8
argomento in cui non è ben definito il ruolo che assume la Chiesa, proprio in
virtù degli svariati punti di vista che si possono adottare nella discussione e per
il fatto che, nonostante tutto, resta una questione politica che negli scorsi anni
ha diviso la minoranza dalla maggioranza e le maggioranze di governo stesse.
La mia tesi di laurea riguarda il modo in cui L’Eco di Bergamo, quotidiano locale
cattolico ha affrontato e informato i suoi lettori riguardo ai Pacs, i Patti civili di
Solidarietà, tanto richiesti da alcune minoranze politiche per tutelare i diritti di
tutti i cittadini.
Lo scopo del mio lavoro è quello di capire come un quotidiano cattolico
locale, autorevole e con grande influenza sulla popolazione bergamasca (vista
la sua lunga tradizione e la sua diffusione e dato che, a Bergamo, non esiste un
vero e proprio giornale concorrente - a meno che non si voglia considerare il
giornale on-line, Bergamonews, nato lo scorso anno e diretto da un giornalista
del Corriere della Sera, Cesare Zapperi, il diretto concorrente del quotidiano
cattolico -)
1
.
In Italia mancano quelli che sono normalmente definiti “editori puri”,
editori cioè, che si occupano solo ed esclusivamente di editoria e che non
hanno interessi in altri ambiti della vita sociale e pubblica. L’Italia è, infatti,
caratterizzata dalla presenza di editori “impuri” (proprietari di società editoriali e
di altre industri per esempio quella automobilistica, quella tessile…) che, in
passato e anche oggi, hanno in qualche modo influenzato l’informazione,
censurando alcune notizie, fornendo in modo imprecisato altre o evitando di
parlare con certi toni di alcuni avvenimenti che avrebbero compromesso
l’immagine degli azionisti che formano, appunto, le società editoriali. Questa
situazione
2
(caratteristica dell’Italia, basta pensare al legame fra la politica e la
Rai, televisione pubblica che dovrebbe essere indipendente e offrire servizi ai
1
L’informazione “alternativa” a L’Eco di Bergamo si è sviluppata grazie all’arrivo della
tecnologia. Da anni, le associazioni, soprattutto quelle che hanno un orientamento politico
maggiormente vicino al centro-sinistra, usano i blog per informare e dare notizie che a volte non
vengono riportate sul quotidiano cattolico. Fra i blog più letti a Bergamo c’è BergamoBlog
(www.bergamoblog.it), gestito appunto dalle associazioni, e il blog di Giorgio Paglia,
www.fuochidipaglia.it dotato anche di webcam e contenuti multimediali.
2
Molti i giornalisti e gli studiosi dei mezzi di comunicazione che in passato e ancora oggi
continuano a denunciare questa anomalia del sistema dell’informazione italiano. Per citarne
uno, Felice Froio scrive, nell’introduzione de “L’informazione spettacolo. Giornali e giornalisti
oggi” - Editori Riuniti, Roma 2001: «Il giornalismo italiano soffre di un complesso di eccessiva
rispettosità nei confronti del potere politico e dei grandi potentati economici, pubblici e privati».
9
cittadini ma che, in realtà, è ostaggio della politica che può sceglierne i
componenti del Consiglio di Amministrazione e quindi, in un certo senso
controllare l’operato dei giornalisti. Conflitto che si acuisce nei periodi in cui
Silvio Berlusconi ricopre la carica di Presidente del Consiglio: essendo
proprietario di Mediaset si genera un conflitto di interessi) ha prodotto spesso e
volentieri informazione falsata, distorta, imprecisa e a volte anche non corretta.
