2
organolettiche che, proprio per le sue qualità terapeutiche e
benefiche, fu denominata Fonte Salutare. Si costruì anche una
vasca per la raccolta delle acque e si pensò di sfruttare la risorsa
costruendo, nel 1914, un grande impianto termale, e il Palazzo De
Fusco fu scelto come sede di destinazione.
La Fonte Salutare e le Terme furono luogo di ristoro e beneficio
per quanti accorrevano da lontano, costituendo, per la città di
Pompei, un luogo di attrazione turistica e di sviluppo economico,
tanto è, che, nel 1974, si pensò di ampliare la struttura e di
costruire un nuovo impianto termale. Purtroppo per problemi
politici ed economici, l’attività non fu mai più ripresa e, nel 1987,
la stessa Fonte Salutare fu chiusa a causa dell’inquinamento della
falda acquifera. Il giardino con la Fonte vertono oggi, in una
condizione di decadimento.
E’ stato proprio il suo stato di abbandono e degrado ambientale
che ha colpito la mia attenzione; obiettivo di questo lavoro è stato
di contribuire a recuperare la memoria del passato finalizzandola
ad una rivalutazione, salvaguardia e valorizzazione di un bene
culturale quale è la Fonte Salutare, in quanto testimonianza storica
e artistica. Esso rappresentava insieme al Santuario, uno dei fulcri
architettonici, su cui in passato si è incentrato tutto lo sviluppo
3
urbanistico della moderna città di Pompei. Ancora oggi il Palazzo
De Fusco rappresenta uno degli edifici più importanti della vita
cittadina: è, infatti, dal 1976 sede del Municipio, centro attivo della
vita burocratica pompeiana.
Ho ritenuto opportuno dividere il lavoro che presento in tre parti,
affrontando, in ciascuna, diversi aspetti storici di Pompei, partendo
dall’anno 1876, anno di costruzione della chiesa dedicata alla
Madonna del Rosario tra le poche e modeste case che, allora,
formavano il Casale di Valle, famoso soprattutto per la Taverna di
Valle. E’ grazie all’opera svolta dall’avv. Bartolo Longo, che
dedicò tutta la sua vita alla realizzazione di opere finalizzate alla
carità cristiana e all’amore del prossimo, se oggi Pompei ha un
Santuario mariano tra i più famosi del mondo e opere di
misericordia, quali le case di accoglienza ai pellegrini ed ai
bambini abbandonati e in difficoltà.
Il lavoro di ricerca storica e di ricostruzione urbanistica di Pompei,
ha richiesto tempo ed impegno, poiché non sempre, dai
responsabili dell’archivio comunale, mi è stata data la possibilità di
consultare testi storici, documenti e progetti del territorio. Infatti,
da settembre 2001, a seguito dello scioglimento del Consiglio
Comunale, per infiltrazione camorristica, il Comune è retto dalla
4
Commissione Straordinaria Prefettizia, nominata dal Ministro degli
Interni che resterà in carica fino alla prossima tornata elettorale
amministrativa, prevista per la primavera 2004. Pertanto la
gestione ed organizzazione del Comune, affidata ai Commissari,
non sempre ha funzionato nel migliore dei modi e spesso sia
l’Ufficio Tecnico che l’Archivio storico sono rimasti chiusi per
giorni, impedendomi di proseguire le ricerche.
Di grande aiuto è stata, invece, la consultazione di testi e
documenti presso l’Archivio e la Biblioteca pontificia Bartolo
Longo di Pompei
1
. Da alcuni documenti consultati ho potuto
costatare che l’impianto termale di Pompei era importante non solo
a livello locale ma anche regionale, come lo dimostrano i dati del
Touring Club Italiano, che lo inseriscono nella categoria C di
Impianti e Stazioni alberghiere e turistiche. Pompei si è trovata a
gareggiare con i più moderni e qualificati stabilimenti termali
presenti sul territorio campano: Napoli, Agnano, Bagnoli, Pozzuoli
e Ischia con la famosa e vicina città di Castellammare. Qui
1
L’importanza intrinseca e perciò simbolica dell’Archivio, ha fatto scegliere un
luogo privilegiato per la sua sistemazione: la loggia-papale che occupa la parte
superiore della facciata della Basilica. L’Archivio raccoglie migliaia di documenti, e
nei locali adiacenti ad esso è collocata la Biblioteca che si è costituita nel corso
dell’ultimo secolo, grazie alle donazioni fatte dai sacerdoti, religiosi e laici
benefattori che hanno voluto lasciare le loro collezioni al Santuario. Grande
disponibilità e competenza mi è stata offerta dal Cav. Aniello Cicalese, e dai suoi
collaboratori, responsabili dell’organizzazione e catalogazione dell’archivio.
