14
terziarizzazione, a quasi quarant’anni dall’inizio del fenomeno, si
manifestano con maggior chiarezza.
La ricerca si articola in tre sezioni: nel Capitolo I introdurremo le
principali teorie che approfondiscono le dinamiche recenti delle
relazioni fra settore secondario e settore terziario e che le interpretano
come una fase di sviluppo caratteristica delle economie avanzate,
proseguiremo, poi, esponendo alcune delle principali analisi empiriche
svolte in letteratura. Il Capitolo II è diviso in due parti: nella prima
presenteremo i dati utilizzati, soffermandoci sul North American
Industry Classification System (NAICS) del 1997, che costituisce uno
strumento adatto a riflettere lo sviluppo che ha conosciuto il settore
terziario negli ultimi decenni. Nella seconda parte descriveremo la
metodologia utilizzata per l’elaborazione dei dati, la cointegrazione, con
particolare approfondimento delle caratteristiche fondamentali della
procedura di Johansen. Utilizzando questa procedura, applicata ad alcuni
periodi di riferimento, nel Capitolo III sottoporremo a verifica
l’esistenza di una relazione di lungo periodo, che veda la crescita della
produzione manifatturiera sostenere l’occupazione nei servizi.
?
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CAPITOLO I: INQUADRAMENTO TEORICO DELL’ANALISI
PREFAZIONE
Nel 1940 l’economista inglese Colin Clark elaborò la cosiddetta Legge
dei Tre Settori, secondo la quale lo sviluppo economico implica il
cambiamento del peso, relativamente a quota di PIL prodotto e
occupazione, del settore agricolo (primario), industriale (secondario) e
dei servizi (terziario). La struttura di ogni economia è composta, in
proporzioni diverse, da questi tre settori.
Secondo l’analisi di Clark, durante il processo di industrializzazione, le
differenze settoriali e i cambiamenti in produttività, fanno sì che
un’ampia proporzione della forza lavoro passi dal settore primario al
secondario. In una società industriale diversi servizi tendono ad
aumentare, prevalentemente per quanto riguarda i servizi alla
produzione ma, con la crescita economica, la tipologia di servizi
domandati si amplia, producendo il contesto per l’espansione del settore
terziario.
Detto questo, la crescita economica è caratterizzata dall’evoluzione
simultanea di una serie di variabili economiche: l’innovazione
tecnologica, l’accumulazione di capitale umano, gli investimenti, il
risparmio e le trasformazioni della struttura produttiva.
Nelle economie avanzate il processo di crescita economica ha portato al
raggiungimento di società post-industriali (Berry 1976), caratterizzate da
un ruolo sempre più importante del settore dei servizi, dal cambiamento
della struttura e della divisione del lavoro nei diversi settori
dell’economia (ovvero, rispettivamente, i settori che assorbono la quota
maggiore di forza lavoro e la tipologia di attività svolte) e dalla
centralità del ruolo della tecnologia e dell’innovazione.
L’analisi delle trasformazioni delle strutture produttive e del mercato del
lavoro, in particolare nei complessi contesti delle economie avanzate,
16
acquisisce un’importanza cruciale nell’identificazione di politiche volte
alla promozione della crescita economica.
17
1.1 PARTE I: Rassegna della letteratura
1.1.2 INTRODUZIONE
La letteratura che si occupa di elaborare teorie e analisi della crescita
economica è vasta.
Nel contesto di questa tesi sono cruciali gli studi che, focalizzando
l’attenzione sull’espansione del settore dei servizi, identificano la
crescita economica come il prodotto dell’interazione di dinamiche
intersettoriali generate da: sostituibilità e complementarietà dei settori
economici, collegamenti verticali, opportunità rese possibili
dall’innovazione tecnologica, elasticità rispetto al reddito della
domanda nei diversi settori e produttività.
Nei prossimi paragrafi presenteremo i principali studi che sono serviti da
supporto per questa ricerca e vedremo, come le teorie più importanti,
possano essere classificate in tre gruppi a seconda che attribuiscano un
ruolo chiave nell’impulso all’espansione del settore dei servizi a:
∞ Trasformazione della struttura della domanda, ovvero al
cambiamento nell’importanza relativa della domanda di beni, a
favore della domanda di servizi.
∞ Cambiamenti nella divisione del lavoro, ovvero nella qualità
delle attività svolte.
∞ Differenziale di produttività tra settori.
1.1.3 LE DETERMINANTI DELL’IMPIEGO NEL SETTORE DEI SERVIZI:
PRINCIPALI TEORIE
Schumpeter (1912), fu il primo ad analizzare, in chiave strutturale, la
crescita economica, che considerava promossa dall’aumento della
diversità dei fattori di produzione. L’autore riconosceva una particolare
18
rilevanza al ruolo dell’imprenditore, che sostiene la crescita adottando
una combinazione efficiente delle risorse, ovvero utilizzando
l’innovazione tecnologica e la divisione del lavoro.
