5
marittime rispetto ai litorali limitrofi, che negli ultimi 25/30 anni hanno subito intense
modificazioni e che in una nota sul “Bacino idrografico principale: Fiume Carboj (Rincione)”
viene segnalata, da parte del comune, la presenza di fenomeni erosivi dalla località Stazzone
alla località Capo San Marco;
2) diventa area di attrazione primaria durante la stagione estiva ed ha quindi una notevole
importanza da un punto di vista turistico;
3) l’area presenta una tra le più belle e lunghe spiagge del litorale di Sciacca e di una zona
rocciosa, immediatamente a Sud di questa, in cui si alternano piccole calette sabbiose e zone
prettamente rocciose; i suoi fondali marini sono variegati. Davanti alla spiaggia sono sabbiosi
con alcune grandi secche di posidonia a circa 150 – 200 m dalla riva e con la profondità che
scende dolcemente verso il largo;
4) i terreni che costeggiano il mare presentano la tipica flora caratteristica degli ambienti
mediterranei, tra cui la pregevolissima palma nana, a volte, a tratti in quantità numerosa;
5) sull’area di S. marco attualmente vige un decreto dell’Assessorato dei Beni Culturali ed
Ambientali del 13 Gennaio 1999 :”Dichiarazione di notevole interesse pubblico della fascia
costiera da Capo S. Marco alla foce del fiume Carboy del comune di Sciacca”; un decreto che
con i suoi vincoli non è riuscito a fermare la cementificazione di questo tratto di costa,
interessata (nei tratti osservati) da insediamenti abitativi che spesso raggiungono quasi il
mare;
6) per la Circolare del 26 Gennaio 2001 n.1 – : “siti di importanza comunitaria
(SIC) della Regione Siciliana”, in cui risulta il sito: ITA040012 - FONDALI DI CAPO SAN
MARCO – SCIACCA -; il sito è stato definito con la direttiva CEE 92/43/CEE – D.M.
22/04/2000;
7) la spiaggia è delimitata a monte, per circa la metà della sua lunghezza, da una strada, vi
sono chioschi e abitazioni che in base alle caratteristiche geomorfologiche dei versanti ed alle,
a volte, intense mareggiate si trovano in una costante posizione di rischio;
8) e non ultimo, per l’interesse attuale di enti e associazioni ambientaliste, di realizzare
davanti alla costa studiata una “Riserva marina”.
6
1. Inquadramento geografico
Inquadramento geografico del litorale studiato.
Il litorale oggetto del presente studio di tesi è situato nella Sicilia Sud-Occindentale e
ricade nella Tavoletta 1:25.000, F° 266 IV SO "Capo S. Marco”, edizione 4 del 1970 edita
dall’I.G.M. (rilievo grafico del 1933; aggiornamento del 1969 con aerofotografie del 1968).
Si trova geograficamente a 1.2 Km a NNW della punta di Capo San Marco ed a circa 4
Km, a WNW, della città di Sciacca. Si sviluppa longitudinalmente per circa 1,5 Km con
direzione NNW-SSE ed è compreso tra un’insenatura (a Sud) posta alla base della parte
terminale dei terrazzi marini quaternari ed un’area rocciosa a NNW. Presenta una forma
leggermente arcuata, con sabbia, di granulometria medio-fine, distribuita pressoché in modo
uniforme lungo tutto il litorale.
Litorale di Capo S. Marco
M A R E M E D I T E R R A N E O
7
2 Principali aspetti geomorfologici e idrografici
2.1 Geomorfologia
L'assetto geomorfologico della parte occidentale del territorio di Sciacca, che ricade nelle
C.de Maragani, Tabia, Ragana, Vigna Grande, Tradimento e S. Marco, comprese tra il mare
Mediterraneo il F. Carboj e la punta "Capo S. Marco, è molto semplice ma non priva, per
alcuni aspetti, di un certo fascino e valore ambientale.
L’area di C.da S. Marco è rappresentata principalmente da una serie di terrazzi marini che,
di forma irregolare, posti a quote diverse, sono caratterizzati, litologicamente, da sedimenti
sabbiosi, arenacei, calcarenitici, conglomeratici e ghiaiosi. Detti terrazzi, sono orlati da
costoni eterogenei e intramezzati da valli argillose dal profilo trasversale quasi simmetrico a
V.
L’attuale condizione è stata determinata dalla natura delle unità geolitologiche affioranti,
dagli agenti esogeni di modellamento, dalle condizioni climatiche e, non per ultimo, anche
dall’uomo.
