2
volontaria di non nutrire il paziente e nella maggior parte dei casi essa
non è giustificabile “.
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La nutrizione artificiale comprende:
¾ La nutrizione enterale, che prevede la somministrazione di
sostanze nutritive direttamente nel tratto gastrointestinale per
mezzo di sondini che a seconda delle varie necessità possono
essere: naso-gastrici, naso-duodenali, naso-digiunali, gastrostomia
percutanea endoscopica, digiunostomia, esofago-gastrica.
¾ La nutrizione parenterale, che prevede la somministrazione di
sostanze nutritive già biodisponibili in forma liquida e sterile
direttamente nel sangue per mezzo di un catetere introdotto in
vena, senza passare prima nell’intestino.
Quindi, di fronte ad un paziente che necessita di nutrizione artificiale, in
linea di principio, la nutrizione enterale deve sempre avere la priorità di
scelta se l’intestino funziona, mentre la nutrizione parenterale trova
indicazione quando l’apparato digerente non è funzionante o utilizzabile.
La nutrizione enterale presenta numerosi vantaggi rispetto alla
parenterale, dal momento che, attraverso questo tipo di nutrizione viene
perfettamente mantenuta l’integrità strutturale e funzionale dell’apparato
gastrointestinale, con maggiore utilizzazione dei nutrienti, e i sistemi di
somministrazione risultano più facili e sicuri, con dei costi di gestione
più contenuti. Bisogna anche sottolineare la miglior tolleranza e la
facilità di accettazione da parte del paziente, che accetta di maggior
grado una nutrizione più fisiologica associata ad un sistema di
somministrazione meno invasivo.
Nelle situazioni che richiedono una nutrizione enterale permanente può
risultare preferibile la PEG (gastrostomia percutanea endoscopica) dove,
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A. Raimondi C. Lucas, Manuale di Scienza della Alimentazione e Dietetica, Piccin Padova, 1993
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per il grosso diametro delle sonde impiegate, è possibile l’impiego di
miscele di cibi resi omogeneizzati.
Situazioni morbose che possono beneficiare della nutrizione enterale con
la PEG sono: le malattie neurologiche (ascesso cerebrale, demenza,
epilessia, idrocefalo, neoplasie cerebrali, trauma cranico, vasculopatie
cerebrali); malattie neoplastiche (cancro esofageo, cancro gastrico,
cancro polmonare); altre malattie (acalasia, AIDS, botulismo, fibrosi
cistica); decompressione gastrica per ileo prolungato.
L’oggetto della mia tesi è quello di fare emergere come la nutrizione
enterale costituisce uno degli aspetti fondamentali che l’infermiere si
trova a dover curare nell’assistenza dei pazienti, sia ospedalizzati, ma
ancor più a domicilio dove è l’attore principale della gestione
nutrizionale
Nell’Unità Operativa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva
dell’Ospedale Annunziata di Cosenza, dove ho svolto il mio tirocinio
tecnico-pratico, sono in uso dei protocolli che forniscono un’adeguata
assistenza infermieristica ai pazienti con nutrizione enterale mediante
PEG.
La scelta del titolo “ Assistenza Infermieristica ai Pazienti con
Nutrizione Enterale mediante PEG “ ha come presupposto di stimolare
una maggiore attenzione da tutti coloro che nella adeguata nutrizione dei
malati vedono un importante e, spesso, fondamentale momento di
terapia.
Scopo di questo lavoro è di valutare, alla luce della letteratura in
proposito, gli aspetti tecnici della metodica e l’incidenza di complicanze
in corso di Gastrostomia Percutanea Endoscopica per la realizzazione
della nutrizione enterale.
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CAPITOLO I°
Il bisogno di alimentazione dell’uomo
1.1 I metodi di accertamento nutrizionale
Quando parliamo di accertamento nutrizionale
2
intendiamo una
valutazione dello stato nutrizionale basata sulla considerazione di
determinati parametri: l’acronimo ABCD può essere usato per
identificare tali parametri.
A) Le misure ANTROPOMETRICHE raccolgono dati riguardanti peso,
altezza ed indice di massa corporea. Oppure stabiliscono uno stato
nutrizionale attraverso la misurazione della plica cutanea del tricipite,
della circonferenza del braccio e del muscolo del braccio. Per questo tipo
di misurazioni vengono utilizzati strumenti, procedimenti e guide di
misurazioni standard.
Tali misurazioni vengono utilizzate per stabilire stati di denutrizione o,
all’opposto, problemi di obesità.
B) Le misurazioni BIOCHIMICHE vengono invece fatte tramite esami
eseguiti sul sangue e sulle urine. Attraverso questi esami vengono
valutati da una parte il livello di proteine seriche, sieroalbumina e
globulina, emoglobina, trasferrina, vitamina A serico, carotene e
vitamina C all’interno del sangue. Dall’altra si stabiliscono i valori della
creatinina, tiamina, riboflavina e iodio all’interno delle urine.
