Le valutazioni di business attraverso il metodo delle simulazioni Monte Carlo Dicembre 2008
INTRODUZIONE
Nell’ambito della finanza aziendale le valutazioni di business possono essere effettuate
da diverse figure di professionisti, talvolta caratterizzati da intenti diversi. In prima
appr ficarle in base a dueossimazione è possibile classi livelli.
Il primo livello attiene alla tipologia di asset oggetto della valutazione, che ad
esempio può riguardare un singolo progetto di investimento piuttosto che un’impresa
nel suo complesso o un ramo d’azienda . Il secondo livello attiene invece allo scopo della
valutazione, che di fatto modifica la prospettiva secondo la quale avviene la valutazione
stessa, anche con riferimento ad una stessa tipologia di asset. Ad esempio l’attività di
valutazione d’azienda può essere effettuata allo scopo di valorizzarne l’equity o, ancora,
allo scopo di verificarne la sostenibilità futura dell’indebitamento. In entrambi i casi
l’oggetto della valutazione è il medesimo ma la diversa prospettiva ‐ da un lato quella di
un investitore in equity e dall’altro quella di un finanziatore ‐ modifica le modalità
attra ev rso cui l’attività di valutazione viene implementata.
Gli strumenti che nella prassi vengono utilizzati per effettuare le valutazioni di
business sono spesso gli stessi, indipendentemente dalla tipologia di asset considerato e
dallo scopo della valutazione. Cambia piuttosto il modo in cui essi vengono utilizzati.
Ad oggi, lo strumento maggiormente diffuso e ritenuto più corretto dal punto di
vista formale [Massari e Zanetti, 2007] è il Discounted Cash Flow (DCF). Secondo tale
metodologia il valore attuale netto di un asset (VAN) è dato dalla sommatoria di tutti i
suoi flussi di cassa attesi, opportunamente attualizzati attraverso un tasso di sconto che
consideri il valore finanziario del tempo e il costo opportunità del capitale. La seguente
espressione ne sintetizza la formulazione di base:
()
∑
=
+
=
N
t
t
t
K
FCF
VAN
0
0
1
[1.1]
dove:
‐
t
FCF sono i flussi di cassa attesi;
‐ K è il costo opportunità del capitale.
‐1‐
Il presente lavoro farà riferimento all’utilizzo della metodologia DCF nel contesto del
capital budgeting, ossia ci si soffermerà sulla valutazione economica di progetti di
investimento. Tuttavia, il tema verrà affrontato con la consapevolezza di poter trarre
Le valutazioni di business attraverso il metodo delle simulazioni Monte Carlo Dicembre 2008
conclusioni analoghe con riferimento alla valutazione di altre tipologie di asset, come ad
esempio alla valutazione d’azienda. In questi casi basterà infatti adeguare l’utilizzo dello
strumento di valutazione adottato, che nel caso del DCF comporterebbe essenzialmente
una diversa costruzione dei flussi di cassa e del tasso di attualizzazione che compaiono
nell’espressione [1.1].
Nel primo capitolo, dopo aver definito i concetti di incertezza e flessibilità
manageriale, verrà chiarito in quali casi la loro mancata considerazione costituisce un
limite della metodologia DCF utilizzata in maniera “pura”. Successivamente saranno
analizzati i metodi di valutazione maggiormente diffusi che, qualora affiancati alla logica
DCF, ne consentono di superare i limiti legati al mancato trattamento dell’incertezza. Se
ne evidenzieranno dunque vantaggi e svantaggi proponendo brevi casi esemplificativi al
fine di chiarirne l’implementazione. Con riferimento al limite legato alla flessibilità
manageriale verrà definito il concetto di opzione reale. In seguito ne verranno illustrate
in breve le metodologie di pricing e i relativi problemi applicativi.
Nel secondo capitolo verrà trattata la metodologia di valutazione di business basata
sulle simulazioni Monte Carlo, affrontandone gli aspetti implementativi e descrivendone
in maniera critica i principali vantaggi e svantaggi.
Nel terzo capitolo verrà proposto un caso reale di valutazione di business al fine di
illustrare in maniera pratica le caratteristiche di implementazione delle simulazioni
Monte Carlo. La valutazione verrà effettuata in maniera alternativa anche utilizzando
uno degli strumenti di trattamento dell’incertezza descritti nel primo capitolo, con lo
scopo di offrire un confronto tra i risultati ottenuti dall’applicazione dei due metodi.
