tria di prezzo nel mercato italiano dei carburanti al fine di indagare meglio il legame
che intercorre tra il prezzo del greggio e quello dei carburanti e di individuare le
componenti che incidono maggiormente sulle variazioni dei prezzi.
Il percorso che abbiamo scelto di intraprendere parte dalla contestualizzazione del
problema, ossia dalla spiegazione di come si arriva ad ottenere i prodotti derivati del
petrolio. Quindi si indagano le componenti che costituiscono i prezzi dei carburan-
ti e infine si forniscono informazioni generali sul mercato del greggio, che possono
aiutare a capire da cosa dipende a sua volta il comportamento dei prezzi di questa
materia prima. Successivamente, passiamo a delineare le parti che costituiscono i
prezzi di benzina e gasolio e che ci servono nell’analisi econometrica del problema
per interpretare i dati e i risultati.
Nello specifico, nella prima parte della tesi si delinea il contesto in cui si puo` svi-
luppare il fenomeno: dall’esame delle fasi della filiera di produzione e distribuzione
dei derivati, lungo la quale si creano le componenti che determinano il prezzo finale
dei carburanti, affrontato nella sezione 1.1 del capitolo 1, si passa poi ad una breve
panoramica sul mercato petrolifero nella sezione successiva 1.2. Il capitolo termina
con la sezione 1.3 dedicata alla spiegazione della struttura del prezzo dei carburanti.
Nel capitolo 2 si approfondisce l’analisi del problema raccogliendo nella sezione 2.1
una selezione della letteratura che comprende gli articoli in cui sono state trattate
le asimmetrie di prezzo dei derivati del petrolio, pubblicati tra il 2000 e il 2008,
suddividendoli per tipo di modello impiegato nell’indagine, presentato all’inizio di
ogni paragrafo. Si pone un’attenzione particolare alla descrizione della metodologia
adoperata nella elaborazione dei dati e si individuano nella sezione 2.2 alcune tra le
piu` rilevanti motivazioni dibattute negli articoli raccolti che possono essere alla base
del comportamento non simmetrico dei prezzi.
Nel capitolo 3, della seconda parte di questo elaborato, si sviluppa l’analisi em-
pirica con la ricerca di prove dell’esistenza del fenomeno nel mercato italiano dei
carburanti. Nella sezione 3.2 si definiscono a questo scopo modelli a correzione d’er-
rore univariati e multivariati che si applicano a un campione di dati. Nella sezione
3.1 poi abbiamo esaminato il suddetto campione che ci e` stato fornito dal Mini-
stero dello Sviluppo Economico italiano. Le ultime sezioni 3.3 e 3.4 sono dedicate
all’osservazione e interpretazione dei risultati ottenuti con il software Eviews 5.0.
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Parte I
ANALISI DEL PROBLEMA
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CAPITOLO 1
L’ORO NERO E I SUOI DERIVATI
Il petrolio, denominato anche oro nero, e` la piu` versatile risorsa energetica dispo-
nibile sulla Terra. L’importanza economica dell’andamento dei suoi prezzi e` sotto
gli occhi di tutti proprio perche´ sono numerosi i prodotti di uso quotidiano composti
con un suo derivato, basti pensare ad esempio alle materie plastiche, alle vernici, ai
detersivi, ai pesticidi o anche ad alcuni medicinali. Di conseguenza, ad un aumento
del prezzo del petrolio corrisponde inequivocabilmente un rincaro del costo della vita
di ognuno di noi.
I carburanti per autotrazione sono l’esempio piu` conosciuto di derivati e il loro set-
tore e` quello che interessa direttamente e in modo piu` evidente l’intera popolazione
poiche´ la maggior parte dei mezzi di trasporto, che circolano sulle nostre strade, e`
alimentato con almeno uno di questi prodotti.
Il petrolio viene impiegato principalmente per produrre benzine, gasoli leggeri e pe-
santi e GPL, visto che le corrispondenti domande sono piuttosto elevate. Infatti, a
livello mondiale e` stato rilevato che le benzine comprendono il 22,3% del consumo, i
distillati medi1 il 47,5%, gli oli combustibili il 11,4%, e gli altri prodotti il 18,8% (ve-
di [11]). Dato il ruolo centrale dei carburanti, ci concentriamo su questi prodotti per
capire se sussiste asimmetria tra i loro prezzi e il prezzo del greggio. In particolare,
vogliamo determinare se in effetti quando il prezzo della materia prima sale il prezzo
dei carburanti cresce proporzionalmente ed altrettanto velocemente, ma quando si
1Per capire cosa sono i “distillati” vedi paragrafo sulla Raffinazione 1.1.2.
