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in quelli industrializzati. I due paesi per i quali si prevede l aumento
piø rilevante sono l India e la Cina, cui fa seguito gli Stati Uniti
d America al terzo posto (Smyth and Heron, 2006). Lo stile di vita
scorretto (basata su una alimentazione ipercalorica), l obesit , il fumo
e l inattivit fisica sono fattori di rischio deter minanti per la genesi del
diabete e sono responsabili di un continuo aumento della malattia
anche nel nostro Paese, dove i cittadini affetti da diabete sono circa
2.5 milioni. Gli individui diabetici e quelli con uno scarso controllo
metabolico prolungato nel tempo possono sviluppare complicanze
microvascolari e macrovascolari che, come Ł noto, coinvolgono
principalmente la retina, i reni, il sistema nervoso e quello cardio-
vascolare. Le complicanze croniche del diabete rappresentano una
delle voci di maggior impegno economico dei servizi sanitari, potendo
arrivare ad assorbire circa il 6-7% delle disponibilit economiche
globali. Il peso economico della malattia diabetica Ł dovuto ai costi
diretti e indiretti delle cure mediche, cos come alla perdita della
produttivit derivante dalla mortalit prematura e dalla morbidit
diabete-correlata (Harris, 1995; Hogan et al, 2003). La spesa delle
cure sanitarie per i soggetti diabetici Ł piø del doppio rispetto a quella
necessaria per i non diabetici; Ł stato stimato che nel 2002 le spese
dirette e indirette attribuibili al diabete negli Stati Uniti siano state
circa 132 milioni di dollari, con un ulteriore incremento dovuto alle
complicanze croniche attribuibili al diabete (Hogan et al., 2003). La
Federazione Internazionale del Diabete ha stimato che la malattia
diabetica sia responsabile del 5-10% del bilancio totale delle cure
sanitarie in molti paesi (Smyth and Heron, 2006). Valutazioni
economiche relative al diabete sono state effettuate anche nel nostro
paese. In Italia, secondo il rapporto Arno del 2007, una persona con
diabete costa annualmente al SSN in media 2.589 euro: 827 (31,9%)
per farmaci, 1.274 (49,2%) per ricoveri dovuti alle complicanze, 488
(18,9%) per prestazioni specialistiche e diagnostiche.
La malattia parodontale, che costituisce la piø comune
infezione orale e la principale causa di perdita di denti nell adulto, Ł
stata considerata la sesta complicanza del diabete, in ordine di
3
frequenza (Loe H., 1996). Numerosi studi scientifici hanno
ampiamente dimostrato che il diabete mellito, di tipo 1 e 2, sia uno tra
i maggiori fattori di rischio per la parodontite, in particolar modo in
soggetti con scarso controllo metabolico e affetti da lungo tempo. In
generale, i pazienti diabetici sono caratterizzati da una aumentata
incidenza e gravit della parodontite rispetto ai s oggetti non diabetici.
Esiste un ampia variet di meccanismi patogenetici attraverso i quali
il diabete esplica gli effetti deleteri sui tessuti parodontali; in generale,
i meccanismi che spiegano le classiche complicanze microvascolari e
macrovascolari del diabete risultano operanti anche nel parodonto.
Tuttavia, a questi classici meccanismi, si devono aggiungere le
evidenze della letteratura che dimostrano una serie di alterazioni
cellulari e molecolari a livello parodontale conseguenze
dell iperglicemia cronica. L ambiente iperglicemico determina infatti
l alterazione dei meccanismi di difesa dell ospite, una risposta
infiammatoria prolungata, alterazioni microvascolari, modificazioni
della capacit di formazione e di riparazione ossea e l alterazione della
guarigione delle ferite. Recentemente Ł stato mostrato come la
malattia parodontale abbia un impatto sullo stato diabetico sebbene i
meccanismi patogenetici che sottendono tale correlazione siano meno
indagati. Si ritiene che l ingresso dei patogeni parodontali e dei loro
prodotti all interno della circolazione sistemica provochi un intensa
risposta infiammatoria che favorirebbe lo sviluppo di meccanismi di
insulino-resistenza comportando quindi l alterazione del controllo
glicemico.
