2
all’impostazione socialista. Lo Stato era l'unico promotore, realizzatore e
amministratore di un turismo nazionale i cui obiettivi principali erano il riposo,
la salute dei cittadini, ma anche la conoscenza del proprio Paese, conforme
ai canoni di una mirata propaganda marxista. Per questo il turismo
internazionale era praticamente assente, molti alberghi avevano chiuso i
battenti ed i trasporti avevano subito una contrazione.
Finito il periodo buio dello stalinismo, i Paesi dell'Est hanno cominciato
ad avviare una timida politica di apertura e sostegno al turismo. A partire dagli
anni sessanta sono stati riaperti vecchi alberghi (la sola Cecoslovacchia ne
aprì più di 200 in tre anni), si sono costituite agenzie e associazioni turistiche.
Queste organizzazioni gestivano tutti i servizi turistici: mezzi di trasporto,
guide, camere presso alberghi e privati, cure termali, ecc. Le principali
agenzie, la Reiseburo nella RDT, la Bolkan tourist in Bulgaria, l'Isbruz in
Ungheria, la Cedok in Cecoslovacchia, l'Orbis in Polonia rappresentavano il
proprio Paese nel mercato turistico europeo.
Il turismo internazionale ha preso il via a metà degli anni '60 quando la
soppressione del visto per i visitatori appartenenti ai Paesi del COMECON
(Consiglio per la mutua assistenza economica cui avevano aderito tutti i
Paesi dell' area, eccetto la Jugoslavia) ha incoraggiato viaggi individuali da un
Paese all'altro. Si trattava di un turismo caratterizzato da brevi soggiorni e da
costi modesti. Per i flussi attivi provenienti dall'occidente si mantenevano
controlli, limitazioni e riserve: rimaneva l'obbligatorietà dei visti, i controlli
erano severi, permaneva il timore di confronti fra i due differenti modelli di
vita. Successivamente, per equilibrare la bilancia dei pagamenti fortemente
deficitaria per le necessarie e onerose importazioni dall'occidente, l'Est eu-
ropeo ha incoraggiato il movimento turistico internazionale. Grazie ai flussi
turistici occidentali il turismo è diventato ben presto un fenomeno di massa
anche nell’Europa orientale. Tale fenomeno peraltro non è mai stato
paragonabile a quello occidentale poiché la scelta dell'alloggio, l'accesso, gli
spostamenti non erano mai lasciati alla libera iniziativa individuale ma
rispondevano piuttosto a motivi politici e a vincoli ben precisi. Così le agenzie
e le associazioni aprivano filiali all'estero per vendere servizi turistici,
3
collaborando anche con le agenzie di viaggio occidentali. Per assicurarsi
valute pregiate i Paesi dell'Est accettavano carte di credito occidentali,
imponevano l’obbligatorietà nel cambio e nell'acquisto di buoni benzina.
Malgrado i non indifferenti ostacoli, soprattutto di ordine infrastrutturale,
lo sviluppo del turismo internazionale verso i Paesi dell'Est era notevole. La
pianificazione dello spazio per scopi turistici nei Paesi dell'Est privilegiava
fattori storici e geografici tant'è che i poli turistici, seppur ampliati e
rimodernati, rimanevano sempre quelli precedenti all'avvento del socialismo.
Il turismo, comunque, non è mai diventato una voce di primaria importanza
nell'economia dei Paesi dell'Est; nessuno dei centri turistici poteva competere
quantitativamente e qualitativamente con quelli occidentali. Essi tuttavia
potevano essere competitivi per il basso costo della vita e per il cambio
favorevole agli occidentali.
Il turismo dell'Est è entrato in una nuova fase a seguito degli avveni-
menti politici del 1989 che hanno portato alla caduta dei regimi marxisti, allo
smantellamento di muri e fili spinati, alla riapertura di antichi assi viari e
ferroviari, alla nascita di nuovi partiti, al tentativo di instaurare repubbliche
democratiche ed indipendenti. L'Europa dell'Est per gli avvenimenti
eccezionali che ha vissuto, per i cambiamenti ampiamente riportati e discussi
dai mezzi di comunicazione ha stimolato curiosità ed interesse e quindi il
1990 ha segnato un consistente aumento dei flussi turistici provenienti dai
Paesi occidentali. L'Est è apparso a portata di mano, finalmente aperto
all'occidente dopo 40 anni di visti, difficile accessibilità e obblighi; lontano il
tempo dei viaggi organizzati dalle agenzie filo-comuniste, del numero chiuso
imposto dalle catene alberghiere statalizzate, degli itinerari obbligati.
