4
comincia durante la guerra, quando l’Italia centro-settentrionale è ancora sotto il
dominio nazifascista; forme epurative legali e semilegali si alternarono in particolar
modo durante gli anni in cui scoppiò la guerra civile, periodo in cui la rinascita del
fascismo sotto le vesti della repubblica di Salò fu la causa di quell’epurazione
“selvaggia” - come la definisce Hans Woller nel suo saggio
2
– anche apostrofata
come “epurazione plebea”
3
– se usiamo un’esternazione di Togliatti in una seduta del
Consiglio dei Ministri - che colpì soprattutto l’Italia settentrionale a suon di
licenziamenti arbitrari, attività di tribunali popolari rivoluzionari e atti di giustizia
sommaria, che causarono la morte di circa 10.000 persone.
Su queste basi e in questa prospettiva storica nasce il problema epurativo in Italia,
connesso all’esigenza di mantenere talune strutture amministrative per garantire la
continuità allo Stato, nell’interesse dell’intera Nazione.
Promossa con una vastissima legislazione che si estende dal 1944 al 1948, alla
quale presenzia un Alto Commissariato, l’epurazione ha come obiettivo quello di
colpire quegli elementi che si sono resi responsabili, direttamente o indirettamente, di
azioni contrarie al corretto funzionamento della pubblica amministrazione,
danneggiando gli interessi permanenti dello Stato e della Nazione.
Concepita in origine come processo di radicale rinnovamento della vita politica
italiana, l'epurazione non ha, però, un seguito adeguato: contro le sue esigenze
prevalsero quelle di conciliazione nazionale e di garanzia della continuità giuridica
dello Stato.
Gli anni presi in considerazione per il presente lavoro sono stati oggetto di studi
ed approfondimenti vasti ed accurati, anche se il tema specifico che qui si vuole
analizzare è stato spesso fonte di sbrigative e poco documentate considerazioni, come
avremo modo di specificare. Tuttavia si è sentita la necessità di analizzare il periodo
storico che va dal 1943 al 1948 per il bisogno di contestualizzare il problema
dell’epurazione e per verificare, tenuto conto degli eventi storici che hanno
2
H. Woller, I conti con il fascismo. L’epurazione in Italia 1943-1948 , Bologna, Il Mulino, 1997, p. 8.
3
R. Canosa, Storia dell’epurazione in Italia. Le sanzioni contro il fascismo 1943 -1948, Milano, Baldini&Castoldi,
1999, p. 386.
5
accompagnato l’Italia durante questo terribile periodo, se la storiografia ha espresso
dei giudizi del tutto convincenti e fondati.
Questa preoccupazione nasce da due considerazioni: in primo luogo la mancanza
di una vasta bibliografia specifica sull’argomento e, in secondo luogo, l’uniformità
dei giudizi storici sul tema in questione, un evento che in molti casi è stato associato
alla parola “errore”, al termine “burletta”
4
, anche se una statistica quantitativa delle
reali conseguenze dell’epurazione non è ancora disponibile.
In ogni caso, l’unanime versione della “epurazione mancata” sembra non
corrispondere ai fatti storici.
Al contrario, l’epurazione italiana è stata tutt’altro che “mancata”; dagli effetti
sulla società e dalla storia della legislazione in merito si evince che nell’immediato
colpì tanto e indiscriminatamente e che bisognò correre ai ripari per evitare che
procurasse troppa impopolarità al nuovo Stato che si andava costituendo
5
.
Inoltre, se si considera che la situazione italiana variava da zona a zona, in quanto
è impensabile che la macchina epurativa potesse colpire allo stesso modo il Nord del
Paese, compromesso con il nascente regime di Salò, e il Sud, già da tempo in mano
agli Alleati e sotto la protezione del governo e del Monarca, possiamo affermare con
certezza che le strutture epurative furono molteplici ed “efficienti” (nei limiti in cui
si possa parlare di efficienza, considerati gli enormi problemi che il Paese si trovava
ad affrontare: scarsezza di generi alimentari, difficoltà di comunicazione, divisione
del paese in due grandi fronti, doppia occupazione straniera ecc..).
