Introduzione
party per reggere lo stress psico-fisico a cui si è sottoposti quando si balla
dalla sera fino all’alba e, a volte, fino a quando il sole cala di nuovo.
L’ampia diffusione di queste sostanze è favorita enormemente dalle
mistificazioni che il narcotraffico riesce a indurre: oggi, tra i più giovani, è
diffusa la credenza che il loro uso voluttuario-ricreazionale sia del tutto
controllabile e che non crei dipendenza. Una specie di "magia"
comunicativa, orchestrata alle spalle dei consumatori, riesce a proporre
delle pericolose sostanze stupefacenti come una innocente occasione di
divertimento, o, per la diciassettenne in modesto sovrappeso, come un
utile presidio per facilitare il calo ponderale e accompagnare la dieta. Lo
stesso tipo di pensiero, favorito dalla formulazione in pastiglie colorate e
contrassegnate da simboli accattivanti, ha aperto la strada a queste
sostanze di sintesi: droghe che in un primo tempo non assumono alcuna
centralità nell’esistenza del consumatore adolescente, droghe confinate al
tempo libero del week-end, alla notte, alla discoteca (in questo modo il
nostro paese è stato anche invaso da farmaci pericolosissimi, capaci di
compromettere il sistema di neurotrasmettitori essenziali). Così sempre
più diffusa è divenuta l’idea secondo la quale, ad un week-end a tono
elevato, sostenuto dagli psicostimolanti, potrebbe essere associata una
vita socialmente integrata, una condotta scolastica con buoni risultati e un
assetto relazionale ottimale.
È un dato di fatto che nel contesto del loisir siano molteplici e variegate le
sostanze in circolazione al punto da creare delle vere e proprie mode di
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Introduzione
consumo. Ultimamente, ad esempio, si sente parlare sempre più spesso
di “ecstasy liquida”, ma pochi sanno che in realtà si tratta di GHB, ovvero
di gamma-idrossi-butirrato, normalmente conosciuta come la droga dello
stupro e che con l’ecstasy ha ben poco a che fare. Bisognerebbe citare
anche altre sostanze “vecchie” come la ketamina (detta anche Special K,
un anestetico veterinario) e il Popper (nitrito di amile o di isobutile, è un
vasodilatatore) ma il pool di sostanze reperibili presso un comune
spacciatore in un qualsiasi luogo di divertimento notturno è davvero
variegato.
Secondo la Relazione annuale sullo stato delle tossicodipendenze in Italia
(relativa al 2007), nel nostro paese ci sono stati, 589 decessi per
overdose. Di questi, circa il 40% sono attribuibili sicuramente all’eroina e il
6% alla cocaina. Per le altre sostanze non vi sono dati univoci: spesso
infatti sono i mix di sostanze ad essere letali.
Certezze sulle dimensioni del fenomeno, invece, arrivano dai numeri dei
sequestri di stupefacenti: nel 2007 le dosi/compresse di droghe sintetiche
sequestrate dalle forze dell’ordine sono il 194% in più rispetto al 2006 e,
confrontando i dati degli anni passati, è facile rendersi conto come sia un
trend in continua ascesa. Sicuramente si è verificato un aumento del
consumo di stimolanti tra i ragazzi in età scolare: secondo la già citata
relazione sullo stato delle tossicodipendenze il 4,7% degli studenti dice di
aver preso questo tipo di sostanze almeno una volta nella vita, il 40% in
più rispetto allo stesso dato del 2006.
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Introduzione
Pur non trovando posto sul podio delle sostanze d’abuso quindi, la
famiglia delle recreational drugs merita la giusta attenzione in quanto
preceduta solamente da cocaina, cannabis e alcol che sono ormai
diventate a livello mondiale una vera e propria panacea tra i soggetti con
problemi di tossicodipendenza.
La facilità con cui è possibile sintetizzare droghe ricreazionali nonché la
semplicità nel reperire le materie prime da cui esse derivano, fa si che il
mercato clandestino sia sempre popolato da nuove molecole che
comportano la necessità di aggiornamento per il medico, sia sul piano del
trattamento dell'intossicazione acuta che in quello articolato e complesso
del follow-up e della disintossicazione.
La presente ricerca si propone pertanto di analizzare nel modo più
completo possibile quello che è il panorama delle recreational drugs ai
giorni nostri.
Nel primo capitolo verrà analizzato il fenomeno della diffusione di queste
sostanze e si cercherà di delineare quello che è il contesto
fenomenologico della loro assunzione.