Il boom turistico ha evidenziato tutte le carenze strutturali di un settore
per troppo tempo trascurato. Il turista occidentale trova strade e ferrovie in
cattive condizioni, aeroporti sottodimensionati e compagnie aree non sempre
sufficientemente attrezzate; mancano posti-Ietto e gli alberghi accettano più
prenotazioni rispetto all’effettiva capienza; i prezzi ancorché bassi sono privi
di regolamentazione.
4
L'Est per organizzare il proprio turismo come, più in generale, per
riordinare la propria economia ha bisogno di capitali, deve cioè stimolare
l'interesse degli investitori stranieri. Gli operatori turistici internazionali hanno
fiutato nell'Est un business sicuro. Sono subito sorte joint-ventures e
compagnie promozionali; si investono capitali e strategie commerciali per
affermarsi per primi su mercati ancora vergini ma pronti ad accogliere
chiunque porti proposte e soprattutto valuta. In un mercato anomalo come
quello dell'Est il compito dei tour-operator non può limitarsi a seguire il trend
della domanda, ma deve tentare di controllarla e regolamentarla.
L'atmosfera di euforico ottimismo in seguito alla caduta dei regimi tota-
litari che aveva investito i Paesi dell'Est Europa si è dissolta agli inizi degli
anni '90 per i dissidi internazionali e le tensioni interne che sono dram-
maticamente riemerse in questi Paesi avviati alla democrazia e alla libertà.
Sfumato il collante della comune ideologia comunista tornano alla ribalta ri-
vendicazioni territoriali e conflitti interetnici. Tutto questo è aggravato dalla
crisi economica generata dal passaggio, non sempre ben gestito, da
un'economia pianificata ad una più o meno vicina alle esigenze del libero
mercato.
La storia si riflette inevitabilmente sul movimento turistico e l'improvviso
interesse per determinati Paesi o il disinteresse per altri sono le prove
concrete dell'estrema sensibilità del turismo. La nostra è una società che
espande rapidamente e rumorosamente informazioni che influenzano
positivamente o negativamente un fenomeno così sensibile quale il turismo. A
notizie di avvenimenti politici preoccupanti, atti terroristici, epidemie, catastrofi
naturali il turismo reagisce subito con superficialità, irrazionalità e
cancellazioni in massa di prenotazioni. È però vero che le informazioni anche
se negative suscitano attenzione, stimolano curiosità e interesse e che,
cessato il pericolo più o meno effettivo, i flussi turistici riprendono
regolarmente, a volte addirittura con maggior intensità.
Questo lavoro, che prende spunto da un’esperienza lavorativa a
contatto con le realtà analizzate, vuole fornire un quadro dello sviluppo
5
turistico attuale nell’Europa centrale e orientale, puntando l’attenzione sui casi
nazionali più significativi.
Da alcuni anni, il fenomeno turistico dei Balcani sembra alimentare uno
dei settori di più forte sviluppo, grazie alla progressiva stabilizzazione socio-
economica e politica della regione e alla riscoperta del patrimonio storico,
delle tradizioni, ambientale, architettonico e culturale.
I paesi cosiddetti “baltici” (Lituania, Lettonia ed Estonia), spesso
considerati come un tutt’uno, rappresentano in realtà tre unità distinte,
caratterizzate ognuna da una lingua, da una religione e da un carattere
specifici e che, anche attraverso la lotta per la propria affermazione
nazionale, hanno acquistato l’indipendenza politica e stanno costruendo una
propria identità anche dal punto di vista turistico.
