ii
web chat focalizzando così l'attenzione anche sulle abilità scritte.
Si è sperimentata, con esito positivo, una pratica didattica in
grado di coniugare il sapere alfabetico con quello tecnologico, il
sapere televisivo con quello informatico, nel tentativo di iniziare
la scuola alla formazione di un ambiente di apprendimento
sempre più plurilingue e interattivo rispondente sia ai principi
generali del quadro di riferimento globale, promosso dal
Consiglio d’Europa, il cui titolo sintetizza in chiave i suoi obiettivi,
Quadro Europeo di riferimento per le lingue moderne: apprendimento,
insegnamento, valutazione
2
, ma anche alle attenzioni poste dalle
circolari ministeriali della Pubblica Istruzione al Programma di
sviluppo delle tecnologie didattiche 1997/2000
3
.
In questo lavoro ci si propone di sottolineare, tenendo
conto dei risultati delle teorie neurolinguistiche e dei metodi
glottodidattici più recenti, l’importanza a livello cognitivo e
linguistico di un approccio ludico e creativo come quello che la
multimedialità può fornire a docenti e studenti in ogni situazione
di apprendimento, autonomo o in aula. Pertanto partendo da
alcune considerazioni preliminari sul processo di acquisizione di
una seconda lingua e sui meccanismi di elaborazione di un
cervello bilingue, si passano in rassegna alcune delle più
importanti teorie dell’insegnamento e dell’apprendimento per poi
valutare i fattori che influiscono sull’apprendimento di una lingua
straniera e nel caso particolare dell’italiano L2
4
, proponendo una
2
Il documento ‘Quadro[0] Europeo di riferimento per le lingue moderne: apprendimento,
insegnamento, valutazione, chiamato anche Framework, è disponibile in formato
elettronico nel sito internet del Consiglio d’Europa : http://www.coe.int
3
C.M. 24 Aprile 1997 n.282.
4
La sigla L2 (lingua seconda) viene utilizzata in questa sede indistintamente per indicare
sia l’apprendimento dell’italiano come lingua straniera nel mondo, sia la lingua appresa da
parlanti non nativi ma residenti nel nostro Paese, come gli immigrati di diverse nazionalità.
iii
serie di attività e materiali didattici relativi all’oggetto di studio. La
consapevolezza di dimensioni psico e neurolinguistiche nascoste
nell’apprendimento, quali l’età, la motivazione, e lo stile
cognitivo, dovrebbe favorire l’individuazione di proprie strategie
di insegnamento e apprendimento.
Il secondo capitolo della tesi si incentrerà soprattutto sugli
aspetti dell’oralità della lingua italiana e sulla possibilità di
sfruttare le abilità ricettive e produttive di un parlante in una
prospettiva didattica e valutativa. In particolare è interessante
restringere il campo di indagine su alcune varietà dell’italiano
parlato, ovvero l’italiano dei media come tv, radio e web. Nel
terzo capitolo pertanto l’attenzione si sposta verso quella che la
sociolinguistica definisce lingua trasmessa, caratterizzata oltre che
dai tratti dell’oralità anche da quelli della scrittura: una scelta
motivata dalla semplice constatazione che per apprendere una
lingua autentica è necessario conoscere lo stile di vita e lo
standard comune dei parlanti di quella lingua, e i media si
prestano a questo scopo a rappresentare uno spaccato della
cultura quotidiana e autentica del nostro Paese, mettendo a
contatto l’apprendente con una realtà linguistica viva e non con
una “lingua morta”.