Di contro, le idee ventilate nel 1946 per dare avvio ad un vasto decreto di amnistia
per porre fine all’epurazione in tempi brevi e per smantellare l’Alto Commissariato,
anche se condivise sia dalla destra che dalla sinistra, furono legittimamente intese
come ingiuste dalle popolazioni che avevano visto all’opera ex capi fascisti usciti ora
4
Questa opinione è stata espressa, tra gli altri, da Alessandro Galante Garrone nella introduzione a Domenico Peretti
Griva, Processo ai fascisti, Rizzoli, Milano, 1996, p. XV, in E. Aga Rossi, “Ventunesimo Secolo”, Anno II, Numero 4,
Ottobre 2003, p.11.
5
Sostanzialmente questo fu lo spirito della cosiddetta “Legge Nenni” del novembre 1945 ( sul tema si rimanda a pag.
41 e ss. della presenti tesi).
6
indenni dalla resa dei conti
6
; non fu così per tutti, ma questo è stato sicuramente “il
lato nero delle sanzioni contro il fascismo e il momento di peggiore funzionamento
degli apparati giudiziari incaricati di applicarle”
7
.
Tuttavia, ciò non può giustificare quel giudizio totalmente negativo che per molti
anni ha segnato questa vicenda: una valutazione obiettiva del fenomeno dovrebbe
tenere conto anche delle reali responsabilità politiche alle quali erano chiamate le
forze governative e del clima politico dell’epoca, evidentemente molto più critico e
incerto rispetto alla rappresentazione che se ne dà oggi.
Il lavoro di ricerca e di studio è effettuato in modo da ripercorrere le tappe
fondamentali del periodo intercorrente tra la caduta dal potere di Mussolini (25
Luglio 1943) e l’ultimo decreto, emanato nel febbraio 1948, che chiude
definitivamente il tormentato ciclo sul tema dell’epurazione.
In particolare, nel primo capitolo viene fornita una visione generale
sull’imponente attività legislativa che accompagnò il tema della epurazione: questa
analisi è presentata in parallelo all’evoluzione della situazione politica italiana, al fine
di mettere in rilievo i limiti incontrati dalle rispettive compagini governative e le
motivazioni che hanno portato, nel tempo, a parlare di “pacificazione” piuttosto che
di epurazione.
Particolare attenzione viene data nel capitolo centrale al Ministero dell’Interno.
L’analisi verte principalmente sulla modifica degli assetti organizzativi del dicastero,
partendo dalla fase storica più sconvolgente (ossia il trasferimento al Nord durante la
Repubblica Sociale) fino alla liberazione dal dominio nazifascista; l’ultimo paragrafo
sarà invece dedicato all’esame dell’efficienza epurativa del personale
dell’amministrazione dell’Interno.
L’ultimo capitolo riguarda lo studio dei più alti gradi dell’Amministrazione
dell’Interno, in particolare del corpo prefettizio: dopo una breve panoramica
sull’importanza e sulle competenze di cui erano investiti i prefetti nel Ventennio
6
Ricordiamo il caso di Borghese o di quegli alti esponenti del passato regime che non furono epurati e addirittura
proclamati fedeli servitori dello Stato.
7
R. Canosa, Storia dell’epurazione in Italia, cit., p. 394.
7
fascista, lo studio si sofferma sulla loro epurazione. Il fine, ovviamente, è quello di
verificare se l’iniziativa epurativa ha duramente colpito questo ramo
dell’Amministrazione Pubblica o se veramente si è trattata di una opportunità persa
per “ripulire” quegli apparati burocratici fortemente vicini al Regime.
8
Capitolo I
La legislazione sull’epurazione dalla caduta di Mussolini alla Costituente.
