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rispetto alla tecnologia a pannelli, che Ł stata adeguatamente studiata per sopperire alle
caratteristiche di integrazione improprie dei moduli.
Quindi, ho realizzato una valutazione costi-benefici dei due impianti confrontandoli tra
loro. Dalle due analisi economiche sono stati prodotti dei grafici che determinano il periodo
di rientro degli investimenti e delineano inoltre un profilo rischio-rendimento che ha lo
scopo di determinare il livello di profitto e il grado di rischio dell investimento.
Le considerazioni sono rimandate al capitolo 12 relativo alle conclusioni.
Oltre a consentirmi di approfondire le conoscenze di questa tipologia di impianti di
produzione energetica da fonte rinnovabile, la ricerca ha prodotto, riepilogando l indice:
- una raccolta di materiali e celle innovative confrontate attraverso le loro peculiarit ;
- una piccola raccolta sugli aggiornamenti apportati dalle delibere inerenti al nuovo conto
energia;
- due diverse classificazioni nel definire la tipologia d integrazione architettonica: la prima
valutazione descritta Ł tecnico/normativa (nuovo conto energia); invece la seconda
classificazione Ł sviluppata sulla base della prima, ma in piø elabora un interazione tra il
sistema fotovoltaico e la funzionalit architettoni ca che questo ha diventando elemento di
involucro edilizio;
- una rassegna di soluzioni per l installazione integrata presenti sul mercato;
- i progetti di un installazione su un edificio esistente, corredati dalle valutazioni costi-
benefici, della convenienza economica che presenterebbero se fossero realizzati.
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1. INTRODUZIONE
E’ gi esperienza degli ultimi anni il fenomeno delle primavere precoci che stanno facendo
s che diverse specie di piante maturino con varie settimane di anticipo. Questo comporta
un’ alterazione della catena alimentare di varie specie viventi e dei cicli d’impollinazione
delle piante con conseguente mutamento della flora e fauna locale.
Il petrolio Ł l’energia fossile piø cara (100 dollari al barile nel dicembre 2007). Il 2008
segna il picco massimo di estrazione del petrolio. Negli anni a venire il petrolio sar sempre
piø una merce rara.
Nasce da ci l’esigenza di trovare valide alternative che evitino i rischi di gravi
ripercussioni sociali che il controllo della produzione di petrolio potrebbe generare
alterando l equilibrio economico mondiale.
Possiamo continuare a usare il petrolio e gli altri combustibili fossili che danneggiano il
clima o possiamo decidere di passare a politiche di cambiamento climatico pro attive e di
sviluppo sostenibile?
Il primo passo Ł stato fatto con l entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, che limita le
quantit emissive di CO 2 prescritte nell accordo. In questo modo la Comunit Europea ha
iniziato a finanziare ed incentivare con programmi specifici l utilizzo delle energie
rinnovabili e lo sviluppo delle tecnologie per il loro sfruttamento.
Vengono dette energie rinnovabili (o anche fonti di energia rinnovabile) le fonti di energia
non soggette ad esaurimento. La normativa italiana considera fonti di energia rinnovabili il
sole, il vento, le risorse idriche, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso e la
trasformazione in energia elettrica dei prodotti vegetali o dei rifiuti organici e inorganici.
Osservando la posizione geografica dell Italia sulla cartina dell Unione Europea, viste le
considerazioni precedenti, Ł facile ritenere il nostro paese tra i piø fortunati d Europa. Adagiata
nel mezzo del mediterraneo, circondata dai mari, baciata dal sole e rinfrescata dal vento, la
nostra penisola Ł potenzialmente ricca di risorse rinnovabili. L attenzione per queste fonti sta
peraltro profondamente interessando la stessa attivit legislativa finalizzata a promuovere il piø
possibile queste nuove tecnologie.