L’ultima parte del lavoro è dedicata alla descrizione di un
progetto multimediale che compendia la ricerca teorica dei
capitoli precedenti; l’obiettivo vuole essere la realizzazione di
una unità didattica interattiva da inserirsi all’interno di una
eventuale piattaforma web di e-Learning per studenti stranieri di
italiano. I materiali utilizzati per questa unità didattica sono scelti
da fonti varie ma in particolare da trasmissioni tv e radiofoniche,
iv
fiction e pubblicità, testimonianza di quella lingua orale e
spontanea a cui si allude nel capitolo secondo. L’unità prevede
inoltre un corredo di esercizi di auto-valutazione attraverso i
quali lo studente potrà testare il proprio livello di competenza
linguistica e comunicativa raggiunto. La possibilità di condividere
le conoscenze apprese con altri virtuali apprendenti iscritti al
corso e di comunicare con parlanti nativi anche in tempo reale,
mediante l’uso delle apposite risorse che una piattaforma può
offrire, arricchisce il percorso di acquisizione della lingua.
Alcune delle attività, come ad esempio quelle legate alla
visualizzazione di film e pubblicità, inserite nel progetto finale
sono state sperimentate al laboratorio multimediale di lingue del
liceo (LGT)
5
“Jean Monnet” di Annemasse in Francia presso cui
ho svolto assistentato di Italiano L2; Per tal ragione è sembrato
opportuno riportare ove possibile le osservazioni e i risultati delle
esperienze degli alunni, spesso legate alla problematicità della
relazione dell’apprendente verso la cultura straniera e all’uso
della tecnologia.
5
La sigla indica la denominazione francese di Liceo di Insegnamento Generale e
Tecnologico.
5
C A P I T O L O I
A C Q U I S I Z I O N E D I U N A S E C O N D A L I N G U A : Q U A D R O
T E O R I C O E M E T O D O L O G I C O D I R I F E R I M E N T O
1 . 1 I n t r o d u z i o n e a l l e t e o r i e d e l l ’ a p p r e n d i m e n t o
l i n g u i s t i c o
Gli studi sull’apprendimento di lingue seconde (=L2),
diverse dal sistema materno, nascono intorno agli anni Settanta
nel mondo anglosassone e negli Stati Uniti col nome di Second
Language Acquisition Research, (SLAR) analizzando il processo di
apprendimento dell’inglese L2, per poi svilupparsi con grande
interesse anche in Europa e di recente in Italia.
La SLA (Rod Ellis, 1997:15) indaga i principi inconsci o
consci attraverso i quali il sistema di conoscenze fonologiche,
lessicali, grammaticali e pragmatiche di una lingua seconda è
appreso da un parlante non nativo in un ambiente naturale o
guidato. La comprensione del percorso di sviluppo che gli
apprendenti compiono attraverso una serie di sistemi linguistici
concatenati in via di espansione, noti come interlingue, allo
scopo di acquisire una determinata lingua, ha avuto delle
conseguenze positive sul piano didattico facilitando il processo di
apprendimento.
Le più importanti teorie sull’argomento si sono sviluppate
a partire dai risultati raggiunti da varie discipline come la
linguistica, la sociologia e la psicologia che già intorno agli anni
Cinquanta avevano messo in luce i meccanismi relativi
6
all’acquisizione della lingua materna (L1) e ai problemi di
sviluppo del linguaggio.
Le attuali ricerche sull’acquisizione della seconda lingua
sono orientate a spiegare come la sequenza di apprendimento ,
se indipendente in parte dalla lingua materna e dal contesto di
apprendimento, possa essere determinata da processi interni
all’apprendente. Questo fenomeno rimane pertanto ancora privo
di una spiegazione neurologica verificabile, anche se molte sono
le ipotesi attendibili proposte dagli studiosi.
1 . 1 . 2 L ’ i p o t e s i c o s t r u t t i v i s t a
La teoria del costruttivismo, intesa come teoria della
acquisizione della conoscenza individuale e sociale, nasce nel
campo della psicologia per poi estendersi a vari ambiti di ricerca
e di applicazione come la linguistica e la didattica, suggerendo i
principi secondo i quali gli apprendenti costruirebbero la loro
conoscenza a partire dalle esperienze sociali e linguistiche.
