VII
La crescente globalizzazione dell’economia ha sviluppato in
maniera esponenziale tutte le direttrici di traffico riguardanti il
trasporto sia di merci che di persone. In seguito a ciò e ai
mutamenti degli assetti politici di numerose nazioni dell’Europa
Centrale e Orientale, il Mediterraneo, e di conseguenza, l’Italia
sono divenuti nuovamente centro di flussi importanti del traffico
di merci e passeggeri.
Dal punto di vista geografico, la penisola italiana si trova,
infatti, al crocevia di tre grandi direttrici di collegamento
mondiali: la direttrice est-ovest, dai Balcani e dall’Europa
Orientale verso l’Europa occidentale e la penisola iberica; la
direttrice nord-sud tra l’Europa meridionale e centrale, il nord
Africa e i paesi del vicino Medio Oriente; la direttrice est-ovest
che, attraverso Suez e il mediterraneo collega l’Estremo Oriente
con l’Europa occidentale.
In questo mutato contesto economico-politico si cercherà di
trovare le radici dei meccanismi aziendali delle imprese che
gestiscono servizi ferry e cruise ferry, in particolare l’elaborato
di tesi in questione si svilupperà in un discorso, per così dire, a
VIII
“scatole cinesi”. Sarà, infatti, necessario fornire dapprima la più
ampia delucidazione circa il settore dell’armamento italiano.
Quindi l’argomento verrà articolato analizzando le varie
dimensioni organizzative dell’odierna marina mercantile
italiana, entrando specificamente nell’ambito di trattazione e
osservando in maniera ravvicinata il settore dei servizi ferry e
cruise ferry, grazie anche all’esperienza aziendale offerta dal
Grimaldi Group Genova.
L’occasione di lavorare presso questo grande gruppo
armatoriale ha permesso, infatti, un’analisi abbastanza
dettagliata degli operatori nazionali e delle aree geografiche
servite dalle imprese che svolgono servizi ferry e cruise ferry.
Inoltre in maniera particolare si affronterà il tema della funzione
della comunicazione aziendale, con riferimento alle imprese
armatoriali, e quindi saranno illustrati gli organi e gli strumenti
utilizzati nelle moderne compagnie di navigazione per sviluppare
e regolamentare politiche di organizzazione del lavoro e di
gestione delle risorse umane.
Infatti, organizzare il lavoro nelle imprese commerciali
moderne è sicuramente l’esigenza primaria di qualunque
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management. La programmazione, il coordinamento e il
controllo restano gli strumenti più efficaci per raggiungere gli
obiettivi di massima efficienza ed efficacia di ogni impresa, ed è
comunque fuor di dubbio che le performances di alto livello si
basano in ultima analisi sugli uomini che lavorano all’interno
dell’azienda.
Principi di management, procedure e sistemi giusti giocano
un ruolo fondamentale, ma le capacità che creano il vantaggio
competitivo sono negli uomini, con la loro specializzazione,
disciplina, motivazione, capacità di risolvere problemi e di
apprendere. Ciò è ancor più vero per le imprese di trasporto via
mare che operano in una realtà commerciale caratterizzata
dall’esigenza di organizzare il lavoro dei propri dipendenti in
relazione ai rapidi e frequenti mutamenti dei mercati marittimi,
avendo sempre bene presente la peculiarità del lavoro marittimo
dove l’ambiente di lavoro diventa anche quello dove il lavoratore
vive. La capacità di far fronte alle mutate condizioni esterne si
acquista solo con l’apprendimento, e l’organizzazione apprende
attraverso le persone che la compongono, attraverso la
X
comprensione dei meccanismi di attivazione dell’apprendimento
e delle modalità di socializzazione e condivisione dei contenuti.
Perché un’organizzazione possa essere efficiente la sua
velocità di apprendimento deve quindi essere quanto meno
uguale alla velocità dei cambiamenti del suo ambiente esterno, e
questo si ottiene elaborando informazioni che modificano la
gamma dei comportamenti potenziali dell’azienda.
Sulla base di quanto appena detto, è sembrato opportuno
inserire la relazione di un’importante progetto di Internal
Marketing effettuato dallo scrivente presso la società Grandi
Navi Veloci, mediante l’elaborazione di questionari per la
realizzazione di interviste di gruppo finalizzate alla rilevazione
del clima aziendale e dei bisogni del personale.
I questionari in esame, dal titolo “Conoscersi per
Migliorare”, sono stati composti in maniera da averne uno per
gli Ufficiali ed un per Sottoufficiali e Comuni, entrambi divisi in
cinque sezioni tematiche e distribuiti ad un campione di 558
marittimi.
Circa l’analisi di questo progetto si rimanda all’allegato
del presente elaborato di tesi, ma si può anticiparne il contenuto
XI
affermando che l’obiettivo immediato di questa iniziativa è
quello di raccogliere informazioni utili al management per
formalizzare certi tipi di comunicazione ed eventualmente
implementarli o crearne di nuovi.