5
numerose sorgenti alimentavano centinaia di fontane e bagni
termali, ma Pompei, grazie al suo connubio di arte e di fede,
richiamava in misura maggiore il turismo.
Ma con la fine delle attività termali e la chiusura della sorgente,
nella mente dei pompeiani si è cancellata ogni traccia della famosa
Stazione di Cura e sebbene si sia cercato di provvedere alla sua
riapertura, i progetti sono sempre e solo rimasti a livello teorico.
Ogni bene, d’interesse storico, artistico, culturale, che ha rivestito
nella storia una certa importanza, merita di essere ricordato,
salvaguardato e conservato, in quanto parte intrinseca del nostro
vissuto. Gli specialisti del settore hanno, infatti, parlato di
“affermazione delle istanze psicologiche”.
Si è compreso che lo spreco delle risorse culturali tocca la sfera
dell’inconscio, producendo l’impoverimento della nostra più
intima natura. Di qui la presa di coscienza della fondamentale
funzione che l’ereditarietà del passato svolge ai fini
dell’educazione, dell’equilibrio e dello sviluppo dell’uomo. Inoltre,
in conseguenza dell’assunzione da parte della tutela di un’inedita
dimensione turistica, bisogna porre attenzione anche ai problemi
amministrativi, economici, giuridici e sociali, un tempo trascurati.
Per perseguire lo scopo di valorizzazione della Fonte Salutare ho
6
portato a termine anche una ricerca sulle risorse economiche già
presenti sul territorio, quali i Piani Integrativi Territoriali, che
prevedono la creazione di nuovi spazi d’interesse culturale in
modo da allargare l’offerta turistica già presente sul territorio.
Di fronte alle suddette esigenze, è ormai chiaro che una
responsabile e coerente azione di salvaguardia può essere
validamente attuata, conformemente alla strategia raccomandata
dalla dichiarazione di Amsterdam del 1975 sulla “Conservazione
integrata”, che non prevede un intervento di salvaguardia fine a se
stesso, ma che basa sulla ricerca delle funzioni appropriate il suo
elemento di innovazione. La stessa Carta si pronuncia sulla
necessità di preservare quei siti che costituiscono un elemento
essenziale della memoria dell’uomo d’oggi, perché qualora non si
trasmettessero alle generazioni future nella loro autentica ricchezza
e nella sua diversità, l’umanità subirebbe un’amputazione della
coscienza del suo futuro, ciò che accadrebbe se il valore della
Fonte Salutare fosse disperso. La stessa Convenzione di Granada
del 1985 s’interessa della tutela del patrimonio architettonico,
mirata a preservare singole testimonianze della nostra civiltà dalla
distruzione e dalla rovina.
7
Inoltre fanno parte del patrimonio culturale, architettonico e
ambientale, oltre ai singoli immobili di grande interesse artistico, i
tessuti edilizi tradizionali della città, piccole e grandi, e dei villaggi
rurali, in quanto testimonianza di una civiltà particolare, di
un’evoluzione significativa, di un avvenimento storico, come dice
l’art.1 della Carta di Venezia del 1964.
Attualmente, ai principi della conservazione, così definiti anche in
documenti internazionali, sempre più spesso si sostituiscono quelli
di sfruttamento dei Beni Culturali, e le risorse disponibili per gli
interventi sono quanto mai esigui e mal gestiti.
L’ultimo capitolo della tesi verterà proprio sul criterio della
valorizzazione, servendomi del contributo delle varie Carte e leggi
che parlano della Conservazione e del recupero del valore di
memoria ancora vivo.
8
Capitolo I
Bartolo Longo e la fondazione della Pompei moderna.
Per illustrare il lavoro da me svolto, riguardante la Fonte Salutare e
l’antico Stabilimento Termale esistenti in Via Sacra, e per
comprendere meglio l’opera intera realizzata da Bartolo Longo a
Pompei, ho ritenuto necessario ricordare, anche se sinteticamente,
le condizioni storiche relative ai tempi in cui egli visse, uno
sguardo, quindi, a quell’arco di tempo che va dal 1860 al 1890, che
vide il Longo formare e svolgere la sua più impegnata ed intensa
attività.
1.1. La politica in Italia post-unitaria
Il decennio 1860-70
2
è stato storicamente molto importante, non
solo per la nostra Italia, bensì per l’Europa intera. Basti ricordare
che proprio nel 1870 raggiungono la loro unità nazionale due nuove
potenze: la Germania e l’Italia, con sensibile ritardo, rispetto agli
altri Stati europei.
