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foto morbose, spazi abitabili senza prospettiva, scarpe –immancabili-, suoni,
immagini, installazioni…per una rara complessità di sensazioni che si mischiano
nella mente dello spettatore-visitatore.
Piani di conoscenza che si intrecciano e confondono, fino a rivelarsi totalmente vani
se l’intenzione è quella di penetrare la mente e l’opera di David Lynch per dargli una
categoria, una classificazione, un nome.
Ancora una volta Lynch gioca con i sensi dello spettatore, colpendolo a tradimento,
lasciandolo a bocca aperta con nessun tassello in più per ricostruire il mosaico
minimamente chiara o lineare.
"David Lynch è un genio. Ciò che è davvero strano è che la gente pensa che sia un
tipo un pò originale. E' invece un uomo profondamente normale. Ciò che è strano è
la vita, non la prospettiva da cui la guardi”, Nicolas Sarkozy.
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Biografia e i primi anni:
Nato a Missoula, Montana, Usa 1946.
Regista. Figlio di un agronomo dipendente dal Dipartimento dell'agricoltura, vive da
piccolo in varie località del Nordest. Si iscrive a scuole d'arte a Washington e a
Boston, si sposa, ha una figlia, passa all'Accademia di Belle Arti di Philadelphia, vive
come un barbone, incontra un amatore d'arte che gli commissiona un filmetto
imbastito su una serie di disegni: lo intitola The Alphabet. Con il compenso ricevuto
gira un mediometraggio in 16 mm - The Grandmother (La nonna, 1970), una fiaba
imperniata su un bambino che si inventa una nonna - per il quale ottiene un
contributo dall'American Film Institute. Vince premi, riscuote un gran successo, che
gli permette di avviare la realizzazione in bianco e nero di Eraserhead, 1977, girato
di notte nel giro di un paio di anni mentre di giorno L. consegna giornali porta a
porta. E' un film incubo, frutto di angoscia e sperimentalismo: diventa subito un
oggetto di culto. Più normale e narrativo, The Elephant Man, 1980, ottiene otto
candidature all'Oscar, convince critica e pubblico, nonostante, anzi per, la durezza
del tema e la esplicita "mostruosità" dell'apparato figurativo: è - altro bianco e nero -
la storia di un relitto umano, nella Londra di fine '800. Rifiutata l'offerta di Lucas per
Il Ritorno dello Jedi, 1983, L. sceglie un'altra fantascienza, a colori, e si imbarca nella
fallimentare impresa di Dune, 1984. Con Blue Velvet - Velluto Blu, 1986, il regista
riprende il controllo delle sue angosce e delle sue ossessioni figurative (d'ora in poi si
adagerà su colori squillanti), per narrare una pseudostoria di inganni, brutalità e
languori che ruota attorno a una cantante (Isabella Rossellini), un pazzo (Dennis
Hopper) e un ragazzo spaurito che si aggirano in pesaggi deserti, freneticamente. Nel
1990 L. vince la Palma d'Oro a Cannes con il convulso, tetro e sbilenco (ma
affascinante) Wild At Heart - Cuore Selvaggio - peregrinazione di due amanti per
l'America, fra agguati, violenza, sesso furioso, fiaba, fiamme di ogni genere, cinefilia
e commozione. Intanto, comincia ad andare in onda lo sceneggiato Twin Peaks che
occuperà con le sue bizzarre e lugubri avventure in 30 episodi due anni di Tv in tutto
il mondo: sarà una specie di mania collettiva alla quale il regista farà poi fronte
narrando la "preistoria" dei personaggi dello sceneggiato e girandola negli stessi
luoghi, con gli stessi attori: Twin Peaks: Fire Walk with Me (Fuoco cammina con
me), 1992. E' un completo insuccesso.
Lynch, eccellente fotografo, predilige ambienti sinistri (celle di prigioni, obitori,
camere della morte, ospedali). Pittore, disegnatore di fumetti, scrive poesie, collabora
con il suo musicista Angelo Badalamenti per spettacoli sperimentali. Controverso
sempre, L. ha il merito di provocare il suo pubblico, di inquietarlo e di farsene, se è il
caso, linciare.
I film di Lynch sono riconoscibili per la loro forte componente surrealista, le loro
sequenze angosciose e oniriche, le immagini crude e strane, e il sonoro estremamente
suggestivo.