Stiamo vivendo il momento storico che aspettavamo da anni: l Italia Ł ormai entrata a far
parte del club dei Paesi leader nel settore del fotovoltaico grazie al nuovo conto energia, in
vigore da circa due anni. Neanche la crisi finanziaria sembra aver rallentato la corsa del
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Sole. Anzi sfogliando alcune riviste attinenti all argomento ne ho dedotto che proprio
grazie agli incentivi del conto energia il fotovoltaico appare un investimento sicuro in un
momento di grosse tensioni sui mercati finanziari. In effetti il Conto Energia si sta
rivelando un successo senza precedenti, con ricadute estremamente positive sui mercati,
industria ed economia. Costruire impianti ad elettricit solare non Ł piø un onere da
assumere per implicazioni etiche, ma Ł addirittura un attivit redditizia . Ricordo a questo
proposito che i meccanismi di incentivazione pubblica in atto non hanno lo scopo di
generare business finanziari, anche se certamente non li ostacolano, ma piuttosto si
prefiggono la diffusione capillare della tecnologia fotovoltaica.
Questo settore industriale andrebbe quindi protetto e sostenuto nel suo sviluppo. Invece,
l attenzione e le risorse del Governo sono rivolte ad altro: le critiche aspre alla Direttiva
Europea su clima ed energia, la soppressione della detrazione fiscale del 55% per
l efficienza energetica, le continue prese di posizione a favore del nucleare (fonte che non
azzera le emissioni di gas serra, con costi elevatissimi, un accettabilit sociale che rasenta
lo zero e che genera rifiuti radioattivi per migliaia di anni che non sappiamo gestire) ci
fanno comprendere da che parte batte il cuore dei decisori politici che oggi hanno in mano
le redini del paese. Al settore delle rinnovabili e del fotovoltaico spetta il compito di
difendere le posizioni che ha conquistato in anni di lotte.
Oltre che all impatto ambientale e alle questioni politiche non bisogna dimenticare la
valenza estetica del fotovoltaico: la cella di silicio ha un aspetto gradevole e di particolare
effetto, che la rende un materiale interessante per l architettura contemporanea. Le recenti
sperimentazioni della tecnologia fotovoltaica integrate in alcune applicazioni
architettoniche hanno portato ad un ottimo impatto visivo dimostrando che il fotovoltaico Ł
una tecnologica perfettamente integrabile in qualsiasi tipologia edilizia. Il collegamento
elettrico alla rete e l integrazione architettonica dei moduli fotovoltaici nelle strutture
esterne degli edifici rappresentano gli elementi piø importanti per l inserimento dei sistemi
fotovoltaici nel contesto urbano. Insomma non basta installare i pannelli dove c Ł posto,
magari mimetizzandoli per non turbare la sensibilit di chi fa fatica ad accettare
l innovazione, ma bisogna trasformarli in elementi capaci di qualificare e valorizzare il
contesto in cui si inseriscono. In questo senso bisogna riconoscere il merito delle istituzioni
pubbliche, che si impegnano in prima linea per indirizzare virtuosamente le tendenze in
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atto. Encomiabile, per citare un esempio recente, Ł stato il bando Impianti fotovoltaici di
alto pregio architettonico/paesaggistico negli edifici pubblici promosso dal nostro
Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Il bando era rivolto a
comuni capoluogo di provincia con lo scopo di favorire impianti fotovoltauci di taglia
compresa tra 1 kWp e 50 kWp, completamente integrati in complessi edilizi. Il supporto
pubblico Ł stato notevole, quasi 4 milioni di euro, destinati a sovvenzionare impianti ad alta
valenza architettonica per un installazione complessiva di 886,5 kWp.
Le fonti di energia rinnovabile e l uso razionale dell energia devono essere considerate
come contributo alla soluzione del problema centrale, cioŁ della graduale, ma sistematica,
trasformazione dell attuale sistema energetico verso la sostenibilit , intesa come ricerca di
una compatibilit fra sviluppo economico ed ambient e naturale, equilibri politici e socio-
economici, nonchØ come garanzia per le future generazioni di accesso alle risorse naturali
di base.1
2. L EFFETTO SERRA
2.1 Gas ed effetto serra
L’effetto serra Ł un fenomeno naturale che permette il riscaldamento dell’atmosfera terrestre
fino ad una temperatura adatta alla vita. Senza l’effetto serra naturale, sarebbe impossibile
vivere sulla Terra, poichØ la temperatura media sarebbe di circa -18 gradi Celsius. L’effetto
serra Ł possibile per la presenza in atmosfera di alcuni gas detti gas serra. Negli scorsi
decenni le attivit dell’uomo, in particolare la combustione di vettori energetici fossili e il
disboscamento delle foreste tropicali, hanno provocato un aumento sempre piø rapido della
concentrazione dei gas serra nell’atmosfera alterando l’equilibrio energetico della terra.
