internazionale emessi dall’I.F.A.C. e recepiti nel nostro paese dalla commissione
paritetica per i principi di revisione (costituita dal C.N.D.C. e dal C.N.R.C.)
soffermandosi ampiamente sulla spiegazione del principio nr. 300 inerente la
pianificazione della revisione contabile del bilancio.
Il secondo capitolo affronta l’importante attività svolta dal revisore al fine di
comprendere il cliente e il contesto in cui opera; tale fase, raccomandata dal principio
nr. 315, è fondamentale in quanto consente al professionista di pianificare il proprio
lavoro in base alla valutazione del rischio intrinseco quale componente del rischio di
revisione.
A livello operativo il revisore dovrà individuare per prima cosa i fattori generali
(solitamente esterni all’azienda) che influenzano l’attività del cliente, per poi passare, in
un secondo momento, all’analisi più dettagliata dei rischi specifici di gestione.
Il paragrafo 2.3 è dedicato alla valutazione del rischio intrinseco che deve essere
determinato a livello di bilancio e di singolo saldo o classe di operazione; a tale riguardo
viene proposta sia una check list utile al professionista per accertare i fattori critici che
potrebbero indicare la presenza di rischio intrinseco, sia una tabella che elenca, per
alcune aree di bilancio considerate significative per definizione, i rischi intrinseci ad
esse correlate e gli strumenti di controllo aziendale che la società dovrebbe predisporre
per fronteggiarli.
Il terzo capitolo, concettualmente correlato al secondo, introduce le procedure di
analisi comparativa (chiamate anche analytical review procedures) in merito alla
conoscenza dell’economia del cliente.
Tali tecniche sono ritenute sempre più importanti sia dalla dottrina che dalla prassi
delle società di revisione in quanto utili a cogliere eventuali lacune esistenti in quella
coerenza logica che dovrebbe legare i valori di bilancio o ancora per evidenziare
comportamenti anomali rispetto ad uno standard di riferimento desumibile sulla base
degli andamenti storici aziendali o del settore di appartenenza.
Dopo una breve introduzione sugli obiettivi e i metodi di analisi comparativa (3.1.)
si entra nel merito delle analisi di bilancio descrivendo dapprima (3.2.1.) le principali
metodologie di riclassificazione dello stato patrimoniale e del conto economico (3.2.1. e
3.2.2.) per poi passare all’analisi economico – finanziaria del bilancio attuata mediante
l’applicazione della tecnica fondata sulla costruzione e lo studio di opportuni
IV
indici/quozienti; nello specifico vengono approfonditi gli indici relativi la redditività
netta e operativa, quelli inerenti la solidità patrimoniale e infine i quozienti legati
all’aspetto finanziario della gestione aziendale.
A questo punto, dopo avere analizzato nei capitoli 2 e 3 il concetto di rischio
intrinseco attraverso lo studio dell’attività svolta dal cliente e le analisi comparative,
l’elaborato affronta un altro argomento cardine nel processo di revisione aziendale,
rappresentando nel quinto capitolo il concetto di significatività.
Nel corso di questo capitolo viene analizzato il concetto di materialità sotto l’aspetto
qualitativo (4.1.) e quantitativo (4.2.) sottolineando il fatto che tali caratteristiche
devono essere considerate in una logica di sistema ovvero congiuntamente e mai
alternativamente. A tale riguardo il par. 4.1. giunge alla conclusione che la dimensione
monetaria di un errore (aspetto quantitativo) in se stessa non può essere sufficiente a
qualificare tale errore come rilevante senza aver tenuto in debito conto anche la natura
della voce di bilancio errata ed il contesto operativo/ normativo nel quale il giudizio di
significatività deve essere espresso.
Il paragrafo successivo (4.2.) entra nel merito del calcolo del livello di materialità
spiegando in che modo il revisore dovrà, come prima cosa, determinare la stessa a
livello di bilancio (cosiddetta overall materility) per poi “splittare” tale valore a livello
di singoli conti o classi di operazioni (cosiddetta accounts level materiality) tenendo in
considerazione alcuni criteri operativi quali ad esempio il fatto che l’ammontare
dell’errore massimo tollerabile allocato ai conti appartenenti ad un aggregato di bilancio
deve essere coerente con l’ammontare della materialità allocata a tale aggregato.
