4
tale scopo sono stati analizzati escreato e lavaggio nasale di ciascun paziente
ottenuti in fase acuta e in fase stazionaria (20 giorni dopo la fine della terapia)
mediante PCR Real-Time.
I dati ottenuti hanno rilevato che, in campioni raccolti in fase di riacutizzazione, la
presenza di virus è stata riscontrata nel 25% dei campioni provenienti dalle alte vie
respiratorie (lavaggio nasale) e nel 21% dei campioni provenienti dalle basse vie
(escreato). In fase stazionaria, i virus sono stati riscontrati nel 28,5 % dei campioni
provenienti dalle basse vie respiratorie e nel 7,14% dei campioni provenienti dalle
alte vie. In particolare, i virus maggiormente riscontrati sono stati Adenovirus e
Influenza virus di tipo B. Adenovirus è stato riscontrato con una percentuale pari al
10% in lavaggio nasale e in escreato durante la fase acuta, e al 14% in escreato
durante la fase stazionaria. Influenza virus di tipo B si è presentato con una
frequenza del 5,2% in lavaggio nasale e 15% in escreato durante la fase acuta e,
in fase stazionaria con una frequenza del 14,3% e del 7,14% rispettivamente in
escreato e lavaggio nasale.
In nessuno dei campioni esaminati sono stati riscontrati batteri atipici.
I nostri dati confermano quanto riportato da altri Autori, riconoscendo all’infezione
virale un ruolo importante nella malattia. Dal punto di vista analitico, inoltre, la
PCR Real-Time si è dimostrata di grande utilità nella ricerca virale da campioni di
escreato e lavaggio nasale di pazienti affetti da BPCO.
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1. INTRODUZIONE
La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) è considerata la quarta tra le
principali cause di morte nel mondo
(1,2)
. Questa patologia è ulteriormente
aggravata da episodi di riacutizzazione che, indipendentemente dalla loro causa,
rappresentano un evento drammatico nel decorso della malattia in quanto
contribuiscono significativamente a un peggioramento della sintomatologia
polmonare e della funzione respiratoria con il conseguente declino della qualità
della vita.
Diversi agenti infettivi si suppone abbiano un ruolo preponderante nella
patogenesi delle riacutizzazioni e in numerosi studi è stato osservato come batteri,
anche atipici, e virus abbiano un ruolo nel generare questo quadro patologico
(2)
.
La rilevanza dell’eziologia virale è stata studiata in passato con differenti tecniche
quali, le colture e i dosaggi anticorpali sierici e molti autori hanno dimostrato il
coinvolgimento virale in circa il 20% dei casi di riacutizzazione
(3)
. Su queste basi è
stato ipotizzato che la maggior parte delle riacutizzazioni sia associata ad infezioni
batteriche. E’ stato inoltre osservato come il 30%-50% delle riacutizzazioni di
BPCO sia associato a sintomi tipici delle cosidette malattie da raffreddamento
delle prime vie aeree, il che suggerisce un importante ruolo dei virus respiratori
nella genesi delle acuzie della malattia. Tuttavia i risultati ottenuti nei diversi studi
finora condotti per valutare il ruolo di virus e batteri tipici e atipici nella patogenesi
della riacutizzazione sono spesso risultati discordanti, così che attualmente non
6
risulta ancora definito in maniera precisa il ruolo dei diversi agenti microbici nella
patogenesi della BPCO e delle sue riacutizzazioni.
1.1 LA BPCO
La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) rappresenta una delle patologie
più diffuse al mondo (la quinta, secondo il Global Burden of Disease Study) e la
quarta causa di mortalità
(1)
. La BPCO è una malattia cronica invalidante che causa
un’alterazione al flusso aereo e un progressivo declino della qualità della vita
(4)
.
Sia la prevalenza che la mortalità associate a tale patologia sembrano essere
destinate ad aumentare nei prossimi anni e, secondo l’Organizzazione Mondiale
della Sanità, entro il 2020 la BPCO potrà essere posizionata al terzo posto tra le
principali cause di morte
(1,2,3)
. Attualmente in Italia, secondo l’Istat è la quarta
causa di malattia cronica dove, il 43,4 % dei 37.782 decessi attribuiti alle patologie
respiratorie sono stati causati dalla BPCO, per la quale la mortalità per anno varia
tra 13.849 e 16.786 soggetti
(5)
. Tuttavia il 75% dei casi non viene diagnosticato.
Infatti, attualmente una diagnosi certa è raggiunta solo in un quarto dei casi e
spesso con grave ritardo, riducendo così le possibilità di terapia e di prevenzione
delle complicanze. Inoltre la BPCO è al quarto posto tra le cause di
ospedalizzazione e richiede circa 20 milioni di visite ambulatoriali all’anno, senza
contare la perdita drammatica di risorse sociali e di qualità della vita dei pazienti,
7
costretti, nei casi più gravi, a ricorrere per buona parte della giornata alla
respirazione assistita. La prevalenza di questa patologia si manifesta con picchi
tra i 70 e gli 80 anni, seguita da una diminuzione, principalmente dovuta alla
mortalità. La maggior parte dei casi di BPCO è collegata all’esposizione al fumo,
anche se in molti paesi l’inquinamento ambientale da combustione di legna e altri
combustibili organici è riconosciuto come fattore di rischio, mentre fattori
occupazionali o metabolici come deficit di alfa-1-antitripsina sono più raramente
collegabili a questa patologia
(6,7)
.