Come conseguenza si Ł avuto un anomalo aumento della temperatura atmosferica. I modelli
climatici prevedono entro il 2100 un aumento della temperatura media globale compreso tra
1,4 e 5,8 gradi Celsius. L’aumento della temperatura atmosferica media Ł la causa
principale dei cambiamenti climatici.
1
Fonte: Lucia Ceccherini Nelli, Fotovoltaico in ar chitettura
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Le sostanze inquinanti presenti nell’atmosfera che tendono a bloccare l’emissione di calore
dalla superficie terrestre appartengono alla categoria dei gas ad effetto serra. La loro
concentrazione crescente nell’atmosfera produce un effetto di riscaldamento della
superficie terrestre e della parte piø bassa dell’atmosfera. Qualora l’accumulazione
progressiva e accelerante di questi gas continui incontrollata, secondo molti scienziati Ł
probabile che si determini una tendenza al surriscaldamento della superficie terrestre e
alla modificazione del clima. Tuttavia, permangono incertezze sull’entit di tali effetti e
sulla loro configurazione geografica e stagionale. L’elenco dei gas serra Ł molto ampio. Il
Protocollo di Kyoto prende in considerazione un paniere di 6 gas serra elencati qui di
seguito:
• l’anidride carbonica(CO2) ;
• il metano(CH4) ;
• il protossido di azoto (N20);
• gli idrofluorocarburi (HFC);
• i perfluorocarburi (PFC);
• l’esafluoruro di zolfo (Sf6).
2.2 I cambiamenti climatici
I cambiamenti climatici riguardano l’aumento, in intensit e frequenza, dei fenomeni
estremi (uragani, temporali, inondazioni, siccit ), l’aumento del livello dei mari, la
desertificazione, la perdita di biodiversit . La co munit scientifica internazionale ha
dibattuto a lungo sulle cause e sulla intensit sia dell’effetto serra che dei cambiamenti
climatici. Oggi ormai l’evidenza scientifica del legame delle alterazioni del clima con le
attivit antropiche gode di largo consenso fra gli scienziati. Non altrettanto concorde Ł
l’opinione sul metodo migliore per contrastare tale tendenza. Complessivamente, il bilancio
complessivo delle superfici ghiacciate sulla Terra Ł negativo per una percentuale compresa
tra l’1 e il 1,5% per decennio, evidenziando come il fenomeno del riscaldamento globale sia
effettivamente in corso ed in costante aumento.
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Tali cambiamenti porteranno a significative modificazioni degli habitat naturali andando ad
incidere profondamente anche sugli equilibri socio-economici del pianeta.
Gli effetti del riscaldamento climatico antropico potrebbero essere molto maggiori se non vi
fosse stata una relativa riduzione dell’irraggiamento solare dovuta all’inquinamento
atmosferico. Paradossalmente, una riduzione dell’inquinamento (in particolare degli SOx e
del particolato) potrebbe portare ad un aumento delle temperature superiore a quanto
ipotizzato.
La Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, approvata a New
York il 9 maggio 1992, Ł la risposta pensata a livello internazionale per contrastare e
ridurre al minimo gli effetti negativi dei cambiamenti climatici sul nostro pianeta. La
Convenzione ha come obiettivo la stabilizzazione a livello planetario della concentrazione
dei gas ad effetto serra che sono le principali sostanze in grado di interferire ed alterare il
clima globale.
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2.3 Il Protocollo di Kyoto
Il Protocollo di Kyoto, firmato nel dicembre 1997, rappresenta lo strumento attuativo della
Convenzione.