Lo scopo della presente tesi Ł stato quello di effettuare una
analisi accurata delle evidenze scientifiche volte a definire i principali
aspetti clinici e terapeutici della malattia parodontale in corso di
diabete mellito.
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CAPITOLO I
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Il Diabete mellito
1.1 Definizione
Il diabete mellito (DM) comprende un gruppo eterogeneo di disturbi
metabolici caratterizzati da elevati livelli di glucosio nel sangue.
L iperglicemia Ł dovuta ad una relativa o assoluta carenza della
secrezione di insulina, in concomitanza a vari gradi di insulino-
resistenza periferica. Il deficit insulinico spesso si ripercuote
negativamente sul metabolismo dei lipidi con conseguente insorgenza
di dislipidemie. I sintomi classici del diabete sono rappresentati da
poliuria, polidipsia e perdita di peso. Il diabete Ł responsabile
dell insorgenza di complicanze a lungo termine che vengono distinte
in complicanze macrovascolari e microvascolari. Le complicanze
macrovascolari comprendono: la malattia coronarica, la
cardiomiopatia, la vasculopatia cerebrale e l arteropatia degli arti
inferiori. Le complicanze microvascolari sono costituite dalla
retinopatia, dalla nefropatia e dalle neuropatia. Esistono differenti
forme cliniche della malattia diabetica, per cui l identificazione del
tipo di diabete assume per ciascun paziente una notevole importanza
al fine di stabilire il trattamento piø adeguato. La classificazione
attualmente adottata per il diabete mellito si basa sulla eziopatogenesi
dell iperglicemia caratteristica di ciascuna forma di tale malattia
(ADA, 2008).
1.2 L insulina
L insulina Ł un ormone proteico secreto dalle cellule β (beta)
pancreatiche che costituisce il principale regolatore dell omeostasi
glucidica pur essendo coinvolto anche nel metabolismo dei grassi e
delle proteine. La produzione e la secrezione di insulina aumentano in
seguito all assunzione di cibo mentre diminuiscono in condizioni di
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digiuno. L ormone esplica i suoi effetti maggiori a livello del tessuto
muscolare, del tessuto adiposo e del fegato laddove promuove il
passaggio del glucosio, di aminoacidi e di acidi grassi dal sangue alle
cellule dei tessuti. L insulina Ł quindi un ormone ipoglicemizzante,
ossia tende ad abbassare la concentrazione ematica di glucosio
favorendone il metabolismo da parte delle cellule dei tessuti.
1.3 Classificazione eziologica
Il diabete mellito Ł attualmente classificato sulla base del meccanismo
patogenetico attraverso il quale insorge l iperglicemia (Tabella 1). Nel
1997 l American Diabetes Association (ADA) ha stabilito la
classificazione e i criteri diagnostici del diabete mellito (ADA, 1997).
Tali criteri sono stati modificati nel 2003 allo scopo di includere
l alterata glicemia a digiuno (IFG) e la ridotta tolleranza al glucosio
(IGT) (ADA, 2003).
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Tabella 1 Classificazione eziologica del diabete mellito
I. Diabete di tipo 1 (distruzione delle cellule β, che solitamente determina
insufficienza insulinica assoluta)
A. Immunomediato
B. Idiopatico
II. Diabete di tipo 2 (pu variare da una forma con pre dominante insulino-
resistenza e carenza insulinica relativa ad una forma con predominante
difetto secretorio e insulino-resistenza)
III. Altri tipi specifici di diabete
A. Difetti genetici della funzione β-cellulare caratterizzati da
mutazioni a livello di:
1. Cromosoma 12, HNF-1α (MODY 3)
2. Cromosoma 7, glucochinasi (MODY 2)
3. Cromosoma 20, HNF-4α (MODY 1)
4. Cromosoma 13, fattore del promoter insulinico
(IPF) 1 (MODY 4)
5. Cromosoma 17, HNF-1β (MODY 5)
6. Cromosoma 2, NeuroD1 (MODY 6)
7. DNA mitocondriale
8. Altri
B. Difetti genetici nell azione dell insulina:
1. Insulinoresistenza di tipo A
2. Leprecaunismo
3. Sindrome di Rabson-Mendenhall
4. Diabete lipoatrofico
5. Altri
C. Malattie del pancreas esocrino: pancreatite,
trauma/pancreactomia, neoplasia, fibrosi cistica,
emocromatosi, pancreatopatia fibrocalcolosica, altre.