12
13
1.1 Premessa
Fra l’ultimo decennio del secolo passato e i nostri giorni, la
marina mercantile italiana ha attraversato fasi di sviluppo più o
meno accelerato alternate a fasi di stazionarietà e di contrazione,
talvolta anche forte. Queste hanno portato come risultato
complessivo dell’intero periodo a registrare da un lato aumenti
assoluti assai rilevanti, ma dall’altro andamenti dapprima
ascendenti e poi in diminuzione della quota di partecipazione al
naviglio mondiale. Solo nel 1953 la flotta italiana, con poco più
di 1000 navi, riesce a raggiungere la consistenza quantitativa
prebellica (3,4 mil. di tsl). Nel periodo che va dal 1950 al 1957 la
flotta italiana si incrementa ad un tasso superiore a quello della
flotta mondiale, 77% contro il 30%; in ragione di ciò, proprio nel
1957, la flotta italiana fa segnare il peso percentuale maggiore
sulla flotta mondiale, con il 4,2%. Lo sviluppo della flotta di
bandiera è assicurato in quegli anni da massicci acquisti di navi
usate ed anche di navi nuove, essenzialmente destinate ai traffici
di linea. Da allora l’incidenza è andata via via riducendosi e nel
1995 essa ha toccato il minimo storico. Sotto il profilo qualitativo
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invece, la maggior consistenza si rileva nel 1979 con 11,7 milioni
di tonnellate di stazza lorda.
Solo pochi anni fa il trasporto marittimo veniva considerato
un comparto “maturo” per le marinerie dei paesi emergenti, oggi
l’approccio dei paesi industrializzati rispetto a questo problema si
è modificato. Ciò è avvenuto per effetto di una crescita costante
dei traffici marittimi a partire dal 1985 e a causa della strategicità
che gli stessi traffici hanno assunto rispetto allo sviluppo delle
economie nazionali. Proprio in questo senso sono stati pensati
strumenti quali il Registro Bis
1
, al fine di riportare le marinerie
sotto il diretto controllo dei paesi industrializzati. Questo rinato
interesse al controllo del settore dei trasporti marittimi, e più in
generale dell’intera catena logistica, ha portato ad un sempre più
pressante tentativo di concentrazione societaria da parte degli
armamenti nazionali non solo per i traffici di linea, dove peraltro
da sempre vige il sistema delle conferences
2
, ma anche per altri
1
I Registri Bis sono registri paralleli a quelli ordinari che permettono agli armatori
nazionali di usufruire di vantaggi fiscali. Essi sono stati pensati in relazione al crescente
utilizzo da parte degli armatori della registrazione del naviglio sotto bandiere ombra di
paesi in via di sviluppo che, oltre a permettere notevoli risparmi in termini fiscali,
richiedono bassi standard di sicurezza e non pongono particolari vincoli di nazionalità per
l’arruolamento degli equipaggi.
2
Le Conferences sono associazioni di imprese armatoriali che tendono a regolare la
concorrenza sui vari fasci di linee attraverso la fissazione di rate di nolo uniformi e sistemi
di ristorno per premiare la fedeltà dei caricatori. Cfr. Corbino M. L., Il problema delle
conferences marittime, Milano, 1977.
15
segmenti di attività. Il fenomeno conferisce al mercato dei traffici
marittimi un assetto quasi monopolistico. La tendenza del
trasporto marittimo a non essere altro che uno degli anelli della
catena logistica, che integra sempre di più l’attività produttiva e
manifatturiera con il momento distributivo, fa sì che gli spazi di
valore aggiunto lasciati alla mera attività vettoriale siano sempre
più ridotti. La compressione dei margini per il vettore “puro” ha
fatto sì che si sia sviluppata da un lato una dinamica della
concorrenza basata principalmente sui costi, e dall’altro un
continuo allargamento di zone franche dal punto di vista fiscale e
sociale quali le bandiere di convenienza ed i secondi registri.
Questa tendenza ha colpito gravemente i lavoratori
marittimi, in particolare quelli dell’Unione Europea, e le flotte
battenti bandiere di Stati Membri. Dalla gravità di questo declino
è nata l’esigenza di una normativa uniforme in materia di aiuti di
Stato alle flotte nazionali capace di tutelare allo stesso tempo da
un lato gli interessi delle compagnie armatoriali, e dall’altro il
diritto dei lavoratori marittimi comunitari ad essere inquadrati in
un contesto lavorativo affatto precario. Ed è in questo quadro che
è maturata la scelta di costituire il “Registro Internazionale”
16
secondo le note modalità e soprattutto come frutto di
concertazione tra le parti sociali.
