4
processi di fotosintesi e, al tempo stesso, rappresenta una rilevante fonte di cibo per il
necton (pesci).
Per un ambiente come le Saline, che si caratterizza per avere corpi idrici estesi in
superficie e poco sviluppati in altezza, sarà necessario progettare, sviluppare e
sperimentare una metodologia di campionamento idonea per lo zooplancton presente in
queste acque.
Ad oggi in letteratura ci sono pochi studi incentrati sui popolamenti zooplanctonici di
Saline (Yúfera et al., 1984; Yufera, 1985; Pavlova, et al., 1998; Davis, 2000; Thiery &
Puente, 2002; Toumi et al., 2005; Davis, 2006; Sundararaj et al., 2006).
In questo lavoro ci si prefigge di comprendere se ed in che modo le forti pressioni
ecologiche di un ambiente selettivo, come le Saline di Tarquinia, influenzano la
ricchezza tassonomica, l’abbondanza e la variazione nello spazio e nel tempo del
popolamento zooplanctonico e quindi si propone di valutare le capacità delle singole
specie di resistere alle pressioni ambientali.
Per fare ciò dovrà essere scelta una tecnica di campionamento dello zooplancton adatta
per le vasche delle Saline di Tarquinia, caratterizzate da un’altezza molto ridotta della
colonna d’acqua. Il metodo di campionamento dovrà essere quanto più rappresentativo
dell’effettiva composizione dello zooplancton nelle diverse vasche. Prima dell’inizio
della fase di campionamento saranno perciò confrontati più sistemi e si sceglierà quello
che fornisce risultati migliori.
Messa a punto la tecnica di campionamento, si porrà poi particolare attenzione a
verificare, in primo luogo, l’esistenza di un gradiente salino e a studiare gli effetti di
questo sulla ricchezza in taxa e sull’abbondanza dello zooplancton.
La scelta delle stazioni di campionamento, quindi, sarà fatta, seguendo il gradiente
salino ed il grado di confinamento delle stazioni e la frequenza di campionamento sarà
tale da poter eventualmente correlare le variazioni dei parametri ambientali con
l’evoluzione spaziale e temporale dello zooplancton.
Un’altra finalità dello studio è quella di porre le basi per la comprensione del
funzionamento delle reti trofiche all’interno delle Saline. In tal senso il censimento
dettagliato delle specie zooplanctoniche presenti nel sistema rappresenterà un
importante tassello per la definizione delle catene alimentari del pascolo e del detrito
nelle Saline di Tarquinia. Gli organismi zooplanctonici, infatti, nutrendosi sia di
fitoplancton, sia di materiale in decomposizione sono, in entrambe le catene alimentari,
l’anello di collegamento tra la base e i vertici, in cui si trovano i pesci e gli uccelli.
5
In passato le Saline di Tarquinia sono state l’oggetto di studi specifici su Artemia salina,
finalizzati soprattutto all’approfondimento della genetica delle popolazioni di
quest’Anostraco. Questo lavoro di tesi punterà, quindi, ad determinare, con il massimo
dettaglio possibile, se Artemia salina è ancora presente ed in quali settori delle Saline si
trova, per poi in futuro poterla isolare e proseguire negli studi molecolari.
Lo studio è finalizzato anche al confronto tra la composizione tassonomica dello
zooplancton di diverse Saline. Saranno, a tal fine, raccolti dati bibliografici e liste di
specie di diverse Saline del Mediterraneo e si effettueranno dei campionamenti appositi
nelle Saline di Margherita di Savoia, in Puglia. Si vuole verificare se la diversa struttura
e il diverso tipo di gestione delle Saline possano influenzare la composizione in specie
dello zooplancton.
Letteratura scientifica su ambienti lagunari poco profondi ha messo in risalto che gli
organismi che sono campionati in colonna d’acqua sono spesso gli stessi che vivono
legati a fusti e foglie di macrofite sommerse o nelle loro immediate vicinanze, (Hicks
1980; Bell et al., 1987; Arroyo et al., 2006).