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Spesso i suoi lavori esplorano il lato nascosto delle piccole città americane, (ad
esempio Velluto blu e la serie televisiva Twin Peaks) e delle metropoli caotiche
(Strade perdute, Mulholland Dr.).
Durante la sua lunga carriera, Lynch ha sviluppato un nuovo stile narrativo e visivo,
che ha reso i suoi film riconoscibili al pubblico di tutto il mondo. Nonostante non
riscuota successo ai box office, Lynch è un regista molto osannato dai critici e gode
di un enorme numero di fan.
I primi anni Lynch crebbe secondo l'archetipo del ragazzo americano, visse nel nord
ovest degli USA, nacque nel Montana ma risiedette anche nello stato di Washington e
nell' Idaho. Il padre era ricercatore del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti
ed era spesso costretto a spostarsi per motivi di lavoro. In Virginia conobbe il vicino
di casa della sua ragazza, Toby Keeler, il cui padre faceva il pittore; in alcune
interviste ha dichiarato di aver sempre desiderato dipingere e che da quel momento
iniziò a credere possibile realizzare tale desiderio.
Lynch raggiunse il grado di Eagle Scout (il massimo grado ottenibile negli scout in
America) e, nel giorno del suo quindicesimo compleanno, partecipò come maschera
alla cerimonia di investitura del presidente John F. Kennedy.
Con il sogno di diventare un'artista, frequentò alcuni corsi alla Corcoran School of
Art a Washington D.C. mentre stava finendo le scuole superiori. Si iscrisse in seguito
alla School of the Museum of Fine Arts di Boston per un anno, per un breve periodo
lavorò in un negozio di cornici ma venne licenziato, perché si svegliava tardi la
mattina; Lynch era intenzionato a partire per l'Europa per studiare col pittore
espressionista Oskar Kokoschka.
Nonostante Lynch avesse progettato di restare 3 anni, tornò dopo soli 15 giorni. Il
paesaggio pulito e perfetto di Salisburgo lo aveva terrorizzato.
http://www.wikipedia.org
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Philadelphia e i cortometraggi :
Nel 1966, Lynch si trasferì a Philadelphia, dove frequentò la Pennsylvania Academy
of Fine Arts e realizzò complessi mosaici di forme geometriche intitolati Industrial
Symphonies. Qui iniziò inoltre a lavorare con la macchina da presa. Il suo primo
cortometraggio dal titolo Six Figures Getting Sick venne proiettato come esibizione di
fine anno e vinse il concorso cinematografico annuale dell'Accademia. Questo primo
cortometraggio viene considerato da Lynch un quadro in movimento, motivo per cui
decise di aver a che fare con la macchina da presa, dichiarò che mentre stava
lavorando ad un dipinto vide il quadro muoversi e sentì dei suoni; decise di realizzare
un quadro sperimentale, in movimento.
Grazie a questo lavoro gli fu commissionata un'altra opera in video da H. Barton
Wasserman; il primo tentativo fu un disastro, la macchina da presa era guasta e la
pellicola del girato fu completamente rovinata. Al secondo tentativo Lynch realizzò
The Alphabet.
Nel 1970 abbandonò in parte il suo interesse per le arti visuali per dedicarsi
principalmente alla pellicola. Vinse una sovvenzione da parte dell'American Film
Institute di 5.000 $ per produrre The Grandmother, la storia di un bambino
maltrattato che fa crescere una nonna da un seme. Il cortometraggio, che dura 30
minuti, mostra gli elementi che diventeranno marchi di fabbrica di Lynch: un sonoro
ed un immaginario inquietante con un'attenzione forte ai desideri inconsci.
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The straight story ( Una storia vera ) di David Lynch
Quel genio portentoso, quel vero genio di David Lynch ha
colpito ancora.
Si, David Lynch genio del cinema e grande conoscitore
dell'animo umano Maestro di quei grandi spazi terrestri che
riesce a proporci sotto luci diverse e da angolazioni mai
viste prima, così come riesce a farci esplorare gli angoli più
reconditi dell'animo e della mente umana,riuscendo a farceli
apprezzare più di prima e grande amico per il diverso in
ogni sua forma, ha colpito ancora.
Dopo qualche fiasco cinematografico, Lynch ritorna alla
grande con questo film che è un misto di poesia con alcuni
riferimenti all' On the road di Jack Kerouc il tutto girato in quegli scenari a tutto
spazio dell'Iowa e Wisconsin
Per gli appassionati del cinema di David Lynch questo film arrivera' come una
sorpresa in quanto il regista cambia totalmente di registro . In effetti il film e' stato
fortemente voluto dalla moglie del regista per i valori che questa storia vera ha in se'.