Proponendoci l’obbiettivo di descrivere i possibili danni derivanti dall’abuso
di questo gruppo di sostanze, nel secondo capitolo, verranno quindi
analizzate un pool di sostanze ritenute (stando ai dati dei sequestri di
stupefacenti effettuati dalle forze dell’ordine nell’ultimo anno) tra le più
diffuse droghe ricreazionali che alimentano il mercato nero del
narcotraffico. Per ogni sostanza si è cercato di delineare un quadro
4
Introduzione
epidemiologico, le modalità di azione, le proprietà farmacocinetiche e
farmacodinamiche, il profilo tossicologico e gli effetti scaturiti dalle possibili
interazioni tra le varie droghe ricreazionali.
Dall’analisi sono state volutamente escluse alcune sostanze come la
cocaina, l’alcol e la Cannabis indica poiché non possono essere
esclusivamente e primariamente classificate come droghe ricreazionali e,
in secondo luogo, perché vastissimo è il numero di lavori scientifici che
sono stati dedicati a queste tre sostanze nel corso degli anni e ci è parso
che meritassero una trattazione a parte. Tuttavia non si è mancato di
considerare le loro possibili interazioni con le sostanze primarie dal
momento che vengono largamente co-abusate con esse.
Nel terzo capitolo verranno proposti e commentati i dati estrapolati da uno
studio di coorte effettuato dall’Istituto Superiore della Sanità che ha
coinvolto 220 Servizi di 16 regioni e 2 province autonome basato
sull’analisi di un questionario sottoposto a 1911 persone assuntrici di
sostanze ricreazionali.
Il fine è di realizzare una sorta di indagine epidemiologico statistica per
l’inquadramento del consumatore-tipo e di stabilire, in maniera scevra da
qualsiasi sensazione soggettiva e delle interpretazioni mediatiche spesso
fuorvianti, le modalità e le occasioni d’uso e di diffusione, le effettive
conseguenze dell’uso e dell’abuso di sostanze sintetiche e, ancora, quali
siano le possibili dimensioni di un fenomeno che, soprattutto negli ultimi
anni, sembrerebbe essere in continua espansione.
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CAPITOLO I
FENOMENOLOGIA DEL
CONSUMO RICREAZIONALE
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Capitolo I – Fenomenologia del consumo ricreazionale
1.1 Cenni storici
L’oppio in Cina, la cannabis in India e Africa, la cocaina nell’America del
Sud sono solo alcuni esempi di come l’uso di sostanze, attualmente
definite psicotrope, sia sempre stato diffuso e radicato nelle popolazioni di
ogni “dove” e in ogni “quando”. Già l’uomo di Cro Magnon conosceva le
proprietà del Papaver somniferum. Sumeri, Caldei, Egizi, Greci e Romani
sono alcune delle popolazioni all’interno delle quali era diffuso il consumo
di sostanze come gli oppiacei. La droga quindi accompagna l’uomo da
sempre e si può affermare che ne faccia uso da almeno 30.000 anni.
È stato scritto che ogni società ha le sostanze di abuso “che si merita, di
cui ha bisogno e che è in grado di sopportare”
1
. Forse è proprio questa la
prospettiva che bisogna utilizzare per approcciarsi al problema: l’utilizzo di
stupefacenti assume, come ogni comportamento umano, diverse
connotazioni a seconda della società e del momento storico che si prende
in esame.
Si potrebbe parlare sommariamente di una sostanziale differenza tra uso
ed abuso. Se prendessimo come esempio la popolazione Inca, all’interno
della quale la cocaina era considerata sacra e dono degli dei, sarebbe
piuttosto difficile definire come “tossici” i sacerdoti che la utilizzavano per i
loro riti. Lo stesso termine sarebbe difficile da attribuire anche a papa
Leone XIII, appassionato del famoso “Vin Mariani” che conteneva 215 mg
1
Wolfgang Schivelbusch, 1980.
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Capitolo I – Fenomenologia del consumo ricreazionale
di cocaina in un litro di vino
2
. Da una parte, dunque, ci sono tutte le
questioni religiose, artistiche e sociali che si intrecciano con queste
sostanze e dall’altra tutte quelle pericolose degenerazioni che
caratterizzano il problema della droga e che sono diffuse soprattutto nella
storia contemporanea.