Molto più tardi Kuznets (1966) sottolineò che enormi cambiamenti
strutturali non solo sono necessari al processo di crescita economica, ma
ne costituiscono una parte integrante. Questa interpretazione si basava
sulla convinzione che l’adozione di tecnologie moderne su vasta scala,
genera cambiamenti nella stessa struttura della società.
Fuchs (1968) considera l’espansione del settore dei servizi
un’evoluzione naturale dei sistemi capitalistici avanzati. Questa teoria si
basa sull’identificazione della necessità della creazione di una forza
lavoro sempre più qualificata.
Altri autori (Fisher 1935, Clark 1940, Fourastié 1949), interpretano
l’espansione nel settore dei servizi come un processo dovuto alle stesse
cause che hanno permesso il passaggio da società agricole a società
industriali
1
. Ad alti livelli di produttività di un settore corrisponde una
contemporanea riduzione dell’occupazione. La domanda di lavoro,
divenuta in eccesso, deve essere riassorbita da altri settori dell’economia
dove si riscontra una produttività minore. Questo processo, messo in atto
dalla crescita economica, nel lungo periodo dovrebbe avere ricadute
positive sulla società di riferimento.
I primi a occuparsi della distribuzione dell’impiego nei vari settori
furono Fisher (1935) e Clark (1940).
In particolare, Clark identifica, come il più importante evento
concomitante del progresso economico, il cambiamento delle quote
relative di forza lavoro, che passano dalla predominanza del settore
agricolo a quella del settore industriale e, infine, ai servizi, offrendo
un’interpretazione focalizzata sul ruolo della domanda. Rispetto al
cambiamento nel contributo relativo alla quota di PIL, la crescita nel
settore dei servizi viene spiegata con l’elasticità della domanda di beni
1
In merito si veda, anche, il contributo italiano di Momigliano e Siniscalco (1980).
19
rispetto al reddito, secondo uno schema oggi conosciuto come
“gerarchia dei bisogni” (Appelbaum e Schettkat 2001). Nello stesso
modo in cui la Legge di Engel prevede, per livelli crescenti di reddito,
una quota sempre minore impiegata per soddisfare le esigenze di base,
così per redditi superiori a una certa soglia, alla spesa per altri beni si
sommerebbe la spesa per i servizi. Secondo questa interpretazione,
l’espansione del settore dei servizi nelle economie post-industriali
sarebbe, anche, il risultato dell’aumento nei livelli di reddito
2
.
Baumol (1967) offre, invece, un’interpretazione dell’aumento di
occupazione nel settore dei servizi centrata sul ruolo dell’offerta, ovvero
data dalla minore crescita in produttività rispetto al settore industriale.
Questo dipende dalle caratteristiche intrinseche delle attività nel settore
terziario, più difficilmente automatizzabili rispetto a quelle tipiche del
settore secondario.
Si tratta della tesi conosciuta come Baumol’s Desease (o Cost Desease)
(Baumol 2001): la crescita relativa dell’occupazione nei servizi è diretta
conseguenza della più bassa produttività rispetto al settore industriale.
Questa concezione implica che, dato il differenziale di produttività, per
dati livelli relativi di output nei due settori, qualsiasi aumento di forza
lavoro dovrà essere assorbito con un’espansione delle attività nel
terziario.
Questa implicazione, afferma Baumol, porta a un paradosso: con il
progresso tecnico il salario nel settore industriale aumenta, questo
porterà a un aumento dei salari anche negli altri settori. Il costo del
lavoro per unità di prodotto nel settore industriale rimane, però, costante
(o diminuisce) per via dell’aumento della produttività del lavoro. Cresce,
invece, esponenzialmente nel settore dei servizi, caratterizzati da una
crescita della produttività più lenta, portando a prezzi più alti per i
servizi offerti. Il paradosso consiste nel fatto che, nonostante ciò, la
domanda nel settore persiste (Erdem e Glyn (2001)).
2
Per un contributo italiano su questo argomento si veda Pasinetti (1981).
20
Raa e Wolf (1996) e Siegel (1999), propongono una teoria incentrata
sugli effetti di uno shock esogeno sulla domanda. Secondo questi autori,
l’aumento della domanda nel settore dei servizi non dipenderebbe, come
per Clark, da un aumento del reddito, ma piuttosto dall’impatto dei
cambiamenti strutturali avvenuti nell’economia. In particolare, mentre in
una prima fase le industrie soddisfano autonomamente la propria
necessità di servizi ausiliari, successivamente si crea un’offerta esterna
garantita da aziende specializzate nei servizi all’impresa. Questo spiega
l’espansione di particolari tipologie di servizi forniti, come quelli
finanziari. Allo stesso modo, ad esempio, rispetto ai consumi
individuali, l’emancipazione della donna avrebbe portato le famiglie a
comprare all’esterno tutti i servizi relativi alle attività che, in passato,
venivano svolte all’interno del nucleo familiare; si tratta, in questo caso,
della creazione di servizi specializzati alla persona e alla famiglia.