1.2 Riforma della navigazione internazionale
Lo shipping italiano, negli ultimi anni, è stato caratterizzato
soprattutto dal processo di riforma della navigazione
internazionale, reso sempre più urgente dalla situazione
congiunturale negativa del commercio mondiale che ha
provocato, per la prima volta dal 1983, una riduzione nella
domanda di trasporto marittimo
3
: infatti, il totale di merci
trasportate nel 1998 è stato pari a cinque miliardi di tonnellate,
registrando una flessione negativa dello 0.7% rispetto al 1997;
riflessi negativi si sono verificati anche sull’andamento dei noli
dei mercati dei carichi secchi e dei carichi liquidi, mentre al
contrario il settore delle navi passeggeri, nonostante le forti
oscillazioni dei mercati finanziari, ha avuto un aumento della
3
La domanda di trasporti marittimi è un fenomeno derivato dalla domanda delle merci. Si
può dunque affermare che la quantità di merci trasportata non è funzione solo del prezzo
del servizio, bensì anche della quantità domandata e del prezzo del bene oggetto del
trasporto. In proposito, Cfr. E. Corbino, Economia dei trasporti marittimi, Napoli, 1973.
17
domanda di servizi crocieristici, superando gli otto milioni di
passeggeri.
L’integrazione dell’economia mondiale e la liberalizzazione
degli scambi impongono una ridistribuzione del lavoro tra le
varie aree del globo, con un trasferimento a favore delle
economie dei paesi in via di sviluppo dell’occupazione a minor
contenuto tecnologico, mentre i paesi industrializzati devono
puntare sui settori a maggior valore aggiunto e orientare
l’occupazione verso posti di lavoro qualificato. Tale modello di
sviluppo dell’organizzazione internazionale del lavoro si è
affermato nei servizi di navigazione internazionale ed è
all’origine del cambio di strategia che gli stati europei a maggior
vocazione marittima hanno portato avanti per contrastare il
progressivo impoverimento delle flotte: una strategia centrata da
un lato sull’abbattimento di maggiori costi di gestione,
determinati dall’elevato costo degli equipaggi interamente
nazionali e dal pesante carico fiscale e parafiscale sopportato
direttamente e indirettamente dalle imprese di navigazione, e
dall’altro lato sulla formazione dei marittimi nazionali per
destinarli ai comandi e ai posti d’equipaggio più qualificati.
18
Per risultare efficaci le formule più felici di riforma della
navigazione internazionale adottate dagli stati europei hanno
inoltre contemplato misure di stabilizzazione e semplificazione
degli adempimenti tributari che gravano sui redditi d’impresa.
Questo è un aspetto fondamentale per un settore esposto ad
andamenti fortemente ciclici. La costituzione di margini positivi
stabili nell’esercizio della navigazione è la condizione per
rafforzare la struttura finanziaria delle imprese armatoriali,
attirando capitali di rischio e favorendo così lo sviluppo del
settore.
1.2.1 Il Registro internazionale italiano di navigazione
La complessa e articolata strategia vista nelle righe
precedenti viene solitamente attuata attraverso l’istituzione di
registri internazionali di navigazione, ed essa tende ad assicurare
piena competitività internazionale alle imprese armatoriali in
modo da poter continuare ad operare efficacemente sui mercati,
pur mantenendosi all’interno dell’ordinamento di origine, e
19
riservando così a vantaggio del proprio paese la natura di grande
volano dello sviluppo, che è loro propria.
L’Italia in questo processo di adattamento dell’ordinamento
giuridico alle realtà dei mercati arriva ultima rispetto agli altri
Stati Membri della comunità europea. L’istituzione del registro
internazionale di navigazione rappresenta in ogni caso un punto
di svolta qualificante della nostra politica marittima, e costituisce
la premessa necessaria per valorizzare la marineria nazionale
come strumento strategico di sviluppo industriale ed economico
del paese, nel quadro dei complessi processi di riorganizzazione
in atto nel commercio mondiale.
I risultati del registro internazionale in Italia indicano
chiaramente la strada che vale la pena di seguire, anche se la
totalità degli armatori italiani si auspicherebbe l’abbattimento di
certi oneri e vincoli anziché la creazione di misure compensative
che sono state frutto di concertazione. Occorre comunque, per
consolidare l’utilizzo del registro internazionale, procedere al
completamento della riforma con l’approvazione del Disegno di
Legge n. 5507 che contiene una norma interpretativa dell’art. 6
della legge 30/98 sugli sgravi contributivi e inoltre la possibilità
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di iscrivere nei registri internazionali anche navi di dimensioni
inferiori alle 3.000 tsl.
Altre importanti innovazioni sono inserite nel Disegno di
Legge n. 5753 e riguardano la traslazione dei benefici fiscali
dalla società ai soci, nel caso di distribuzione dell’utile, nonché
una più precisa formulazione della norma che disciplina
l’imposta sulle assicurazioni.
Dal maggio del 1998 le iscrizioni al registro internazionale
di navigazione sono state 217, per un totale di circa 5.200.000 tsl
e per altre 50 unità (circa 600.000 tsl) è già stata autorizzata
l’iscrizione o è in corso l’istruttoria, confermando le attese
previste
4
. In ultimo si può notare come un’attenzione più
specifica, da parte del legislatore nazionale, meriterebbe il settore
crocieristico che dovrebbe, al pari degli altri settori della marina
mercantile italiana, potere utilizzare l’iscrizione al registro
internazionale.
4
I dati nel presente Capitolo derivano da elaborazioni Confitarma su dati RINA e
Confitarma, 1999.