Canu Massimiliano – Bellini Jacopo
“Implementazione di algoritmi di FFT su piattaforma DSP”
1.1 - Rappresentazione Numerica di Segnali Geofisici
Il campo magnetico, segnale alla base del sistema di rilevamento di anomalie in
progettazione presso il NURC, è una grandezza geofisica e può, quindi, essere trattata
come tale ai fini di una sua rappresentazione numerica.
Questo segnale rappresenta una funzione spazio-temporale, ovvero dipendente sia dalla
posizione spaziale in cui viene misurato sia dall’istante di tempo in cui viene acquisita la
misurazione. Tuttavia, nota la velocità ad ogni istante di tempo, potendo considerare lo
spazio come funzione del tempo, tale segnale si riduce ad una funzione temporale. Detta
F(s,t) la funzione campo magnetico terrestre in funzione si spazio e tempo, si ha che:
poiché la variabile spazio può essere considerata, nota la velocità, anch'essa funzione della
variabile tempo, il campo magnetico può essere ridotto ad una sola funzione temporale:
Potendo quindi sempre considerare il segnale magnetico rappresentabile nel dominio
temporale, esso può essere analizzato nel dominio della frequenza, utilizzando gli
strumenti di base dell’analisi numerica ed in particolare la Trasformata di Fourier e quindi
l’algoritmo della FFT, in modo da ottenere informazioni non deducibili nel dominio
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temporale. Tuttavia, prima di poter eseguire tale trasformata, è necessario limitare nel
tempo il segnale in ingresso e campionarlo opportunamente:
-) Prima Fase: la funzione viene limitata nel tempo grazie all’utilizzo di una funzione di
“box car”, ovvero una tradizionale finestratura rettangolare del segnale. L’uso di tale
funzione introduce una distorsione nello spettro del segnale causale, che diviene la
convoluzione tra lo spettro della box car (sinc con andamento esponenziale
decrescente) e lo spettro del segnale in esame. Inoltre esistono altre problematiche
legate alla lunghezza della finestra utilizzata; tuttavia tali problematiche possono
essere risolte impiegando funzioni “cosinbells” con andamento smooth rispetto alla
box car, che permettono di ottenere lo spettro del segnale quasi completamente privo
da effetti di distorsione.
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Fig1. 1: Differenza tra finestratura normale e "cosine bells"
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-) Seconda Fase: la funzione causale viene campionata secondo un determinato passo di
“sampling”. Tale intervallo verrà scelto in funzione della risolutività spettrale che si
vuole ottenere (ovvero distanza tra un campione ed il successivo) rispettando però il
fondamentale vincolo del limite imposto dal teorema del campionamento di Nyquist
(fc >= 2W; dove W è la max freq del segnale ed fc la frequenza di campionamento).
1.2 - L'esperimento CAIMAN
Questo progetto è in realtà un esperimento congiunto tra diversi enti: Marina Militare
Italiana, centro di ricerca sottomarino NURC e INGV (Istituto Nazionale di Vulcanologia
e Geofisica). Esso consiste nell' applicazione di tecniche di alta definizione geofisiche e
magnetiche in uno scenario di protezione portuale dove, solitamente, le misure di fonti
magnetiche molto basse (come natanti) sono fortemente disturbate dal rumore
elettromagnetico proveniente da fenomeni naturali ed artificiali dell' ambiente circostante.
1.2.1 - Tecniche e problematiche precedenti
In passato sono già state sviluppate metodi di sorveglianza subacquea basati su tecniche
magnetiche che dipendevano dal campo geomagnetico, rilevato in prossimità di una
particolare barriera di sicurezza; ad esempio per rilevare gli intrusi in una riserva marina
protetta. Queste tecniche standard si basano sull' impiego di array di N magnetometri
(chiamati Nodal Warning Points) per misurare il campo geomagnetico, allo scopo di
rilevare possibili fonti artificiali di segnale che attraversano uno o più nodal warning
point. Tuttavia queste metodologie presentavano diverse problematiche, in particolare:
1) Gli array di sorveglianza, grazie alla elevata sensibilità dei magnetometri odierni,
potrebbero essere effettivamente in grado di rilevare oggetti in movimento anche
di piccole dimensioni, ma solo in un ambiente magnetico “pulito”. In una
locazione come il porto, dove per diversi motivi il rumore di fondo può essere
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elevatissimo, l'accuratezza della misura potrebbe andare persa. Questo accade
quando un forte rumore ambientale (come ad esempio stazioni elettriche, navi,
ferrovie, eccetera) copre il debole segnale generato dall'intruso subacqueo il quale,
di conseguenza, non può essere discriminato dall' array di sorveglianza.
