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PREMESSA
Il ruolo dell’infermiere nel processo della donazione è rilevante, poiché spesso è la
figura che riesce a stringere un rapporto privilegiato con il paziente e con i suoi
familiari. L’organizzazione dei trapianti è come un mosaico composto di tanti tasselli,
uno di questi è l’infermiere. Se manca un solo tassello, il mosaico perde valore. Il
successo quindi è possibile quando si realizza una vera cooperazione fra tutte le figure
sanitarie, che partecipano alla buona riuscita di questo evento.
Il codice deontologico dell’infermiere contiene i seguenti articoli (vedi Allegati):
39. L’infermiere sostiene i familiari e le persone di riferimento dell’assistito, in
particolare nell’evoluzione terminale della malattia e nel momento della perdita e
dell’elaborazione del lutto.
41. L’infermiere favorisce l’informazione e l’educazione sulla donazione di sangue,
tessuti e organi e sostiene le persone coinvolte nel donare e nel ricevere
1
.
Quando un’apposita commissione medica costata la condizione di morte cerebrale del
paziente in Terapia Intensiva, vi sono i presupposti oggettivi per la donazione di organi.
Qualora si ritenga che un soggetto sia idoneo alla donazione, è necessario che le
funzioni dei suoi organi siano mantenute in maniera ottimale affinché ne sia garantito il
buono stato. In tutte queste fasi assume grande importanza il ruolo dell’infermiere, il
quale innanzitutto collabora con i medici nell’accertamento della morte cerebrale.
Durante il periodo d’osservazione l’infermiere deve, nei confronti del potenziale
donatore, mirare all’ottimale conservazione della funzionalità degli organi,
mantenendone la perfusione, l’ossigenazione, la temperatura, l’equilibrio idro-
elettrolitico e acido-base entro i limiti previsti dal protocollo d’idoneità al prelievo, che
più avanti esemplificherò nei vari punti .
Fra i requisiti per una donazione di organo, c’è anche l’assenza d’infezioni o affezioni
trasmissibili. Tale rischio è elevato in particolar modo nei donatori, perché si utilizza un
sistema di monitoraggio e di terapia notevolmente aggressiva e invasiva.
L’obiettivo del piano d’assistenza infermieristico è quello di mettere in atto tutte le
misure necessarie per prevenire la sofferenza ischemica-anossica dei vari organi,
(polmone, cuore, fegato, reni, pancreas, intestino).
1
Federazione Nazionale Collegi Ipasvi, Il codice deontologico dell’Infermiere, prima revisione 12/02/2008, Roma
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In particolar modo la collaborazione che avviene tra l’infermiere di terapia intensiva e
l’infermiere del coordinamento trapianti
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deve avere una sintonia perfetta per portare il
processo di donazione al completamento, fare in modo quindi che il cadavere possa
arrivare in sala operatoria con un equilibrio emodinamico, idro-elettrolitico e
omeostatico in generale tale da non pregiudicare l’idoneità degli organi da prelevare.
Le diverse modalità di approccio e reazione a un evento simile hanno bisogno di essere
coordinate e guidate. La figura del coordinatore locale e l’equipe medico-
infermieristica, ognuno con le proprie competenze, in un rapporto di collaborazione,
d’integrazione e di buona relazione, aiutano ad affrontare i vari dubbi che possono
insorgere, molte volte i dilemmi che possono aprire dei quesiti sconcertanti sono di
natura bio-etica.
Un evento di questo genere, comunque, non lascia certamente indifferenti.
La figura dell’infermiere in questo particolare momento è importante perché dà la
possibilità sia agli operatori stessi, sia al familiare, di instaurare una relazione efficace,
che diventa fondamentale quale “aiuto nelle ultime drammatiche ore” in cui il parente
sta vicino al proprio congiunto. Inoltre, essere presente al colloquio con i familiari, aiuta
gli infermieri a integrarsi maggiormente nell’equipe, al fine di garantire
un’informazione univoca. Per il familiare, anche solo avere altri due occhi su cui
appoggiare lo sguardo durante un tale colloquio, è di sostegno e conforto. È inoltre più
facile affrontare e dare risposta a tutte le domande e le opinioni che i familiari,
inevitabilmente, chiedono agli infermieri una volta che il medico si è allontanato. Tale
aiuto costituisce parte fondamentale dell’assistenza infermieristica alla famiglia che si
trova a elaborare un evento drammatico e nello stesso tempo decidere di un gesto così
importante, nel donare. Una volta arrivato il momento del prelievo d’organi si procede
alla preparazione e al trasferimento del donatore in sala operatoria.
Il mio elaborato verte da un’esperienza c/o la Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore
Mangiagalli e regina Elena di Milano, in Terapia Intensiva di Neurorianimazione, un
lavoro che inizia nel 2002- 2008.
I dati che vi presento sono stati estrapolati dal date-base della direzione sanitaria di
presidio grazie alla collaborazione del Dott. Rossetti, medico coordinatore locale
trapianti e direttore sanitario.
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I Quaderni de l’infermiere, Federazione Nazionale Collegi Ipasvi, aprile 2007 n.2 6-17
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SCOPO
L’obiettivo del lavoro è di focalizzare l’attenzione sul ruolo dell’infermiere nel mondo
della donazione.
L’idea di formulare questa ricerca nasce dal grande interesse in merito al tema della
donazione che è presente nei reparti impegnati attivamente su questo fronte, come le
terapie intensive, con l’intenzione di portare l’attenzione su tutte quelle scelte
assistenziali di cui è responsabile l’infermiere mettendo in luce l’importanza di un
lavoro d’équipe con tutti gli altri professionisti coinvolti nel processo.