Che il concetto stesso di abuso riferito a sostanze diverse varii da
un’epoca all’altra e tra sistemi sociali diversi
3
, è testimoniato dal fatto che
ad esempio alcool e stupefacenti oggi non godono certo della stessa
considerazione. La figura dell’ubriacone appare quasi sempre circondata
da simpatia, magari scherno e benevolenza, ma lo stesso trattamento non
è riservato ad esempio all’assuntore di eroina.
Sostanze diverse, epoche diverse, società diverse. Con questo non si
vuole giustificare l’abuso di droghe, ma rilevare che l’essere umano da
sempre si è rivolto alle sostanze per soddisfare i propri bisogni, i quali
sono in un certo senso espressione delle ideologie e insoddisfazioni
create dalle società stesse.
1.2 Definizioni
I termini “droga, sostanza stupefacente o psicoattiva”, sono utilizzati per
descrivere le sostanze che, introdotte nell’organismo, possono alterare lo
stato di coscienza e modificare le percezioni, l’umore ed il comportamento.
L’uso improprio di esse, di per sé non necessariamente pericolose, induce
2
Bertol E., Lodi F., Mari F. 2001. Trattato di tossicologia forense. Cedam. Op.cit.
3
A. Siracusano, 2007. Manuale di Psichiatria. Il pensiero scientifico editore. Op.cit.
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Capitolo I – Fenomenologia del consumo ricreazionale
fenomeni quali la tolleranza, l’abuso, la dipendenza, la tossicomania. La
Organizzazione Mondiale della Sanità le definisce come “qualsiasi
sostanza, a parte quelle necessarie al mantenimento stato di salute, che
una volta assunta dall’organismo vivente modifica una o più delle sue
funzioni”. Inoltre sebbene non esista una classificazione delle sostanze
d’abuso riconosciuta consensualmente, queste sono generalmente
suddivise, a seconda dell’effetto prodotto sul sistema nervoso centrale, in
sostanze neurodeprimenti e psicostimolanti.
Una buona interpretazione del termine abuso, invece, è fornita dall’ICD-
10
4
che lo definisce come “una modalità d’uso di una sostanza psicoattiva
che sta causando danno alla salute. Il danno può essere somatico oppure
psichico”.
Il DSM-IV-TR
5
esamina il problema in maniera più ampia ponendo
l’accento sui fattori biologici, psicologici e sociali, stabilendo i seguenti
criteri diagnostici per l’abuso di sostanze:
”Una modalità patologica di uso di una sostanza, che porta a
menomazione o a disagio clinicamente significativi, come manifestato da
una o più delle condizioni seguenti, ricorrenti entro un periodo di 12 mesi:
1. uso ricorrente di una sostanza risultante in un’incapacità di
adempiere ai principali compiti connessi con il ruolo sul lavoro, a
scuola o a casa.
2. ricorrente uso della sostanza in situazioni fisicamente rischiose.
4
Decima revisione della classificazione internazionale delle malattie, proposta dall’OMS.
5
American Psychiatric Association, 2002. Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi
mentali. 145, 89-101.
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Capitolo I – Fenomenologia del consumo ricreazionale
3. ricorrenti problemi legali correlati alle sostanze.
4. uso continuativo della sostanza nonostante i persistenti o
ricorrenti problemi sociali o interpersonali causati o esacerbati dagli
effetti della sostanza.”
Strettamente correlato al concetto di abuso è quello di dipendenza, che in
un certo senso rappresenta il gradino successivo, quello più pericoloso,
nel quale si possono individuare gli elementi che bene rappresentano
quella costellazione di segni e sintomi che caratterizzano la vita del
tossicodipendente. Sempre il DSM-IV-TR stabilisce i seguenti criteri
diagnostici per la dipendenza da sostanze: “Una modalità patologica di
uso della sostanza che conduce a menomazione o a disagio clinicamente
significativi, come manifestato da tre (o più) delle condizioni seguenti, che
ricorrono in un qualunque momento dello stesso periodo di 12 mesi:
1. tolleranza, come definita da ciascuno dei seguenti:
a – il bisogno di dosi notevolmente più elevate della sostanza per
raggiungere l’intossicazione o l’effetto desiderato.
b – un effetto notevolmente diminuito con l’uso continuativo della
stessa quantità di sostanza.
2. astinenza, come manifestata da ciascuno dei seguenti:
a – la caratteristica sindrome di astinenza per la sostanza.
b – la stessa sostanza (o una strettamente correlata) è usata per
attenuare o evitare i sintomi di astinenza.
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