Il mio lavoro mi ha portato ad analizzare gli articoli pubblicati dal
quotidiano cattolico bergamasco dal 2005 al 2008 riguardanti la questione dei
Pacs per capire se anche L’Eco di Bergamo, di proprietà del gruppo Sesaab,
che vede come maggior azionario la Curia di Bergamo (che, chiaramente, ha,
oltre agli interessi editoriali per non far fallire l’impresa editoriale a cui è a capo,
interessi religiosi e etici nell’“educare” i lettori e nella diffusione
dell’insegnamento cattolico), ha in qualche modo informato in modo scorretto o
se ha usato le semplici strategie editoriali, usate da tutti i giornali,
indipendentemente dalla loro tiratura e dalla loro linea politica, che permettono
di dare maggiore o minore risalto ad una notizia piuttosto che ad un’altra
(penso, per esempio, alla posizione degli articoli nelle pagine, alla scelta delle
fotografie, all’uso di titoli denotativi - tipici dei quotidiani, propri della cronaca - o
connotativi - partono da un dato di fatto per fare allusioni, sono usati soprattutto
in alcune testate che hanno come target di riferimento un lettore colto, che
possa capire da solo le analogie e le allusioni). La questione cardine è quella
che da anni accende il dibattito riguardo al giornalismo e intorno alla quale
vengono fornite varie definizioni di attività giornalistica
3
: l’obiettività. La
questione dell’obiettività è così complessa perché non è scientifica e non può
essere estrapolata dal contesto in cui è inserito il giornale, dal periodo storico,
dalla situazione economico-politica, dalla proprietà editoriale e dalla vita stessa
di chi si occupa di un determinato argomento.
3
Non esiste una definizione universale di giornalismo: se i dizionari tendono a definirlo come
«l’attività connessa alla pubblicazione di un giornale; i giornali e i giornalisti considerati nel loro
insieme»; i giornalisti e gli studiosi offrono definizioni svariate: attività di selezione, attività che
dovrebbe fornire strumenti per capire il mondo, o pratica empirica o una delle attività che si
inseriscono nell’industria dell’informazione o, ancora, uno strumento di democrazia. L’attività
giornalistica si trova, infatti, al centro di quattro immaginari punti cardinali: l’industria, la
proprietà, la cultura e il mercato.
10
Con questo lavoro non pretendo di offrire una possibile soluzione alla
questione dell’obiettività o di esprimere un giudizio qualitativo riguardo all’attività
di un quotidiano storico come L’Eco di Bergamo, che ha segnato la storia del
giornalismo locale italiano e che ha uno staff di giornalisti professionisti ben
consapevoli di tutte le contraddizioni insite nell’attività giornalistica, definita da
Lietta Tornabuoni, durante una trasmissione televisiva all’inizio degli anni
ottanta, «il mestiere più bello del mondo»
4
: mi limiterò ad analizzare gli articoli
cercando di contestualizzarli e consapevole del fatto che ogni tentativo di analisi
della società, dei comportamenti delle persone e del sistema dei media rischia
di essere parziale. Per capire a fondo determinate scelte editoriali o la scelta
delle parole messa in atto dai giornalisti bisognerebbe essere il giornalista
stesso che in un determinato momento si ritrova ad affrontare un determinato
argomento e a trasmetterlo ai suoi lettori.
Il mio lavoro è stato suddiviso in vari momenti: il primo la raccolta di
materiale riguardante la storia di L’Eco di Bergamo, con materiale riguardante
anche la società editrice; la seconda parte mi ha impegnata con la ricerca in
archivio per raccogliere gli articoli che trattano l’argomento. In seguito mi sono
documentata cercando libri dedicati alla storia della stampa cattolica e libri
riguardanti i Pacs. Ho continuato poi analizzando gli articoli pubblicati e
cercando di giungere ad alcune conclusioni. Ho deciso, infine, di inserire il testo
integrale della puntata A un Pacs dal matrimonio, trasmessa da Bergamo Tv,
non essendo riuscita a recuperare il filmato originale (Bergamo Tv è
un’emittente locale e non conservano tutti i filmati delle trasmissioni in archivio)
come testimonianza diretta dell’attività che, da oramai 3 anni, cerco di svolgere
in modo corretto e puntuale.
4
“Professione giornalista” - Alberto Papuzzi - Donzelli Editore, Roma, 2003
Parte prima
L’ECO DI BERGAMO
Parte prima: L’Eco di Bergamo Capitolo 1: Il quotidiano cattolico
15
Capitolo 1
IL QUOTIDIANO CATTOLICO
«È il giornale, che ogni giorno muore e ogni giorno risorge, come la Fenice dalle
sue ceneri, si spande pe’ monti e pe’ piani; a migliaia di copie penetra nella città
e nei sobborghi, nei villaggi, dovunque vive e soffre, vegeta e gode l’uomo».