2) Una ulteriore problematica viene introdotta dalla naturale variazione del campo
geomagnetico che, talvolta, può avere la stessa ampiezza della anomalia magnetica
generata dal passaggio dell' intruso subacqueo stesso.
3) Inoltre, una volta elaborato il segnale ed avendone a disposizione una sua
rappresentazione frequenziale, il filtraggio veniva effettuato secondo procedure
“tradizionali” (passa-alto, passa-basso o passa-banda); introducendo in questo
modo una forte componente soggettiva dovuta alle scelte operative dell' esperto
che realizzava il sistema di filtraggio (ad esempio nella scelta della frequenza di
taglio del filtro).
1.2.2 - Metrologia High Definition
Il metodo definito per l 'esperimento CAIMAN si basa su una evoluzione di queste
tecniche e si basa su un meccanismo di rilevamento detto “High Definition Underwater
Geomagnetism“ (HDUM). Attraverso la misurazione del campo geomagnetico lontano
dalla barriera di sicurezza si ottiene un segnale che deve essere usato come filtro per
“ripulire” dal rumore ambientale i segnali provenienti da una rete di sensori guardia,
ovvero un array di magnetometri posizionati in alcune locazioni di interesse. Se il segnale
“target” è presente in uno o più sensori guardia, dopo l' operazione di filtraggio questo
segnale sarà estratto e quindi visibile, altrimenti non verrà visualizzata alcuna
informazione utile .
In pratica si misura la differenza del segnale geomagnetico tra ogni coppia di
magnetometri usati come “array nodal point”. Ciò che viene rilevato è quindi l'anomalia
magnetica che l'obbiettivo provoca avvicinandosi ad uno dei sensori, facendo la
differenza del segnale con il target con il segnale di tutti gli altri nodi dell' array. La
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misura differenziale tra i diversi nodi dell' array quindi permette di eliminare il rumore
geomagnetico senza dover effettuare un processo di filtraggio soggettivo.
Operativamente parlando il segnale di target può essere rilevato portando in frequenza i
segnali dei due sensori e deconvoluendoli tra loro, ottenendo il segnale ripulito dal noise.
Il rilevamento non è quindi più basato sui tradizionali filtri (passa-basso, passa-banda,
passa-alto), bensì sarà un sensore di riferimento a determinare le caratteristiche del filtro
in modo dinamico. Il parametro critico di questa tecnica è la posizione spaziale del
magnetometro di riferimento, il quale dovrà essere posto in prossimità della rete di
sensori guardia al fine di ottenere una misura coerente dell' ambiente elettromagnetico
che circonda i sensori: se infatti mettessimo il riferimento troppo lontano dai sensori
guardia, rischieremmo di fare un filtraggio con un rumore che è diverso da quello che
effettivamente è presente sui magnetometri di guardia.
Allo stesso tempo il magnetometro di riferimento non deve neanche essere posto troppo
vicino ai sensori di guardia per evitare che la misura di rilevamento ambientale venga
influenzata dal segnale che si vuole rilevare, cioè il “target”. La distanza tra due sensori
quindi è determinata da una funzione matematica in grado di determinare tale parametro una
volta fissata l’intesità della sorgente da ricercare. Questo concetto viene definito coerenza
spaziale dell' osservazione.
