6riflettendo a livello linguistico le interazioni storiche tra diversi
popoli e culture. Il Settecento, ad esempio, vide una grande
diffusione di parole francesi in tutte le lingue europee, italiano
compreso, a causa dell’enorme prestigio di cui godevano tra gli
intellettuali di tutta Europa la letteratura, la cultura e le mode
provenienti dalla Francia
1
. In quel periodo anche l’inglese cominciò
ad esercitare una certa influenza sulle lingue europee, grazie
soprattutto alla diffusione del romanzo storico e della stampa
periodica di origine inglese, e più tardi anche per motivi di prestigio
sociale: molti termini inglesi entrarono così in lingue come lo
spagnolo e l’italiano, a volte in maniera diretta, altre attraverso la
mediazione del francese
2
. Ma sarà solo nel XX secolo, soprattutto
dopo la seconda guerra mondiale, che l’influenza inglese, o meglio
angloamericana, si imporrà in modo travolgente nella cultura, nella
vita quotidiana, nelle mode, e, infine, nelle lingue dei Paesi europei.
La penetrazione nelle lingue europee di elementi linguistici inglesi,
sempre più numerosi, fu dovuta inoltre non solo alla crescente
egemonia politica, economica e militare dei Paesi anglofoni, ma
1
M. Dardano, Manualetto di linguistica italiana, pagg.264-265
2
Ibidem, pag.265.
7anche alla diffusione di mode, prodotti e costumi provenienti dagli
USA
3
. La novità che caratterizza questo processo rispetto ai
fenomeni di contatto interlinguistico avvenuti nei secoli precedenti
è, innanzitutto, la moltiplicazione dei canali di penetrazione
attraverso cui le parole straniere si introducono nella lingua. Nel
XVIII e nel XIX secolo il gallicismo, e, in misura minore,
l’anglicismo, avevano il libro come veicolo unico per cui la loro
influenza arrivava di fatto solamente agli intellettuali e alle classi
sociali ricche e istruite che avevano la possibilità di leggere e fare
viaggi all’estero; attraverso la loro mediazione gli elementi
linguistici stranieri si consolidavano gradualmente nella lingua
colta, e solo alla fine di questo processo arrivavano alla lingua
comune. Ma le profonde trasformazioni sociali ed economiche
avvenute intorno alla metà del XX secolo hanno cambiato in modo
radicale questa situazione. La diffusione dei mezzi di
comunicazione di massa ha favorito negli ultimi decenni
l’alfabetizzazione della quasi totalità della popolazione, e ha
permesso alle informazioni (e alla lingua) di circolare rapidamente
in tutti gli strati sociali e in tutto il Paese. Le innovazioni nel campo
3
Ibidem, pag.265-266.
8tecnico e scientifico hanno introdotto una grande quantità di nuove
idee e nuovi oggetti nella vita quotidiana, mentre l’espansione del
commercio mondiale ha diffuso ampliamente nomi di aziende e
prodotti provenienti soprattutto dagli Stati Uniti.
Tra i mezzi di comunicazione di massa, il giornalismo è
sempre stato uno dei principali canali attraverso cui gli anglicismi
entrano nell’uso linguistico. La maggior parte delle notizie
pubblicate sui giornali (e, più recentemente, su nuovi mezzi di
informazione come Internet) provengono da agenzie britanniche o
statunitensi che le inviano agli uffici stampa di tutto il mondo;
queste notizie devono essere tradotte in tempi molto rapidi, il che
spinge ad adottare, in modo più o meno consapevole, parole,
significati e strutture sintattiche della lingua inglese, contribuendo
così a radicare l’uso di queste forme nella lingua comune.
Il problema della traduzione non riguarda solo il giornalismo,
bensì molti diversi mezzi di comunicazione in uso nella società
moderna. I libri che, come abbiamo visto, in passato erano il
veicolo privilegiato per la diffusione di nuove idee e parole, oggi
rivestono un ruolo minore relativamente al fenomeno
dell’anglicismo: sebbene molti dei libri che circolano in Italia e
9negli altri Paesi siano traduzioni di opere scritte in inglese, essi non
hanno un’influenza rilevante sulla lingua viva, sia perché sono letti
da un pubblico meno numeroso ed eterogeneo rispetto a quello dei
giornali o della televisione, sia perché utilizzano generalmente un
linguaggio letterario o settoriale, che viene percepito su un piano
diverso rispetto alla lingua quotidiana, e che difficilmente influisce
direttamente su di essa.
Un’altra fonte importante di anglicismi nella società moderna
è costituita senza dubbio dall’industria e dal commercio, grazie
all’egemonia economica nordamericana e inglese e allo sviluppo
dei rapporti commerciali internazionali; così sono entrati nell’uso
comune nomi inglesi di prodotti e di aziende commerciali, oltre ad
una gran quantità di annunci pubblicitari che si trovano sempre più
spesso in lingua originale tra le pagine dei giornali o di Internet.
Sfogliando qualunque quotidiano o rivista italiana, è facile
imbattersi in slogan come:
10
Walk, don’t run.
4
Shift_ the way you move
5
Open your mind
6
Because change.. happenz
7
Nuova Golf, Born with experience
8
Ulteriore mondo che vede il suo vocabolario arricchirsi sempre
più di anglicismi, è quello riguardante lo sport, poiché la maggior
parte delle discipline sportive oggi seguite e praticate sono di
origine inglese o nordamericana; così, si sono introdotti nella lingua
non solo i nomi degli sport, più o meno modificati dal punto di vista
fonetico e/o ortografico, ma anche gran parte della terminologia che
ad essi appartiene.