Romania e Bulgaria, dal primo gennaio 2007, sono entrate a far parte
dell’Unione Europea (UE), con buone prospettive di crescita economica e, in
particolare, turistica, pronti ad affermarsi rispettivamente nel turismo culturale
e in quello balneare.
La Polonia è il più grande fra i dieci Paesi che dal 1 maggio 2004 sono
entrati a far parte dell’Unione, mentre l’Ucraina rappresenta il tradizionale
baricentro tra le influenze provenienti dal Mar Baltico e dal Mar Nero. Molti
aspetti storici e culturali in comune rendono questi due Paesi cosmopoliti,
capaci di condividere un progetto comune: l’organizzazione dei Campionati
Europei di calcio del 2012.
6
PARTE I – PRESUPPOSTI TEORICI
CAPITOLO 1: IL TURISMO, UNO STRUMENTO PER LO SVILUPPO
Negli ultimi anni l’Europa è stata teatro di una vera rivoluzione
culturale, politica, sociale ed economica. La fine della guerra fredda ha aperto
una nuova fase dopo un periodo di 45 anni caratterizzato da separazione e
conflitti. La trasformazione dei sistemi politici dell’Europa centrale e orientale,
l’allargamento dell’Unione Europea verso Est, nel 2004 e nel 2007,
l’introduzione della moneta unica in un’ampia area del continente sono solo
alcuni esempi di questi cambiamenti.
La maggior parte dei Paesi dell’Europa centrale ed orientale, inoltre, ha
provveduto ad adattare le proprie politiche nazionali ai principi dello sviluppo
sostenibile, creando così nuove opportunità per il turismo rurale. A questo
cambiamento di rotta si aggiunge la volontà diffusa di non ripetere gli stessi
errori dell’Europa occidentale, che spesso ha posto in secondo piano la
protezione dell’ambiente.
1.1 L’IMPATTO DELL’AMPLIAMENTO DELL’UE SULLO SVILUPPO
TURISTICO
L’analisi della World Tourism Organisation (WTO) “Tourism 2020
vision” (2007) ha dimostrato che l’Europa è la regione turistica più importante
a livello mondiale. Nel 2006, ad esempio, ci sono stati oltre 17 milioni di arrivi
in più in Europa rispetto al 2005. Il ritmo di crescita, tuttavia, è più lento
rispetto ad altre regioni, in quanto si tratta di un turismo maturo e consolidato:
per il periodo 2008-2020 si prevede che il tasso di crescita europeo sarà pari
al 3%, mentre quello dell’Asia orientale e meridionale al 6,5%. Tale previsione
potrà essere rispettata anche dalla regione europea centrale e orientale,
7
supponendo che il suo Prodotto Interno Lordo (PIL) si mantenga intorno ai
livelli odierni
1
.
L’Unione Europea è soprattutto un insieme di politiche complementari
riguardo alla liberalizzazione degli scambi interni, che permettono la libera
circolazione di merci e servizi. Essa presta attenzione anche
all’armonizzazione della competitività, all’eliminazione delle barriere
informative e alla protezione del consumatore finale. Due dei settori più
importanti per l’UE sono l’agricoltura e i trasporti, che sono anche in stretta
correlazione con il turismo.
L’ampliamento dell’UE nel 2004 ha coinciso con un aumento degli
arrivi turistici, avvenuto dopo 3 anni critici per il turismo internazionale,
conseguenza dei fatti noti dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti. Le diversità
nella dimensione, nella geografia e nella storia dei nuovi Stati membri dell’UE
si riflettono anche nei loro differenti livelli di sviluppo turistico, sebbene siano
tutte destinazioni turistiche appetibili e abbiano registrato una crescita del
numero degli arrivi.
Grazie ai mezzi di comunicazione e alle campagne pubblicitarie, i
nuovi Paesi membri hanno goduto di una buona copertura mediatica. Questo
ha accresciuto l’interesse dei vecchi membri dell’UE verso i nuovi membri
della “famiglia”. Le destinazioni turistiche hanno anche beneficiato di
infrastrutture e reti viarie che vanno via via migliorando e modalità di accesso
e procedure doganali sempre più semplici grazie all’espansione delle
compagnie aeree low-cost.