E' la storia di Alvin Straight (1920-1996) che alla notizia della morte imminente del
fratello, che non vede da quasi 40 anni a causa di un diverbio, decide di andarlo a
trovare un'ultima volta . Percorrera' i 500 km che lo separano da lui in sella ad una
tagliaerba, l'unico mezzo di locomozione che gli sia concesso guidare. Nel tragitto tra
lo Iowa e il Winsconsin Alvin fa tutta una serie di incontri, com'e' nella tradizione del
road movie americano, dove abbiamo occasione di apprezzare l'animo sensibile di
quest'uomo, di che cosa e' in realta' fatta la vecchiaia. Il film di Lynch sa essere
delicato e mostrare quell' "umanita' minore" che raramente viene apprezzata al
cinema.
PERSONAGGI E INTERPRETI
Alvin Straight: Richard Farnsworth
Rose: Sissy Spacek
Lyle: Harry Dean Stanton
Regia: David Lynch
Sceneggiatura: John Roach, Mary Sweeney
Fotografia: Freddie Francis
Scenografia: Jack Fish
Costumi: Patricia Norris
Musica: Angelo Badalamenti
Montaggio: Mary Sweeney
Prodotto da:
(USA, Francia 1999)
Durata: 111'
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Piccolo assaggio del nuovo film :
Alvin Straight aveva settantatré anni, vedeva poco, deambulava con l'ausilio di due
bastoni allorquando prese la decisione, nel 1994, di percorrere oltre cinquecento
miglia su un vetusto tosaerba a motore per recarsi in visita dal fratello Lyle, colpito
da infarto: i due non si parlavano da più di dieci anni. Alvin viaggiò per sei settimane,
da Laurens nello Iowa a Mt.Zion nel Wisconsin, trascinandosi dietro un rimorchio
carico di fusti di carburante e wurstel, accampandosi per la notte in prossimità dei
cimiteri, nei boschi, presso i garage di gente del luogo: solo per rivedere il congiunto
lontano, "sedere con lui e guardare le stelle, come facevamo tanto tempo fa".
Su questa vicenda dal sapore antico, riportata dal New York Times, Mary Sweeney
ha avuto l'idea di scrivere una sceneggiatura e proporre al proprio compagno David
Lynch di tradurla in immagini: ne è nato un film, "The straight story" tra i più belli
nella carriera di questo cineasta geniale e discontinuo, analista impietoso dell'anima
nera degli States fattosi qui cantore commosso dei suoi lati più edificanti. Non si
equivochi, però; in un film esposto ai ricatti della commozione, dove l'esazione della
lacrima facile pare essere evento pressoché inevitabile, Lynch è bravissimo
nell'evitare ogni sottolineatura eccessiva, ogni annotazione di troppo: il suo Alvin
(magistrale l'interpretazione di Richard Farnsworth, ma anche Sissy Spacek ed Harry
Dean Stanton sono strepitosi) incarna il mito, connaturale alla cultura americana da
Whitman a Kerouac, della strada.
Se è ormai impossibile per il viaggiatore, causa gli acciacchi e l'età, il "running on
empty" cui esortava Jackson Browne nell'omonima canzone, si può però ancora
faticosamente procedere: tra il bagliore accecante dei campi di mais, i prati verdi
intorno alle case di provincia, il fuoco d'un bivacco ed il movimento lento delle
nuvole. Per tornare infine a sedersi, come una volta, sotto il portico d'una baracca con
Lyle: scambiare uno sguardo, levare gli occhi e lasciarsi inghiottire dall'infinità del
cielo stellato.
Non c'è altro da aggiungere se non andare subito a vederlo e lasciarsi prendere delle
emozioni e perchè no anche piangere...
Un "Bravò" di tutto merito a David Lynch ed un grazie al maestro Badalamenti come
sempre molto coinvolgente con il suo commento musicale.
P.s. per gli amanti del David Lynch regista televiso: Partirà tra poco sui teleschermi
americani : "Mulholland Drive", episodio pilota di una futura serie televisiva, scritto e
diretto dal regista di "Twin Peaks" per la Abc : Storia di due donne di Los Angeles
conivolte in un oscuro mistero.