II
richieste sociali. Le tradizionali forme di organizzazione, così, lasciano
spazio a paradigmi più flessibili e adatti alle necessità, ma, soprattutto,
ai desideri dei membri che la compongono. Si fa strada il paradigma
della gestione immateriale: le materie prime tendono a perdere il valore
fondamentale che rivestivano in passato, per lasciare spazio a nuove
risorse sempre più intangibili.
La relazione individuo-organizzazione si trasforma, i membri
dell’organizzazione non sono più considerati dei lavoratori
semplicemente chiamati ad eseguire i loro compiti, ma risorse
indispensabili ai fini della produttività delle imprese. In un contesto
caratterizzato da continue trasformazioni sociali e tecnologiche, infatti,
l’unico vantaggio competitivo per un’organizzazione può derivare dalle
conoscenze, competenze e creatività dei suoi membri.
L’organizzazione, riconoscendo nella conoscenza soggettiva
un’illimitata capacità di generare valore duraturo e profitto, si propone
di raggiungere nuovi obiettivi, vale a dire, implementare i flussi di
conoscenza (e, quando, di produttività) attraverso la realizzazione di un
III
ambiente che favorisca l’apprendimento e lo sviluppo di creatività degli
individui che vi lavorano. Per raggiungere tale obiettivo, è necessario
porre alla base del nuovo modello organizzativo la fiducia. Accordare
fiducia ai soggetti significa, infatti, accrescere il senso di responsabilità
e l’impegno nello svolgere al meglio i propri compiti, permettendo,
inoltre, di diffondere energie positive all’interno dell’organizzazione. È
proprio la fiducia l’elemento chiave che consente di superare le
tradizionali forme di potere e di controllo, per favorire, piuttosto, la
condivisione e la cooperazione tra gli individui.
Un’organizzazione sempre più soggettiva, dunque, che perde i
caratteri di obiettività per divenire sempre più mentalità e modo di
sentire individuale e collettivo. Al suo interno, la complessità assume un
nuovo valore, rivelandosi sinonimo di ricchezza e di varietà. Ricchezza
di opportunità e varietà di punti di vista, in particolare, esaltano le
possibilità soggettive di apprendere e di sviluppare conoscenza,
dimensioni, queste, che confluiscono e si moltiplicano nella prospettiva
di gruppo.
IV
Il gruppo è, insieme, soggettività, pluralità e complessità che,
attraverso lo scambio e il confronto, amplifica le potenzialità di
apprendimento individuali e, di conseguenza, le possibilità di successo
dell'organizzazione. I risultati che il gruppo potrà produrre, però,
dipenderanno dalla qualità delle relazioni che si instaura al suo interno;
pertanto, la capacità di apprendere ed ottenere risultati in gruppo
dovrà essere coltivata per far sì che la dimensione plurale divenga
realmente una risorsa strategica.
La creazione di conoscenza e la valorizzazione delle risorse
individuali e collettive sono, dunque, processi fondamentali che
permetteranno all’organizzazione di operare scelte innovative
consentendole di essere competitiva e di rimanerlo nel tempo. In
particolare, il paradigma organizzativo che più sembra adeguato ad
implementare questi processi è quello che viene definito “Learning
Organization”, ovvero, “Organizzazione che apprende”.
Le Learning Organizations puntano al coinvolgimento di ogni
membro dell’organizzazione nel processo di produzione di conoscenza e
V
trasformano il sapere individuale in patrimonio collettivo, facilitando la
condivisione di conoscenza a tutti i livelli organizzativi. Sono
organizzazioni che valorizzano la soggettività e le caratteristiche
individuali di ognuno, attraverso la progettazione di percorsi di
apprendimento continuo che permettano di affrontare i molteplici
cambiamenti sociali e l’incertezza che essi determinano in ogni
individuo.
Il presente lavoro, dopo aver analizzato diversi orientamenti nello
studio delle dinamiche organizzative, si propone di esaminare più
dettagliatamente, da una prospettiva psicosociale, il paradigma della
Learning Organization: le origini del modello, i fattori che lo
caratterizzano e, infine, alcune delle sue applicazioni nell’ambito della
ricerca. In particolare, il lavoro si articola come segue:
Nel primo capitolo vengono distinti alcuni degli orientamenti che si
propongono di studiare l’organizzazione: la prospettiva psicosociale,
quella psicodinamica, quella dello Sviluppo Organizzativo e la più
recente prospettiva della Learning Organization. Di ogni orientamento
VI
si è cercato di evidenziare alcuni concetti chiave, analizzando, nello
specifico, il modo di intendere l’organizzazione, il gruppo e la
formazione.
Il secondo capitolo approfondisce il concetto di Learning
Organization, esaminando i fattori che contribuiscono alla creazione di
un contesto organizzativo orientato all’apprendimento. In particolare, la
presenza di un “learning environment”, il nuovo modello di leadership e
l’innovativo insieme di attività gestionali racchiuse sotto l’etichetta
“Knowledge Management” e, infine, il ruolo della formazione nel
processo di implementazione della conoscenza.
