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La percezione delle proprie abilità andrà ad influenzare sensibilmente
quanto impegno le persone investiranno nello svolgimento di un
compito, la perseveranza ed il livello di soddisfazione che deriva dal
raggiungimento dell'obiettivo. In tale ottica si ritiene che una persona
può presentare differenti livelli di autoefficacia, a seconda degli ambiti
indagati, in quanto è possibile padroneggiare maggiormente attività o
occupazioni in alcuni campi piuttosto che in altri.
Le convinzioni di efficacia devono quindi essere misurate attraverso
giudizi particolareggiati su capacità che possono variare a seconda delle
sfere di attività o dei livelli di difficoltà del compito all'interno di un
dato ambito di attività.
Secondo la prospettiva socio-cognitivista, la self-efficacy si riferisce
alle aspettative che una persona ha circa le proprie capacità di ricorrere
alle risorse necessarie per far fronte alle richieste dell'ambiente.
Bandura a tal proposito fa una distinzione tra aspettative di efficacia e
aspettative di risultato, definendo la prima una convinzione circa le
proprie capacità di mettere in atto un corso di azioni adeguato per
raggiungere livelli di prestazione prefissati e la seconda come giudizio
circa le probabili conseguenze che tali azioni produrranno (Bandura,
1997). Queste due diverse impostazioni teoriche hanno contribuito a
rendere vivo il dibattito scientifico sulla natura del costrutto di self-
efficacy, determinando al riguardo numerose ricerche a livello
internazionale (Labone, 2004; Schyns, 2004).
Bandura (1997) considera l’autoefficacia come una variabile in grado di
predire comportamenti, affetti e processi cognitivi, egli afferma che
ogni persona compie scelte, trova motivazioni e regola il suo
comportamento basandosi sul proprio sistema di convinzioni. Nessun
meccanismo di autoregolazione è più essenziale e pervasivo delle
convinzioni di efficacia personale.
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Questo sistema di convinzioni è il fondamento del comportamento
umano. Tutti gli altri fattori che orientano e motivano il comportamento
affondano le radici nella convinzione centrale di poter produrre
cambiamenti con le proprie azioni. Tale convinzione ha un ruolo
centrale per il modo in cui le persone costruiscono e vivono la loro vita.
Gli scopi e le aspirazioni personali, che si fondano a loro volta su un
sistema di valori, forniscono ulteriori incentivi e guide per l’azione.
Inoltre, le persone regolano il corso della loro vita prevedendo i risultati
del loro impegno: i costi e i benefici materiali, gli effetti sociali positivi
e negativi e la propria autovalutazione (Bandura, 2001).
Lo sviluppo e il cambiamento personale procederebbero facilmente se
non ci fossero ostacoli da superare; così l’idea soggettiva delle
opportunità e degli ostacoli presenti nel proprio ambiente modella il
corso della vita.
L’autoefficacia è un elemento essenziale perché influisce sul
comportamento sia direttamente sia attraverso gli effetti prodotti su
queste altre determinanti. Le convinzioni di efficacia determinano gli
scopi e le aspirazioni.
Più il senso di efficacia è forte, più gli scopi prescelti sono elevati e
maggiore è la determinazione nel loro perseguimento. Le convinzioni di
efficacia modellano i risultati previsti del proprio impegno. Quando
sono elevate, le persone prevedono risultati favorevoli; quando sono
ridotte, le persone si aspettano di ottenere risultati scarsi. Le
convinzioni di efficacia influiscono anche sulla rappresentazione degli
ostacoli e degli impedimenti: in presenza di aspettative ridotte ci si
concentra sui costi e i rischi da evitare, più che sulle opportunità
disponibili.
Di fronte agli impedimenti, chi ha scarse aspettative di efficacia si
convince facilmente che sia inutile impegnarsi.
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Chi ha invece aspettative elevate pensa di poter superare gli
impedimenti sviluppandosi come persona e perseverando nell’impegno
(Bandura, 2001).
Le credenze delle persone riguardo la propria efficacia nel gestire gli
eventi, influenzano le scelte, le aspirazioni, i livelli di sforzo, di
perseveranza, resilienza e vulnerabilità allo stress ed in generale la
qualità della prestazione.
Indagare le convinzioni di autoefficacia personale, relativamente ad un
dato comportamento, può allora permettere di predire la condotta
dell'individuo in quello specifico dominio comportamentale.
Per quanto riguarda le convinzioni di efficacia sulla gestione delle
emozioni e delle relazioni interpersonali, si evidenzia una stretta
relazione tra efficacia emotiva (relativa alla regolazione dell'affettività
negativa e all'espressione dell'affettività positiva) ed efficacia
interpersonale (convinzioni relative alla gestione delle relazioni con
profitto e soddisfazione).