Nelle Saline di Tarquinia, in parallelo al campionamento dello zooplancton,
occasionalmente e in determinate stazioni, saranno fatti prelievi di Ruppia cirrhosa e di
altre macroalghe e se ne caratterizzerà la composizione dei Copepodi associati.
L’obiettivo è quello di confrontare la composizione in specie degli organismi
campionati in colonna d’acqua, con quelli legati alla vegetazione acquatica.
È noto che alcune specie zooplanctoniche possono essere utilizzate come buoni
indicatori dello stato di qualità delle acque (Bianchi et al., 2003). In tal senso, una delle
finalità di questo studio è anche quella di monitorare lo stato di qualità delle acque delle
Saline di Tarquinia verificando nel corso del tempo la presenza e l’abbondanza nelle
Saline di questi organismi indicatori.
Questo lavoro di caratterizzazione dello zooplancton delle Saline di Tarquinia è
finalizzato anche a verificare la presenza di specie potenzialmente utilizzabili anche a
scopi commerciali, per l’acquacoltura. Ci si prefigge di individuare eventuali serbatoi di
specie utilizzabili per colture e, in via preliminare, di osservare quali siano nel sistema
oggetto d’indagine i limiti di tolleranza alle variazioni dei parametri chimico-fisici per
ciascuna di queste specie.
6
2 Introduzione
2.1 Le Saline: sistemi produttivi a elevata efficienza nel rispetto
dell’ambiente
Le Saline sono strutture industriali destinate all’estrazione e produzione del sale. Le
classiche Saline sono costituite da una serie di vasche tra loro interconnesse attraverso
le quali l’acqua di mare è pompata, scorre, evapora per azione dell’insolazione e del
vento e deposita cloruro di sodio. Il sale che n’è estratto, è pressoché puro, utilizzabile
dalle industrie e il processo di estrazione avviene con costi molto contenuti. Dopo che il
sale ha formato uno strato di 10-15 cm, il cloruro di sodio è raccolto, lavato e stoccato e
la purezza raggiunta è circa del 99%. L’altezza della colonna d’acqua si riduce
progressivamente dal punto in cui è pompata l’acqua di mare verso le vasche di
evaporazione, stoccaggio e cristallizzazione del sale. Ad una riduzione dell’altezza della
colonna d’acqua corrisponde un progressivo incremento della salinità, a cui si può
accompagnare anche una moderata riduzione dell’ossigeno disciolto ed un incremento
del pH.
La posizione ideale delle Saline è in prossimità del mare, affinché il dispendio per il
pompaggio dell’acqua di mare nella prima vasca di evaporazione sia ridotto al minimo.
Le caratteristiche strutturali tipiche delle Saline prevedono che si venga a creare un
gradiente salino tale da favorire la cristallizzazione finale.
Esistono tre tipi principali di Saline (Davis, 2006): quelle che lavorano in continuo,
quelle stagionali e le Saline artigianali. Le prime due sono completamente
meccanizzate, usano tecniche moderne e strumentazioni per il controllo della salamoia e
arrivano a produrre da 100000 fino a 7000000 tonnellate di sale l’anno; il sale è
prodotto principalmente dal processo cloro-alcalino. Le Saline artigianali sono di
dimensioni più ridotte, utilizzano meno tecnologia e meccanizzazione e il sale prodotto
è destinato direttamente al consumo umano.
Le Saline che operano in continuo naturalmente richiedono climi secchi con ridotte
precipitazioni annuali, mantengono un gradiente salino desiderato nelle loro vasche per
tutto l’anno e la raccolta del sale avviene una o più volte nel corso di un anno.
Tipicamente questo tipo di Saline presenta un pavimento di sale depositato sul fondo
delle vasche di cristallizzazione, consistente in uno strato oscillante tra i 4 e i 15 cm,
7
sopra il quale si raccoglie il sale. Il pavimento salino garantisce raccolte di sale di ottima
purezza.