Vicino alla spiaggia studiata l’area è caratterizzata da alcuni versanti argillosi spesso
acclivi e che delimitano e percorrono la spiaggia longitudinalmente; dalle biocalcareniti e
calcareniti marnose, che formano il costone terminale di Capo S. Marco, e che si
interpongono, in C.da Tabia, tra i due lembi di terrazzi, dove la morfologia risulta più varia e
complessa; e da i terrazzi marini che troncano in modo erosivo entrambi le precedenti
litologie e che si affacciano sull’intera area.
Il settore a Sud del litorale di S. Marco è caratterizzato da una costa rocciosa che però si
presenta nel complesso medio-bassa. Gli affioramenti Quaternari che costituiscono queste
piccole ripe e protuberanze rocciose, a volte interrotte da strette spiagge, si continuano sulla
piattaforma costiera conferendo alla topografia sottomarina un aspetto alquanto articolato.
Tali affioramenti rocciosi fanno molto spesso da supporto a biocostruzioni a corallinacee,
serpulidi etc., sulle quali l’erosione agisce disgregandone i materiali, che si vanno poi a
depositare nelle vicinanze dando luogo ad una sedimentazione bioclastica comunque del tutto
locale.
Oltre ai processi naturali di modellamento vanno anche considerate le forme e le
variazioni al territorio, ed in qualche misura anche alla spiaggia studiata, dovute all’azione
dell’uomo che sull’area ha agito profondamente, anche a disprezzo di vincoli paesaggistici e
naturali.
8
2.1.1 I Terrazzi marini
I terrazzi marini che, di forma irregolare, posti a quote diverse, sono caratterizzati,
litologicamente, da sedimenti sabbiosi, arenacei, calcarenitici, conglomeratici e ghiaiosi.
Detti terrazzi, di quota 45-75 m e 100-230 m s.l.m., leggermente inclinati verso sud, sono
orlati da costoni eterogenei.
Essi si sviluppano in senso N-S a partire dalla sommità del versante meridionale della
Punta Capo S. Marco, C.da Vigna Grande e Tradimento, fino ad arrivare alle C.da Tabia (Fig.
2.1), Ragana e Maragani, quest’ultima interessata dalla foce del fiume Carboj.
Il terrazzo di Piana Grande di Misilifurme risulta separato dagli altri terrazzi dall'acclive
valle a V del V.ne Caricagiachi, affluente sinistro del F. Carboj.
Fig. 2.1 - Terrazzo marino superiore (C.da Tabia) – Marzo 2004
2.2.2 I versanti argillosi
I versanti argillosi (fig. 2.2), formati dalle argille azzurre Plioceniche, e che intramezzano
i terrazzi risultano spesso molto acclivi, e presentano, a luoghi, mammellonature e/o sono
interessati da fenomeni franosi quiescenti e/o in atto ed incisi da diversi solchi erosivi e rivoli,
che drenano le acque di ruscellamento verso il fondovalle, dove raggiungono i Valloni che
hanno generato le valli.
Detti valloni sono a carattere stagionale e solo durante violenti acquazzoni assumono
aspetto torrentizio, tracimando a volte nei pressi delle foci.
9
Fig. 2.2 - – Tratto di versante argilloso retrostante la spiaggia di San Marco
2.2 Idrografia
Oltre ai processi di erosione ed accumulo che avvengono lungo le coste, i fiumi assumono
un ruolo fondamentale nell’apporto dei sedimenti al mare che vengono ridistribuiti dalle
correnti litoranee e dal moto ondoso s.l.
La spiaggia non è alimentata direttamente da alcun corso d’acqua perenne; sono presenti
modesti sistemi idrografici che drenano la zona e solo fenomeni piovosi di una certa entità,
provocano sui prospicienti versanti argillosi, a monte della spiaggia, fenomeni, anche intensi,
di ruscellamento.
Una sua importanza, riveste, per l’apporto di sedimenti terrigeni nei litorali circostanti, la
presenza del fiume Carboj, posto a circa 4 Km a NW del litorale studiato, che contribuisce
notevolmente all’apporto di sedimenti terrigeni in tutta l’area. Il Carboj, nel suo percorso
verso il mare, attraversa tutta la serie dei terreni presenti nell’Area di Sciacca, dai calcari
Mesozoici ai sedimenti calcarenitici Quaternari.