Il quinto capitolo rappresenta il “cuore” dell’elaborato: in questa parte viene
approfondito il concetto di sistema di controllo interno aziendale (S.C.I.) in un’ottica
revisionale legata alla valutazione del rischio di controllo quale componente del rischio
di revisione.
Il capitolo potrebbe essere diviso idealmente in due parti: la prima (5.1. e 5.2.) nella
quale, dopo aver dato la definizione di S.C.I., vengono approfonditi quelli che sono gli
obiettivi principali in tema di internal control secondo l’impostazione del C.O.S.O.
report (considerato ormai una best practice come modello integrato di riferimento in
tema di controllo interno e gestione del rischio) e, in un secondo momento (5.2.), ci si
V
concentra sul particolare obiettivo dell’attendibilità del sistema informativo, la cui
efficienza deve essere valutata dal revisore in sede di interim.
In questo secondo paragrafo viene quindi spiegato il metodo di approccio che la
società di revisione dovrà adottare al fine di valutare correttamente il S.C.I. del cliente:
essa dovrà affrontare dal punto di vista operativo cinque fasi fondamentali rappresentate
in sintesi dalla preliminare intervista con i diretti responsabili aziendali delle procedure,
dalla predisposizione dei diagrammi di flusso (flow chart), dovrà poi spiegare i vari cicli
attraverso memorandum descrittivi, raccogliere la documentazione necessaria per
ricostruire l’iter procedurale (walk through), compilare il questionario sul controllo
interno, eseguire test di conformità sui controlli chiave aziendali ed infine redigere la
lettera alla direzione (management letter) per evidenziare eventuali punti di debolezza
riscontrati.
La seconda parte del capitolo in questione si concentra sulle principali procedure
interne rappresentando il ciclo vendite/incassi, gli acquisti e pagamenti, il processo
relativo l’area del personale e infine quello del magazzino.
Per ognuna di queste procedure verrà spiegato in primo luogo il funzionamento dal
punto di vista strutturale/organizzativo per poi passare all’analisi del ciclo attraverso
questionari sul controllo interno ed infine individuando quelli che sono i test di
conformità (ed eventuali verifiche di sostanza) che il revisore dovrà porre in essere per
giungere ad un giudizio professionale di affidabilità dei controlli chiave della società.
L’elaborato termina con il sesto capitolo dedicato alle “altre attività da svolgere in
sede di interim” che sono rappresentate dalla predisposizione delle conferme esterne e
dalla pianificazione dell’inventario fisico di magazzino.
La prima di tale attività viene affrontata nel paragrafo 6.1. dove, una volta spiegato
lo scopo primario della stessa, si passa a descrivere l’iter operativo che il revisore dovrà
seguire al fine di una corretta pianificazione della stessa (dalla metodologia di selezione
del campione rappresentativo fino ad arrivare all’ultima fase rappresentata dall’inoltro
delle stesse lettere di circolarizzazione).
L’ultimo paragrafo (6.2.) è dedicato all’inventario fisico delle giacenze di
magazzino: anche per questo argomento, così come per le circolarizzazioni, viene
identificato dapprima l’obiettivo principale della verifica per poi passare, attraverso
l’ausilio di un questionario sull’inventario di magazzino, all’individuazione delle
VI
principali attività che il revisore dovrà attuare durante lo svolgimento di questo
particolare test di conformità.
Dal presente lavoro si può giungere alle conclusioni che in questi ultimi anni con
l’adozione dell’intero corpo di principi di revisione internazionale (I.S.A.) si è assistito
ad un’evoluzione nella tecnica di revisione contabile che ha assunto quale elemento
cardine, in luogo dell’attenzione alle procedure interne aziendali, la valutazione
preliminare del rischio. L’impostazione dell’attività di revisione, e quindi della relativa
fase di pianificazione, si fondava fino a qualche anno fa sull’efficienza ed affidabilità
del sistema di controllo interno aziendale; oggi la fase di pianificazione della revisione
viene considerata ancora più essenziale rispetto ad un tempo in quanto ad essa è legata
sia la conoscenza e valutazione del sistema di controllo interno sia, soprattutto, la
preliminare conoscenza dell’attività svolta dal cliente al fine di poter individuare fattori
di rischio che potrebbero avere un effetto significativo sul bilancio d’esercizio.