Il senso di autoefficacia agisce anche sulla determinazione e sulla scelta
degli obiettivi personali. In questo senso l'importanza primaria di
credenze di efficacia incentrate sulla controllabilità dell'ambiente entro
cui la scelta è operata, risulta fondamentale nella scelta dei propri
obiettivi: con una scarsa controllabilità percepita si riducono le
aspirazioni e gli obiettivi che le persone si prefiggono (Bandura, 2001).
Secondo Pajares (1996) l’autoefficacia comprende almeno tre diversi
aspetti e cioè la valutazione del proprio livello di abilità, le aspettative
di riuscita e l’importanza assegnata al compito e alla situazione.
La valutazione del proprio livello di abilità si riferisce alla percezione
delle competenze personali possedute per affrontare lo specifico
compito e si collega a una valutazione delle difficoltà poste dalla
situazione. Le aspettative di riuscita riguardano la stima della
possibilità di ottenere un successo.
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Esse si collegano sia al livello di difficoltà del compito, così come
percepito in relazione anche alle abilità possedute, sia ai parametri
attraverso cui il singolo stabilisce se e in che misura un certo risultato
costituisce un successo. Infine l’importanza assegnata al compito
consiste nel valore assegnato alla situazione, la quale può contribuire in
maniera più o meno efficace a soddisfare gli obiettivi del soggetto. In
una situazione ottimale queste tre componenti (valutazione di abilità,
aspettative e importanza) sono tutte positive e sinergiche e conducono a
una buona percezione di autoefficacia. In altri casi, invece, o sono
negative, per cui la percezione di autoefficacia è complessivamente
bassa oppure sono discrepanti e, in quanto tali, conflittuali. Un caso
frequente è, ad esempio, quello di studenti che valutano positivamente
la situazione, per cui vorrebbero riuscire a sostenere molti esami e
ottenere voti positivi, ma che percepiscono un basso livello di
competenza nell’affrontare lo studio di specifiche materie. Tale
situazione è conflittuale in quanto lo studente vorrebbe affrontare la
situazione ma teme di non farcela a causa del personale riconoscimento
della mancanza di adeguate capacità per riuscire (De Beni & Moè,
2000). Un elemento fondamentale del concetto di autoefficacia è,
infatti, secondo Bandura (1997), l’esercizio del controllo (human
agency). Sentire di avere la capacità di affrontare una specifica
situazione e credere che le proprie azioni produrranno gli effetti
desiderati, porta ad anticipare scenari di riuscita, a impegnarsi e, di
conseguenza, a ottenere buoni risultati. Al contrario, la sensazione di
non riuscire a controllare la situazione, caratterizzata da bassa
autoefficacia, porta al ritiro dell’impegno e, quale conseguenza, a
risultati di apprendimento non soddisfacenti. Tutto questo può tradursi
in un processo circolare mediato dalle aspettative (De Beni & Moè,
2000).
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Chi possiede un elevato senso di autoefficacia si aspetta il successo,
aspettativa che, a sua volta, sostiene e motiva per ottenere una buona
prestazione. Chi presenta, invece, una bassa percezione di autoefficacia
tende a essere demotivato nel timore di non riuscire ad affrontare la
situazione e a controllarla.
Bandura (1986, 1995, 1997) identifica quattro fonti di informazioni
principali per la costruzione dell'autoefficacia. La fonte di maggior
influenza di queste credenze riguarda le esperienze comportamentali
dirette di gestione efficace, che funzionano da indicatori di capacità;
semplicemente valutando le conseguenze delle proprie azioni e
interpretando tali conseguenze, gli individui accrescono le credenze
circa la propria autoefficacia. I risultati interpretati come positivi
aumentano il livello di autoefficacia quelli negativi lo diminuiscono.
Bandura (1986) sottolinea che le esperienze personali e dirette sono la
fonte di maggior influenza per la raccolta di informazioni inerenti
l’autoefficacia ed hanno importanti implicazioni nel raggiungimento di
successi in ambito accademico. Risulta perciò importante che
l’insegnante ponga attenzione al cambiamento delle credenze degli
studenti, riguardo l’autoefficacia e le competenze che ritengono di
possedere.
Le esperienze vicarie e di modellamento sono un’altra importante fonte
per la costruzione dell’autoefficacia ed agiscono attraverso la
trasmissione di competenze ed il confronto con le prestazioni ottenute
dalle altre persone. Questa fonte di informazione è più debole rispetto
alla precedente ma, quando le persone sono incerte circa le proprie
capacità o hanno un’esperienza limitata in materia, diventano più
vulnerabili a questo tipo di fonte. Come dimostra Schunk (1981, 1983a,
1987) in questo ambito le conseguenze/effetti dei modelli risultano
essere particolarmente rilevanti: un modello significativo nella vita di
una persona può essere utile per elaborare determinate credenze su se
stessi e sarà quindi in grado di influenzare l’intero percorso di vita.