4
CAPITOLO 1
IL TERRITORIO
1.1 DESCRIZIONE DEL CONTESTO
1.1.1 ASPETTI GEOGRAFICI
1
La Valle del Metauro
Capolinea della valle del Metauro è Fano, l'antica Fanum Fortunae con il suo
centro storico ricco di monumenti: dall'epoca romana al medioevo, dal periodo
rinascimentale all'età barocca.
A Fano, proveniente da Roma, la via Flaminia giungeva (e giunge ancora) al
mare, oggi in parallelo con la moderna superstrada che consente un veloce
tragitto alternativo fino a Fossombrone (25 km) e oltre (bivio di Calmazzo,
circa 5 km a Ovest di Fossombrone). Qui la superstrada si sdoppia. Un ramo
segue il Metauro volgendo a nord-ovest per interrompersi in territorio urbinate
e confluire nella strada statale che giunge al passo appenninico di Bocca
Trabaria (m.1044) per poi scendere a Sansepolcro in Toscana.
La parte di superstrada che segue la Flaminia, risalendo la valle del
Candigliano, supera in galleria il passo del Furlo e prosegue in direzione di
Acqualagna - dove diviene a due corsie - Cagli e Cantiano per giungere al
passo della Scheggia (m.632) e proseguire verso la Capitale.
Riprendendo il percorso da Fano, prima tappa del viaggio può essere la
frazione di Calcinelli (13.4 km). Qui s’ incontra il quadrivio che consente di
effettuare due suggestivi percorsi collinari fra i borghi e i castelli del basso
Metauro. Il primo, corrispondente al versante settentrionale del fiume,
conduce a Saltara (m.160), grazioso paesotto dominato dall'imponente
scarpata della cinta muraria che racchiude l'antico castello. Proseguendo fra il
verde delle viti e l'argento degli ulivi, si giunge a Cartoceto (m.235) con il suo
caratteristico nucleo di antiche case disposte a ventaglio sulle pendici del
1
Le informazioni a riguardo sono state prese dal sito internet: www.cbterreducali.it
5
colle dominato dall'ottocentesca collegiata-santuario di S.Maria della
Misericordia.
Procedendo ancora in salita si raggiunge, a cavallo fra le valli del Metauro e
del Foglia, l'abitato di Mombaroccio (m.311), interamente circondato dalle
robuste mura quattrocentesche. Da questo punto si può riprendere il percorso
in senso inverso, non senza fare sosta presso l'antico convento del Beato Sante
(m.393), autentico scrigno d'arte, tutto circondato da un bel bosco di querce,
lecci, roveri e castagni.
Rientrati a Calcinelli, si affronta il secondo percorso collinare, quello
corrispondente al versante meridionale del Metauro, superando il fiume sul
lungo ponte stradale e salendo a Monte. Maggiore al Metauro (m.197), vero e
proprio balcone panoramico sulla bassa e media valle metaurense.
Si prosegue poi lungo la provinciale che sale e scende lungo i crinali dei colli
che separano la valle del Metauro da quella del Cesano e, passando per Piagge
e San Giorgio (antichi castelli entrambi con relative cinte murarie), si
raggiunge l'abitato di Orciano (m.249). Ben visibile quest'ultimo da lontano,
con l'alto campanile e la torre del castello al cui interno è opportuno far tappa
per visitare la splendida chiesa rinascimentale di S.Maria Nuova, opera di
Baccio Pontelli.
Da Orciano si può rientrare a Calcinelli scendendo lungo la strada detta della
Cavallara, non senza aver prima deviato fino a Barchi (m.319) per osservare i
suoi principali edifici d'epoca roveresca.
Ripreso il viaggio lungo la superstrada, si giunge al “nostro” Fossombrone,
stretto fra i contrafforti delle Cesane a NORD e il ripido versante del colle dei
Cappuccini a SUD. La cittadina è caratterizzata dal fitto digradare dei tetti
verso il letto del Metauro e dallo svettare dei campanili delle chiese maggiori.