Le Saline ad andamento stagionale si trovano in aree con climi più temperati e
funzionano soltanto durante le stagioni più secche, con una produzione di sale più
ridotta e senza la formazione del tappeto di sale. Questo è raccolto manualmente dal
suolo nativo compattato. Nelle Saline a funzionamento stagionale delle regioni
mediterranee le salamoie concentrate dalle vasche di cristallizzazione sono stoccate in
apposite riserve e ad una certa profondità, al fine di ridurre l’effetto dell’impatto di
precipitazioni ed altri influssi di acqua dolce, e quando ciò avviene, si provvede
opportunamente a far defluire l’acqua per evitare la diluizione della salamoia.
Nelle tipiche Saline a ciclo continuo (Sundararaj et al., 2006), nelle vasche evaporanti la
colonna d’acqua si riduce progressivamente di altezza per favorire la concentrazione
della salamoia, che appena formatasi viene stoccata in apposite vasche definite “riserve”
e di qui passa poi alle vasche di cristallizzazione dove avviene la precipitazione del sale.
Il gradiente salino si viene a formare a valle delle vasche evaporanti, le quali hanno
come unica funzione quella di determinare una progressiva riduzione dell’altezza della
colonna d’acqua, e garantisce la precipitazione dei sali con più bassa solubilità, prima il
carbonato di calcio e poi il solfato di calcio (gesso).
Il cloruro di sodio è il sale principalmente prodotto e commercializzato, ma anche altri
sali possono essere lavorati come prodotti secondari e tra questi ricordiamo il solfato di
potassio, il cloruro di potassio e il carbonato di sodio.
Le Saline, in tutto il mondo, garantiscono un’importante sorgente di sale per l’umanità
utilizzando tecnologie e produzioni molto rispettose dell’ambiente; è risaputo, infatti,
che sono molto ridotti i consumi di materie prime ed i costi di gestione delle Saline e,
per quanto concerne la quantità e la tipologia di rifiuti prodotti, le Saline producono
inoltre una ridottissima quantità d’effluenti. Abbiamo, infatti, soltanto i cosiddetti
“bitterns” (Davis, 1999), che rappresentano il supernatante liquido sopra del sale
depositato nel cristallizzatore; questi costituiscono meno del 5% del volume
complessivo d’acqua in ingresso dal mare. Questo effluente, nelle Saline di più ridotte
dimensioni, può essere riversato in mare senza nessuna conseguenza per il corpo
recettore, mentre nelle Saline più grandi dovrà essere stoccato in apposite vasche per
ottenere ancora sale o può essere ulteriormente processato per ottenere altri Sali, che
possono essere purificati ed utilizzati come fertilizzanti naturali in agricoltura. Una
sintesi della compatibilità ambientale delle Saline è riassunta in figura 1.
8
Figura 1. La produzione del sale aiuta l’ambiente (da Davis, 1999).
9
2.2 Le Saline: l’ecosistema a sostegno dell’industria
Ciò che più interessa, oltre agli aspetti tecnologici e commerciali delle Saline, sono le
biocenosi che costituiscono questo tipo d’ambiente e come queste possono essere utili
per il funzionamento delle Saline, che rappresentano un luogo di transito e
stazionamento di specie rare e di gran pregio e valenza ecologica.
Il successo del funzionamento e delle rese delle Saline si fonda sulle comunità
biologiche che vi s’instaurano e al tempo stesso sono proprio le condizioni ambientali a
selezionare e mantenere le comunità stesse. Le comunità microplanctoniche, ad
esempio, favoriscono la produzione del sale, colorando l’acqua per aumentare
l’assorbimento della luce solare e quindi incrementare l’evaporazione e creando e
mantenendo appropriate quantità di sostanza organica che rafforza l’intero sistema
biologico. Le comunità bentoniche sigillano il fondo delle vasche e impediscono
l’infiltrazione dell’acqua, rimuovono fosforo e azoto e mantengono lo spessore
desiderato nelle vasche. Un sistema biologico mantenuto a condizioni desiderate
garantisce una produzione continua ed economica di sale di grandissima purezza. La
maggior parte dei nutrienti richiesti dalle comunità residenti nelle vasche proviene dal
mare, ma quando l’apporto non è sufficiente, gli uccelli che vi stazionano forniscono,
attraverso il guano, la quantità necessaria per lo sviluppo e il mantenimento della
comunità, e la stessa funzione può essere svolta dai batteri e dalle alghe capaci di fissare
l’azoto. Quando il problema è l’opposto, e l’azoto e il fosforo sono in concentrazioni
eccessive, il sequestro dei nutrienti avviene da parte delle comunità bentoniche.