Infine si trarranno delle conclusioni sulla bontà della metodologia proposta,
evidenziando in quali casi di valutazione di business le simulazioni Monte Carlo
ggiungono effettivamente valore ai risultati dell’analisi. a
‐2‐
Le valutazioni di business attraverso il metodo delle simulazioni Monte Carlo Dicembre 2008
CAPITOLO 1 VALUTAZIONI DI BUSINESS ED INCERTEZZA
1.1 Flussi di cassa attesi ed incertezza
La valutazione di progetti di investimento tramite metodologia DCF avviene
generalmente adottando una prospettiva asset side, in cui lo scopo della valutazione è la
determinazione del valore del progetto nel suo complesso, indipendentemente dalla
struttura finanziaria in contropartita. I flussi di cassa rilevanti ai fini della valutazione in
ottica asset side sono i free cash flow operativi (FCFO), ricavabili secondo lo schema
iportato in figura [1.2]. r
Come è possibile notare i FCFO afferiscono alla sola gestione operativa del progetto, in
quanto non tengono minimamente conto della gestione finanziaria, ossia quella relativa
alle operazioni condotte sul passivo. I FCFO, infatti, non includono né operazioni di
finanziamento/rimborso né operazioni di remunerazione del capitale di rischio e di
debi
+ Margine operativo lordo (EBITDA)
‐ Imposte specifiche sul risultato operativo
± Variazione del capitale circolante commerciale
± Variazione fondi a m/l termine
± Investimenti/Disinvestimenti operativi
= Free cash flow operativo (FCFO)
Fig. 1.2 – Schema di costruzione dei FCFO
‐3‐
to, come pagamenti di dividendi ed oneri finanziari.
Un aspetto rilevante al fine della stima dei FCFO riguarda la prospettiva con la quale
essi vengono costruiti qualora il progetto di investimento non sia intrapreso in un’ottica
isolata, bensì vada ad inserirsi all’interno di un portafoglio di progetti in essere. In tal
caso è importante che i flussi vengano calcolati in maniera differenziale; devono cioè
derivare dalla comparazione della realtà senza l’investimento con la realtà in presenza
dell’investimento [Myers et al., 2006]. Ciò assume importanza, ad esempio, nel caso di
progetti valutati da imprese già operanti, in cui potrebbero manifestarsi delle sinergie in
Le valutazioni di business attraverso il metodo delle simulazioni Monte Carlo Dicembre 2008
‐4‐
ancio del dado sarebbe caratterizzato unicamente da rischi più zza.
Da un punto di vista pratico l’uso indistinto dei termini rischio ed incertezza non
crea particolari problemi, dato che nella valutazione di business non sono in genere
grado di generare flussi di cassa che non ci sarebbero stati qualora il progetto non fosse
mai esistito.
Spesso, riferendosi ad un investimento o ad un qualsiasi business, i termini rischio ed
incertezza vengono erroneamente trattati come sinonimi al fine di indicare l’aleatorietà
che contraddistingue i possibili risultati conseguibili. Nonostante ciò, almeno in teoria, la
distinzione tra rischio ed incertezza esiste, e fu inizialmente messa in luce da Frank
Knight in un suo celebre libro del 1921, “Risk, Uncertainty and Profit”. Secondo l’autore
in entrambi i casi si ha un payoff variabile che dipende dallo scenario che si manifesterà
in futuro, che per definizione è incontrollabile. La differenza risiede nel fatto che il
rischio è presente quando eventi futuri possono accadere con una probabilità
misurabile, mentre si ha incertezza quando la probabilità del verificarsi di eventi futuri è
indefinita o incalcolabile, perché la relazione tra passato e futuro non può essere
compresa o stimata con sufficiente precisione.
Si immagini ad esempio l’esperimento che prevede il lancio di un dado equo, cioè
“non truccato”. Il risultato del lancio del dado è una variabile stocastica in quanto non
può essere previsto con certezza al ripetersi dell’esperimento. Esso dipende da variabili
incontrollabili come la forza e la rotazione impresse al dado nel momento del lancio e
l’attrito dell’aria. Tuttavia, è possibile dire che l’esperimento è affetto da rischio ma non
da incertezza, in quanto la probabilità del verificarsi degli eventi futuri è nota, e nel caso
del dado a sei facce è pari ad un sesto per ciascuno degli scenari. È certo che tale
probabilità non cambierà in futuro. Si supponga ora di sapere che il dado con cui viene
fatto l’esperimento è “truccato” in quanto possiede delle facce più pesanti di altre, e si
supponga di non conoscere il suo bilanciamento. In questo caso l’esperimento
comporterebbe dell’incertezza oltre che del rischio: non si conoscono le probabilità degli
eventi futuri. Facendo una serie di lanci ed analizzandone i risultati ci si potrebbe fare
un’idea di quale possa essere il bilanciamento del dado, ma senza essere sicuri di ciò,
dato che si tratterebbe pur sempre di una stima. È ovvio che all’aumentare del numero
di lanci l’accuratezza della stima migliorerebbe e quindi l’incertezza si ridurrebbe.
Facendo per assurdo un numero infinito di lanci si verrebbe a conoscenza della
distribuzione di probabilità che caratterizza il dado truccato: a quel punto l’esperimento
del l o e non da incerte
Le valutazioni di business attraverso il metodo delle simulazioni Monte Carlo Dicembre 2008
presenti variabili stocastiche il cui profilo sia assimilabile a quello del lancio di un dado
equo (ossia “certe”). Il caso della proiezione dei flussi di cassa di un progetto è analogo al
caso del lancio di un dado truccato: è possibile fare delle stime a proposito delle
probabilità associate agli scenari futuri che caratterizzano i flussi, ma senza essere sicuri
della loro accuratezza.