L’ipotesi costruttivista, proposta dalla linguistica cognitiva,
focalizza dunque la sua attenzione sul ruolo dell’ambiente
linguistico e sulla interazione di questo sistema con le
predisposizioni innate del bambino nel determinare lo sviluppo
dell’apprendimento. L’input non è per nulla sterile e povero di
stimoli come sosteneva Chomsky (cit. in De Marco, 2003:31),
anzi diventa ‘uptake’ (= parte dell’input a cui il bambino presta
attenzione) facilitando la scoperta delle strutture del linguaggio,
se appunto diretto all’apprendente e non in modo casuale.
I sistemi simbolici come la lingua sono ereditati
dall’apprendente in qualità di membro appartenente ad una data
7
cultura e vengono appresi attraverso l’esperienza di vita
dell’uomo. Questa tesi dà importanza alle interazioni sociali tra
gli individui che determinano il significato e l’uso di importanti
sistemi simbolici.
La corrente costruttivista ha cercato di scoprire le
diversità che i bambini mostrano nel processo di acquisizione del
linguaggio. Ricerche linguistiche hanno dimostrato che i bambini
non apprendono tutti allo stesso modo e che seguono almeno
nelle prime fasi percorsi acquisizionali diversi. Queste differenze
sono state attribuite sia a differenze personali dell’individuo,
come la personalità, l’età, l’attitudine, e la motivazione, sia a
caratteristiche proprie della lingua oggetto di apprendimento e
dell’input. Tuttavia è possibile prevedere i percorsi che gli
apprendenti compiono nell’acquisizione dei sistemi linguistici
sulla base della loro complessità linguistica: i pattern di una
lingua più frequenti, trasparenti e quindi facilmente interpretabili,
sono i primi ad essere acquisiti. Ad esempio un individuo non
esprime prima la nozione di modo condizionale se non ha
conoscenza della semplice affermazione, e cosi via.
Non si tratta però di sequenze di acquisizione prestabilite
ma di costruzioni che l’apprendente fa nell’interazione tra l’input
e le loro predisposizioni cognitive, in parte innate.
Nell’ambito della psico-linguistica, Slobin (cit. in De Marco
2003:32) ha individuato i principi che regolano il funzionamento
cognitivo del linguaggio che valgono per l’acquisizione della
lingua materna ma che sono stati estesi successivamente
anche al fenomeno dell’acquisizione delle seconde lingue. L’idea
8
centrale è che l’individuo utilizza la lingua per esprimere le
percezioni e le cognizioni che realizza sull’ambiente circostante.
Uno di questi principi afferma che i bambini prestano attenzione
alla fine delle parole, imparando le terminazioni delle parole per
prima, così anche i suffissi rispetto ai prefissi. In altre parole
Slobin afferma il cosiddetto principio della Semantic primacy
hypothesis , secondo cui la semantica determinerebbe lo sviluppo
della grammatica di una lingua materna, nel senso che un
bambino non può iniziare ad usare una forma in maniera
significativa fin quando non è in grado di riconoscerne il
significato.
Per quanto riguarda lo studio dell’acquisizione della L1,
secondo i principi di Slobin, un bambino acquisisce prima la
categoria di numero rispetto a quella di genere grammaticale,
poiché la categoria numero è più trasparente del genere, e le
proprietà semantiche che determinano il genere dei sostantivi
saranno acquisite prima delle regole formali riguardanti le
strutture fonologiche e morfologiche dei nomi.
Tuttavia negli ultimi decenni la validità di questo principio
è stata ridimensionata dalla dimostrazione, in base al confronto
con altri processi di acquisizione di L1 diverse dall’inglese, che
non sempre la semantica genera la spinta all’acquisizione dei
principi grammaticali di una lingua. È stata confermata però la
tesi secondo la quale l’acquisizione del linguaggio è
rappresentata da un’interazione costante tra un’informazione
innata geneticamente ed un apprendimento successivo,
l’elaborazione dell’input.
9
Il costruttivismo asserisce che si apprende in maniera più
efficace nel momento in cui i dati vengono decodificati per
costruire qualcosa da sperimentare o far sperimentare agli altri,
pertanto l’intero processo di apprendimento nasce e si sviluppa
in un contesto capace di garantire creatività, curiosità, ricerca e
competizione nella sua accezione positiva.