VII
1.La fase preliminare di interim
1.1.Il processo logico nella pianificazione del lavoro
“Pianificare significa sviluppare una strategia generale ed un approccio dettagliato
tenendo conto della natura, della tempistica e dell’ampiezza delle procedure di
revisione. Il revisore deve pianificare lo svolgimento della revisione in maniera
efficiente e nei tempi opportuni”
1
. Questa è la definizione che viene data dal principio di
revisione 300 che espone sinteticamente gli elementi essenziali di una fase cruciale
dell’attività di revisione, costituita dalla pianificazione e programmazione.
L’incarico di revisione, e oggi di controllo contabile, richiede che lo svolgimento
operativo dell’attività di controllo sia preceduto da una fase propedeutica di
pianificazione, finalizzata a renderlo più efficiente, mediante la predisposizione di
programmi di lavoro adeguati alla realtà sottoposta a verifica. L’organizzazione e il
controllo del lavoro svolto dal gruppo professionale incaricato, per contenuti, modalità e
tempi di svolgimento, consente evidentemente, nella revisione come in qualsiasi
progetto complesso, uno sviluppo efficace e coordinato dell’incarico.
L’articolazione dell’attività di revisione nelle due tipiche fasi cosiddette di “interim” e
“final”, nasce proprio dalla necessità di procedere prima (interim) alla programmazione
del lavoro e poi (final) al relativo svolgimento e controllo.
Negli ultimi anni, con l’adozione dell’intero corpo di principi di revisione internazionali
(I.s.a.), vi è stata un’evoluzione nella tecnica di revisione contabile che ha assunto quale
elemento cardine, in luogo dell’attenzione alle procedure, la valutazione preliminare del
rischio. L’impostazione dell’attività di revisione, e quindi della relativa fase di
pianificazione, si fondava fino a qualche anno fa sull’efficienza e sull’ampiezza delle
procedure. La valutazione del sistema di controllo interno, e quindi delle attitudini
dell’organizzazione dell’ente sottoposto a verifica di prevenire, individuare e rimuovere
errori e frodi, costituiva l’unico elemento di considerazione sul quale basare la caratura
1
Principio di revisione 300 approvato dalla Commissione per la statuizione dei principi di revisione e
ratificato dal CNDC e dal CNR rispettivamente il 07 novembre 2006 e il 18 ottobre 2006; tale documento
è inoltre raccomandato dalla CONSOB con delibera 15665 del 06 dicembre 2006.
1
dell’intensità delle verifiche. Sistemi di controllo interno strutturati, ben organizzati con
procedure di autorizzazione e verifica sistematiche, consentivano di mantenere il livello
di ampiezza delle verifiche sufficientemente basso. Al contrario organizzazioni carenti e
poco collaudate comportavano la necessità di approfondire in maniera consistente il
controllo.
L’adozione degli I.s.a. ha reso ancora più essenziale la pianificazione poiché ha
modificato l’impostazione generale della revisione, ancorandone lo svolgimento alla
conoscenza non solo dell’affidabilità del sistema di controllo interno ma anche
dell’attività svolta dal cliente e degli eventi, operazioni e prassi che possono avere un
effetto significativo sul bilancio, sulle procedure di revisione o sulla relazione finale.
Si tratta in sostanza di ampliare il quadro informativo a disposizione del revisore che
per individuare le aree e le affermazioni contabili che richiedono maggiore attenzione e
verifica, deve oggi comprendere non soltanto l’assetto organizzativo interno dell’ente,
ma anche l’attività dallo stesso svolta.
Nel nuovo approccio, aumenta l’importanza della fase di pianificazione, nella quale
l’acquisizione di un sistema complesso e variegato d’informazioni sull’organizzazione
dell’attività del cliente precede la definizione di piani e programmi di revisione. I due
momenti non possono essere diversamente articolati, poiché le informazioni sul cliente
sono essenziali per la valutazione degli elementi necessari ai fini della successiva
attività di programmazione
2
.
L’intervento del revisore contabile, in pratica, si sostanzia in un processo senza
soluzioni di continuità; in tutte le fasi possono emergere fatti o aspetti che inducono il
professionista a modificare le assunzioni su cui ha basato il proprio intervento. È
tuttavia possibile identificare diversi momenti in cui si articola l’attività di revisione,
che normalmente caratterizzano un approccio efficace ed efficiente al bilancio
sottoposto ad esame.
Le fasi identificabili sono:
PIANIFICAZIONE (fase di INTERIM)
ξ Definizione di un piano generale/strategico di revisione (c.d. AUDIT
PLANNING);
2
Cfr. Ceradini, C. (2005, luglio 4). Pianificazione e programmazione dell'attività di revisione. Guida
alla contabilità & bilancio (12), p. 73-74.