D. Endocrinopatie: acromegalia, sindrome di Cushing,
glucagonoma, feocromocitoma, ipertiroidismo,
somatostatinoma, aldosteronoma, altre
E. Indotto da farmaci: vacor, pentamidina, acido nicotinico,
glucorticoidi, ormoni tiroidei, diazossido, agonisti β-
adrenergici, tiazidici, dilantin, interferone α, altri.
F. Infezioni: rosolia congenita, citomegalovirus, altre.
G. Forme rare di diabete immunomediato: sindrome
dell uomo rigido , anticorpi antirecettore dell in sulina,
altre.
H. Altre sindromi genetiche talvolta associate a diabete:
sindrome di Down, sindrome di Klinefelter, sindrome di
Turner, sindrome di Wolfram, atassia di Friedrich, corea di
Huntington, sindrome di Laurence-Moon-Biedl, distrofia
miotonica, porfiria, sindrome di Prader-Willi, altre.
IV. Diabete mellito gestazionale (DMG)
Da American Diabetes Association, 2008
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1.3.1 Diabete di tipo 1
Il diabete mellito di tipo 1 si distingue in 2 forme: diabete immuno-
mediato (DM di tipo 1A) e diabete idiopatico (DM di tipo 1B).
Diabete immuno-mediato. Il diabete immuno-mediato (DM di tipo
1A), precedentemente indicato con i termini diabete insulino-
dipendente, diabete di tipo 1 o diabete ad insorgenza giovanile,
costituisce solo il 5-10% di tutti i casi di diabete. Questo tipo di
diabete origina dalla distruzione autoimmunitaria delle cellule β del
pancreas che solitamente conduce alla perdita totale di secrezione
insulinica (ADA, 2008). I markers del processo distruttivo
autoimmune comprendono gli autoanticorpi diretti contro le cellule
delle isole pancreatiche (ICA, islet cell autoantibodies), gli
autoanticorpi diretti contro l insulina (IAA, insulin autoantibodies),
gli autoanticorpi diretti contro la decarbossilasi dell acido glutammico
(GAD, glutamic acid decarboxylase) e gli autoanticorpi diretti contro
le tirosinfosfatasi IA-2 e IA-2b. I markers della distruzione
autoimmune, in particolare gli autoanticorpi anti-insulina e/o quelli
anti-decarbossilasi dell acido glutammico, sono presenti nel 85-90%
dei soggetti con DM di tipo 1 all esordio dell iper glicemia.
Solitamente il diabete immuno-mediato colpisce l infanzia e
l adolescenza ma pu essere riscontrato in qualsias i fascia di et ,
anche nell ottava o nona decade di vita. La malattia presenta una
stretta associazione con gli alleli DQA, DQB e DRB del complesso
HLA che possono essere sia predisponenti che protettivi. La velocit
di riduzione della massa di cellule β Ł piuttosto variabile, essendo
rapida in alcuni individui (principalmente neonati e bambini) e lenta in
altri (principalmente adulti). Alcuni pazienti, in particolar modo
bambini e adolescenti, possono presentare chetoacidosi come prima
manifestazione della malattia. Altri hanno una modesta iperglicemia a
digiuno, che pu rapidamente evolvere in una grave iperglicemia e/o
chetoacidosi in presenza di infezioni o altre condizioni di stress. Altri
individui ancora, in particolare gli adulti, possono mantenere una