Luca Piccioni
1
1.1. Breve storia de L’Eco di Bergamo
«Sabato 1. Questo bellissimo e tanto decantato mese anche in quest’anno di
grazia 1880 non comincia troppo bene. Il cielo è torbido, l’aria è fresca e torna a
piovere. Esce il primo numero de “L’Eco di Bergamo” giornale clericale già da
molto tempo annunciato».
Carlo Facchinetti
2
Il primo numero de L’Eco di Bergamo venne pubblicato verso mezzodì,
sabato 1 maggio 1880: quattro pagine di formato 48,5 x 35,5 centimetri, con
testo diviso su quattro colonne. Venne stampato in 5 mila copie. Il prezzo era di
5 centesimi mentre quello delle copie arretrate era di 10 centesimi. Gli
abbonamenti erano fissati a 15 lire all’anno a Bergamo, a 7,50 lire a semestre e
a 3,75 lire a trimestre mentre per il resto del Regno il costo saliva a 18 lire
1
Il giornalismo bergamasco dalle sue origini alla costituzione del Regno d’Italia - IIAG Bergamo
1879
2
Notizie Patrie, Tipografia Pagnoncelli, Bergamo,1881
Parte prima: L’Eco di Bergamo Capitolo 1: Il quotidiano cattolico
16
l’anno, 9 a semestre e 4,50 a trimestre. Tutta la composizione del giornale
venne fatta a mano, con una macchina azionata da un fattorino.
Venne stampato nella Tipografia Sant’Alessandro (il cui gerente
responsabile era Erculiano Pavesi) in via Sant’Alessandro, 55. La tipografia,
oltre a stampare il quotidiano, si occupava della pubblicazione di volumi
scolastici per vari collegi religiosi di città e provincia.
La pubblicità era collocata in quarta pagina e il concessionario era Silvio
Pastorio, gestore della Tipografia Sant’Alessandro. La tariffa prevedeva 30
centesimi per «riga o spazio riga». Nelle altre pagine, invece, erano richieste 3
lire per gli spazi distribuiti nel «corpo» e 50 centesimi per le collocazioni dopo la
firma gerente. Per l’estero, infine, la pubblicità era gestita dalla società A.
Manzoni & C. con uffici a Milano, Roma e Parigi e che a partire dal 1906 si
occupò di tutte le inserzioni pubblicitarie del quotidiano bergamasco. La
redazione era composta da 11 persone: un direttore responsabile, il professor
Giovanni Battista Caironi, già conosciuto fra i letterati dell’epoca e stimato per la
sua esperienza alla direzione de Il Cittadino di Brescia; un cronista, un
amministratore, un gerente e sette operai.
La pubblicazione de L’Eco di Bergamo venne annunciata già dal 1° aprile
1880, grazie ad un documento che venne poi riprodotto sulla prima copia del
giornale. Nel testo si legge che il giornale «si atterrà alle dottrine della Chiesa
cattolica e del sommo pontefice, […] fornirà sollecitamente tutte le notizie, che
sono necessarie a ben condurre gli affari domestici: largamente si occuperà
dell’agricoltura, dell’industria, del commercio […] promuoverà al possibile la
cooperazione di tutti all’amministrazione comunale e provinciale […]. Di politica
tratterà con la debita misura […] dicendo bene al bene e male al male con
linguaggio semplice e schietto. […] Agli avversari L’Eco di Bergamo chiede solo
tanto di sincerità, di lealtà e di rispetto quanto è risoluto usarne esso medesimo,
affinché la polemica, quando diventi necessaria, possa condurre alla verità, la
quale tutti gli uomini hanno ugualmente dovere e diritto di conoscere e di
abbracciare»
3
.
3
Primo numero de L’Eco di Bergamo
Parte prima: L’Eco di Bergamo Capitolo 1: Il quotidiano cattolico
17
Il giornale, quindi, dichiarò da subito e in maniera aperta le sue posizioni.
Si presentò ai lettori affermando di voler dare voce ai cattolici, tutelare i loro
ideali, ispirazioni, diritti.
