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condivide uno spazio geografico di provenienza, una comune discendenza, una cultura
condivisa, siano essi reali o socialmente costruiti. Così possiamo dire che la società del
futuro è una società multietnica dove razze, religioni e culture diverse devono imparare a
convivere e a rispettarsi. Ma ciò è ancora lontano dalla realtà. I casi di razzismo aumentano
con l‘aumentare della presenza straniera, in alcuni paesi la tolleranza è zero ed in altri il
razzismo è coperto da una sottile ipocrisia. Gli stranieri diventano molto spesso merce di
scambio per trafficanti senza scrupoli e caporali d’altri tempi. La vita di uno straniero
sembra valere meno o addirittura non avere alcun valore per cui tutti si sentono in diritto di
rimuovere anche solo il ricordo dei morti che quasi ogni mese si registrano nei viaggi della
speranza che questi disperati intraprendono alla ricerca di un Eldorado che non esiste.
Traffici loschi dove la vita umana sembra valere meno di quella di un animale. Ammassati
nelle stive di barconi fatiscenti, affamati, picchiati e minacciati, arrivano, quando arrivano,
nelle nostre coste, con addosso solo la loro povera vita. Per non avere problemi con le
vedette della Guardia di Finanza, spesso vengono buttati in mare prima di raggiungere la
costa, senza documenti, senza bagaglio personale, e se anche approdano, secondo la Legge
Bossi/Fini, sono clandestini, che dopo 30 o al massimo 60 giorni devono tornare a casa,
perché non hanno documenti né hanno in tasca un contratto di lavoro. Poi, per contro,
vengono “recintati” in case d’accoglienza, che dell’accoglienza hanno poco, e diciamo loro
che devono tornare a casa dopo che hanno venduto tutto quello che avevano o dopo aver
impegnato, ingenti somme di denaro per pagare il viaggio. L’ultima proposta del governo
Berlusconi è stata quella di imporre le impronte digitali, un‘altra umiliazione che da noi è
riservata ai delinquenti, così se il clandestino ci riprova va direttamente in prigione.
Le migrazioni dei popoli sono aspetti che hanno caratterizzato la storia dell’umanità sin dalla
comparsa dell’uomo sulla Terra. Man mano che i Paesi sono diventati ricchi, si sono creati i
confini, si sono formati gli Stati che in nome del popolo esercitano la sovranità su un territorio,
imponendo regole di ingresso e spesso anche regole di uscita dal Paese. Ma nessuno è riuscito
a fermare le migrazioni. Oggi l’Italia è un Paese di immigrazione. Basta camminare per la
strada e guardarsi intorno: ci sono persone che, solo trent’anni fa, non avremmo mai pensato di
incontrare e di avere vicini di casa che provengono da paesi lontani come Sri Lanka, Isole di
Capo Verde, Senegal, Cina Popolare, Romania. All’interno di questa tesi intendo presentare il
fenomeno migratorio e una proposta di attività didattica che abbia il fine di sensibilizzare gli
studenti all’integrazione degli alunni stranieri nella scuola primaria. La tesi è divisa in tre parti,
così ripartite:
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1. Studiare il fenomeno migratorio: perché le persone migrano, in che modo si spostano da un
luogo all’altro e in che direzione decidono di dirigersi;
2. Analizzare la normativa inerente alle migrazioni in Italia oggi: sanatorie e decreti legge e
verificare la quantità di alunni stranieri presenti nelle scuole italiane;
3. Progettare un’unità di apprendimento che abbia come finalità l’educazione alla cittadinanza.
Nel primo capitolo ho studiato il fenomeno delle migrazioni leggendo i manuali scritti da
esperti. E’ fondamentale sapere le diverse tipologie di migrazioni, i motivi che spingono le
persone a spostarsi e dove. Nel secondo capitolo ho cercato le leggi relative alle disposizioni in
materia di immigrazione e ho riportato delle brevi descrizioni per mostrare i cambiamenti del
fenomeno nel tempo. Alle fine del capitolo ho riportato i dati relativi alla presenza di alunni
stranieri nelle scuole primarie in Italia. Nel terzo, e ultimo, capitolo ho delineato le ragioni
dell’approccio interculturale, il metodo osservativo e progettato un’unità didattica che prevede
l’uscita sul territorio, al fine di conoscere un quartiere etnico. Ho mostrato le motivazioni
dell’educazione alla cittadinanza attraverso l’uscita didattica, gli obiettivi che mi sono
preposta, la metodologia utilizzata sia per la pianificazione sia per la valutazione e lo
svolgimento dell’attività. Infine nell’ultimo paragrafo ho voluto descrivere il quartiere di San
Salvario, la sua storia, le sue trasformazioni, i suoi punti di debolezza ma anche le opportunità.