Un lungo, elegante loggiato percorre tutto il centro storico su cui si affacciano
i palazzi nobiliari, primo fra tutti quello chiamato Corte Alta, residenza estiva
dei Montefeltro e ora sede del museo della civiltà romana. Più in alto, oltre il
quartiere della medioevale Cittadella, si giunge alla sommità del colle di
Sant’Aldebrando con i ruderi della rocca, la più grande ed imponente delle
rocche montefeltresche dell’urbinate, opera del senese Francesco di Giorgi
Martini.
6
Lasciata Fossombrone e raggiunto il borgo di Calmazzo, si prosegue fino a
Canavaccio dove la superstrada si interrompe per immettersi nella vecchia
strada statale che, fiancheggiata sulla destra dai ricordati rilievi collinari delle
Cesane, raggiunge il bivio da cui inizia la salita (5.5 km) che porta ad Urbino.
Se invece di prendere la salita verso Urbino si gira a sinistra lungo l'alta valle
del Metauro si giunge a Fermignano, con la massiccia Torre delle Milizie,
posta a protezione del pittoresco ponte a tre arcate sul fiume. Segue, a pochi
chilometri, Urbania, l'antica Castel Durante (m.273), graziosa cittadina ricca
di monumenti e belle chiese, circondata per tre lati dal corso del Metauro e
tutta cinta dalle antiche mura, lambite dal fiume così come il Palazzo Ducale.
Nell’ edificio finì i suoi giorni Francesco Maria II Della Rovere (1631).
Oltre Urbania, risalendo ancora la valle del Metauro, s’incontra poi,
arrampicato su un colle con bella vista panoramica sulla vallata, l'antico
castello di Peglio (m.534) e si giunge a S. Angelo in Vado, l'antica Tiphernum
Mataurense (m.359), altra graziosa cittadina a guardia di un antico guado
fluviale, con le sue chiese e palazzi e il trecentesco Campanon, la severa torre
civica, alta sul sottostante coevo Palazzo della Ragione.
Sant'Angelo in Vado è una delle patrie del tartufo, insieme con tutta la zona
dell'alto Appennino pesarese.
Risalendo ancora l’appennino si giunge a Mercatello sul Metauro (m.429). E’
un'altra cittadina con bei monumenti come la medioevale Chiesa di
S.Francesco dove si può ammirare il "Cristo Crocefisso" di Giovanni da
Rimini. Da non perdere anche il Museo ricco di tavole e polittici trecenteschi;
il maestoso Palazzo Gasparini, sede oggi del Municipio, sovrastato da
un'elegante altana.
Ancora pochi chilometri e si conclude il percorso giungendo a Borgo Pace
(m.449), posta al centro della Massa Trabaria, la vasta zona appenninica da
dove provenivano un tempo fino a Roma i tronchi d'albero (trabes) utilizzati
per i tetti delle basiliche, fatti fluitare lungo il non lontano corso del Tevere.
Qui il Metauro si divide nei due corsi del Meta e dell'Auro per raggiungere,
oltre il confine con la provincia di Arezzo, le proprie sorgenti sull'Alpe della
Luna.
7
L’evento storico più rilevante dell’area e che quasi tutti i Comuni della valle
del Metauro asseriscono nei propri confini, è la battaglia del 207 a.C. tra le
legioni romane dei Consoli Claudio Nerone e Livio Salinatore e l’esercito di
Asdrubale, fratello di Annibale.
La battaglia, detta del Metauro, segnò il definitivo declino delle mire
cartaginesi in Italia perché impedì ad Asdrubale di dare manforte al fratello
che così non ebbe più la forza di minacciare seriamente la Città Eterna.
Il luogo della battaglia è sconosciuto. Innumerevoli studiosi hanno
“radiografato” i testi di Tito Livio, Polibio ed Orazio in cerca di indizi circa il
luogo della battaglia ma invano. La tesi che sembra più realistica e quella che
vede lo scontro ai piedi della citata cittadina di Monte Maggiore, a circa metà
strada tra Fano e Fossombrone.