Il fiume Carboj, ha la parte medio-alta del bacino in formazioni litoidi calcaree, calcaree
marnose e calcarenitiche che danno la possibilità di apporti grossolani. La parte bassa del
bacino è costituita prevalentemente da formazioni calcarenitiche e argilloso-limose del
Pliocene e del Quaternario. Infatti, la natura e la granulometria dei materiali litoidi trasportati
dal fiume Carboj risulta differente. I materiali che arrivano al mare vanno dai ciottoli, anche
di grandi dimensioni, ai materiali più fini, sabbie e argille (fig. 2.3).
10
Fig. 2.3 - Spiaggia ciottolosa di Maragani a SE della Foce del Fiume Carboj (Rincione) – Marzo 2004
2.2.1 Descrizione del Bacino idrografico del Fiume Carboj (Rincione)
Il bacino idrografico del F. Carboj ricade nel versante meridionale della Sicilia e si
estende per circa 212 Km, dal centro abitato di S. Margherita Belice sino al Mar Mediterraneo
in Contrada Maragani, al confine tra il territorio di Menfi e quello di Sciacca.
Esso si inserisce tra il bacino del F. Belice ad Ovest ed il bacino del F. Verdura ad Est e
ricade quasi completamente nel territorio della provincia di Agrigento, ad eccezione della
parte settentrionale del bacino che ricade in territorio della provincia di Palermo. Nel bacino
del F. Carboj ricade il centro abitato di Sambuca di Sicilia e una parte del centro abitato di S.
Margherita Belice.
L'altitudine massima del bacino è di 1.180 m.s.m. (M. Genuardo in territorio di Sambuca
di Sicilia), mentre quella media è di circa 379 m.s.m. Sul corso del F. Carboj, che si sviluppa
per circa 23 Km, nel tratto di monte denominato T. Rincione, la costruzione di una diga nel
periodo 1950 - 1951 ha permesso la formazione del bacino artificiale del lago Arancio
(comune di Sambuca).
Il bacino diretto sotteso del serbatoio si estende per circa 138 Kmq; all'invaso vengono
inoltre addotti i deflussi del V.ne Caricagiachi, tramite una traversa che sottende circa 223
Kmq di bacino, i deflussi dei T. Senore, affluente del F. Belice, tramite una traversa che
sottende circa 34 Kmq e i deflussi del T. Landori, affluente del F. Verdura, tramite una
traversa che sottende circa 16 Kmq di bacino.
11
La capacità utile di progetto del serbatoio è di circa 32.8 Mm
3
; l'interramento risulta molto
limitato in quanto le sistemazioni montane del bacino del F. Carboj sono state molteplici e
ben realizzate.
L’utilizzazione prevalente dei terreni che il Carboj attraversa è: 57 % prato e pascolo; 26
% colture arboree ed un restante 10 % seminativo.
Il bacino, nella parte meridionale e nord-orientale, è formato generalmente da terreni della
serie rigida mesozoica costituiti prevalentemente da calcari. Nelle parti maggiormente esposte
dei rilievi sono presenti terreni della serie argillosa pliocenica con lembi di calcareniti
calabriane e quaternarie.
Nel 1938, sul corso dei F. Carboj, a circa 14 Km dalla foce, ha funzionato una stazione
idrometrica sino al 1940. Tale stazione sottende circa 138 Kmq di bacino avente un'altitudine
media di 415 m.s.m. Nel periodo di disponibilità di dati (1938-1940) è risultato un deflusso
medio annuo di 24 mm (pari a 3.3 Mm
3
) su un afflusso di 102 mm.
(Fonte: Assessorato Territorio e Ambiente - Regione Sicilia)
Fig. 2.4 - Foce del Fiume Carboj (Rincione) – Marzo 2004
12
2.3 Frane e dissesti idrogeologici
Negli ultimi decenni, le frane, ed il conseguente dissesto idrogeologico, sono state cause
di grandi disastri che hanno coinvolto anche interi paesi rendendoli inagibili o determinando
in questi condizioni di stabilità precaria che comportano rischi per la pubblica incolumità.
I fenomeni di dissesto sono per la maggior parte fenomeni ciclici che si ripetono sovente
con le stesse modalità, anche dopo lunghi periodi di quiescenza, generalmente in coincidenza
delle intense piogge autunnali ed anche dei periodi di prolungate ed abbondanti precipitazioni
del trimestre invernale. A conferma di ciò si ricorda che, nell'ultimo secolo, le frane più
notevoli si sono avute in occasione degli eventi alluvionali maggiori.