La metodologia che ho usato per stilare la tesi prevede il metodo di ricerca bibliografica. Al
fine di trovare libri, manuali e riviste che parlano di immigrazione ho analizzato nelle
biblioteche la maggior parte del materiale che ho utilizzato. Ho visionato la normativa presente
sui siti internet ( www.portaleimmigrazione.it; www.immigrazione.it;
www.stranieriintalia.it...). Infine per ricavare i dati statistici relativi ai movimenti migratori in
Italia ho trovato all’Osservatorio interistituzionale sugli stranieri in provincia di Torino
(Prefettura di Torino), i rapporti Caritas-Migrantes che forniscono una lettura approfondita
dell’immigrazione nella provincia di Torino. L’ultima parte della tesi ( la progettazione
dell’unità di apprendimento) l’ho redatta in merito all’esperienza maturata all’interno del
percorso di tirocinio previsto dal corso universitario nonché all’esperienza personale. Tale
percorso mi ha fornito gli strumenti per riuscire ad ideare un’uscita didattica pensata per un
preciso contesto e comprensiva di obiettivi educativi. Il tema dell’immigrazione si fa sentire
più che mai all’interno delle istituzioni scolastiche ed io essendo una futura insegnante mi
sento coinvolta in questo fenomeno. Si osserva spesso nelle scuole la mancanza degli strumenti
o delle conoscenze mi sembra quindi giusto informarsi e cercare di impegnarsi per trasmettere
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agli alunni delle scuole il messaggio dell’uguaglianza e della diversità come ricchezza. Ho
potuto notare che le scuole si sono attivate con i progetti interculturali di integrazione e che
numerosi enti si mobilitano nella direzione dell’accoglienza. Penso che scrivere una tesi non
sia facile, perché non sai da dove iniziare e di solito hai troppo materiale da smaltire. Poi
quando inizi a capire in che modo snocciolare gli argomenti devi comunque preoccuparti di
altri aspetti come ad esempio fare attenzione a non dare giudizi troppo personali riguardo al
fenomeno e limitarsi a descriverlo; o a non utilizzare toni troppo categorici che escludono una
qualsiasi altra ipotesi. Credo che queste siano le principali difficoltà che io ho incontrato nello
scrivere questa tesi. Fortunatamente ho sempre potuto contare sull’aiuto del mio relatore
Cristiano Giorda che qui colgo l’occasione di ringraziare.
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INTRODUZIONE
I movimenti migratori - l'abbandono di un dato territorio, dove si è svolta la vita del
soggetto singolo o gruppo fino a quel momento, per insediarsi in modo permanente o
temporaneo in un altro territorio - sono antichi quanto la storia umana. Tali movimenti
possono avvenire entro i confini di un dato Paese (emigrazione dal Sud al Nord Italia) o tra
due paesi (dall'Italia alla Germania o dalla Nigeria all'Italia). Le migrazioni internazionali
hanno raggiunto oggi dimensioni numericamente sconosciute nei secoli precedenti, grazie in
parte allo sviluppo dei mezzi di comunicazione e dei trasporti. La maggior parte delle
migrazioni, compresa la fuga dei rifugiati e richiedenti asilo, avvengono in e tra paesi del
Sud del mondo, paesi che dispongono di meno risorse per assistere o agevolare l'inserimento
dignitoso di un gran numero di persone che migrano.4
L’aumento delle superfici coltivate e l’urbanizzazione hanno ristretto il territorio delle
migrazioni interne. Il dibattito intorno alle cause delle migrazioni internazionali è acceso e
controverso. Secondo vari autori, le motivazioni che spingono le persone a spostarsi,
possono essere interne ai Paesi di emigrazione (cause di espulsione) o d’immigrazione
(cause di attrazione). Le cause che spingono ad abbandonare il proprio Paese sono
molteplici:
Mancanza di prospettiva per il futuro;
Peggioramento delle condizioni di vita;
Cause economiche;
Equilibrio nel mercato di lavoro;
Degrado ambientale;
Cause demografiche;
Disgregazione della struttura sociale tradizionale;
Instabilità politica;
Violazione dei diritti umani;
Trattati internazionali e confini arbitrari.
Le cause di attrazione verso un certo Paese sono altrettanto varie:
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Aspettative di migliori condizioni di vita;
Presenza di opportunità di lavoro;
Minore densità demografica;
Cause psicologiche: curiosità e gusto per l’avventura;
Conoscenza di modelli di vita occidentali e di sviluppo industriale;
Maggiore modernizzazione;
Divario tecnologico.