In figura 2 è schematizzato in che modo le comunità biologiche cooperano al
funzionamento delle Saline.
10
Figura 2. L’ambiente favorisce la produzione del sale (da Davis, 1999).
11
2.3 Le Saline: aspetti bioecologici
La presenza all’interno delle Saline di specie rare e di grande pregio ecologico di uccelli
migratori ha convinto l’opinione pubblica che le Saline non rappresentino soltanto un
impianto nato per appropriarsi in maniera indebita di terreno e per soddisfare meri scopi
commerciali, ma costituiscano invece un’area di grandissima rilevanza ecologica da
proteggere e conservare. Le vasche delle Saline divengono così una parte integrante del
paesaggio (Takekawa et al., 2006). La presenza di specie aviarie di tale pregio è il
risultato dello sviluppo di una rete trofica all’interno delle Saline, che sarà spiegata nelle
singole componenti.
La struttura delle comunità biologiche delle Saline risponde fortemente ai parametri
chimico-fisici e ambientali e alle loro brusche ed improvvise variazioni, cambiando
anch’essa repentinamente. Uno dei parametri che sicuramente più di altri influenza la
biologia delle Saline, è il gradiente salino che si viene a formare al suo interno. Nelle
Saline, la salinità tende progressivamente a salire all’aumentare dell’evaporazione fino
al raggiungimento del punto di saturazione per il cloruro di sodio; questo processo può
ridursi qualora vi siano infiltrazioni d’acqua dolce, che può diluire l’acqua di mare
pompata nelle vasche di prima evaporazione e rendere queste ultime salmastre. Le
comunità biologiche come conseguenza della formazione del gradiente salino si
semplificano e sono progressivamente selezionate specie eurialine, fino poi alla
scomparsa di ogni forma di vita fatta eccezione per i microrganismi alofili.
Come la variazione della salinità segue solitamente un ciclo stagionale, con incrementi
all’aumentare dell’insolazione e della temperatura atmosferica e decrementi con
l’apporto d’acque dolci attraverso le precipitazioni, anche la temperatura delle acque
delle vasche segue un andamento simile, al punto che i due parametri mostrano spesso
una correlazione positiva. L’altezza della colonna d’acqua, al contrario, di solito è
inversamente correlata con le variazioni di salinità e temperatura e, come questi fattori,
è fortemente influenzata dai parametri climatici, piovosità e temperatura atmosferica.
Meno prevedibili, invece, sono le variazioni dell’ossigeno disciolto e del pH e della
torbidità all’interno delle vasche; questi fattori, infatti, risentono meno dei parametri
climatici e rispondono maggiormente a fattori intrinseci alle vasche, e possono quindi
dipendere dalla natura delle comunità biologiche presenti all’interno delle vasche, dalla
12
tipologia del fondo, dalla quantità di sostanza organica presente etc. In ogni caso, nella
maggior parte delle Saline su cui sono stati misurati parametri chimico-fisici, il pH è
tendenzialmente alcalino, l’ossigeno disciolto diminuisce all’aumentare di temperatura e
della salinità e la torbidità dell’acqua aumenta all’aumentare della salinità, per diminuire
di nuovo nelle vasche di cristallizzazione quando il sale precipita.
Ancora più difficile, invece, è fare previsioni sulle concentrazioni di nutrienti nelle
vasche, che possono variare stagionalmente e tra le varie vasche senza un andamento
chiaro (Takekawa et al., 2006) oppure essere positivamente correlati con la salinità
(Dolapsakis et al., 2005).
Variazioni delle concentrazioni di azoto e fosforo all’interno delle vasche si possono
avere anche in risposta ad infiltrazioni di acque dolci da canali di fert-irrigazione
(Pavlova et al., 1998).