Tutto il territorio adiacente il litorale di studio necessita di un particolare attenzione
perché soggetto a frane, crolli, erosioni e vulnerabilità dell'acquifero.
I fenomeni franosi interessano i versanti argillosi e/o calcarenitici meridionali del
territorio e a luoghi quelli interni che intramezzano i terrazzi.
Detti fenomeni, di solito quiescenti, sono rappresentati da mammellonature e smottamenti
della coltre argillosa (fig. 2.5) lungo i versanti e da scoscendimenti e crolli della formazione
calcarenitica lungo i margini dei terrazzi (fig. 2.6). Tali manifestazioni si localizzano
principalmente proprio lungo i versanti che dominano la costa marina.
Fig. 2.5 - Litorale di San Marco – Versanti argillosi retrostanti la spiaggia (Marzo 2004)
Gli scorrimenti interessano solitamente le argille superficiali alterate, che imbevute
13
d'acqua tendono a scorrere verso valle, producendo mammellonature, terrazzamenti e aree
d'accumulo. Le aree interessate da scorrimento sono: il versante meridionale della C.da S.
Marco, il versante occidentale e orientale delle C.de Vigna Grande – Tabia.
Gli Scoscendimenti, dovuti ad erosione della costa e/o a rammollimenti dei versanti
argillosi che orlano i terrazzi, provocando crolli di blocchi calcarenitici e gradinate,
interessano perlopiù le calcareniti quaternarie. L’area interessata da scoscendimenti e/o misti
sono il versante sud occidentale della C.da Tradimento che presenta una serie di gradini
calcarenitici.
Le aree soggette a vulnerabilità dell'acquifero comprendono i terrazzi marini, fortemente
antropizzati. I terrazzi, rappresentati da terreni permeabili per porosità e fessurazione giacenti
su terreni impermeabili (Argille Plioceniche), sono caratterizzate da strutture acquifere del
tipo semplice poste a modeste profondità ed alimentate dalle acque piovane ed irrigue.
Fig. 2.6 - Contrada San Marco – Crolli delle formazioni calcarenitiche (Dicembre 2004)
Nell’area prospiciente il litorale di studio il dilavamento o l’erosione pluviale è dovuta
all’azione diretta d’impatto della pioggia sul terreno e all’azione di scorrimento dell’acqua
superficiale. Si sono osservati processi di dilavamento o erosione pluviale e all’azione
d’impatto dell’acqua (splash); erosione da ruscellamento (runoff) ed erosione laminare (sheet
erosion); erosione a rivoli (rill erosion) ed erosione a solchi (gully erosion).
Nell’area si assiste ad una erosione accelerata dei versanti argillosi in quanto i processi
14
erosivi presentano un’intensificazione, sia per cause naturali (elevata piovosità nell’area negli
ultimi 3 anni e per lo più, a volte, sotto forma di violenti temporali), sia per la scarsa
permeabilità dei terreni argillosi presenti nella zona che per cause antropiche, con l'espansione
disordinata ed incontrollata di numerosi centri urbani in aree non idonee, conseguenza questa
della totale assenza, in passato ed ancor più grave oggi, di una pianificazione urbanistica e
territoriale adeguata alle realtà del territorio. Bisognerebbe agire, laddove è possibile, per
rallentare tale fenomeno e ridurre il rischio di ulteriori dissesti. La valutazione sulle
condizioni di stabilità dei versanti naturali è uno dei quesiti più importanti degli studi
riguardantì i problemi della pianificazione del territorio. Essa infatti condiziona in maniera
determinante la scelta degli indirizzi di sviluppo a livello urbano e regionale, in quanto trova
implicazioni dirette in ogni tipo di attività.
Inoltre l’antropizzazione si fa evidente sulla spiaggia con un particolare fenomeno. Le
strade costruite perpendicolarmente ai versanti stessi, nel momento di forti precipitazioni,
diventano una via preferenziale di scorrimento dell’acqua che concentrandosi, arriva a valle, e
quindi sulla spiaggia, con un’energia tale da spazzare ed erodere la spiaggia per molti metri,
sia lateralmente che verticalmente (fig. 2.7).