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ha un calo, i prezzi che ritroviamo dai distributori non sembrano aver subito la stessa
variazione nello stesso tempo. Per poter passare allo studio del suddetto fenomeno
ed individuare alcune delle sue possibili cause e` importante delineare anzitutto le
fasi della produzione e distribuzione dei carburanti, successivamente analizzare il
mercato petrolifero ed infine la struttura dei prezzi considerati.
1.1 Processo produttivo
I diversi tipi di petrolio esistenti in natura sono costituiti prevalentemente da
una mistura di idrocarburi formatasi nel corso di milioni di anni sotto la superficie
terrestre e si differenziano per il rapporto tra i principali componenti: paraffine,
nafteni, sostanze aromatiche, bitume. I criteri di classificazione principali sono la
densita` e la presenza di zolfo.
Una volta trovati i giacimenti disponibili, il petrolio viene estratto, trasportato nei
luoghi di lavorazione dove la materia prima viene trasformata in prodotti finiti, e
successivamente i derivati vengono distribuiti sui vari mercati, quindi le fasi del
processo produttivo si possono suddividere in:
1. Fase mineraria;
2. Di raffinazione;
3. Logistica;
4. Di distribuzione.
Le imprese petrolifere sono strutturate in due parti verticalmente integrate: l’upstream
comprende le operazioni dalla ricerca alla messa in produzione dei pozzi (fase minera-
ria), mentre il downstream comprende le attivita` che si svolgono dopo la produzione,
ovvero dalla fase logistica (di trasporto del greggio alle raffinerie e dei prodotti finiti
alla catena distributiva) in poi.
Nella nostra analisi ci siamo focalizzati soprattutto sugli aspetti relativi alla pro-
duzione di carburanti vista la loro predominanza nel mercato; in particolare, nel
seguito tratteremo la fase distributiva relativa esclusivamente a questo derivato.
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1.1.1 Fase mineraria: ricerca ed estrazione
L’attivita` di ricerca di nuovi giacimenti e il loro sfruttamento e` rischiosa perche´
non sempre porta a risultati redditizi ma comporta maggiormente costi enormi che
le societa` petrolifere devono essere in grado di sostenere e che quindi vanno valutati
attentamente a priori.
In questa fase preliminare, e` essenziale la conoscenza geologica delle aree di interesse
poiche´ essa consente di localizzare piu` facilmente le zone che hanno condizioni geo-
logiche favorevoli per la formazione del petrolio. Le tecniche usate per individuare
le trappole2 sono differenti: si passa dalle indagini indirette come le analisi del suo-
lo e i metodi geofisici di sismica a riflessione o quelli che misurano le differenze di
composizione e densita` del bacino, alle indagini dirette come le trivellazioni di pozzi
esplorativi, effettuate nel punto dato dall’incrocio dei risultati ottenuti con le altre
metodologie. Dopo aver circoscritto la probabile zona piu` produttiva, si perfora il
terreno con sistemi “a rotazione”3 (rotary) messi in atto grazie all’uso di speciali
torri, dette derricks, a base triangolare che sostengono gli apparecchi di trivellazione,
ovvero una serie di tubi cavi rotanti (batteria di aste) alla cui estremita` inferiore e`
attaccata la testa di perforazione (scalpello) e che permettono quindi di raggiungere
la profondita` voluta (fino a circa 6 km di profondita`).
Figura 1.1: Impianto per l’estrazione del petrolio
2Termine che in geologia indica una particolare disposizione degli strati del sottosuolo che e` in
grado di trattenere idrocarburi liquidi o gassosi e bloccarne il flusso ascensionale.
3Metodo brevettato in Gran Bretagna nel 1844 da R. Beart.
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Le aste, a sezione quadrata, scorrono al centro di una tavola rotante orizzontale,
mossa da un motore esterno, che gli fornisce il moto rotatorio; al loro interno circola
uno speciale fango utile per la lubrificazione e il raffreddamento dello scalpello, per
sostenere le pareti del pozzo (con la pressione idrostatica che crea) e per portare in
superficie, dopo aver raggiunto lo scalpello, i detriti raccolti nello scavo4.
Il fine di questa operazione e` quello di provare l’inconfutabile esistenza di un ba-
cino petrolifero e successivamente passare all’estrazione della materia prima trovata.