La composizione ionica delle vasche, invece, risponde chiaramente alla composizione
delle acque di mare che sono pompate all’interno delle Saline. Nelle Saline della
Camargue (Thiery & Puente, 2002), ad esempio, si è riscontrato che gli ioni dominanti
sono Na
+
, Cl
-
, e SO
4
-
che contribuiscono fino al 92.8% della salinità totale e i pattern
cationici ed anionici seguono quest’ordine: Na
+
> Mg
++
> Ca
++
> K
+
e Cl
-
> SO
4
--
>
NO
2
-
>NO
3
-
> PO
4
---
.
2.3.1 Lo zooplancton delle Saline
Per quanto riguarda le componenti biologiche tipiche di ambienti come le Saline,
possiamo suddividere le comunità secondo un criterio funzionale ecologico. Lo
zooplancton delle Saline comprende generalmente Crostacei Copepodi, Anostraci,
Cladoceri e Ostracodi, Rotiferi, Protozoi Ciliati e larve di Decapodi, di Copepodi, di
Cirripedi, di Lamellibranchi, di Gasteropodi e di Misidacei.
Tra i Copepodi, l’ordine dei Calanoidi è rappresentato per lo più da specie del genere
Acartia (Toumi et al., 2005), Eurytemora (Vieira & Amat, 1996), i Ciclopoidi dai
generi Oithona (Toumi et al., 2005), Cyclopina e gli Arpacticoidi dai generi
Harpacticus Tisbe, Bryocamptus, Mesochra, Microsetella (Toumi et al., 2005) dalle
specie Cletocamptus retrogressus e Cletocamptus deitersi (Campbell, 1995; Thiery &
Puente, 2002).
13
Gli Anostraci sono rappresentati principalmente dal genere Artemia, con le specie A.
salina. A. partenogenetica e A. franciscana, volgarmente chiamate “brine shrimps”, o
“scimmie di mare” che sono organismi capaci di tollerare salinità fino a 300 PSU,
(Takekawa et al., 2006), dalla specie Branchinella spinosa, meno alofila di Artemia
(Thiery & Puente, 2002) e dalla specie Parartemia minuta (Campbell, 1995).
I Cladoceri, invece, che sono un gruppo più tipico di acque dolci o salmastre, sono stati
riscontrati nelle Saline della Camargue (Thiery & Puente, 2002) in particolare la specie
Moina salina, tipica di acque fredde dell’emisfero boreale.
Gli Ostracodi sono un altro gruppo spesso presente nelle vasche a salinità intermedia; ad
esempio, in una vasca evaporante in Australia, è stata rinvenuta in abbondanza la specie
Diacypris dietzi e specie appartenenti al genere Reticypris (Campbell, 1995).
Un altro gruppo di organismi che spesso viene riscontrato all’interno delle Saline sono i
Rotiferi. Questi sono solitamente presenti a salinità non molto elevate, quindi nelle
prime vasche di evaporazione o compaiono quando per effetto delle precipitazioni la
salinità si riduce e la colonna d’acqua si alza e diventa più trasparente. Il genere
incontrato più di frequente è Brachionus (Campbell, 1995; Toumi et al., 2005),
soprattutto la specie Brachionus plicatilis, tipicamente eurialina, di origine marina e
adattata più di altre a brusche variazioni della salinità. A salinità prossime a quelle
marine è possibile rinvenire anche il genere Synchaeta (Toumi et al., 2005).
Tra i Protozoi Ciliati, una specie facilmente riscontrabile all’interno delle Saline,
soprattutto a salinità elevate, è Fabrea salina, rinvenuta con densità molto elevate in
altre Saline (Dolapsakis et al., 2005) e spesso in competizione per il substrato con
Artemia, l’unico altro organismo zooplanctonico capace di sopravvivere ad elevate
salinità.
Possono essere annoverati come organismi dello zooplancton anche le larve d’insetti,
spesso abbondanti in determinate stagioni. Tra queste, hanno gran rilevanza le larve
della zanzara Chironomius salinarius, quelle di Ephydra e di altri insetti appartenenti
alle famiglie Corixidae e Culicidae.