La valutazione biochimica riflette sia il livello tissutale di un dato
nutriente, sia un’eventuale anomalia del metabolismo nell’utilizzazione
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NURSING MEDICO-CHIRURGICO VOL. 1, Brunner Suddarth. Unità 1, capitolo 5
“ Accertamento Sanitario “
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dei nutrienti. Questi esami inoltre evidenziano non solo l’assunzione
recente degli elementi individuati, ma anche eventuali livelli subottimali
nel caso in cui non vi siano sintomi clinici di carenze.
C) Un terzo metodo per stabilire dei valori nutrizionali è l’effettuazione
di esami CLINICI.
Un paziente in salute, rispettante quindi anche una corretta nutrizione,
può essere pure identificato attraverso un’attenta osservazione. In pratica
possiamo dire che lo stato nutrizionale si riflette sull’aspetto esteriore.
Sebbene sia evidente che il più immediato segno fisico degno di
valutazione sia quello del peso corporeo, in rapporto all’altezza, alla
corporatura e all’età, non bisogna dimenticare che altri elementi possono
fornirci importanti informazioni: capelli lucidi, colore uniforme della
pelle del viso, occhi luminosi ed umidi, labbra rosa e lisce, lingua rossa,
denti bianchi, gengive rosa, pelle liscia e umida, e unghie solide sono
tutti indicatori di una corretta assunzione delle principali sostanze
nutritive.
L’importanza di questo tipo di valutazione sta proprio nell’immediatezza
col quale viene effettuato. Essa ha di certo una precisione meno assoluta
rispetto alle altre misurazioni, ma permette di creare un quadro generale
dello stato di salute del paziente dal primo momento che ci si trova di
fronte a lui. Può essere pertanto considerato punto di partenza
nell’identificazione di eventuali anomalie nutrizionali e fisiche.
D) Ultimo punto dell’accertamento nutrizionale riguarda i dati
DIETETICI.
Tali dati rappresentano le abitudini alimentari del paziente e considerano
la quantità e la qualità di una determinata dieta, nonché la frequenza del
consumo di alcuni cibi.
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Lo scopo è quello di fare seguire ai propri pazienti una corretta ed
adeguata dieta alimentare che possa soddisfare la richiesta dei nutrienti
necessari al corpo per mantenere lo stato di salute.
I metodi più comunemente utilizzati per stabilire l’adeguatezza della
dieta sono la cartella alimentare (con la registrazione del cibo
effettivamente consumato in un periodo di tempo variabile da tre a sette
giorni) e il riassunto delle ventiquattro ore precedenti (con un richiamo
del cibo assunto durante la giornata).
Questi metodi vengono discussi con il paziente e spiegati durante la
raccolta dell’anamnesi alimentare.
Ovviamente il risultato relativo a questo quarto metodo di valutazione
dipenderà dall’efficacia della comunicazione tra infermieri professionali
e pazienti. E’ necessario infatti che si stabilisca un rapporto di completa
fiducia che permetta al paziente di riferire in maniera corretta i dati
riguardanti la sua dieta, in modo tale da poter prendere i giusti
provvedimenti nei casi di scarso apporto nutrizionale.
Dovranno pertanto essere raccolti tutti i dati e le informazioni specifiche
sul problema di salute presente, incluso lo stato di salute fisica e psichica
del paziente, l’ambiente comunitario e domestico, l’adeguatezza dei
sistemi di supporto o dell’assistenza offerta dai familiari e da altre
persone, e la disponibilità delle risorse necessarie.
Le visite domiciliari saranno programmate: il paziente sarà informato
telefonicamente dell’arrivo dell’infermiere in modo tela da dare la
possibilità alla persona che lo assiste abitualmente di essere presente.
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1.2 Fabbisogno calorico nei pazienti con malattie croniche e acute
Il calcolo dei fabbisogni nutrizionali è strettamente dipendente
dall’identificazione dello stato nutrizionale, dello stato metabolico, dalla
patologia di base e delle relative terapie, ed infine dal programma
terapeutico (via di somministrazione e durata della nutrizione enterale).
Scopo del seguente paragrafo è fornire gli strumenti necessari per
impostare la terapia nutrizionale. Due sono i concetti fondamentali:
1) Gli apporti devono mantenersi entro un Range ben definito, per
evitare errori per difetto od eccesso (quest’ultimo clinicamente
più rischioso).
2) All’interno del range ci si muove per gradi (Steps) di
incremento o riduzione, fino a che si ottiene l’obiettivo
terapeutico o si toccano i limiti del range.
Questo tipo di impostazione evita di imporre valori medi, che non
sempre si adattano al singolo paziente, e consente di studiare ed adottare
una dieta personalizzata sulla base di elementi accessibili in qualsiasi
routine clinica.
Il fabbisogno calorico, in chilocalorie (Kcal), è specifico per ogni
paziente: esso è determinato dal dispendio energetico basale (Basal
Energy Expenditure), e dal grado di attività fisica, e varia con
l’assunzione degli alimenti e con gli stati patologici.
La misura del dispendio energetico basale si effettua con la calorimetria
indiretta, si basa sulla determinazione del valore calorico degli alimenti e
del consumo di ossigeno e produzione di anidride carbonica.