2
ξ Analisi dei rischi di revisione
3
;
ξ Definizione di un programma di revisione (c.d. AUDIT PROGRAM).
ESECUZIONE DEL LAVORO DI REVISIONE (fase di FINAL)
ξ Acquisizione di adeguate evidenze di revisione;
ξ Procedure di revisione finali;
ξ Analisi di evidenze di revisione acquisite e valutazione dei risultati.
EMISSIONE DELLA RELAZIONE FINALE
4
ξ Giudizio positivo;
ξ Giudizio positivo con rilievi;
ξ Giudizio negativo;
ξ Impossibilità di emettere un giudizio.
Una corretta pianificazione del lavoro richiede l’espletamento di una serie di attività che
condizioneranno le scelte operative del revisore.
È possibile rappresentare schematicamente il processo di pianificazione; questo viene di
seguito prospettato con l’avvertenza che i diversi momenti identificati interagiscono tra
3
Il rischio di revisione è “il rischio che il revisore esprima un parere inappropriato sul bilancio
assoggettato a revisione”. Il concetto sotteso alla definizione sopra riportata, ricomprende sia il rischio
che il professionista esprima un giudizio positivo su un bilancio significativamente errato, sia, anche se
l’evento è evidentemente meno probabile nella realtà, che esprima un giudizio negativo su un bilancio
sostanzialmente corretto. L’approccio all’analisi del rischio si basa su alcuni concetti fondamentali:
ξ Il revisore non sarà mai certo della correttezza assoluta del proprio giudizio sul bilancio in
quanto ogni processo di revisione è caratterizzato la limitazioni implicite che limitano la capacità del
professionista ad identificare tutti gli errori o frodi significative (tali limitazioni sono ad esempio
l’utilizzo di tecniche campionarie, la possibilità che il sistema di controllo interno aziendale sia vanificato
a causa della collusione tra più soggetti o ancora il fatto che la maggior parte delle verifiche è di natura
persuasiva piuttosto che probatoria) ;
ξ Conseguentemente, il revisore non dovrà procedere ad un esame molto esteso del bilancio in
quanto oltre un certo livello di controlli non acquisirà una significativa maggiore assicurazione sulla
correttezza del bilancio e del proprio giudizio sullo stesso. Cfr. Bianchi, C. (2002). Manuale del revisore.
Roma: Casa editrice Rirea, p.76.
4
L’art. 2409-ter del c.c., al punto C del nuovo comma 2, non ripropone le stesse tipologie di giudizio
(previste dall’art. 156 del T.u.i.f. ai commi da 2 a 4), limitandosi a prevedere che il giudizio sul bilancio
deve indicare chiaramente se questo è conforme alle norme che ne disciplinano la redazione e se
rappresenta in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria e il risultato economico
dell’esercizio. Apparentemente quindi la tipologia dei giudizi non trova disciplina normativa, dovendosi
semplicemente attestare il rispetto della clausola generale di redazione del bilancio (art. 2423 c.c.).
Tuttavia il successivo comma, prevedendo l’obbligo per l’organo di controllo di motivare analiticamente
le ragioni che avessero condotto all’espressione di un giudizio positivo con rilievi, negativo, od al rilascio
della dichiarazione di impossibilità di espressione del giudizio, di fatto richiama le medesime forme e
tipologie del succitato art. 156 del T.u.i.f. Cfr. Ceradini, C. (2007, aprile 30). Relazione dell'organo di
controllo contabile. Guida alla contabilità & bilancio (8), p.17.
3
di loro, ovvero ciascun momento è causa di possibili riconsiderazioni delle valutazioni
raggiunte in una diversa fase.
Figura 1 la fase di interim nel processo di revisione aziendale
PERIODO DI RIFERIMENTO: da SETTEMBRE a DICEMBRE
Fase
preliminare
INTERIM
Pianificazione
del lavoro
(AUDIT
PLANNING)
Conoscenza
del cliente
Analisi di
bilancio
Valutazione
preliminare del
S.C.I.*
Rilevazione dei
cicli e test sui
controlli
Determinazione
della
materialità
Valutazione
del rischio
intrinseco
(inherent risk)
Valutazione
del rischio di
controllo
(control risk)
Programmi di verifica
(AUDIT ROGRAM)
Valutazione del
rischio di
individuazione
(detection
risk)
S.C.I.*: sistema di controllo interno
4
La fase interinale è quindi un processo complesso al cui interno possiamo distinguere
due documenti fondamentali: il PIANO GENERALE e il PROGRAMMA DI
REVISIONE.