Tra le forme meroplanctoniche, prevalgono larve di Lamellibranchi, larve di
Gasteropodi, trocofore e altre larve di Policheti, e in misura minore larve di Cirripedi
(Balanidi) e larve di Decapodi.
Diffusissimi nello zooplancton delle Saline sono anche i Copepodi Arpacticoidi.
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2.3.2 Le altre componenti biologiche delle Saline
Il meiobenthos delle Saline è ricco di Nematodi e Copepodi Arpacticoidi, questi ultimi
in determinate circostanze possono essere ritrovati anche in colonna d’acqua o associati
a macrofite e macroalghe e alcuni di loro hanno ottime capacità natatorie.
Tra i macroinvertebrati bentonici nelle Saline si riscontrano generalmente ancora i
Crostacei, tra cui gli Anfipodi, rappresentati soprattutto dai generi Corophium,
Ericthonius (Takekawa et al., 2005) che vivono a salinità non di molto superiori a quelle
marine e spesso legati alle macrofite acquatiche, Isopodi del genere Idotea, Decapodi
dei generi Carcinus, Palaemon e Palaemonetes.
Tra i Molluschi, si riscontrano due specie anche a salinità elevate: il Bivalve
Cerastoderma glaucum, ed il Gasteropode Hydrobia ulvae.
Numerose specie di Policheti abitano le Saline ma solo nelle vasche a salinità vicine a
quelle marine, mentre spesso si rinvengono, anche a salinità più elevate, i Foraminiferi
della specie Triloculina oblunga e Ammonia tepida (Debenay et al., 2001).
Passando ai vertebrati, le vasche delle Saline ospitano varie specie di pesci. Questi
trovano abbondante nutrimento negli organismi zooplanctonici, meiobentonici e
macrobentonici. Molto diffusi nelle prime vasche di evaporazione sono il cefalo Mugil
cephalus la spigola Dicentrarchus labrax, il latterino Atherina boyeri, l’anguilla
Anguilla anguilla, il pesce ago Sygnatus abaster alcuni Gobidi lagunari quali il
ghiozzetto di laguna Knipowitschia panizzai e il ghiozzetto cenerino Pomatoschistus
canestrinii. Di particolare interesse è il nono Aphanius fasciatus, un Ciprinodonte che
resiste a salinità elevate (70 – 100 PSU), avendo un sistema vacuolare capace di
regolare in maniera efficace l’osmosi cellulare. Aphanius, in particolare, si nutre
prevalentemente di Copepodi Arpacticoidi (Alcaraz & Garcia-Berthou, 2006).
Le Saline sono un ambiente particolarmente importante per la presenza degli uccelli
migratori, che sono attratti da questo tipo di zona umida per le sue peculiari
caratteristiche trofiche e fisiche. Studi specifici effettuati nelle Saline della Camargue,
(Thiery & Puente, 2002) o in quelle della baia di San Francisco (Takekawa et al., 2006),
hanno dimostrato che questi ambienti rappresentano aree di riproduzione e sorgenti di
nutrimento per una gran quantità di uccelli migratori.
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Nelle Saline sono riscontrati, dal punto di vista del tipo di alimentazione, principalmente
uccelli acquatici consumatori di organismi bentonici, seguiti da esploratori superficiali,
mentre in minor quantità si ritrovano specie che si alimentano di organismi planctonici e
di pesci.
Tra le più frequenti evenienze avicole nelle Saline si trovano diverse specie di uccelli
acquatici come l’alzavola Anas crecca, il fischione Anas penelope, il codone Anas
acuta, il mestolone Anas clipeata, la Volpoca Tadorna tadorna, il Piovanello
pancianera Calidrisa alpina. Tra i grandi trampolieri troviamo di frequente l’airone
bianco maggiore Casmerodius albus, l’airone cinerino Ardea cinerea, l’avocetta
Recurvirostra avosetta, la garzetta Egretta garzetta, il cavaliere d'Italia Himantopus
himantopus, il fenicottero rosa Phaenicopterus roseus.