Non si tratta solo di apprendimento individuale ma di una
forma di apprendimento collaborativo che prevede infatti la
condivisione di idee e risorse per la costruzione di una
conoscenza collettiva. In questo sistema di costruzionismo
sociale, il docente ha perduto la sua tradizionale funzione di
trasmettitore di informazioni e riveste un ruolo nuovo; se la
conoscenza è un’attiva e personale costruzione di significato
attraverso meccanismi di assimilazione e accomodamento
6
,
coerente con la storia individuale, un docente può offrire allo
studente stimolo, orientamento, risorse, ma non può influire
direttamente sul suo apprendimento. Il docente fornisce
assistenza all’interno del processo per facilitare la rielaborazione
dell’esperienza individuale che l’alunno attua per il
raggiungimento degli obiettivi prefissi.
6 Per i cognitivisti, il processo di apprendimento consta di due momenti: l’assimilazione, l’andare verso il concetto già posseduto, e
l’accomodamento, ovvero il processo in cui a partire dal tratto comune flessibile e da una struttura cognitiva preesistente, si forma un nuovo
concetto che va ad integrarsi con sfumature diverse nella mappa concettuale di soggetti diversi. L’organizzazione delle conoscenze può
quindi essere ottenuta in modi diversi (Fiore, 2003: 80).
10
1 . 2 I n s e g n a r e u n a s e c o n d a l i n g u a a t t r a v e r s o
a t t i v i t à t e a t r a l i
Tra i vari metodi e tecniche rivolti allo sviluppo di una
competenza linguistica e comunicativa in lingua straniera,
riteniamo valide a scopo didattico quelle caratterizzate da un
approccio funzionale, tendente a soddisfare l’esigenza
dell’apprendente di sapere usare la lingua oggetto di
apprendimento in un contesto specifico, non limitandosi quindi
alla descrizione riduttiva della struttura di quella lingua.
Per tale motivo, restringiamo l’attenzione verso quelle
proposte di attività ‘teatrali’ realizzabili in ambiente didattico L2
che spaziano dai tradizionali esercizi basati su giochi, alle brevi
scenette e simulazioni presentate in classe, i giochi di ruolo, fino
ad arrivare a ciò che viene definito process drama, termine coniato
negli Stati uniti intorno agli anni Novanta per distinguere un
nuovo approccio che si distingue dalle comuni e limitate
performance guidate e controllate dal docente.
L’utilità di ciascun tipo di attività teatrale
nell’insegnamento della seconda lingua risiede nella possibilità di
fornire differenti contesti linguistici e nuove situazioni stimolando
dialoghi autentici tra insegnante e studenti. Ciascun studente è
coinvolto nello sviluppo del dialogo che permette di far
procedere l’azione e cambiare significativamente gli schemi della
comunicazione e della interazione in aula. Secondo un approccio
comunicativo e di tipo costruttivista, su cui si basa la moderna
pedagogia del parlato, il concetto di contesto non è più qualcosa
11
di precostituito in cui inserire i parlanti come elementi aggiuntivi,
ma diventa uno spazio che lo studente contribuisce a creare
tenendo presente i diversi usi della lingua e i reali contesti
d’impiego.
Il valore della performance nella didattica consiste quindi
nella immediatezza, informalità e spontaneità che le attività
improvvisate consentono di sviluppare, piuttosto che
nell’acquisizione di capacità teatrali vere e proprie: il gioco della
simulazione incrementa la competenza socio-linguistica degli
apprendenti.
Le attività di simulazione instaurano delle relazioni con la
lingua bersaglio di cui l’apprendente è il principale partecipante.
Il dialogo è la più semplice e più classica forma di
comunicazione orale, elicita una varietà di registri linguistici in
base alle varie circostanze.