Il PIANO GENERALE dovrà essere costruito con un dettaglio e un’ampiezza
corrispondente alla dimensione dell’ente sottoposto a revisione, rimessi alla sensibilità
del professionista incaricato e tuttavia rispettando alcuni passi logici in buona misura
indispensabili.
Il primo punto del piano generale è costituito dall’esposizione degli elementi conoscitivi
acquisiti sull’attività del cliente e sulla struttura del sistema interno di controllo.
Il secondo punto richiede la rappresentazione conseguente dell’elaborazione o delle
deduzioni che il revisore è in condizioni di eseguire in merito al rischio intrinseco e di
controllo e dalle aree contabili maggiormente interessate. Tale elaborazione dovrà
trovare adeguata rappresentazione tra le carte di lavoro (principio di revisione 230), per
contenuti e metodo. Le tecniche utilizzabili per la stima del rischio sono molteplici e
caratterizzate da diversi livelli di sofisticazione, talvolta estremamente elevati.
Un’impostazione piuttosto adeguata alle realtà anche minori, tuttavia, è certamente
quella del cosiddetto scoring, e cioè dell’elaborazione di punteggi che sintetizzano e
traducono in parametri numerici le valutazioni eseguite. È’ opportuno precisare che,
indipendentemente dalla tecnica prescelta, la definizione del livello di rischio non può
non trovare collocazione nel piano generale, perché propedeutica alla successiva
definizione della significatività e dell’ampiezza delle procedure richieste. Per essere
efficace rispetto a questi due obiettivi, la valutazione e determinazione del rischio
riguarderà da un lato il bilancio nel suo complesso, e dall’altro le singole aree contabili
e poste di bilancio che nella fattispecie risultino “pericolose e/o rilevanti” o
semplicemente “complesse”, e quindi suscettibili di un controllo più attento.
Il terzo punto del piano generale, in successione logica rispetto il secondo, è costituito
dalla quantificazione del livello di significatività, la cui definizione, seppur rimessa a
parametri piuttosto riconosciuti, richiede, ancora una volta, la conoscenza del livello
complessivo di rischio, essendo allo stesso legata da un rapporto di proporzionalità. In
altri termini è ipotizzabile concedere all’attività di revisione margini di tolleranza degli
errori individuati e potenziali più ampi dove il livello generale di rischio sia modesto (si
pensi ad esempio ad una società immobiliare con attività principale costituita dal
5
godimento degli immobili tramite concessione in locazione). Dove invece il rischio sia
maggiore, (ad esempio società in perdita operante in un settore in rapido declino) e con
esso la probabilità di emettere un giudizio scorretto sul bilancio, il livello di tolleranza
dovrà essere limitato.
Il quarto punto del piano generale di revisione attiene la definizione della natura e
dell’ampiezza delle procedure di controllo che non può che essere successiva rispetto ai
punti precedentemente analizzati. La definizione del rischio complessivo del progetto di
bilancio e, in particolare, delle singole poste consente di comprendere prima quali tra le
affermazioni di bilancio non siano, con maggiore probabilità rispettate e poi, e di
conseguenza, quali verifiche di sostanza, debbano essere effettuate e con che grado di
ampiezza affinché il controllo sia soddisfacente. La base informativa cui il revisore si
riferisce per assumere la propria decisione in sede di emissione del giudizio, è in misura
assolutamente prevalente costituita da tutti gli elementi probativi rinvenuti o elaborati e
che complessivamente consentono di avere cognizione della misura con cui le
affermazioni di bilancio sono rispettate. Le verifiche di sostanza tendono a soddisfare
questo scopo, mettendo a disposizione del revisore gli elementi di valutazione e analisi
sufficienti per considerare rispettate o meno le affermazioni. La scelta del revisore, in
tema di modificazione delle verifiche da porre in essere tra le diverse tecnicamente a
disposizione, trae spunto proprio dalla considerazione di quale tra le affermazioni di
bilancio richiede verifica, poiché esiste una correlazione piuttosto marcata, tra tecnica di
verifica e affermazione controllata.