Inoltre, recentemente è stata dimostrata un’associazione tra BPCO e
concentrazioni elevate di IL-8, un fattore chemotattico per i neutrofili a livello delle
vie aeree superiori, a sua volta correlato a quelle riscontrabili a livello delle basse
vie aeree
(8)
. La perdita di peso fino alla vera e propria cachessia, le anomalie della
nutrizione e la disfunzione della muscolatura polmonare sono state riconosciute
come sicuri effetti extrapolmonari della BPCO. Questi effetti sistemici possono
compromettere lo stato di salute e la sopravvivenza dei pazienti affetti da tale
patologia. (Fig. 1)
8
Figura 1. Fisiopatolgia degli effetti locali e sistemici della BPCO
9
Da un punto di vista fisiopatologico la BPCO viene definita dalla presenza
irreversibile o parzialmente reversibile di una ostruzione delle vie aeree in pazienti
con bronchite cronica o enfisema, associata a una risposta infiammatoria anomala
a livello polmonare
(9)
. Si manifesta clinicamente con tosse e catarro cronici e una
dispnea da sforzo che, col progredire della malattia, nei casi gravi, si manifesta
anche in situazioni di riposo.
La bronchite cronica è definita clinicamente dalla presenza di tosse produttiva per
più giorni per almeno 3 mesi in due anni successivi, questo quadro si può ritrovare
approssimativamente nell’85% dei pazienti affetti da BPCO
(10)
; è essenziale
ricordare che la bronchite cronica spesso si manifesta in assenza di ostruzione al
flusso aereo, e che solo una minoranza di pazienti affetti da tale patologia è affetto
da BPCO.
Con il termine enfisema, invece, viene indicata una dilatazione permanente delle
vie aeree distali rispetto ai bronchioli terminali associata alla distruzione dei setti
alveolari in assenza di fibrosi
(11)
. Esso è la conseguenza della distruzione più o
meno estesa delle strutture elastiche e del collagene che formano la matrice del
polmone, e della distruzione dei setti alveolari, con conseguente diminuzione del
ritorno elastico dell’organo disteso, con conseguente mantenimento in stato
iperinflato degli spazi alveolari
(8)
.
La diagnosi di BPCO dovrebbe essere presa in considerazione in ogni paziente
affetto da dispnea, tosse cronica, aumento della produzione di escreato e/o con
un’anamnesi positiva per esposizione a fattori di rischio per la malattia stessa; a
10
questo punto la diagnosi clinica dovrebbe essere confermata dall’esame
spirometrico in cui un valore di FEV1/FVC (volume espiratorio forzato in 1
secondo/indice della limitazione del flusso aereo) < 0,70 e un FEV1< 80% del
predetto dopo brocodilatatore suggeriscono un quadro ostruttivo non
completamente reversibile. La sintomatologia è molto variabile a seconda dello
stadio di gravità della malattia:
Stadio I ⇒ Lieve: tosse cronica ed aumento dell’espettorato;
Stadio II ⇒ Moderata: frequente presenza di dispnea che può interferire con le
normali attività quotidiane. E’ questo lo stadio in cui più
frequentemente viene richiamata l’attenzione del medico e viene posta
diagnosi di BPCO;
Stadio III ⇒ Grave: persistono la tosse cronica con espettorazione, peggiora la
dispnea ed entrano in gioco altri sintomi aggiuntivi dovuti alle
complicanze della malattia: insufficienza respiratoria, scompenso
cardiaco, perdita di peso e ipossiemia arteriosa;
Stadio IV ⇒ Molto grave: gravissimo peggioramento della sintomatologia
respiratoria e sistemica.
Generalmente la BPCO è una patologia progressiva, soprattutto nei pazienti
costantemente esposti agli agenti causali; al contrario la cessazione
dell’esposizione a tali agenti può portare a un rallentamento della progressione
della malattia, anche quando l’ostruzione del flusso aereo è già importante
(12)
.
11
Il decorso della BPCO, è ulteriormente aggravato da episodi di riacutizzazione
della malattia, che comportano un aumento del rischio di morbilità e mortalità
(13).
Tali riacutizzazioni, possono richiedere un trattamento aggiuntivo o in alcuni casi
anche l’ospedalizzazione.
1.2 RIACUTIZZAZIONI DELLA BPCO
La BPCO è associata a ricorrenti riacutizzazioni caratterizzate da un
peggioramento della sintomatologia polmonare e della funzione respiratoria, che
causano un progressivo declino della qualità della vita. Le riacutizzazioni hanno un
impatto enorme sullo stato di salute del paziente, essendo associate ad elevata
morbilità e mortalità, nonché alle frequenti ospedalizzazioni che ne conseguono,
comportando anche costi ingenti sulla spesa sanitaria nazionale.
Oltre ad avere un considerevole impatto sulla qualità di vita e sulle attività
giornaliere del paziente stesso, esse sono caratterizzate da un peggioramento
delle condizioni generali del paziente e da un aumento dell’infiammazione delle vie
aeree causato da vari fattori, tra i quali, allergie, fattori ambientali come
l’inquinamento atmosferico o il fumo di sigaretta. Mediamente il recupero dalla
fase di acuzie avviene in 6-7 giorni, tuttavia un trattamento inadeguato o la
persistenza dell’agente causale potrebbero contribuire ad allungare tali tempi, con
conseguente deterioramento della funzionalità polmonare.