Il lavoro si conclude con un capitolo dedicato ad alcune
implicazioni pratiche del paradigma; consultando la letteratura
specialistica sull’argomento si è cercato, infatti, di evidenziare alcuni
degli aspetti pratici più rilevanti nell’ambito della ricerca sulla
Learning Organization.
7
CAPITOLO I
8
LO STUDIO DELLE DINAMICHE ORGANIZZATIVE:
DIVERSI ORIENTAMENTI
1. La prospettiva psicosociale
1.1 Gli studi di Kurt Lewin e la nascita dell’interesse per le dinamiche
di gruppo
La prospettiva psicosociale allo studio delle organizzazioni affonda
le proprie origini negli studi e nell’opera dello psicologo tedesco Kurt
Lewin.
Nato a Mogilno, in Prussia, nel 1890, da una famiglia di origine
ebrea, egli compie i suoi studi universitari a Berlino. Qui inizia la
collaborazione con i fondatori della Gestalt-Theorie (Wertheimer,
Koffka e Köhler) e si occupa soprattutto di tematiche riguardanti la
9
psicologia individuale e l’epistemologia. Lavora in Germania fino al
1932, quando l’avvento del nazismo lo costringe ad emigrare in
America.
Il fervore politico e culturale dell’ambiente americano spinge
l’Autore a sviluppare nuovi ambiti di indagine scientifica, riguardanti,
principalmente, la psicologia sociale e i rapporti interindividuali.
L’interesse per il gruppo e per le dinamiche che si sviluppano al suo
interno conducono Lewin alla fondazione, nel 1945, del Research Center
of Group Dinamic presso il Massachusset Institute of Technology (MIT),
dove insegnava. I suoi studi e le sue ricerche sono, però, interrotti dalla
prematura morte, avvenuta nel 1947, a soli 56 anni.
I contributi forniti da Lewin alla prospettiva psicosociale sono
numerosi sia sul piano teorico che su quello applicativo. A livello
teorico, l’Autore, in primo luogo, ha il merito di aver contribuito ad
imprimere una diversa scientificità alla psicologia, operando al suo
interno una rivoluzione metodologica e concettuale simile a quella
avvenuta nella fisica: da una logica di tipo aristotelico ad una logica
10
galileiana. In psicologia, come in fisica, assumere una concezione
galileiana significa abbandonare un metodo «descrittivo» e
«classificatorio» degli eventi psichici, per valorizzare la concretezza del
caso individuale, visto nella sua totalità dinamica, come frutto di
condizioni contemporaneamente oggettive e soggettive. I fenomeni
psicologici vanno, pertanto, analizzati in quanto parti di una totalità di
fatti interagenti, definita da Lewin “campo”.
1
La concezione galileiana ”… deriva tutti i vettori che determinano
un processo non già da oggetti singoli isolatamente considerati, ma
dalle reciproche relazioni tra i fattori che operano nell’ambito di una
situazione concreta presa nel suo insieme, cioè, essenzialmente, dalle
condizioni nelle quali l’individuo si trova ad un momento dato e dalla
struttura della situazione psicologica. La dinamica dei processi deve
essere sempre derivata dalla relazione fra l’individuo concreto e la
situazione concreta e, nella misura in cui tali processi riguardano forze
1
K. Lewin (1951), Field Theory in Social Science, New York, Harper e Row, Pubblishers; trad. it.
Teoria e sperimentazione in psicologia sociale, Il Mulino, Bologna, 1972.
11
di origine interiore, dalle mutue relazioni fra i vari sistemi funzionali
che compongono l’individuo.”
2
Considerando anche gli eventi psichici nei termini di una logica di
tipo galileiana, Lewin introduce, poi, sempre sul piano teorico, un
concetto fondamentale per comprendere la sua definizione di gruppo,
quello di “ambiente psicologico”. Con questo termine l’Autore si
riferisce all’insieme delle condizioni psicologiche percepite da un
soggetto in un determinato momento. L’ambiente, secondo Lewin, non
deve essere inteso, semplicemente, come l’insieme delle condizioni
fisiche e oggettive con le quali un individuo viene a contatto, ma assume
anche delle connotazioni soggettive che possono stimolare o inibire un
comportamento.
Una funzione essenziale, nella costituzione dell’ambiente
psicologico di un individuo, assume il contatto con “le altre persone” e
quindi con il gruppo. Esso costituisce, per Lewin, un punto di
riferimento fondamentale per la comprensione del comportamento di un
2
K. Lewin (1935), A dynamic theory of personality, McGraw-Hill Book Company, Inc, N.Y. ; tr. it.
Teoria dinamica della personalità, Giunti e Barbera, Firenze, 1965, p.48.
12
soggetto, perché al suo interno l’individuo impara a vivere e a
confrontarsi con gli altri e sviluppa le sue ambizioni e i suoi desideri.
Proprio per l’importanza che assume nella vita di un individuo, il gruppo
diviene, nell’ottica lewiniana, ambito privilegiato d’indagine perché è
considerato il terreno d’incontro più idoneo di teoria e pratica della
ricerca sociale.