Uno degli svantaggi, menzionato da alcuni dei nuovi Stati membri è
che il libero movimento dei lavoratori consente agli specialisti del settore
turistico di spostarsi in altri Paesi appartenenti all’UE, permettendo così che
manodopera qualificata possa emigrare all’estero. Considerato che la
maggior parte delle imprese turistiche sono molto piccole, inoltre, esse si
trovano a dover fronteggiare molti problemi, come la competizione a livello di
prezzo, qualità e affidabilità. D’altro canto queste nuove destinazioni offrono,
1
Cabrini, L., Trends and development of tourism in the era of expansion of the European
Union, Sofia, 7 november 2003.
8
ancora oggi, prezzi mediamente più bassi rispetto alle tradizionali destinazioni
europee.
L’Europa centrale ed orientale ha registrato 65 milioni di arrivi turistici
nel 2002, cioè un aumento del 3% rispetto a un già positivo 2001 (1,8%).
Questa regione, infatti, ha resistito all’impatto negativo degli eventi dell’11
settembre 2001, crescendo più velocemente rispetto al resto dell’Europa. Le
destinazioni chiave restano l’Ungheria (15,8 milioni di arrivi), la Polonia (14
milioni) e la Federazione Russa (8 milioni), che insieme accolgono circa il
60% degli arrivi turistici. In secondo piano ci sono l’Ucraina (6 milioni di arrivi)
e la Repubblica Ceca (4,6 milioni)
2
. Nel 2002, l’Ucraina ha avuto un tasso di
crescita pari a 9,2, mentre la Repubblica Ceca ha sofferto l’impatto delle
inondazioni che hanno devastato Praga e ha visto i suoi arrivi turistici
diminuire del 12% circa, mettendo fine alla crescita positiva che si era
verificata a partire dal 1994. Un terzo gruppo di Paesi è costituito da Bulgaria
e Romania, che hanno accolto più di 3 milioni di turisti nel 2002.
Un passo importante da compiere è l’adozione di una politica comune
per i visti d’ingresso, specialmente tenendo conto dell’importanza dei nuovi
mercati turistici emergenti come la Cina e l’India. Procedure difficoltose e
costose per ottenere il visto d’ingresso penalizzano alcuni Paesi dell’est
europeo, che hanno di conseguenza sofferto del calo degli arrivi turistici dai
Paesi all’infuori dell’UE. Di tutte le regioni europee, l’Europa centrale e
orientale è quella che più dipende dal turismo interregionale. Nel 2002, ad
esempio, il 93,3% dei visitatori internazionali in tale regione proveniva
dall’Europa. D’altro canto, sempre nello stesso anno essa è stata l’unica
regione europea a registrare un aumento complessivo degli arrivi turistici dai
Paesi extra-europei (+4%).
Il settore turistico non è solo una fonte di guadagno e uno dei maggiori
contribuenti alla crescita del PIL europeo, ma è anche strettamente correlato
a molti altri aspetti economici e sociali e può giocare un ruolo importante per
l’integrazione europea. Molti dei nuovi membri hanno una percentuale di
popolazione impiegata nell’agricoltura superiore alla media europea, perciò
2
EUROSTAT,2007.
9
l’ampliamento dell’UE ha aiutato il loro sviluppo industriale orientandoli verso
il turismo. Durante questo periodo di transizione economica è necessario
puntare l’attenzione sul ruolo degli intermediari e dei professionisti, delle
piccole imprese familiari e sull’opportunità di sviluppare nuovi mercati
turistici
3
. Il coinvolgimento della popolazione locale nella pianificazione e nello
sviluppo di tali forme turistiche è basilare e dovrebbe essere sostenuto dai
governi. In Serbia il progetto della riserva naturale Zasavica ne è un buon
esempio (Popesku, 2006).
Le destinazioni turistiche europee sono molto versatili e possono
dunque essere meta di turismo culturale, di affari, congressuale e balneare
4
.