L’idea di fondare un quotidiano di ispirazione cattolica a Bergamo era
nata dopo il IV Congresso dei Cattolici, svoltosi in città dal 10 al 14 ottobre
1877. Esistevano, infatti, nella realtà bergamasca, alcune forme di
associazionismo cattolico avviate da Nicolò Rezzara, nato in provincia di
Vicenza e trasferitosi a Bergamo, che divenne l’anima del movimento dei
cattolici, e dal conte Stanislao Medolago Albani, una delle personalità di spicco
nel Movimento Sociale dei Cattolici in Italia, che fu nominato primo presidente
del Consiglio di Amministrazione del giornale. I partecipanti al Congresso
cercavano nella stampa uno strumento per riflettere, per raccogliere le
motivazioni delle cause cattoliche: uno strumento per comunicare e unire le
varie comunità sparse nella provincia bergamasca.
Le pubblicazioni de L’Eco di Bergamo completarono un panorama già
ricco di informazione locale: in quel epoca in città venivano già stampati La
Gazzetta Provinciale di Bergamo e Bergamo Nuova. In Lombardia, invece,
prima del giornale bergamasco, esistevano già L’Osservatore Cattolico di
Milano, fondato nel 1886, e Il Cittadino di Brescia, nato nel 1878 e L’Ordine di
Como, che iniziò le pubblicazioni 1879.
I soci fondatori de L’Eco di Bergamo erano 139: investirono nell’impresa
editoriale 150 lire per tre anni. Nicolò Rezzara si occupò di redigere lo Statuto
della società editrice che venne varata il 1 marzo 1880 con un capitale di
23.075 lire.
Sin dalle prime pubblicazioni il quotidiano cattolico bergamasco venne
apprezzato dai cittadini. Don Andrea Spada, direttore del giornale per oltre
sessant’anni, in occasione del centenario delle pubblicazioni apre uno speciale
dedicato al “suo” giornale affermando che «di fatto L’Eco di Bergamo è la storia
di ogni famiglia bergamasca, in molte case entra ogni giorno da cent’anni, dal
bisnonno in giù. C’era prima del televisore, della radio e sulle sue pagine sono
Parte prima: L’Eco di Bergamo Capitolo 1: Il quotidiano cattolico
18
passate tutte le gioie e i dolori di un secolo»
4
. E il direttore continua precisando
che «L’Eco di Bergamo […] ha […] uno stile di discrezione che ha sempre
attentamente evitato ogni esibizionismo»
5
.
La scelta di fondare un quotidiano cattolico si rivelò vincente in una
provincia dove l’80% della popolazione si dichiarava cattolica e dove il parroco
era considerato la figura più importante ed autorevole fra la popolazione dei
paesi. Il timore dei soci fondatori, però, era quello di creare un clima di sospetto
all’interno dei vari movimenti cattolici presenti in città: ciò venne confermato
dalla difficoltà nel trovare una tipografia disposta a stampare il quotidiano. Gli
stampatori, infatti, temevano di compromettersi nei confronti delle autorità locali.
Nonostante le difficoltà iniziali, legate sia a problemi pratici quali la
stampa e gli investimenti economici sia a problemi socio-culturali (Bergamo
allora aveva circa 39 mila abitanti e l’analfabetismo era molto diffuso sia in città
che in provincia), i soci fondatori riuscirono a creare una grande impresa
editoriale che sopravvive tutt’oggi.
I primi uffici amministrativi, nel 1880, si trovavano in piazza Pontida. In
seguito, nel 1898, venne trasferito nella stessa sede anche l’impianto
tipografico composto da due macchine celeri, un torchio e con uno staff di
venticinque operai. Alla morte del professor Giovanni Battista Caironi, primo
direttore, nel 1903, prese il suo posto Don Clienze Bortolotti, già direttore de Il
Campanone.
Nel 1901 venne acquistata la prima linotype e nel 1903 si contavano 40
collaboratori. L’8 marzo 1908 gli uffici amministrativi e la tipografia vennero
trasferiti nel grande palazzo di viale Papa Giovanni XXIII, 118, negli edifici della
Casa del Popolo, ideata e realizzata da Nicolò Rezzara per farne il punto di
riferimento di tutti i movimenti sociali dei cattolici bergamaschi. Nel 1913 venne
introdotta un’ulteriore innovazione nel reparto tipografico grazie all’acquisto,
costato 26.000 lire, della macchina da stampa Eureka, in funzione fino al 25
febbraio 1949.