Fig. 2.7 - Litorale di San Marco – Fenomeno erosivo causato dall’acqua di scorrimento (Dic. ’03)
15
Inoltre il Comune di Sciacca (AG) ha segnalato alla Regione la presenza di fenomeni
erosivi dalla località Stazzone alla località Capo San Marco (area in cui ricade il litorale
oggetto di studio). Ed, inoltre, gli uffici competenti, hanno trasmesso quattro tavole
morfologiche del territorio, nelle quali sono rappresentate le aree franose e quelle soggette ad
esondazioni. Fra queste risulta il versante meridionale della c.da San Marco.
16
3. Geologia della fascia costiera del litorale studiato e dell’entroterra
3.1 Geologia della fascia costiera studiata
I Litotipi presenti nell’area di studio e che delimitano il litorale su cui è stato svolto lo
studio morfologico e sedimentologico sono:
Argille grigio-azzurre con intercalazioni arenitiche (sabbia calcarea giallastra) contenenti
una fauna a foraminiferi planctonici e rari molluschi, del Pliocene medio-sup. – Pleistocene
inf., che formano i versanti prospicienti la spiaggia e che la percorrono longitudinalmente per
tutta la sua estensione. Detti depositi affiorano estesamente lungo tutto il territorio di Sciacca.
Essi, di potenza elevata ed incise da numerosi solchi erosivi, rappresentano le rocce
pseudocoerenti; risultano alterate in superficie e a volte ricoperte da detrito sabbioso lungo la
sommità dei versanti.
Nella parte iniziale della spiaggia, verso Sud, le argille sono troncate dalle Biocalcareniti e
calcareniti marnose contenenti principalmente Pectnidi, echinidi e molluschi, con
intercalazioni centimetriche di marne sabbiose, del Pleistocene
Detti depositi, coerenti e a stratificazione indistinta, affiorano all'interno del vecchio
abitato di Sciacca, dove assumono colorazione biancastra; presso le C.de Tradimento e Tabia
(che delimitano rispettivamente a Sud e a Nord il litorale studiato) si presentano fratturate,
dislocate e di colore rossastro.
A troncare i due precedenti litotipi e ad affacciarsi sull’intera area, da una quota media di
65 m. sul livello del mare, si estendono: verso Nord, nei pressi di C.da Ragana, un lembo del
Terrazzo marino superiore (GTS), del Pleistocene inf. (Calabriano o Santerniano), formato
da depositi sabbiosi, calcareniti e conglomerati, quasi sterili e trasgressivi sulle altre
formazioni.
La calcarenite si presenta a stratificazione incrociata e a volte con gusci di gasteropodi e
lamellibranchi. Di potenza variabile da 2 a 12 m circa, giacendo sulle argille e bordati da
costoni. Presenta sempre una componente arenaceo marnosa.
Vari AA. (BALDACCI, 1986; GIGNOUX 1913; TREVISAN & DI NAPOLI, 1938), hanno
studiato questo deposito Quaternario, che si presenta trasgressivo sui “Trubi”, attribuendolo al
Calabriano. Ma RUGGIERI & UNTI (1974), definendolo per la prima volta, affermano che: “il
GTS rappresenta una struttura posteriore al Siciliano, tanto che appare più logico avvicinarlo
ai vari episodi erosivi e sedimentari di quel complesso di cicli detto Tirreniano”, (Pleistocene
sup.).
Sempre verso Nord, in C.da Tabia, a meridione rispetto al lembo di GTS della C.da
Ragana, si estende fino alla C.da S. Marco il Terrazzo marino inferiore, del Pleistocene inf.
17
(Siciliano), caratterizzato verso Nord, C.da Tabia, da sabbie e calcareniti rossastre, di spessore
di 10 m circa e giace sulle argille e verso Sud, nei pressi di C.da S. Marco, da calcareniti
rossastre, sabbie e ghiaie, trasgressivi sui terreni sottostanti e di spessore variabile da 2 a 12 m
circa e giacenti sulle argille.
Le Biocalcareniti e calcareniti marnose, che affiorano nelle C.da Tradimento e Tabia,
contengono principalmente Pectnidi, a volte anche di grosse dimensioni, echinidi e molluschi
vari. Alcuni di questi fossili si presentano in eccelente stato conservativo.