In termini di sviluppo del prodotto, sebbene il turismo culturale continui a
giocare un ruolo importante, emergono tipologie di nicchia (turismo attivo, del
benessere, sportivo, rurale), che completano l’offerta, soprattutto nelle
destinazioni dove il turismo balneare è fortemente diffuso. Il turismo può
essere una buona fonte di supporto per la conservazione dell’eredità
culturale, attraverso i guadagni che esso garantisce. D’altra parte può
causare affollamenti, soprattutto in alta stagione, che rischiano di
danneggiare l’ambiente, ridurre la soddisfazione dei visitatori e irritare gli
abitanti locali. Lo studio della United Nations World Tourism Organization
(UNWTO) sulla Gestione della Congestione del Turismo punta a tale
proposito alla gestione dei visitatori presso i monumenti, alla coordinazione
del traffico stradale e alla promozione di itinerari culturali alternativi
5
.
In Europa la trasformazione delle zone di campagna è iniziata decenni
orsono ed è stata ulteriormente accelerata dall’evoluzione economica. Spinto
da una domanda crescente di “contatto” con la natura, di silenzio, autenticità
e trattamenti personalizzati, il turismo rurale ha avuto un riscontro importante
tra gli investitori pubblici e privati. Se i guadagni da questo settore non sono
solitamente elevati, l’impatto sull’economia locale è invece considerevole. Il
3
WTO European Meeting, Tourism: a Tool for sustainable development in transition
economies, Belgrado, giugno 2005.
4
Cabrini, L., Impact of the European Union Enlargement on tourism development in Europe,
Vilnius, marzo 2006.
5
Vereczi, G., Congestion Management at Cultural Heritage Sites, 2006.
10
turismo rurale può quindi giocare un ruolo importante nell’assestamento delle
economie nazionali dei nuovi membri.
Oggi il settore turistico deve affrontare nuove sfide, come il terrorismo,
eventi naturali imprevedibili o epidemie. Il problema dello sfruttamento
sessuale dei minori e delle donne nel turismo è stato evidenziato, insieme al
bisogno dei Paesi, delle istituzioni internazionali e delle Organizzazioni Non
Governative (ONG) di combattere la criminalità. Il Codice Etico Globale nel
Turismo ha fortemente e chiaramente condannato lo sfruttamento dei minori
e svolto numerose campagne a sostegno di tale fine
6
.
Nel periodo 2000-2006 la Commissione Europea ha devoluto il 3,5%
dei fondi strutturali allo sviluppo del turismo. I nuovi Stati membri che hanno
ricevuto questo tipo di supporto lo hanno utilizzato per il miglioramento delle
infrastrutture, per sostenere attività imprenditoriali del settore, sviluppare
nuove tecnologie e per la promozione della propria immagine turistica.
L’ampliamento dell’UE verso oriente potrebbe rinforzare il turismo
transfrontaliero. I nuovi membri beneficeranno della legislazione comune per
quanto riguarda le tasse, gli standard qualitativi e la protezione del cliente. Ci
si aspetta che l’aumento del potere d’acquisto dei nuovi membri porterà
anche ad un aumento del flusso turistico da tali Paesi verso il resto
dell’Europa.
La sostenibilità è un importante fattore di coesione sociale e culturale
in un’Europa più ampia e variegata e una chiave per lo sviluppo del settore
turistico europeo, supportata sia dalla UNWTO che dalla Commissione
Europea. Queste organizzazioni forniscono un supporto tecnico e politico per
lo sviluppo sostenibile del turismo, basato su un approccio comprensivo che
include aspetti ambientali, socio-economici e culturali. In questo contesto
nasce il programma Interreg III
7
, che ha l’obiettivo di assistere le regioni di
6
Il turismo sociale moderno è un fattore di coesione perché consente a molte persone di fare
villeggiatura. Questo implica la lotta alla povertà, al divario culturale e alla disabilità fisica.
L’aspetto economico del turismo sociale è un fenomeno in continua espansione,che può
contribuire allo sviluppo delle regioni e delle comunità locali.
7
Interreg III è un Programma di Iniziativa Comunitaria (P.I.C.) del Fondo europeo di sviluppo
regionale per la cooperazione tra regioni dell'Unione europea per il periodo 2000-2006.
L'obiettivo della nuova fase di Interreg è di rafforzare la coesione economica e sociale