Le classiche tecniche di rilevamento geomagnetico subacqueo per piccoli obbiettivi
subiscono un basso rapporto segnale rumore S/N, a causa delle caratteristiche del rumore
magnetico di fondeo in HF, il quale è in grado di mascherare piuttosto bene le piccole
fonti magnetiche artificiali. Con la tecnica HDUG sopra descritta invece si riesce ad avere
un rapporto segnale-rumore più alto (attraverso l'azzeramento del campo magnetico
terrestre => H(s,t) --> H(s) ).
Esistono due differenti metodi d' elaborazione a seconda della disposizione dei nodi dell'
array:
1) SIMAN (Self-referred Integrated Magnetometers Array Network) => in questi sistemi
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tutti i magnetometri dell' array sono usati per determinare la “condizione di zero”,
ovvero la presenza geomagnetica di default per quella zona. Vi sarà poi una unità di
controllo elettronica che dovrà controllare in sequenza la condizione di zero tra ogni
coppia di magnetometri dell' array, segnalando ogni funzione differenziale diversa da
zero: in pratica confronto il segnale rilevato da ogni magnetometro con quello rilevato
dai sensori adiacenti, per vedere se sono presenti anomalie: se la differenza tra i
segnali provenienti da sensori adiacenti non rispetta la condizione di zero, allora
significa che è presente una sorgente magnetica tra i magnetometri considerati.
I sistemi SIMAN hanno una buone precisione, anche se esiste tuttavia ambiguità nel
caso in cui un oggetto passi esattamente alla stessa distanza tra un sensore e l'altro. In
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Fig 1.2: Schema teorico di una rete SIMAN
MAG 1 MAG 2 MAG 3 MAG 4 MAG 5 MAG 6 MAG 7 MAG 8
C
P
U
ΔF12
ΔF23
ΔF34
ΔF45
ΔF56
ΔF67
ΔF78
1
2
2
3
3
4
4
5
5
6
6
7
7
8
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questo caso si rende necessaria una ulteriore valutazione differenziale con i sensori
adiacenti.
Vantaggi: possibilità di coprire aree estese da proteggere e buona precisione nella
misura.
Svantaggi: il sistema richiede un continuo controllo di “secondo ordine” tra tutti i
nodi.
2) RIMAN (Referred Integrated Magnetometers Array Network) => sono dei sistemi
anch' essi basati su un array di magnetometri (di guardia), ma con l'aggiunta di un
magnetometro distaccato, detto di riferimento, all' interno dell' area protetta. La
“condizione di zero” è ottenuta attraverso il confronto il segnale misurato da ogni
magnetometro facente parte dell' array, con il segnale misurato dal magnetometro di
riferimento MAG0. La condizione di zero può venire alterata solo in presenza di un
intruso in prossimità dei sensori. Vi sarà un' apposita unità di controllo che si
preoccuperà di effettuare il confronto tra ogni sentinella ed il riferimento, costruendo
così delle funzioni differenziali ΔF(1,0) , ΔF(2,0) ... ΔF(N,0). Solo nei punti dove una
ΔF sarà diversa dalla condizione di zero, allora vorrà dire che sarà passato un intruso.
Se ad esempio ΔF(6,0) e ΔF(7,0) sono ad un livello non-zero, allora il sub è passato in
mezzo ai due magnetometri 6 e 7.
Si assume, in questo caso, che in tutta l'area protetta il rumore magnetico dovuto a
variazioni naturali (HF) o a cause artificiali (HN) sia costante, e quindi identico per
tutti i sensori. Questa tecnica ha anch' essa il vantaggio di esser precisa, ma al
contrario non è adatta a proteggere aree troppo estese (si devono utilizzare dei
riferimenti intermedi), in quanto viene a mancare l'ipotesi che il rumore geomagnetico
rimanga costante.
Lo schema teorico di una rete di tipo RIMAN è schematizzato di seguito:
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Come si è già accennato in precedenza nella trattazione, è importante che la distanza tra i
magnetometri sia calcolata opportunamente, anche tenendo conto delle ridottissime
intensità di variazione magnetica prodotte dagli obbiettivi che si vogliono prender in
considerazione.