Fig. 3.1 – Località S. Marco (Sciacca) – Terrazzo Quaternario con affioramenti, alla base, di argille
grigio-azzurre del Pliocene
18
Fig. 3.2 – Località S. Marco (Sciacca) – Terrazzo inferiore e superiore
3.2 Geologia dell’entroterra del litorale studiato (area di Sciacca)
L’area di Sciacca costituisce la parte più occidentale della Catena Siciliana ed è
rappresentata, geologicamente, da terreni che vanno dal Trias sup. all'Olocene come risulta
dai vari A.A. che hanno studiato questo territorio: BALDACCI (1889), G. DI STEFANO (1889),
CHECCHIA RISPOLI (1918), S. SORRENTINO (1930), G. RUGGIERI (1959), MONTANARI (1961),
R. CATALANO & V. LIGUORI (1970), G. RUGGIERI & TORRE (1973), G. BUCCHERI (1970), R.
CATALANO & D’ARGENIO (1978, 1981), G. MASCLE (1979), F. P. VITALE (1991).
Le unità litologiche presenti nell’area di Sciacca sono il risultato della deposizione nel
tempo in diversi ambienti (da profondo a litorale) e nel complesso derivano dalla
deformazione poco accentuata del fianco Meridionale del Dominio Sicano.
Nel territorio retrostante il litorale studiato si riscontrano le seguenti litologie:
a) Calcari dolomitici a stromatoliti e megalodonti (Trias sup.);
b) Calcari bianchi e Calcari nodulari Rosso Ammonitici (Lias inf. – Malm inf.);
c) Calcari marnosi e marnoso calcari – “Scaglia” (Cenomaniano – Eocene sup.);
d) Brecce o megabrecce carbonatiche (Cretaceo inf.-Paleocene);
e) Calcari Marnosi e Calcareniti Nummulitiche (Oligocene medio);
f) Calcareniti a macroforaminiferi bentonici (Aquitaniano – Burdigaliano);
g) Marne, Sabbie, Argille e Calcareniti organogene glauconitiche (Burdigaliano –
19
Langhiano);
h) Marne, Argille marnose, Argille gessose e Calcari solfiferi (Serravalliano-Messiniano);
i) Marne e Calcari marnosi a foraminiferi planctonici – “Trubi” (Pliocene inf.);
j) Argille grigio-azzurre fossilifere (Pliocene medio-sup. – Pleistocene inf.);
l) Biocalcareniti e Calcareniti marnose (Pleistocene inf.);
m) Terrazzo marino superiore - GTS – Grande Terrazzo Superiore (Pleistocene inf.);
n) Terrazzo marino inferiore (Pleistocene inf.);
o) Depositi alluvionali e detrito di falda (Olocene).
CATALANO & D’ARGENIO (1978, 1981) inquadrano i terreni affioranti nell'area di Sciacca
- Montevago nella zona più esterna della catena occidentale siciliana, ai limiti con aree di
avanpaese e ne riconoscono alcune unità stratigrafico-strutturali derivanti dalla deformazione,
poco accentuata, del Dominio Saccense e del fianco meridionale del Dominio Sicano.
La parte più antica del substrato affiorante è rappresentato da calcari a Stromatoliti e
Megalodonti, interessati da filoni sedimentari e cavità paleocarsiche, depositatesi nel dominio
paleogeografico della Piattaforma Carbonatica Saccense tra il Norico e il Lias medio.
La successione individuata dagli AA. (CATALANO & D’ARGENIO, 1978, 1981), tipica delle
unità di M.te S. Calogero (fig. 3.3) e del Pizzo Telegrafo, di diverse centinaia di metri di
spessore, è la seguente:
a) Calcari a stromatoliti e megalodonti interessati da filoni sedimentari e cavità
paleocarsiche (Norico - Lias medio);
b) Calcari a Crinoidi, calcari nodulari Rosso Ammonitico e basalti; calcilutiti a
lamellibranchi (Lias sup. - Malm);
c) Calcari a Calpionelle, “Lattimusa” (Giurassico sup. - Cretaceo inf.);
d) Calcilutiti bianche a Globotruncane e Globorotalie in parte silicizzate, tipo “Scaglia”
(Cretaceo inf. - Eocene);
e) Calcilutiti marnose e calcareniti organogene risedimentate con Nummuliti (Eocene -
Oligocene inf.);
f) Calcari a Lepidocicline e Rodoficee (Oligocene sup.);
g) Calcareniti organogene glauconitiche (Miocene inf.);
h) Marne sabbiose pelagiche con Orbuline (Serravalliano – Tortoniano);
i) Argille sabbiose, arenarie ed evaporati (Tortoniano sup. – Messiniano);
j) Marne bianche con Globigerine e calcareniti risedimentate, “Trubi” (Pliocene inf.).