2
ALATRI P., L’unità d’Italia, 1859-1861 da I Mille di G. Bandi,Bologna 1956, pp.
318-320, DE FELICE R. , Storia dell’Italia contemporanea, Roma 1982, Vol.I, pag.
19,;GALASSO G. L’altra Europa: per un’antropologia storica del Mezzogiorno
d’Italia. Lecce 1997, pag. 187
9
L’Italia, specialmente, risentiva del cambiamento repentino
verificatosi in meno di dieci anni, e non tutta quindi era preparata al
processo di rapida trasformazione che si sarebbe verificato ed al
quale fu dato il via, tanto da creare squilibri ed ingiustizie che
colpivano intere regioni e larghi strati sociali, generando problemi
spesso insoluti
3
.
A Napoli, intorno al 1864-65, dopo l’euforia garibaldina, una forte
delusione prese a serpeggiare nell’animo dei napoletani. Essi si
vedevano in una realtà ben diversa da quella sperata, soprattutto da
napoletani che avevano contribuito al crollo della dinastia
borbonica, propugnando l’idea di libertà. Infatti, la gran parte dei
cittadini di Napoli e delle province, o erano rimasti indifferenti, o
avevano appoggiato quel movimento per calcolo di futuri vantaggi,
o non l’aveva combattuta per paura, valutando la forza morale, che
veniva a Garibaldi dall’essere ritenuto emissario di Vittorio
Emanuele, vincitore dell’Austria, già salvaguardia del dominio
borbonico
4
. Ora tutto cambiava; le cose si profilavano in maniera
diversa, ed intanto, Napoli stessa non era più capitale di un Regno
che era stato il più antico, e per tanto tempo, l’unico di tutta l’Italia.
3
MARZANO P.R., Bartolo Longo e la sua Pompei, Pompei, 1981, pag. 14
4
GENTILE G., RONGA L., SALASSA A., Corso di Storia – Età contemporanea,
Brescia 1990, pag. 248 ; GALASSO G., op. cit. pag. 299
10
Nel 1865, la capitale dello Stato unificato passava da Torino a
Firenze, e fu così che Napoli defraudata, si trovò, dopo il 1860, in
balia di una classe dirigente incerta, fatta di individui che o erano
stati obbedienti al governo precedente o avevano contribuito a
magnificarne le virtù, o avevano preso parte agli avvenuti
cambiamenti, ma non né erano per nulla soddisfatti, e per apparire
coerenti non muovevano critiche, limitandosi a trarre quanti più
benefici potessero dal loro passato di anti-borbonici, di liberali, di
perseguitati, contentandosi di mantenere inalterato il potere che
avevano assunto fino a quel momento
5
.
E in mezzo a questo disordine d’idee, i conservatori per mentalità
soffrivano moltissimo, nella speranza di un possibile ritorno al
passato, e facevano causa comune con cattolici e religiosi, praticanti
o meno, molti in buonissima fede, che erano timorosi di chi sa quali
pericoli per la religione, se il Papa fosse stato estromesso dal suo
potere temporale. Infatti, l’intento della politica cavouriana era
quello di portare ad una netta divisione tra potere temporale e
potere spirituale, e di eliminare ogni ingerenza della Chiesa
nell’attività dello Stato, attribuendole solo quello spirituale. Ma il
Papa era totalmente contrario ad abbandonare il suo potere
5
MARZANO P.R., op. cit. pag.18
11
temporale, considerato essenziale per la sua indipendenza e per il
mantenimento del suo potere. Per cui la classe conservatrice si
stringeva insieme, anche per creare nuove frontiere contro il
dottrinarismo laico dilagante
6
.
1.2. Il pugliese trapiantato a Napoli.
In questa Napoli capitò, nel 1863, Bartolo Longo, poco più che
ventenne, per studiare Legge all’Università
7
.
“Era un ragazzo esuberante di energie fisiche ed intellettive,
amante del bello, pieno di gioia di vivere, veniva finalmente in
piena libertà a Napoli, già meta dei suoi sogni e vi portava un
bagaglio di idee provinciali, confuse e contraddittorie, con
ardente desiderio di consolidare la sua cultura sulla base di
saldi principi e di alti ideali.