1.1 La caduta del fascismo e l’armistizio.
I fatti storici che segnano la fine del potere di Mussolini, durato oltre venti anni, ci
rimandano alla seduta del Gran Consiglio del Fascismo che si apre il 24 Luglio 1943.
Il 25, alle 17.20 circa, Vittorio Emanuele III e Benito Mussolini si lasciano sulla porta
di Villa Savoia.
“Mi dispiace, mi dispiace, ma non si poteva fare altro”, mormora il Re
affrettandosi verso le proprie stanze”
8
.
L’organo supremo del fascismo decide di fare a meno della guida del suo capo
attribuendogli per intero le colpe di una imminente sconfitta già annunciata
ampiamente dallo sbarco alleato in Sicilia.
Al suo posto, il Re annuncia la costituzione del governo Badoglio, la cui figura
non avrebbe dovuto alterare, almeno all’inizio, la realtà del Paese. Vittorio Emanuele
è del parere che il fascismo vada modificato gradualmente, mostrandosi decisamente
contrario ad un’epurazione , la quale avrebbe indotto tutti a “credere che ogni ramo
delle pubbliche amministrazioni sia ormai inquinato”
9
.
8
H. Woller , I conti con il fascismo, L’epurazione in Italia 1943-1948 , Bologna, Il Mulino, 1997, p.19.
9
L. Mercuri , L’epurazione in Italia: 1943-1948, Cuneo, L’arciere, 1988, p.10.
9
L’atteggiamento del Re va sicuramente inquadrato più nell’ottica della
salvaguardia della corte piuttosto che della funzionalità e il prestigio dello Stato, che
crollerà definitivamente dopo l’armistizio.
Anche Churchill considera plausibile la soluzione espressa dal Re, al fine di
garantire la stabilità politica e il rispetto delle condizioni armistiziali
10
.
Allo stesso tempo, i futuri alleati considerano l’allontanamento, la rimozione e
l’arresto dei fascisti come una logica priorità da attuarsi senza intermediazioni, sin dal
momento dello sbarco in Sicilia, in modo da colpire quantomeno le alte gerarchie
fasciste, come dimostra il caso dei prefetti siciliani che vengono tutti rimossi
dall’amministrazione militare e quello dei podestà, anch’essi tutti destituiti
11
: decisa
fu l’azione degli Alleati anche in Calabria e in Lucania, dove vennero rimossi dal loro
incarico molti podestà (93 su 152 nella provincia di Cosenza, 100 su 154 nella
provincia di Catanzaro, 70 su 89 in quella di Reggio Calabria, 27 su 32 in quella di
Matera e 70 su 91 in quella di Potenza)
12
.
L’incomprensione degli alleati nei confronti della situazione italiana è però
testimoniata dall’iniziativa assunta nell’autunno del 1943, allorché tutti i funzionari
statali del regno del Sud, in particolare nelle scuole e nelle università, vengono
invitati a compilare un questionario
13
e dichiarare sotto giuramento le eventuali
responsabilità del loro passato fascista, per essere eventualmente allontanati
dall’impiego.
Nonostante queste difficoltà si può affermare che i comandi angloamericani
prendono efficienti misure per l’epurazione dei fascisti, e già nell’inverno 1943-1944
vengono incarcerati un notevole numero di notabili fascisti: i primi ad essere colpiti
sono i provveditori in tutte le province siciliane; stessa sorte tocca agli “school
administrators”, politicamente compromessi e insediati durante il fascismo.
14
10
Cfr. H. Woller, I conti con il fascismo,cit., p.190.
11
Ivi, p.53.
12
Cfr. i dati riportati da R. Canosa, Storia dell’epurazione in Italia, Le sanzioni contro il fascismo 1943 -1948, Milano,
Baldini&Castoldi, 1999, p. 21.
13
H. Woller, I conti con il fascismo,cit., p.81.
14
Ivi, p.82.