1.1.2 MORFOLOGIA
La regione Marche ha la forma di un grande quadrilatero, i cui lati maggiori
però si presentano leggermente convessi verso NE con una vistosa sporgenza
in corrispondenza dell'aggetto peninsulare del m. Conero; si estende dal
crinale dell'Appennino Umbro-Marchigiano all'Adriatico e tra le valli dei
fiumi Conca e Tronto. I confini amministrativi però non si identificano
localmente sempre con quelli naturali, che all'interno dovrebbero coincidere
con la maggiore linea spartiacque appenninica: alcuni fiumi tributari
dell'Adriatico infatti, quali il Foglia, il Burano e specialmente il Tronto,
nascono oltre confine, mentre la Nera, affluente del Tevere, sviluppa il suo
corso superiore in territorio marchigiano.
La regione è prevalentemente montuosa, benché i rilievi in genere non siano
molto elevati; la cima più alta è il m. Vettore (2476 m) nel gruppo dei monti
Sibillini, al confine con l'Umbria. Dal crinale appenninico il rilievo digrada
progressivamente verso la costa adriatica in solchi vallivi paralleli scavati dai
fiumi che scendono al mare. La costa si presenta piatta e rettilinea per lunghi
tratti, in altri come una stretta cimosa di sabbia, addossata al ciglione
collinare retrostante, in altri ancora alta e rocciosa e spesso imponente.
Prevalgono le formazioni rocciose mesozoiche e cenozoiche, principalmente
calcari e arenarie. All'interno il paesaggio montuoso, che è stato interessato da
8
complessi fenomeni orogenetici, di subsidenza e di assestamento con la
formazione di fratture e di faglie, presenta una grande varietà di forme con
solchi vallivi longitudinali e trasversali al sistema appenninico.
I principali corsi d'acqua, se si esclude, come si è detto, la Nera che è
tributaria del Mar Tirreno, scendono al Mar Adriatico. Per la vicinanza al
mare del crinale appenninico, per la disposizione delle valli e per l'irregolarità
delle precipitazioni, essi hanno un corso piuttosto breve, tra i 40 e i 110 km,
regime torrentizio, bacini imbriferi scarsamente sviluppati e non sono
navigabili. I principali sono la Marecchia, il Conca, il Foglia, il Metauro, il
Cesano, l'Esino, il Musone, il Potenza, il Chienti, il Tenna, l'Aso e il Tronto.
Di questi, la Marecchia e il Conca sviluppano la parte terminale del loro corso
in territorio romagnolo, il Tronto ha la sua alta valle in prevalenza nel Lazio e
segna con il suo corso inferiore il confine amministrativo con l'Abruzzo.
1.1.3 IL CLIMA
Le caratteristiche climatiche della regione, per la disposizione dei rilievi, la
loro diversa esposizione e le notevoli differenze di altitudine tra la cimosa
costiera e i più elevati rilievi dell'interno, sono assai varie sia per quanto
riguarda le temperature e i venti sia per l'intensità e la distribuzione delle
precipitazioni.
Lungo la costa prevale un clima di tipo marittimo con modeste escursioni
termiche e moderate precipitazioni; procedendo verso l'interno si accentuano
sempre più le escursioni termiche e aumentano in misura considerevole le
precipitazioni, che in alcune aree ristrette di alta montagna raggiungono anche
i 2000 mm annui.
La neve è frequente nei mesi invernali, specialmente all'interno. Quanto alla
distribuzione delle piogge nel corso dell'anno, le stagioni più piovose sono in
genere la primaverile e l'autunnale.
1.1.4 LA POPOLAZIONE
Le caratteristiche morfologiche e pedologiche, cioè la diffusa montuosità e la
povertà dei terreni agricoli e inoltre l'inadeguato sviluppo industriale e
commerciale, ostacolato dalla scarsità delle vie di comunicazione, dalla