesi di volatilità e di struttura a
termine dei tassi di interesse variabile, e si individua anche qui, in
5
Ossia la relazione tra i prezzi dei titoli presenti su un dato mercato e le loro scadenze,
che si origina per la presenza sul mercato, in un determinato istante, di tassi a breve
termine diversi da quelli a lungo.
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accordi al modello di VASICEK, il premio unico puro supponendo
un’equazione differenziale stocastica con la dinamica della volatilità
del paniere e dei tassi di interesse anch’esse stocastiche.
Il paragrafo si conclude sostenendo che i modelli analitici attuariali,
che si confrontano con quelli simulativi MONTE CARLO, hanno il
pregio di offrire una formula per determinare il premio, ma ipotizzano
volatilità costante e titoli indipendenti, pertanto si chiede un premio
più elevato per affrontare la semplicità delle ipotesi di base e i rischi
annessi.
Così, ai fini della determinazione dei premi delle polizze index –
linked sono preferibili i metodi numerici ai metodi analitici perché il
premio risulta inferiore, e si considerano le ipotesi realistiche della
volatilità del sottostante e della struttura a termine dei tassi di interesse
stocastici.
Conclusasi la parte descrittiva, con il “Capitolo Sesto” si valutano una
polizza assicurativa – finanziaria unit – linked ed un’index – linked
con le dovute considerazioni in merito a quanto descritto nei capitoli
precedenti. Se ne analizzano le caratteristiche contrattuali, si effettua
una valutazione e analisi dei rendimenti e si perviene a delle
considerazioni finali in merito alla loro eventuale convenienza per i
contraenti – investitori.
Le considerazioni sono effettuate anche analizzando la crisi dei
mercati finanziari. Pertanto, si evidenzia lo scenario attuale
conseguente alla crisi e si ipotizza quello che sarebbe stato se non
fosse avvenuta la turbolenza finanziaria.
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Infine, ultimo capitolo della trattazione concerne le “Conclusioni” le
quali riepilogano, a grandi linee, quanto studiato nella tesi,
soffermandosi sulla realtà commerciale di tali polizze.
In quest’ultimo capitolo si paragonano le due polizze analizzate e
valutate nel capitolo precedente e ci si chiede se, realmente, le unit –
linked e le index – linked siano investimenti trasparenti per il cliente,
convenienti da un punto di vista dei costi – benefici e rischiosi sul lato
dell’investimento. Inoltre, ci si domanda se, effettivamente, dietro la
garanzia di polizze vita, si celino investimenti finanziari a tutti gli
effetti.
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