Gli insegnanti sembrano preferire l’uso di giochi linguistici
e semplici simulazioni guidate che rappresentano la prospettiva
più controllata e chiusa dell’apprendimento della lingua. I giochi
linguistici spesso comportano l’utilizzo di schemi di frasi
prestabiliti o di strutture per eseguire determinati compiti; le
situazioni sono selezionate allo scopo di introdurre un
vocabolario specifico, esercitarsi su determinate strutture o
rinforzare ciò che è stato già appreso.
Molti corsi di L2 usano queste tecniche per focalizzare
l’attenzione verso le abilità del parlato. Per esempio per
insegnare a prenotare una camera in un albergo, la lezione di
solito presenterà un dialogo tra l’impiegato e il cliente
12
evidenziando alcune procedure tipiche come rispondere al
telefono, chiedere informazioni personali e relative alla struttura
alberghiera, la modalità di pagamento, servizi inclusi ed esclusi
etc. In alcuni casi i contesti situazionali presi in esame possono
presentare delle diversità di costume da un paese all’altro e
allora l’insegnante mostrerà gli usi concreti della lingua. In
seguito viene chiesto agli studenti di esercitarsi in coppia sul
dialogo dato e infine di riprodurlo di fronte alla classe. L’obiettivo
dei giochi di ruolo è di permettere all’apprendente di assimilare
accuratamente le strutture di una lingua straniera attraverso un
ripetuto esercizio in coppia o in piccoli gruppi di lavoro, nella
prospettiva che ciò che è stato appreso possa successivamente
essere impiegato in situazioni reali.
Le attività di simulazione si presentano a volte limitanti
per diverse ragioni, alcune tra queste la mancata veridicità delle
interazioni linguistiche, l’assenza di comunicazione generata
autonomamente dagli studenti, l’impossibilità di prevedere tutte
le situazioni concrete d’uso di una lingua e la tensione scatenata
dalla esigenza di riprodurre un linguaggio attento. Per quanto
possano avvicinarsi a delle scene di vita reale, manca nei giochi
di ruolo l’elemento imprevisto che invece si manifesta nella
quotidianità.
Tuttavia seppure guidato dall’insegnante attraverso un
copione o una traccia a cui attenersi, il dialogo generato durante
le simulazioni può sempre originare un contesto continuamente
dinamico sia dal punto di vista delle interazioni sociali che da
quello linguistico. I ruoli dei personaggi interpretati dagli studenti
possono espandersi allo scopo di aumentare la qualità delle
13
interazioni linguistiche. Il fatto di adottare degli atteggiamenti e
delle caratteristiche diverse dalla loro personalità permette loro
di ammettere un grado di distanza necessario per la recitazione
fluente in altra lingua, anche se spesso i dialoghi e i personaggi
si rivelano limitativi e stereotipati. Le funzioni dell’insegnante
restano quelle di organizzare gli esercizi, fornire le risorse per gli
studenti ed eventualmente valutare i loro sforzi.
Nell’ approccio denominato Interazione strategica la classe
di lingua in cui gli studenti praticano dei dialoghi fuori dal
contesto è riconosciuta come artificiale. La tecnica comunicativa
invece accentua soprattutto la scioltezza del parlare piuttosto
che l’accuratezza, e la comprensione è l’obiettivo principale.
Questo procedimento è diverso dal tipo di performance in cui
sono presenti dei copioni da recitare a memoria. Si propongono
infatti degli scenari in cui gli studenti creano i propri dialoghi
sulla base di una tematica da svolgere e prendono delle
decisioni autonome con le relative conseguenze. le esercitazioni
di queste simulazioni, prima di essere messe in atto dagli
studenti, possono anche essere video o audio registrate.
Ciascun scenario dovrà avere almeno due ruoli interattivi
con interessi e attitudini che si intersecano o si contrastano. Gli
studenti devono rispondere alle sfide della comunicazione
contenuta nell’interazione tenendo in considerazione l’obiettivo
comunicativo da raggiungere. Alla fine l’insegnante prevede una
sintesi in cui si verranno trattati quegli elementi linguistici
inappropriati o quelle situazioni internazionali inopportune così
che gli studenti possano ripetere le performance attenendosi alle
nuove proposte e correzioni elaborate.