Il quinto punto del piano in questione attiene alle modalità con cui potrà svolgersi il
coordinamento, la supervisione ed il riesame delle attività svolte, definendo il gruppo
professionale incaricato, comprensivo anche degli interventi di esperti o revisori esterni.
L’ultimo punto è rappresentato infine dall’indicazione di circostanze particolari, quali le
dubbie condizioni di continuità aziendale di per sé suscettibili di influenzare
pesantemente se non radicalmente il giudizio del revisore, la presenza di parti correlate,
le condizioni contrattuali di incarico e la tipologia ed i tempi di emissione delle relazioni
e delle comunicazioni, eventualmente definite nella lettera di incarico.
Riportiamo di seguito uno standard di piano generale (audit planning) nel quale sono
evidenziati i vari punti che il revisore dovrà affrontare e analizzare in sede di “interim”.
AUDIT PLANNING
6
ISTRUZIONI
Questo form riassume la pianificazione della revisione fino alla determinazione del
profilo del rischio.
Tabella 1 esempio audit planning
Numero
Argomento INDICE
Riferimento
all’Audit
Manual
1.1
Termini dell'incarico
Capitoli 3, 4
1.2 Proprietà e direzione Capitolo 5
1.3 Attività Capitolo 5
1.4 Sviluppo dell'attività durante l'esercizio Capitolo 5
1.5 Sommario del sistema contabile Capitolo 6
1.6 Unità da revisionare Capitolo 7
1.7 Determinazione della significatività (materiality) Capitolo 9
1.8 Sensibilità a condizioni di rischio e stato del cliente Capitoli 8, 20
1.9 Valutazione del rischio intrinseco Capitolo 8
1.10 Analytical review preliminare Capitolo 10
1.11 Aree di bilancio rilevanti Capitolo 11
1.12 Valutazione dei controlli generali Capitolo 12
1.13 Profilo del rischio Capitolo 13
1.1 TERMINI DELL'INCARICO
7
Sono descritti i termini dell'incarico, il tipo di revisione, speciali obblighi di legge, il tipo di
rapporto e di opinion, altre richieste del cliente, l'emissione di una management letter o di
altre relazioni.
1.2 PROPRIETÀ E DIREZIONE
Sono descritti, con riferimento al Permanent file, l’azionariato del cliente, la struttura della
direzione (le linee di autorità, le responsabilità, il reporting interno), eventuali interessi
azionari degli amministratori, l’esistenza di una funzione di revisione interna.
1.3 ATTIVITA’
Sono descritti gli aspetti salienti dell’attività del cliente. Considerare se rilevanti:
. il ramo d’attività;
. particolari procedure o principi contabili;
. fattori economici particolari che possono influenzare l'attività;
. i principali prodotti e clienti;
. le società controllate, collegate, controllanti, le imprese sottoposte a controllo
indiretto e la natura dei rapporti intrattenuti;
. i luoghi in cui è svolta l'attività, il tipo di operazioni svolte ed il numero di persone
impiegate;
. la natura delle maggiori voci dell’attivo e del passivo;
. le voci componenti il costo del prodotto (ai fini della valutazione di magazzino);
. i costi rilevanti, oltre a quelli considerati nel costo del prodotto;
. il processo produttivo;
. i metodi di vendita;
. voci inusuali componenti il costo del personale;
8
. eventuali accordi che riguardino il capitale;
. eventuali condizioni restrittive presenti nei contratti di finanziamento;
. le condizioni per il raggiungimento degli obiettivi sociali.
1.4 SVILUPPO DELL’ATTIVITA’ DURANTE L’ESERCIZIO
Sono descritti eventuali cambiamenti significativi nell’attività della società e nel settore di
appartenenza avvenuti nel corso dell’esercizio.
1.5 SOMMARIO DEL SISTEMA CONTABILE
E’ descritto come è impostata, elaborata ed aggiornata la contabilità generale ed
industriale.
Sono indicati, per i principali flussi amministrativi, il momento contabile, le registrazioni
manuali o automatiche in corso d’esercizio ed in sede di bilancio (se l’analisi è svolta in altra
sezione dell’Audit Planning, fare riferimento).
1.6 UNITA’ DA REVISIONARE
In accordo con i criteri descritti nel Capitolo 7 dell’Audit Manual, la revisione è condotta
considerando la società un’unica unità/più unità.
1.7 DETERMINAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÀ (Materiality)
La significatività si riferisce alla grandezza ed alla natura di un errore, tale da rendere
probabile un cambiamento di giudizio sul bilancio, o comunque in grado di influenzarlo.