Le conseguenze delle migrazioni sono molteplici. Nelle zone di esodo possono essere:
Squilibri tra le fasce d’età della popolazione;
Effetti economici: rimesse degli emigranti, alleggerimento del mercato del lavoro,
inflazione, nuovo mercato estero per i prodotti locali;
Abbandono delle aree agricole;
effetti sociali (diminuisce il conflitto, ma aumenta la disgregazione);
Maggiori conoscenze acquisite da chi rientra in patria.
Nelle zone d’immigrazione gli effetti possono essere i seguenti:
Aumento della popolazione;
Effetti economici: gli immigrati spesso coprono settori abbandonati dalla manodopera
locale, favoriscono la flessibilità del lavoro impedendo a non poche fabbriche di chiudere e
risultando così funzionali al sistema economico dei Paesi di destinazione;
Conflitti tra generazioni;
xenofobia;
Perdita dell’identità culturale.
Le alternative alle migrazioni potrebbero essere in relazione agli investimenti economici e
tecnologici da parte dei Paesi industrializzati nel Terzo mondo e a un’appropriata politica
demografica da parte di quest’ultimo. Legati all’immigrazione si hanno vari fenomeni:
1 Assimilazione
L’assimilazione è un processo di abbandono della propria cultura, che ha per conseguenza
l’assunzione di modelli culturali peculiari della società ospitante. Frutto, in principio, di una
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C. MARCHETTI, “Un mondo di rifugiati. Migrazioni forzate e campi profughi.”, 2006.
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visione etnocentrica e coloniale e, più di recente, dell’appello a principi egualitaristi5, essa è
generalmente naufragata contro il persistere di un’identità etnica, intesa come risorsa
organizzativa e canale di solidarietà.
2 Integrazione
L’integrazione è viceversa, secondo una definizione dell’Onu6, un processo progressivo
verso la partecipazione attiva delle persone immigrate alla vita del loro nuovo Paese di
residenza, grazie ad una conoscenza, un adattamento e una comprensione reciproca da parte
sia delle persone arrivate, sia di quelle autoctone.
3 Pluralismo culturale
Il pluralismo culturale è una vera e propria coabitazione tra culture diverse: si parla di
multiculturalità quando è un pluralismo fatto anche d’incomprensioni, rifiuti e conflitti;
d’interculturalità, al contrario, quando è capace di rispettare il mantenimento delle
differenze, i diritti umani e la legittimità di ogni cultura.
4 Profughi e rifugiati
Le persone profughe sono quelle costrette a lasciare il proprio Paese. Tra loro, l’UNHCR
(Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati) considera rifugiato (profughi e
rifugiati) «chiunque, a seguito di un timore assai fondato di essere perseguitato per motivi
razziali, religiosi e nazionali, o perché appartiene a un determinato gruppo sociale o professa
certe opinioni politiche, vive fuori del territorio della propria patria e si trova
nell’impossibilità e persino, a causa dei suoi timori, rifiuta di avvalersi della protezione della
propria patria». I confini tra emigrato (scelta volontaria), profugo (costretto per svariati
motivi) e rifugiato (costretto perché perseguitato) non sono sempre netti. Gli Stati tendono
sempre più a considerare i profughi e i rifugiati come migranti per motivi economici, in
modo da assoggettarli alle norme sull’immigrazione anziché a quelle sull’asilo, il che
consente loro di respingere o espellere i nuovi arrivati.
Secondo una stima delle Nazioni Unite, all'inizio del 1998 c'erano più di 120 milioni di
persone che vivevano in paesi diversi da quelli d'origine e 13 milioni di rifugiati riconosciuti
dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR); l'Organizzazione
Internazionale del Lavoro (OIL) stima che le migrazioni internazionali interessino circa 16 -
20 milioni di persone in Africa, 6 - 9 milioni in Asia, 20 milioni in Europa escluse l'ex-
URSS e l'ex-Iugoslavia, 15 - 17 milioni nel Nord America, 7 - 12 milioni nell'America
centrale e meridionale e 6 - 7 milioni nell'Asia occidentale (stati arabi). Di fronte a questa
dimensione del fenomeno, l'ONU ha ritenuto opportuno ribadire che i diritti dei migranti
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Egualitarismo: teoria morale che pone in risalto l’uguaglianza di tutti gli essere umani (Jean-Pierre)
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sono diritti umani, promuovendo ed approvando il 18 dicembre 1990 dall'Assemblea
Generale la "Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori
migranti e dei membri delle loro famiglie".
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“Osservazioni conclusive del comitato sui diritti economici sociali e culturali”. 33° Sessione, 8-26 Novembre 2004.