4
L’Eco di Bergamo Com’è nato cent’anni fa e come nasce ogni giorno - a cura di Luigi Carrara,
Sesaab, Bergamo, 1980
5
L’Eco di Bergamo Com’è nato cent’anni fa e come nasce ogni giorno - a cura di Luigi Carrara,
Sesaab, Bergamo, 1980
Parte prima: L’Eco di Bergamo Capitolo 1: Il quotidiano cattolico
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Per poter pubblicare il quotidiano cattolico, nato grazie alla sottoscrizione
di “azioni” da parte di vari soci fondatori, venne creata una società editrice: il
gruppo Sesa, Società Editrice Sant’ Alessandro, venne fondato il 16 ottobre
1914 grazie a Don Angelo di Battista Roncalli, segretario del vescovo. Venne
costituito davanti al notaio dottor Giuseppe Locatelli e registrato il 27 ottobre
1914. La tipografia Sant’ Alessandro venne messa in liquidazione in
concomitanza con la nascita di Sesa, società anonima per azioni, che «nacque
avendo per oggetto la stampa de L’Eco di Bergamo e di altri giornali periodici,
libri e generi affini». Alla sottoscrizione dell’atto notarile aderirono 17 persone.
La nuova società ebbe come capitale 42.300 lire ripartiti in 423 azioni dal
valore di 100 lire nominali. I testimoni dell’atto di fondazione furono Gian
Battista Pesenti, cronista, e Rodolfo Pedroni, impiegato. La proprietà della
società era molto frammentata. I soci sottoscriventi furono 133, molti dei quali
esponenti del movimento cattolico e del clero. Tale rappresentanza appare
certa solo il 12 maggio 1924 quando il consorzio economico diocesano (Banca
Cooperativa Diocesana) acquistò 80 azioni. La società assunse a noleggio le
attrezzature per stampare il quotidiano e ne diventò proprietaria nel 1916. Su
invito del vescovo, nel 1936, la Sesa rilevò anche le attività de la Buona Stampa
(pubblicazione de l’Angelo in famiglia e di bollettini parrocchiali).
1.2. I primi apprezzamenti e le prime battaglie de L’Eco di Bergamo
Sin dai primi anni di vita, l’attività del giornale venne apprezzata.
Sebbene la tiratura non superasse il migliaio di esemplari, gli abbonati erano
circa cinquecento. In occasione del 25esimo anno di fondazione, Filippo Meda,
direttore de L’Osservatore Cattolico di Milano nel maggio del 1905 scrivere:
«L’Eco di Bergamo ha avuto due caratteri che difficilmente si trovano in un
giornale: ha esercitato una funzione eminentemente locale, educando i cattolici
alla vita amministrativa […] ma è pure assurto ad importanza nazionale,
facendo organo tra i cattolici italiani di quelle idee di fedeltà ai principi […]».
Parte prima: L’Eco di Bergamo Capitolo 1: Il quotidiano cattolico
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Anche Il Cittadino di Genova ha parole di ammirazione per il giornale
definito «intrepido, forte o calmo, […] valoroso, sempre incrollabile alla sua fede
al Papa e alla Chiesa […]. Bergamo in ciò può essere un nobile esempio per
tutti».
Molte le battaglie intraprese dal giornale, riguardanti problemi locali e
nazionali. Fra le prime e le più significative si può annotare il rifiuto del divorzio:
il 6 febbraio 1881 L’Eco di Bergamo interviene contro il disegno di legge del
ministro Villa con toni fermi e decisi. «Alle passioni che tempestano e
imperversano, togliete uno dei pochi freni che ad esse rimangono, togliete il
vincolo sacro che fu suggellato dalla mano istessa di Dio e poi vedete che cosa
sarà la famiglia e quali cresceranno i figliuoli». Tornerà spesso sull’argomento:
nel 1883, nel 1894, nel 1898 e nel 1892. E ancora in occasione del referendum
del 1974.