1.2.3 - Rilevamento delle intrusioni
Vediamo ora più in dettaglio come è possibile accorgersi del passaggio di un target. Se
denominiamo S(t) il segnale già campionato proveniente dal magnetometro sentinella
(ovvero contenente il target), ed R(t) invece il segnale già campionato proveniente dal
sensore di riferimento; la tecnica di rilevamento principale consiste nel trasformare
entrambi i segnali nel dominio della frequenza tramite la FFT e, dopodiché, sottrarre le
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Fig 1.3: Schema teorico di una rete RIMAN
MAG 1 MAG 2 MAG 3 MAG 4 MAG 5 MAG 6 MAG 7 MAG 8
MAG 0
C
P
U
ΔF10
ΔF20
ΔF30
ΔF40
ΔF50
ΔF60
ΔF70
ΔF80
1 2 3 4 5 6 7 8
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trasformate così ottenute. In questo modo si riesce ad isolare in modo piuttosto preciso il
segnale di target T prodotto dal passaggio del nostro obbiettivo. Per avere poi una
descrizione temporale del segnale T(t) si effettua la FFT inversa. Tutto il procedimento
logico è descritto nel seguente schema:
Tramite l'operazione in frequenza S(ω) - R(ω) si riescono quindi ad isolare le intrusioni di
uno o più elementi, e soprattutto si riesce a discriminare se la variazione osservata è una
sorgente magnetica di interesse o meno semplicemente guardando l'intensità dello spettro
del target in quel determinato punto.
Importante è osservare che affinché il processo sia possibile, entrambi i segnali
provenienti dai sensori devono contenere esattamente lo stesso numero di campioni,
altrimenti la FFT non è calcolabile. Teoricamente, se I campioni temporali fossero
“catturati” esattamente negli stessi istanti temporali, l'operazione di passaggio in
frequenza risulterebbe inutile in quanto la sottrazione potrebbe essere effettuata
direttamente sui segnali temporali. Tuttavia a causa dell' imprecisione sperimentale degli
strumenti, le frequenze di campionamento non risultano mai identiche, per questo motivo
la trasformazione è indispensabile.
1.3 - Strumenti di misura: i magnetometri
Come è facile intuire dal nome dello strumento stesso, il magnetometro è lo strumento di
misura del campo magnetico. Esiste una grandissima varietà di magnetometri. Essi
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Fig 1.4: Elaborazione dei segnali dei sensori
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possono essere suddivisi in due categorie:
• Magnetometri scalari: misurano il modulo del campo magnetico, e lo strumento non
è in grado di indicare un valore di campo magnetico per ogni dimensione, ma
solamente un unico valore del campo magnetico.
• Magnetometri vettoriali: misurano la componente del campo magnetico lungo una
particolare direzione dello spazio.
La misura delle componenti del campo lungo tre direzioni indipendenti permette di
definire unicamente il vettore campo magnetico nel punto in cui si effettua la misura.
In generale i magnetometri possono essere suddivisi in 3 grandi famiglie a seconda del
principio di funzionamento utilizzato per acquisire il valore del campo magnetico in un
determinato istante di tempo.
1.3.1 - Magnetometro Flux-Gate
Il principio di funzionamento di questo strumento è semplice ed il sensore è così
strutturato:
Due nuclei di super-metallo, affiancati tra loro, vengono avvolti ciascuno da una bobina,
chiamata bobina secondaria. Su entrambe le bobine secondarie viene quindi indotta una
corrente, che, in assenza di campo magnetico, risulta essere la stessa a meno del verso. In
tale situazione la corrente indotta sulla bobina primaria, che è la spira che avvolge entrabe
le bobine secondarie, è nulla. In presenza di campo magnetico, una delle due correnti
delle spire secondarie aumenterà in modulo mentre l’altra diminuirà, creando cosi sulla
bobina primaria una corrente non nulla dovuta alla differenza delle due correnti, opposte
in verso. Grazie a tale misura differenziale sarà possibile ricostruire il valore del campo
magnetico all’interno del quale i due nuclei di super-metallo sono stati inseriti.
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