Ciascuna di queste specie frequenta le Saline in diversi periodi dell’anno e può preferire
diverse vasche in base alle esigenze riproduttive e alla disponibilità di cibo e dei flussi
migratori. Fonte principale di cibo per gli uccelli acquatici ed i trampolieri sono
ovviamente i pesci e gli invertebrati presenti nelle vasche. In particolare è stato
osservato che il fenicottero rosso si nutre abbondantemente di adulti di Branchinella
spinosa e può avere un ruolo nella disseminazione di uova di questo Anostraco
(Johnson, 1975), mentre è stato più volte dimostrato il ruolo degli uccelli trampolieri
nella disseminazione delle cisti di Artemia partenogenetica in Saline del Mediterraneo.
(MacDonald, 1980; Thiéry et al., 1990).
Il fitoplancton delle Saline è piuttosto complesso. Sono moltissime le specie che
possono essere riscontrate e, in termini di biomassa, densità e ricchezza tassonomica, il
fitoplancton è sempre nettamente superiore allo zooplancton. Tra i taxa fitoplanctonici
più comunemente riscontrati nelle Saline, troviamo Dunaliella, Chlamydomonas,
Amphora, Navicula, e Nitzschia.
Dunaliella salina, in particolare è il più cospicuo rappresentante del fitoplancton in
alcune Saline del Mediterraneo (Dolapsakis et al., 2005), dove abbondano anche i
Cianobatteri, soprattutto a salinità elevate. Le Diatomee (famiglia Bacillarioficee) in
tutte le Saline presentano sempre il maggior numero di generi e specie, seguite dai
Dinoflagellati, dalle alghe verdi e azzurre.
Le Diatomee solitamente sono riscontrate a valori di salinità prossimi a quelli marini o
poco superiori, lo stesso avviene per i Dinoflagellati. All’aumentare della salinità questi
sono sostituiti da Cianobatteri e Clorofite, tra cui Dunaliella salina, alga che resiste fino
a salinità di 350 PSU (Davis, 2006). La densità e la biomassa del fitoplancton sono
16
regolate dallo zooplancton, come è stato dimostrato in alcune Saline del Mediterraneo
(Dolapsakis et al., 2005), in cui Artemia salina e Fabrea salina regolano la densità di
Dunaliella salina. Come per lo zooplancton, così anche per il fitoplancton,
all’aumentare della salinità diminuisce la ricchezza di taxa e quelli più resistenti si
presentano con densità di popolazione più basse.
In Saline indiane (Sundararaj et al., 2006) è stato riscontrato un incremento di densità e
biomassa fitoplanctonica dovuto, oltre che a Dunaliella salina, a Coccochloris elabens,
Spirulina platensis, Oscillatoria salina, Gloeocapsa sp. e Synura sp.
Macrofite e macroalghe si ritrovano soltanto nelle vasche a salinità più contenuta. Nelle
Saline del Mediterraneo, tra le macrofite, molto comune è la Ruppia; così, tra le
macroalghe, comuni sono Cladophora (De Wit & Grimalt, 1992) Lamprothamnium
(Davis, 2006), Chaetomorpha, Ulva.
All’interno delle Saline, caratteristica è la vegetazione terrestre che cresce sugli argini
d’interconnessione tra le diverse vasche. Questa è costituita principalmente da Juncacee,
Cyperacee, Chenopodiacee, specie alofite annuali a pregio naturalistico molto elevato,
in possesso di sistemi d’adattamento per resistere all’elevato tasso d’aridità, determinato
dalla concentrazione di sali disciolti nell’acqua. In queste piante il risparmio idrico è
conseguito con un grande sviluppo dei tessuti acquiferi e forte riduzione della superficie
fogliare. Tra le specie più comuni delle Saline (figura 3) troviamo Arthrocnemum
fruticosum, Halimione portulacoides, Salicornia fruticosa, Suaeda fruticosa, Salsola
kali (famiglia Chenopodiacee), Inula crithmoides, (famiglia Compositae) Juncus
maritimus, Schoenus nigricans (Famiglia Juncacee).