Oltre ai problemi religiosi, L’Eco di Bergamo affronta le maggiori
questioni sociali, politiche e civili rispettando sempre la sua ideologia legata al
pensiero cristiano.
1.3. I direttori
Dalla nascita ad oggi L’Eco di Bergamo ha cambiato otto direttori. Il più
famoso è certamente Monsignor Andrea Spada, che ha diretto il quotidiano per
oltre sessant’anni e che ha contribuito notevolmente alla sua ascesa. I direttori
sono stati:
a. il professor Gian Battista Caironi, dal 1 maggio 1880 al 5 marzo
1903;
b. don Clienze Bertolotti dal marzo 1903 al 18 ottobre 1925;
c. dottor Giovanni Pandini dal 19 ottobre 25 al 28 gennaio 1927;
d. avvocato Camillo Fumagalli dal 29 gennaio 1927 al 20 marzo
1930;
e. don Giuseppe Valvassori dal 21 marzo 1930 al 31 dicembre 1932;
Parte prima: L’Eco di Bergamo Capitolo 1: Il quotidiano cattolico
21
f. don Piermauro Valoti dal 2 gennaio 1933 al 29 novembre 1938;
g. monsignor Andrea Spada dal 30 novembre 1938 al 2004;
h. Ettore Ongis dal 2004, attuale direttore del quotidiano
bergamasco.
1.4. Veste grafica e l’attuale tipografia
Nel corso dei suoi anni di vita, L’Eco di Bergamo ha modificato spesso la
sua veste grafica mentre ha mantenuto pressoché inalterata la testata. La prima
modifica grafica significativa risale al numero del 6-7 marzo 1882: il giornale
pubblicò un’illustrazione, il ritratto disegnato del cardinal Angelo Mai. Da
gennaio del 1885 L’Eco di Bergamo aumentò leggermente il suo formato che
passò da 48,5 cm x 35,5 cm a 49,5 cm x 34,5 cm e il testo venne diviso in
cinque colonne.
La prima pubblicità a colori sul quotidiano bergamasco venne pubblicata
il 13 dicembre 1892 mentre le prime fotografie vennero pubblicate in un
supplemento il 22 giugno 1896.
Tra il 1900 e il 1901 il formato del giornale si modificò ancora: 55,5 cm x
38,5 cm con le pagine a sei colonne. Nel 1916, probabilmente a causa della
scarsità della carta, L’Eco di Bergamo si presentò in edicola in formato tabloid
46 cm x 30 cm. Il 16 settembre 1939, invece, ripresero le pubblicazioni in un
formato ancora più grande: 59,5 cm x 43,5 cm e il testo venne diviso su sette
colonne che diventarono otto il 18 ottobre 1944 con una nuova modifica delle
dimensioni del giornale: 59,5 cm x 41,5 cm. Un’altra trasformazione si ebbe il 9
ottobre 1947: il testo venne diviso in nove colonne e l’8 dicembre dello stesso
anno, un lunedì, iniziò a essere acquistabile sin dal mattino.
Oggi L’Eco di Bergamo è un giornale che si presenta su nove colonne in
formato 53 cm x 39 cm. Non viene stampato in città ma nella stamperia C.S.Q.
Spa, Centro Stampa Quotidiani, di via dell’industria, 6 di Erbusco (Bs), a 100
metri dall’uscita Rovato dell’Autostrada A4 tra Bergamo e Brescia. Viene
Parte prima: L’Eco di Bergamo Capitolo 1: Il quotidiano cattolico
22
stampato a colori. La stamperia bresciana non si occupa solo della stampa del
quotidiano bergamasco ma anche de Il Giornale di Brescia, de La Provincia
(stampa quattro edizioni: La Provincia di Como, La Provincia di Varese, La
Provincia di Sondrio e La Provincia di Lecco), Avvenire, Bild am Sonntag,
Secondamano, Sportautomoto, Borsa & Finanza, Tutto Fondi, Finanza &
Mercati, Urban, Controcampo, Vita, Rodeo, Pagine Casa, Inside.