L’unico modo per ridurre l’incertezza è fare ricorso all’esperienza, che nel caso di
variabili finanziarie può derivare dall’analisi di dati storici, dall’affidamento a percezioni
soggettive di individui esperti o da un mix delle due cose. Si vedrà, tuttavia, che parlando
di valutazioni di business la riduzione dell’incertezza presenta dei limiti, e nella maggior
parte dei casi essa non risulta completamente eliminabile. Quello che rimane possibile
fare perciò è condurre un’analisi per capire quali potrebbero essere i suoi effetti sul
risultato della valutazione; il primo passo di tale analisi consisterebbe nel comprendere
quali sono le variabili stocastiche che rendono incerti i flussi di cassa del business.
Secondo la metodologia DCF applicata in maniera “pura”
1
, ai fini della stima del VAN
vengono considerati i valori attesi della distribuzione dei singoli flussi di cassa futuri del
progetto. Tali flussi sono caratterizzati da incertezza proprio perché la forma della loro
distribuzione non è nota a priori, cioè non si conoscono le probabilità associate agli
scenari futuri che potrebbero manifestarsi. Seguendo lo schema di determinazione dei
FCFO illustrato in figura [1.2] è possibile identificare, secondo un primo livello di
dettaglio, le variabili stocastiche che, con diversa intensità, rendono incerti i flussi futuri
del progetto. Si pensi ad un iceberg in cui l’estremità superiore sia costituita dai FCFO
mentre l’incertezza venga effettivamente generata alla base e trasmessa poi fino alla
punta. Tramite la scomposizione riportata in figura [1.2] si sarebbe analizzato il livello
immediatamente al di sotto della punta. Si potrebbe a questo punto scomporre
ulteriormente le variabili trovate e passare quindi al livello subito inferiore dell’iceberg.
Tuttavia si rimarrebbe ancora enormemente distanti dal capire quali sono le variabili
poste alla base. Per di più, approfondendo la scomposizione oltre un certo livello si
sarebbe costretti ad analizzare variabili di mercato ed abbondare quindi la logica di
analisi contabile, che può essere considerata come la parte non sommersa dell’iceberg.
In conclusione sarebbe inutile cercare di identificare in profondità quali sono le variabili
elementari dalle quali dipende l’incertezza, ossia le variabili casuali che generano
1
Per DCF “puro” si intende la logica Discounted Cash Flow come comunemente intesa, nella quale l’incertezza
viene considerata solamente attraverso l’utilizzo di un tasso di sconto dei flussi risk‐adjusted.
‐5‐
Le valutazioni di business attraverso il metodo delle simulazioni Monte Carlo Dicembre 2008
effettivamente l’incertezza che viene trasmessa in maniera piramidale fino FCFO. Si
tratterebbe di un problema senza soluzione, in cui ci si imbatterebbe in relazioni che
coinvolgono migliaia di variabili, talvolta non osservabili e sostanzialmente legate alle
scelte di allocazione delle risorse scarse effettuate da ogni singolo individuo che opera
nel mercato. Proprio per questo motivo sembrerebbe più ragionevole cercare di
ricondurre l’incertezza dei FCFO a variabili di tipo più macro, che potrebbero essere
definite variabili primarie. La regola da porsi per identificare tali variabili dovrebbe
essere semplice: identificare il livello di profondità nella struttura piramidale dei FCFO
che meglio consente di fare ipotesi ragionevoli sulla loro evoluzione futura, considerate le
informazioni che si possiedono.
L’identificazione delle variabili primarie dipenderebbe dunque dalle caratteristiche
del business considerato e dalle informazioni che si hanno a disposizione. Si prenda a
titolo esemplificativo la stima dei ricavi di vendita derivanti da un progetto: a seconda
del business considerato e delle informazioni a disposizione si riterrà logico ragionare in
termini di “Unità vendute x Prezzo unitario” piuttosto che in termini di “Quota di
mercato x Valore del mercato” o in qualsiasi altro modo che permetta una stima allo
stes so tempo accurata e semplice da implementare.
È ovvio come le variabili primarie individuate in questa maniera siano il frutto
dell’interazione di altre variabili appartenenti ad un livello inferiore dell’iceberg, che a
loro volta dipenderanno da altre ancora e così via. Il risultato di ciò è che le variabili
primarie identificate dipendono, in ultima analisi, da variabili elementari comuni;
dunque è ragionevole pensare che siano, in maniera più o meno intensa a seconda del
usiness, correlate tra loro. b
1.2 Segmentazione delle valutazioni di business
Una volta che un progetto di investimento è stato implementato da un’impresa, è
ragionevole assumere che il management non ne seguirà l’evolvere in maniera passiva,
ma intraprenderà delle azioni volte ad ottimizzarne, per quanto possibile, i risultati. La
possibilità di intraprendere tali azioni è detta flessibilità manageriale e ad essa, sotto
certe condizioni, può essere attribuito un valore.
‐6‐