L’interesse per le dinamiche di gruppo e il tentativo costante di
trovare un’applicazione pratica alle sue teorie, accompagnano Lewin per
tutta la vita e lo conducono alla formulazione, sul piano applicativo, di
due strumenti fondamentali per la pratica sociale del cambiamento:
ξ La ricerca-azione (action research): una nuova metodologia di
intervento, che porta lo scienziato a scendere “sul campo” e ad
intervenire direttamente sulla realtà che intende studiare. Al fine di
ottenere il cambiamento desiderato, egli verifica empiricamente le
sue teorie durante l’evolversi del progetto di ricerca, coinvolgendo
in prima persona i soggetti-oggetto, dello stesso, nel processo di
acquisizione ed affinamento dei metodi d’intervento. Aspetti
13
fondamentali della ricerca-azione sono l’orientamento e l’aderenza
alla realtà, finalizzati ad un effettivo mutamento dell’ordine sociale.
“La ricerca necessaria per la pratica sociale può meglio definirsi
come ricerca per la gestione sociale o «ingegneria sociale». È un tipo di
ricerca d'azione, una ricerca comparata sulle condizioni e gli effetti
delle varie forme di azione sociale che tende a promuovere l'azione
sociale stessa. Se producesse soltanto dei libri, non sarebbe infatti
soddisfacente”
3
Il cambiamento è considerato una condizione fisiologica della vita
sociale e per questo egli tenta con i suoi studi di metterne in luce i
meccanismi, definendo così una teoria del mutamento sociale che sta alla
base anche della ricerca-azione. Questa teoria considera ogni situazione
sociale come un equilibrio stazionario e dinamico tra forze contrastanti.
Il cambiamento desiderato può essere raggiunto, secondo l’Autore,
3
K. Lewin (1948), Resolving Social Conflicts, Harper e Row, New York; trad. it. I conflitti sociali.
Saggi di dinamica di gruppo,Angeli, Milano 1972, p. 248-249.
14
turbando l’equilibrio delle forze che mantengono l’autoregolazione
sociale ad un livello determinato.
4
ξ Il T-Group: un metodo di formazione attiva finalizzato
all’apprendimento dei fenomeni e dei processi di interazione che
hanno luogo all’interno di un gruppo e ne scandiscono il
funzionamento. Scoperto da Lewin e dai suoi collaboratori, nel
1947 (durante la conduzione di una serie di seminari per la
formazione di operatori sociali), tale strumento focalizza la sua
attenzione sul duplice ruolo svolto dal setting di piccolo gruppo:
allo stesso tempo soggetto e oggetto di apprendimento.
“Il T-Group fu pensato come una situazione di gruppo
sperimentale, una sorta di gioco in cui i partecipanti venivano posti in
un vuoto sociale lasciandoli soli in una microsocietà incapsulata ad
esaminare il sorgere e l’evolversi di norme e strutture.[…] Nella
situazione di gruppo si è ripetutamente osservato come comparivano le
4
K. Lewin (1948), op.cit., Angeli, Milano 1972.
15
interazioni, i conflitti, le prese di decisione, insomma tutti i momenti
critici della formazione e dell’evoluzione di un gruppo.”
5
I partecipanti variano da 10 a 15 individui e si riuniscono per un
numero di sedute prefissate nello stesso luogo, con un trainer. I temi e i
metodi di discussione sono scelti dal gruppo. Il compito del trainer si
limita a provocare il sentimento di appartenenza al gruppo e a garantire
la permanenza dei soggetti nel gruppo, impedendo che esso si disgreghi.
Il compito più importante che egli dovrà svolgere è quello di saper
interpretare l’atmosfera di gruppo favorendo il processo di
apprendimento. La regola tecnica dell’«hic et nunc» focalizza
l’attenzione dei partecipanti su quanto viene vissuto nella particolare
situazione, lasciando da parte ogni tipo di riferimento ad esperienze
passate. È una metodologia formativa dedicata principalmente allo
sviluppo delle capacità umane, più che di quelle tecniche, in cui ogni
partecipante è portato a riflettere sul proprio modo di essere in gruppo.
5
E. Spaltro (1975), “Intervento psicosociale e formazione lavorativa”. In: Spaltro E. (a cura di)
(1975) L’intervento psicosociale, Etas Libri, Milano, p. 71.
16
Dall’approfondimento degli studi di Lewin, dopo la fine della
seconda guerra mondiale, ebbero origine le attività del Tavistock
Institute and Clinic for Human Relation e, come già accennato, del
Research Center of Group Dynamics dell’Università del Michigan; i
quali hanno dato e continuano a dare grandi contributi allo studio delle
dinamiche di gruppo. Ma il punto di riferimento più importante per
chiunque si occupi di tecniche di gruppo, sono, senza dubbio, i National
Training Laboratories, in America, col le loro sedi residenziali a Bethel
nel Maine. Sull’esempio americano, anche in Europa è stato avviato
l’European Institute for Training and Management Organization che ha
il compito di mettere in contatto tutte le organizzazioni nazionali che si
occupano di tecniche di gruppo applicate alla formazione e al settore
organizzativo.
6
6
Ibidem.