L accordo Ł stato confermato sulla base del principio di "comuni, ma differenziate
responsabilit ", in quanto impegna i paesi industri alizzati e quelli ad economia in
transizione ad una riduzione delle emissioni dei principali gas ad effetto serra rispetto ai
valori del 1990. I Paesi soggetti a vincolo di emissione sono 39 ed includono,
fondamentalmente, i paesi europei (inclusi quelli dell’est ), il Giappone, la Russia, gli Stati
Uniti, il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda. Gli obiettivi specifici di riduzione delle
emissioni sono stati quantificati per il periodo 2008-2012.
Successivamente, per i periodi oltre il 2012, saranno negoziati nuovi obiettivi che
potrebbero includere un numero di paesi maggiore.
Il Protocollo di Kyoto diventer vincolante quando sar ratificato da un numero di paesi le
cui emissioni totali, al 1990, rappresentino almeno il 55% delle emissioni di gas serra di
tutti i paesi con vincoli. L’Italia, insieme agli altri paesi dell’Unione Europea, rientra fra i
paesi che hanno ratificato il Protocollo di Kyoto. I paesi che hanno gi compiuto l’atto
formale della ratifica sono 124 e rappresentano il 44,2% delle emissioni mondiali di gas ad
effetto serra.
Gli Stati Uniti d’America, il principale emettitore di gas serra con una quota del 36,1% sul
totale, non hanno ancora ratificato. L’annuncio del Marzo 2001 della loro intenzione di non
ratificare Ł rilevante da un punto di vista politico, ma non Ł sufficiente per impedire
l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto. La ratifica di pochi altri paesi (come l’Australia
con il 2,1% delle emissioni e la Russia con il 17,4% delle emissioni) permetterebbe di
superare la quota del 55% e far s che il Protocollo di Kyoto entri legalmente in vigore.
L’Italia ha ratificato il Protocollo di Kyoto attraverso la legge di ratifica del 1 giugno 2002,
n. 120, in cui viene illustrato il relativo Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di
gas ad effetto serra.
L’obiettivo di riduzione per l’Italia Ł pari al 6,5% rispetto ai livelli del 1990; pertanto,
tenendo conto dei dati registrati al 1990, la quantit di emissioni assegnate all’Italia non
potr eccedere nel periodo 2008-2012 il valore di 4 87,1 Mt CO2 eq (valore obiettivo per
l’Italia).
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Tale obiettivo risulta abbastanza ambizioso, sia perchØ l’Italia Ł caratterizzata da una bassa
intensit energetica, sia in funzione del fatto che dal 1990 ad oggi le emissioni italiane di
gas serra sono gi notevolmente aumentate e, senza l’applicazione di politiche e misure
nazionali, sono destinate a crescere ancora. Ai fini di una chiara comprensione dello sforzo
di riduzione che l’Italia dovr effettuare per raggiungere tale obiettivo, basti pensare che lo
scenario di emissione "tendenziale" di gas serra al 2010 per l’Italia prevede dei livelli di
emissione pari a 579,7 Mt CO2 eq. Dunque, rispetto all’obiettivo di Kyoto, si avrebbe un
divario effettivo al 2010 di circa 93 Mt CO2 eq.
Oltre allo scenario tendenziale Ł stato delineato uno scenario di emissione "di riferimento"
in cui si Ł tenuto conto degli effetti di provvedimenti, programmi e iniziative nei diversi
settori gi individuati dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio; tali misure
potranno consentire una riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra per un valore di
51,8 Mt CO2 eq/anno nel periodo 2008-2012. Lo scenario di riferimento porterebbe quindi
a dei valori di emissione pari a 528,1 Mt CO2 eq.
Tenendo conto dello scenario di riferimento al 2010, rispetto all’obiettivo di riferimento
esiste ancora un divario di circa 41 Mt CO2 eq. e quindi si rende necessario individuare
ulteriori politiche e misure per ridurre i livelli di emissione.
Scenari di emissione e obiettivo di riduzione al 2008-2012 (Mt CO 2 eq.)
Scenario tendenziale: 579,7;
Scenario di riferimento: 528,1;
Obiettivo di emissione: 487,1;
Ulteriore riduzione necessaria per il raggiungimento dell’obiettivo: 41,0.