4
For men magazine, Settembre 2008
5
Il sole 24 ore, 13 Ottobre 2008 (inserto auto rapporti)
6
www.be-smart.it
7
Al volante, Ottobre 2008
8
http://it.volkswagen.com/vwcms_publish/vwcms/master_public/virtualmaster/it/models/Golf.html
11
Premesse
Il significato del termine “anglicismo” viene cosi spiegato in
alcuni tra i più recenti dizionari della lingua italiana:
Anglicismo,
s.m. TS ling. parola, locuzione o costruzione inglese entrata in un’altra
lingua | parola o locuzione che costituisce calco semantico dell’inglese
(ad es. l’it. grattacielo dall’ing. skyscraper) S anglismo, inglesismo
[1829 cfr. ingl. anglicismo]
(de mauro 2008)
Lemma Anglicismo
Sillabazione/ Fonetica [an-gli-cis-mo; pr. /angli’tSizmo/]
Etimologia Deriv. di anglico
Definizione s.m. parola o costrutto della lingua
inglese entrato in un’altra lingua.
(Dizionario Garzanti on-line)
Queste più recenti spiegazioni si affiancano alle precedenti
visioni di Gaetano Rando, nel suo Dizionario degli anglicismi
nell’italiano post-unitario (1987), il quale aggiunge ulteriori
parametri alla definizione di anglicismo, che include non solo il
prestito formale, ma anche quello semantico, tiene conto delle
varietà ormai affermatisi dell’inglese e vede l’inglese nella sua
12
funzione ambivalente di source language e di lingua mediatrice per
l’ingresso nell’italiano di altre parole di origine straniera:
per anglicismo (specificatamente anglicismo italiano) si intende ogni
vocabolo o accezione di vocabolo che sia di origine inglese o che sia
giunto nella nostra lingua tramite l’inglese nella varietà britannica e
americana ma anche in quelle dell’Australia, Canada, Sud Africa.
9
e quelle di Görlach, il quale sottolinea esplicitamente che nel
passaggio dalla source alla target language, la parola di origine
anglosassone deve conservare almeno una delle sue caratteristiche
formali:
An Anglicism is a word or idiom that is recognizably English in its form
(spelling, pronunciation, morphology, or at least one of the three), but is
accepted as an item in the vocabulary of the receptor language.
10
Insieme al Francese, l’Inglese è stato ed è la più importante fonte
di rinnovamebnto esogeneo dell’italiano moderno. Gli influssi
dell’inglese sulla lingua e sulla società italiana cominciano a farsi
sentire gia sin dal XII secolo, ma è solo nel XX secolo, nella seconda
metà in particolare, che tale influenza raggiunge livelli molto alti.
L’impatto della cultura angloamericana dopo la prima e soprattutto
dopo la seconda guerra mondiale ha stabilito il primato della lingua
9
Rando, 1987: XV-XVI.
10
Görlach, 1994: 223-246.
13
inglese come la lingua straniera più diffusa nel nostro paese – cosa che
nei secoli precedenti era stato appannaggio del francese.
La cultura angloamericana – e tutto il suo corredo fatto di stile di
vita, valori, linguaggio, moda, musica – ha visto crescere
gradulamente ma in modo costante e continuo la sua popolarità. Di
tanto in tanto, studiosi e opinionisti hanno discusso sul forte
ascendente che il mito americano ha sulla mentalità apparentemente
debole, provinciale e facilmente influenzabile degli italiani. Nel
complesso, tutavia, le reazioini e le tendenze generali sono state
moderatamente critiche e tutto sommato tolleranti.
Nel corso degli anni si è sempre parlato di una attrazione fatale
degli italiani nei confronti della lingua e dello stile di vita inglesi e
americani. Gli italiani, a diffrenza dei francesi, si sono rivelati
“vittime” meno riluttanti all’infiltrazione dell’inglese nella propria
lingua. Tanto forte è stato, soprattutto a partire dal secondo
dopoguerra, e continua ad essere, l’influsso dell’inglese sull’italiano
che è stato coniato il termine “itangliano” per indicare una mescolanza
di parole, concetti ed espressioni di entrambe le lingue, spesso
pronunciate in maniera scorretta ed usate per aggiungere un ipotetico
14
tocco di classe all’italiano parlato e scritto soprattutto a livelli
manageriali.
L’inglese rappresenta la più grande donor language per l’italiano
soprattutto dopo la seconda metà del XX secolo, anche se non sempre
si sono registrate omogeneità e continuità costanti in tale flusso, che
sembra aver avuto il suo apice negli ani ’70-’80. L’uso eccessivo di
parole, concetti ed espressioni inglesi maggiormente nel campo della
pubblicità o in quello della stampa è stato spesso oggetto di critiche,
non solo da parte dei puristi ma anche di linguisti, intellettuali ed
opinionisti. La tendenza generale della critica va, comunque da una
blanda intolleranza ad una totale accettazione della presenza
dell’inglese.
Le parole inglesi risultano molto più numerose in alcuni ambiti e
contesti semantici ben definiti quali l’informatica, le scienze, lo sport,
la pubblicità e soprattutto l’economia; e sono usate da gruppi sociali
ben precisi quali giornalisti, esperti di informatica, analisti finanziari
ed imprenditori.
La forte presenza di anglicismi nell’italiano contemporaneo è
registrta da dizionari e repertori lessicografici, che da tempo non
prevedono più sezioni staccate o appendici dove raccogliere e isolare i