Non seppe però, né poteva, venir meno alle ragioni e alle
esigenze della giovinezza, e si cacciò nella vita goliardica,
partecipando ad ogni baldoria. Si dice che prima di dedicarsi
6
Ibidem, pag. 14
7
Mons. MATRONE R., Ricordando il Padre, Pompei, 1997, pag.14 – MILONE M.,
La notte di Bartolo, Napoli 2000, pag. 50 – L’ARCO A.,Il Beato Bartolo Longo
mediatore tra il Vangelo e l’uomo moderno, Pompei, 1987, pag.14 – AVELLINO
M.R., Le Figlie del SS. Rosario di Pompei, Pompei, 1989, pag.27 ILLIBATO A.,
Bartolo Longo. Un cristiano tra Otto e Novecento, Pompei 1996, Vol.I , pag 109
12
con tutto il cuore al suo apostolato, avesse frequentato ambienti
addirittura diabolici”.
8
L’autore continua ricordando che il giovane Longo divenne,
comunque un uomo pratico, un fervido ed operoso credente che
fece proprie le forme esteriori del culto. Pervenne alla fede religiosa
più salda, per convinzione matura e ripresa dagli insegnamenti
ricevuti in tenera età. Fu un contestatore, lottò con una società
ipocrita e indifferente che tradiva quegli ideali di libertà e di
giustizia, che essa stessa promuoveva. Attratto dalle idee di libertà e
di indipendenza, giovanissimo partecipò alle riunioni patriottiche
pre-unitarie, dove cercò di esprimere le sue idee insurrezionali e il
suo pensiero politico, senza però trovare mai un valido appoggio tra
i suoi coetanei
9
. Il Longo si trovò, quindi, a Napoli in mezzo ad una
gran baraonda di idee e di interessi e dovette fare i conti con i
personaggi più in vista del mondo politico.
Una ventata nuova investì anche la Chiesa, nel trentennio che va dal
1860-90, dovuta a necessità di adeguamento e di rivincita contro
8
L’ARCO A., op.cit., pag.16-24 FENNEY R., “From priest of Satan to Apostle of
the Rosario” – articolo pubblicato su internet in cui l’autore afferma che “Egli
cominciò, sotto l’influenza degli amici ad occuparsi di occultismo. Ben presto egli
attese alle pratiche e fu ordinato sacerdote di Satana…”, pag. 1 e 2. Una copia è
conservata nell’Archivio Bartolo Longo di Pompei.
9
Ibidem, pag. 5
13
ogni avversario, la quale culminò con la Rerum Novarum di Leone
XIII.
10
Pensiero ed azione furono lo stendardo della Chiesa Cattolica. I
cattolici, quindi, spogliatisi del tradizionalismo, e investiti da un
nuovo spirito, si fanno portavoce di un nuovo messaggio di
evangelizzazione sociale e tra i nomi onorandi di Giovanni Bosco
11
,
del Cottolengo, possiamo senz’altro annoverare anche quello di
Bartolo Longo.
10
“La celebre enciclica del 15 maggio 1891 fu senza dubbio l’atto politico più
importante del pontificato di Leone XIII e, nello stesso tempo, più fecondo, forse, di
risultati positivi, in quanto orientò verso il popolo la Chiesa Cattolica e apportò
miglioramenti nei paesi a economia industriale o latifondistica, prendendo sempre più
un aspetto economico – sociale, pesando notevolmente sulla vita politica europea”, in
SODERINI E., Il pontificato di Luigi XIII, Milano 1932 – 33, Vol I pag. 237
FILOROMANO G. – MENOZZI D. (a cura di ) Storia del Cristianesimo. Età
moderna. , Bari 1997, pag. 184, 400, 406. HENRHI C. P., Storia del Cristianesimo,
Bari 1984, Vol. I pag. 601
11
Giovannino Bosco nacque a Becchi (attuale Colle Don Bosco), frazione di
Castelnuovo d’Asti, il 16 agosto 1815, da Francesco e Margherita Occhiena.Nel 1817
morì il padre, lasciando orfani; Giovanni, il fratello Giuseppe e il fratello Antonio,
avuto dal padre in un precedente matrimonio. Nel 1824 sognò che, secondo la volontà
di Dio, avrebbe dovuto dedicare la sua intera esistenza all’educazione dei giovani
abbandonati e avviati su cattiva strada. Questo sogno si avverò, perché Giovanni non
fece altro che questo, per tutta la vita. Per poter realizzare questo sogno egli si fece
prete, a costo di tanti sacrifici ed anche umiliazioni. Fondò nel 1832, con un gruppo di
giovani, la Società dell’Allegria perché, secondo lui, i giovani devono essere
contenti.Ormai aveva conquistato la stima e l’affetto di tutti e lo studio proseguiva