1.1.4 LE ANALISI EMPIRICHE
Le principali teorie prima esposte, sono state utilizzate in analisi
empiriche basate su casi specifici. In particolare, alcuni studi hanno
sottoposto a verifica la tesi degli effetti di un aumento della domanda,
generato da aumenti di reddito, sull’espansione del settore dei servizi.
Fuchs (1968), nella sua analisi sulla crescita dell’economia degli Stati
Uniti dal 1929 al 1965, identifica le caratteristiche teorizzate da Baumol
(1967), verificando empiricamente l’esistenza di un differenziale di
produttività fra il settore secondario e terziario, che contribuisce a
spiegare il cambiamento nella struttura dell’occupazione
3
. Rispetto alla
teoria di Clark (1940), invece, l’analisi di Fuchs non riscontra
cambiamenti dal lato della domanda sufficienti a spiegare l’espansione
del settore dei servizi. In un’ulteriore analisi, effettuata sui consumi
negli Stati Uniti dal 1938 al 1958 riscontra, però, un’elasticità maggiore
3
A sostegno di questa tesi si veda, tra gli altri, il lavoro di Breitenfellner e Hildebrandt (2006).
21
della domanda di servizi rispetto al reddito confrontata con l’elasticità
della domanda di beni.
Gershuny (1978) offre un nuovo spunto di riflessione in un’analisi
effettuata sulla spesa delle famiglie nel Regno Unito. Nota, infatti, che in
alcuni ambiti la spesa dei servizi diminuisce nel corso degli anni e ne
identifica la ragione nella sostituzione di alcune attività, appartenenti al
settore dei servizi alla persona, con una crescita nella domanda di
specifiche tipologie di beni, come, ad esempio, gli elettrodomestici.
A questo punto è importante introdurre il tema della grande eterogeneità
che caratterizza l’insieme delle attività comprese nel settore dei servizi.
E’ importante sottolineare questo problema dato che la domanda di
servizi è, naturalmente, legata alla loro tipologia e può variare a seconda
che siano forniti da un’istituzione pubblica o privata.
Alcuni autori hanno, quindi, ritenuto necessario procedere a una
classificazione che suddivida il settore in gruppi omogenei, in modo da
facilitarne l’analisi. Aggiungiamo che questo tipo di impostazione
permette anche di analizzare i cambiamenti che avvengono all’interno
dello stesso settore terziario.
La classificazione più comunemente utilizzata è quella elaborata da
Browning e Singelmann (1978). Gli autori propongono una ripartizione
delle attività economiche in sei settori, invece della più comune
divisione in settore primario, secondario e terziario. La classificazione
Browning-Singelmann (BS) individua un settore estrattivo, che
comprende l’agricoltura e le attività minerarie, uno trasformativo,
ovvero l’industria manifatturiera, e dedica le altre 4 categorie alla
classificazione delle attività nel settore terziario.
Queste attività si suddividono in due macrogruppi, uno relativo ai servizi
ausiliari al settore produttivo e uno relativo ai servizi all’individuo.
Nel primo gruppo gli autori identificano i servizi distributivi, che si
occupano della gestione dei fattori produttivi e della distribuzione dei
beni, e i servizi alla produzione, che supportano il processo pur non
svolgendo attività direttamente connesse con la trasformazione.
22
Nel secondo gruppo troviamo i servizi sociali, che soddisfano i bisogni
degli individui su base collettiva, e i servizi alla persona, forniti su base
individuale.
Utilizzando questa classificazione Park e Chan (1989), studiano le
relazioni intersettoriali fra settore trasformativo e servizi ausiliari alla
produzione. Applicando un’analisi input-output, che rende possibile
individuare la quota di servizi utilizzata come output intermedio e quella
destinata al consumo finale, gli autori riscontrano che la crescita nel
settore industriale, stimolando la domanda inter-industriale di servizi,
contribuisce all’espansione del settore dei servizi ausiliari alla
produzione. Evidenziamo un altro particolare di questa analisi che si
rivelerà importante nella parte empirica di questa tesi: gli autori
affermano che una crescita sostenuta nel settore dei servizi, in termini di
prodotto e di impiego, non potrebbe avvenire senza una concomitante
crescita del settore industriale.
In modo simile Petit (1986), Greenhalgh and Gregory (2001) e Russo,
Schettkat (1999) svolgono analisi volte a quantificare l’outsourcing dal
settore industriale ai servizi ausiliari alla produzione.
1.1.5 ALTRI STUDI SULL’INTERDIPENDENZA SETTORIALE
Nel contesto di questa ricerca, analisi di tipo analogo rispetto a Park e
Chan (1989), e la teoria relativa ai differenziali produttivi fra settori di
Fisher (1935) Clark (1940) e Fourastié (1949), acquisiscono
un’importanza cruciale.
L’obiettivo di questa ricerca è, infatti, analizzare e quantificare
l’interdipendenza fra settore manifatturiero e servizi, ipotizzando che il
settore secondario promuova la crescita del settore terziario sia in
termini di prodotto che di quota di occupazione.
Proponiamo di seguito una breve rassegna della letteratura che si è
concentrata sulla verifica empirica di questa interdipendenza. Bisogna