L’infermiere in questa situazione, deve avere una professionalità e un’esperienza che gli
permetta di affrontare qualsiasi tipo di problematica gli si presenti
1
.
L’elaborato è finalizzato all’identificazione di evidenze scientifiche in grado si
supportare l’assistenza infermieristica nel mondo della donazione degli organi.
L’obiettivo della ricerca, tramite l’accesso alla banca dati della National Library of
Medicine (Medline) e mediante una revisione tradizionale della letteratura primaria e
secondaria, è quello di dimostrare e trovare linee guida in grado di orientare l’attività
infermieristica durante l’accertamento della morte cerebrale e il mantenimento degli
organi del potenziale donatore.
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I Quaderni de l’infermiere, Federazione Nazionale Collegi Ipasvi, aprile 2007 n.2 16-17
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METODO
L’elaborato è basato su una revisione tradizionale della letteratura presente all’interno
della banca dati Medline della National Library of Medicine, consultata tramite
l’interfaccia Pubmed.
Per raggiungere l'obiettivo è stata eseguita una revisione di letteratura utilizzando le
seguenti strategie di ricerca:
ξ Individuazione di termini "MeSH" per identificare correlazioni per la ricerca.
ξ Indagine con parole chiave sul motore di ricerca Medline per individuare articoli,
studi e revisioni bibliografiche.
ξ Limite temporale imposto: periodo di pubblicazione dei lavori "ultimi dieci anni".
Le funzioni di “ricerca articoli correlati” hanno, permesso di identificare
un’insufficiente letteratura di interesse ai fini dell’elaborato.
1^ Ricerca:
MeSH > parola chiave " Chech of the Cerebral Death"
La parola non è un termine MeSH; verificando i termini correlati, quello che è
risultato essere più utile e inerente alla nostra ricerca era: Cerebral Death
2^ Ricerca:
MESH > parola chiave "Cerebral Death" >
Termine MeSH con il quale è definito "Cessazione irreversibile di tutte le funzioni
dell’encefalo”.
3^ Ricerca:
MESH > “Donation of the organs"
Non risulta essere termine MeSH; le correlazioni indicate non apparivano di interesse
particolare per la ricerca.
4^ Ricerca:
Su PubMed si sono inserite le parole chiave: "cerebral death" "nursing" "nursing
intervention" "nursing care" "the nurse’s role".
Limite temporale imposto: periodo di pubblicazione degli articoli "ultimi dieci anni”.
Risultato di ricerca: quattro articoli pubblicati.
5^ Ricerca:
Un'altra ricerca è stata condotta utilizzando le parole chiave: "nurse" AND "Cerebral
Death" AND "donation".
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In questo caso i risultati non soddisfacevano la ricerca perché la maggior parte degli
articoli, in totale ventotto, ricercati nell'arco temporale, non erano pertinenti allo studio in
corso; i pochi interessanti erano disponibili solo in formato Abstract e alcuni di questi
erano già compresi nella precedente ricerca; analogamente è stato rilevato inserendo
termini specifici come "role" "maintenance" in combinazione con "cerebral death" AND "nurse"
AND "nursing".
I criteri di esclusione adottati sono stati:
ξ mancanza delle parole nurse, nurses, nursing, nel corpo dell'articolo;
ξ la mancanza di un full text e l'inconsistenza dell'abstract con riferimento alla ricerca;
ξ la mancanza completa di abstract e full text.
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1. LA DIAGNOSI E L’ACCERTAMENTO DELLA MORTE ENCEFALICA
1.1 LA DEFINIZIONE DI MORTE
La morte s’identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo
1
:
nei soggetti affetti da lesioni encefaliche sottoposti a misure rianimatorie, quindi con il
battito cardiaco ancora presente, deve essere diagnosticata e accertata con criteri
neurologici
2
(cosiddetta “morte encefalica”, in altre parole dell’encefalo in toto): ciò
riveste attualmente una notevole importanza perché consente sia il prelievo di organi a
scopo di trapianto terapeutico, sia l’interruzione delle manovre rianimatorie.
La legislazione italiana, cui si farà sempre riferimento in questa trattazione, prevede che
la diagnosi e l’accertamento siano due momenti distinti: la prima è compito obbligatorio
del medico che ha in cura il soggetto, il secondo deve essere effettuato in seguito da un
apposito Collegio nominato dalla Direzione Sanitaria.
1.2 LA DIAGNOSI DI MORTE ENCEFALICA
L’infermiere è il primo operatore che generalmente si accorge che le condizioni cliniche
del malato volgono verso la morte encefalica.
Dall’assistenza al malato in condizioni critiche, si passa all’identificazione del
potenziale donatore. Tutto questo avviene tramite comuni manovre assistenziali che
vanno dalla broncoaspirazione, che può evidenziare l’assenza del riflesso carenale, alla
valutazione pupillare, che mostra una midriasi e l’assenza del riflesso fotomotore.
Nei soggetti affetti da lesioni encefaliche sottoposti a trattamento rianimatorio, salvo i
casi particolari indicati al comma 2, le condizioni che, ai sensi della legge 29 dicembre
1993, n. 578, art. 3, successiva rettifica del D.M. 22/08/1994 n. 582 e aggiornamento
del D.M. 12/06/2008 n. 136, impongono al medico della struttura sanitaria di dare
immediata comunicazione alla Direzione sanitaria dell'esistenza di un caso di morte per
cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell'encefalo, sono:
1
Gazzetta Ufficiale Repubblica Italiana (8/1/1994 n.5), art. 1 Legge 28/12/1993 n. 578
2
Gazzetta Ufficiale Repubblica Italiana (12/06/2008 n. 136) , D.M. 11/04/2008, Aggiornamento del D.M. 22/8/1994
n. 582