CSQ Spa, Centro Stampa Quotidiani, ha iniziato la propria attività
nell’aprile 2000 ed è il più nuovo e grande stabilimento italiano con tecnologia
coldset operante per una pluralità di Editori. La gamma delle produzioni di CSQ
si estende dai giornali quotidiani, a periodici di diversa cadenza, a singole
produzioni; da tirature molto alte a quelle più piccole. Elemento caratteristico
della produzione di questa ditta è l’alta qualità di stampa, e una sofisticata
capacità di confezionamento in linea delle copie (cucitura in rotativa,
inserimento, taglio trilaterale, indirizzamento a copia singola, cellofanatura a
copia singola, ecc.). La produzione è di circa 150 milioni di copie distribuite
quotidianamente in tutta l’Italia centro-settentrionale. Il centro stampa produce
contemporaneamente su due linee per due turni e per sette giorni. Da pochi
mesi ha iniziato a stampare anche una copia domenicale dell’Osservatore
Romano che viene allegata al quotidiano bergamasco.
1.5. I dati sulle vendite de L’Eco di Bergamo
L’importanza di un giornale viene “misurata” grazie ai dati di tiratura
nell’area di diffusione. La vita di L’Eco di Bergamo, sotto questo aspetto, è
sempre stata in ascesa, sia pure con alti e bassi dovuti a particolari periodi o
eventi che hanno avuto particolare incidenza sulla vita della collettività
nazionale.
Durante i primi anni di vita, la tiratura media giornaliera era di circa un
centinaio di esemplari. Già nel 1885 raggiunse la media di 1.750 copie
giornaliere e dieci anni più tardi aveva raggiunto le 2.800 copie. La crescente
Parte prima: L’Eco di Bergamo Capitolo 1: Il quotidiano cattolico
23
diffusione del quotidiano era legata alla forza intrinseca della pubblicazione, alle
simpatie e ai consensi che acquistava per le sue prese di posizione ma non
solo. Il livello di vita andava via via migliorando, la diminuzione
dell’analfabetismo faceva aumentare il numero di potenziali lettori,
aumentavano le organizzazioni cattoliche che si appoggiavano a L’Eco di
Bergamo per promuovere le proprie attività.
Verso il 1905 il quotidiano bergamasco toccò le 4 mila copie. Uno dei
principali problemi dell’epoca, per quanto riguarda la diffusione soprattutto in
provincia, era legato al fatto l’orario di stampa era intorno alle 16 - 17 e la
mancanza di puntualità di tram e ferrovie serali impediva l’incontro con i lettori.
Nel periodo appena precedente al fascismo, che ostacolava le organizzazioni e
le associazioni cattoliche, molti cittadini cominciarono a boicottare L’Eco di
Bergamo e non iniziavano nemmeno la lettura, sebbene non ne conoscessero il
contenuto. Ma nel periodo compreso fra il 1943 e il 1945 il giornale riuscì a
compiere un notevole passo avanti: la tiratura passò da una media di 4.500
copie a 7 mila copie. Nei giorni della Liberazione raggiunse addirittura un picco
di 25 mila copie. Nel 1948 la tiratura media era di circa 9.200 copie giornaliere,
che andò gradualmente aumentando tranne piccole inflessioni nel 1961, 1964 e
1967.
Il segreto del successo di L’Eco di Bergamo è racchiuso nel tentativo
continuo di miglioramento, sia della veste grafica, sia dei contenuti, ma non
solo: il quotidiano cercò di promuovere iniziative varie andando incontro alle
esigenze dei lettori.
A partire da lunedì 8 dicembre 1948 cessò di essere pubblicato nel
pomeriggio. Il 3 dicembre 1950 iniziò a essere pubblicato anche la domenica e
nel numero del lunedì veniva dato maggiore spazio ad argomenti agonistici. Il
25 settembre 1967 venne inserito un inserto giallo interamente dedicato allo
sport: otto pagine di cronaca di avvenimenti agonistici e non della provincia con
particolare attenzione alla squadra di calcio locale, l’Atalanta. L’Eco di
Bergamo, inoltre, a partire dal 1985, ha cercato di sviluppare un sistema di
diffusione in grado di raggiungere anche i bergamaschi nei luoghi di
villeggiatura.