ottimamente. Nel mese di luglio del 1846, Don Bosco si ammalò in modo molto
grave morendo nel 1919. Con la collaborazione di don Rua e don Cagliero, fondò la
Società Salesiana. Nel 1872 fondò, con Maria Mazzarello, la Congregazione
femminile delle Figlie di Maria Ausiliatrice, detta delle suore salesiane, per educare la
gioventù femminile, così come, mediante la Congregazione Salesiana, aveva iniziato
la guida di quella maschile. Nel 1929 fu beatificato dal Papa Pio XI. Il 1° aprile del
1934, giorno di Pasqua, Don Bosco fu dichiarato Santo. La sua festa ricorre il 31
gennaio. Nella celebrazione del centenario della sua morte, avvenuta nel 1988, il Papa
Giovanni Paolo II definì Don Bosco Padre e Maestro della gioventù. In ILLIBATO
A., Longo B :… cit., pag. 133
14
Questi, entrato in azione a Napoli, quale cattolico fervente e
praticante, prese a frequentare nel 1871 la casa di Caterina
Volpicelli
12
, dove si riunivano in sodalizio tante pie donne, per lo
più della nobiltà napoletana che si erano consacrate con voto
religioso al Sacro Cuore. Tra loro anche la Sig. Marianna Farnaro,
la quale, pugliese al pari del Longo, aveva sposato, a soli quindici
anni, il conte Albenzio De Fusco
13
, un ventottenne proprietario
terriero originario di Lettere
14
, e ne era rimasta vedova
giovanissima, con sei figli, dopo una vita coniugale durata dodici
anni. Provata da crudeli sventure, tra cui la tragica fine di un tenero
figlio, annegato miseramente in una cisterna, la contessa De Fusco,
bella e di anima sensibile, si legò d’immensa simpatia per il giovane
avvocato e lo accolse nella propria casa, dove egli fece da padre ai
suoi figli.
12
“Nata a Napoli dal ricco commerciante Pietro e dalla nobildonna Maria Teresa
Micheroux, fu educata nel Real Educandato di San Marcellino, dove apprese le lettere,
la lingua francese e le nozioni musicali; continuò poi gli studi letterari in famiglia
sotto la guida di Leopoldo Rodinò. Nel 1854 conobbe padre Ludovico da Caloria, che
l’aggregò al Terz’ordine di S. Francesco, avvicinandola al culto del Sacro Cuore,
promettendo di divulgarne il culto. Nel frattempo si dedicava ad opere di carità
cristiana, come l’assistenza dei poveri a domicilio e degli infermi nell’ospedale di S.
Maria del Popolo degli Incurabili” in, L’ARCO A., op.cit., pag. 50
13
Archivio Parrocchiale di S. Maria Maggiore in Napoli, Libri dei matrimoni, VII, cc.
162r – 162v.
14
“Albenzio De Fusco, nato a Lettere da Francesco e Giovanna Cito, fu battezzato il
18 luglio 1824 nella Parrocchia di S. Maria Assunta”, Archivio parrocchiale di S.
Maria Assunta e S. Giovanni Battista in Lettere.
15
Seguirono, nel 1885, le nozze tra il Longo e la contessa, sciolta dai
voti per istanza fattane al Papa: essi divennero così marito e
moglie
15
. Questa unione segnerà la causa prima del sorgere della
nuova Pompei e delle opere religiose e sociali che vi si trovano, dal
momento che, la contessa, che fu sempre ardente collaboratrice e
consigliera di Bartolo, animata anche dalla stessa fede, possedeva in
questa contrada, cospicue proprietà terriere e caseggiati, retaggio
della famiglia De Fusco.
1.2.1 Il brigantaggio a Valle di Pompei.
Ai primi di ottobre del 1872, su incarico della contessa, Bartolo
Longo giunse alla Taverna di Valle
16
, che era l’unico luogo di
ristoro per i viaggiatori che transitavano lungo l’arteria principale
della regione, e che avrebbe dovuto adattare ad abitazione da
utilizzare in alcuni periodi dell’anno. Inoltre, egli avrebbe dovuto
eseguire anche una ricognizione della proprietà, per rinnovare i fitti
“interrotti a cagione del brigantaggio, che dal 1860, infestava
queste campagne”
17
,
15
L’ARCO A., Il monumento alla pace universale del Beato Bartolo Longo, Pompei
2001, pag. 20 – Mons. MATRONE R., op.cit., pag. 21 – AVELLINO N –
AVELLINO L., Pompei segni di antiche memorie, Pompei, 1990, pag. 75
16
La storia di Taverna di Valle sarà approfondita nel secondo capitolo.
17
LONGO B., Notizie esatte e genuine, in ILLIBATO A., op. cit., pag.36,
vol. I