Per portare in superficie il greggio si adottano principalmente i seguenti metodi:
1. Primari: sfruttano la spinta naturale verso l’alto a cui e` sottoposto il petrolio,
sotto pressione nelle trappole sotterranee in cui si trova, grazie ai gas disciolti
nel bacino che si liberano perforando la roccia impermeabile che ne blocca
l’uscita e si espandono poiche´ la pressione nel pozzo e` inferiore a quella nel
bacino; in questo modo la soluzione fluisce nel foro e raggiunge la superficie.
In alcuni giacimenti, invece, la spinta e` dovuta alla presenza di acqua freatica5
adiacente all’area interessata che causa la fuoriuscita naturale del greggio dal
bacino trivellato. Quando la pressione nel bacino diminuisce tanto da non
favorire piu` la risalita, si ricorre all’azione di pompe aspiranti fino a che il
flusso e` sufficiente a favorire il pompaggio in modo non troppo costoso. Il
tasso di recupero primario si aggira in media attorno al 20%.
2. Secondari: utilizzati quando i meccanismi naturali di spinta si esauriscono.
Sfruttano una spinta artificiale creata riproducendo valori di pressione nel gia-
cimento tali da permettere al petrolio di fuoriuscire; l’innalzamento si ottiene,
nella maggioranza dei casi, con l’iniezione di acqua all’interno di pozzi trivella-
ti ad una distanza tra i 60 e i 600 metri per i giacimenti di grandi dimensioni,
o di gas nel bacino per mezzo di un foro obliquo rispetto alla direzione del foro
di estrazione. Con questi metodi il tasso di recupero raggiunge il 30-35%.
3. Di recupero in mare aperto (off-shore): per perforare in zone dove la pro-
fondita` del mare e` inferiore ai 100 metri si usano piattaforme fissate al fondale
che poggiano su tralicci scorrevoli, se invece la profondita` raggiunge i 1500
metri si opera su piattaforme galleggianti, ancorate al fondo con ormeggi fissi;
4Lo scalpello ha diametro superiore alle aste e il fango risalendo passa nell’intercapedine che si
crea fra le aste e le pareti del foro.
5Questo tipo di acqua costituisce una riserva sotterranea alimentata dall’acqua di superficie
proveniente da precipitazioni, corsi d’acqua, e fiumi che si infiltra nel terreno.
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per profondita` superiori ai 1500 metri e fino a 3300 metri si usano navi di
perforazione mantenute in posizione mediante sistemi satellitari e propulsori.
Le navi sono dotate di un’apertura nella carena per far passare la tubazione
telescopica e sono in grado di trattare e immagazzinare tutti i detriti e i fluidi
di lavorazione che devono essere trasportati sulla terraferma per lo smaltimen-
to. Anche su questo tipo di impianti si utilizza il derrick per sostenere e far
girare la batteria di trivellazione alla cui estremita` inferiore e` agganciata la te-
sta di perforazione. Per far arrivare il fango nel foro creato sul fondale marino
e` necessario installare un tubo d’acciaio chiamato riser che copre la distanza
tra il fondo e l’impianto di perforazione.
Esistono anche i cosiddetti metodi di recupero terziario (tasso di recupero
del 40-45%) che sfruttano solventi chimici per rendere il greggio piu` fluido, meno
vischioso, e dunque piu` facilmente estraibile con tecniche di pompaggio, ma non
vengono molto utilizzati perche´ troppo costosi.
Il pozzo viene reso produttivo collegandolo con un oleodotto agli impianti di super-
ficie che separano preventivamente, in fasi separate, il petrolio vero e proprio dal gas
e dall’acqua di scarto.
La scelta del tipo di recupero e il grado di estrazione dipendono essenzialmente dal-
la disponibilita` economica e dalle decisioni di investimento della societa` petrolifera;
questa calcola preventivamente un bilancio economico sui costi di queste operazio-
ni, dalla ricerca all’estrazione, e valuta il valore futuro del petrolio, per avere una
previsione sui possibili ricavi.
Inoltre, le compagnie devono tener conto del fatto che spesso le analisi iniziali sul-
la resa dei giacimenti potrebbero essere errate quindi devono considerare che gli
eventuali guadagni, derivanti da giacimenti fruttiferi, devono poter coprire anche le
eventuali perdite economiche in cui potrebbero incorrere, oltre che gli elevati costi;
questi ultimi si possono suddividere in: costi di investimento in ricerca ed esplora-
zione, costi di investimento per lo sviluppo e la coltivazione del giacimento e costi
operativi (lavoro, manutenzioni ed energia). A priori, sulla base del bilancio re-
datto e delle valutazioni fatte, si decidera` se intraprendere o meno le ricerche e la
conseguente estrazione.
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