In accordo con i principi descritti nel Capitolo 9 dell'Audit Manual la significatività cui fare
riferimento nel lavoro è la seguente:
9
Fatturato ___________ milioni x 0,5% ___________ milioni
Totale attivo ___________ milioni x 1% ___________ milioni
Utile lordo ___________ milioni x 10% ___________ milioni
(se maggiore del 5% del fatturato)
Patrimonio netto ___________ milioni x 2% ___________ milioni
Significatività della revisione milioni
1.8 SENSIBILITA’ A CONDIZIONI DI RISCHIO E STATO DEL CLIENTE
In base alla natura del cliente, alle condizioni esistenti, alle sue dimensioni, valutate
secondo i principi inclusi nell’Appendice 1 dell’Audit Manual, viene utilizzato il questionario
completo/abbreviato.
1.9 VALUTAZIONE DEL RISCHIO INTRINSECO
Il questionario ed i sommari di valutazione del rischio intrinseco sono allegati.
1.10 ANALYTICAL REVIEW PRELIMINARE
L'analytical review è stata condotta attraverso:
o un confronto fra dati consuntivi ed il budget;
o un confronto fra un bilancio o una situazione contabile infrannuale e quelli
dell’anno precedente;
o un confronto di indici economici e finanziari tra loro e con quelli dell'anno
precedente;
o un esame per le principali aree di bilancio dei dati contabili con quelli dell’esercizio
10
precedente.
Sono emerse le seguenti osservazioni:
1.11 AREE DI BILANCIO RILEVANTI
In base ad analisi manuali le seguenti aree di bilancio sono considerate rilevanti:
1.12 VALUTAZIONE DEI CONTROLLI GENERALI
Per i lavori non complessi, con poche attività ed un numero ridotto di transazioni, può
essere più conveniente un esteso controllo delle attività e transazioni, anziché un approccio
basato sulla valutazione del rischio. In questi casi il rischio intrinseco è assunto come Alto ed
i controlli generali come Neutri.
(Il questionario ed i sommari di valutazione dei controlli generali sono allegati).
1.13 PROFILO DEL RISCHIO
In base alle analisi preliminari svolte, il rischio per le aree di bilancio rilevanti e per obiettivo
è sommarizzato nel prospetto manuale.
Definito il piano generale, il revisore deve predisporre il PROGRAMMA
OPERATIVO, costituito dall’insieme più o meno dettagliato delle istruzioni necessarie
per la corretta e tempestiva esecuzione delle verifiche programmate.
Il programma, quindi, costituisce contemporaneamente:
ξ La guida operativa per chi porrà in essere le verifiche;
ξ Lo strumento essenziale per l’attività di coordinamento e supervisione del
lavoro.
A questo scopo il programma normalmente contiene, secondo gradi di dettaglio che, è
bene ricordare, sono ancora una volta rimessi alla sensibilità del revisore e alle
valutazioni in merito alla dimensione e complessità dell’ente sottoposto a verifica,
alcuni punti.
Un primo elemento riguarda l’indicazione dei rischi che specificatamente attengono la
posta di bilancio in esame e le affermazioni contabili alla stessa connesse, indicando di
11
conseguenza le verifiche finalizzate al necessario approfondimento del controllo e degli
errori potenzialmente individuabili.
Un secondo punto attiene l’articolazione delle verifiche di sostanza, correttamente e
chiaramente predisposta affinché i professionisti o gli assistenti incaricati possano dar
corso all’attività comprendendone con precisione i contenuti. Le connesse istruzioni
operative costituiscono una guida al lavoro, e possono contenere, oltre a tali indicazioni,
anche i tempi di esecuzione ed il carico di lavoro previsto.
Nel corso dello svolgimento dell’incarico l’attività così pianificata potrà richiedere
variazioni più o meno consistenti. Si è accennato alla circostanza, frequente, per cui
elementi anche significativi di conoscenza dell’attività del cliente e delle condizioni di
rischio emergono nel corso delle verifiche. Rispetto a questa eventualità la reazione
necessaria è la tempestiva modificazione del programma o addirittura del piano generale
di revisione. Recita il punto dodici del principio di revisione 300 “la pianificazione è un
processo continuo, che dipende dal cambiamento delle condizioni o dal verificarsi di
risultati inattesi nell’applicazione delle procedure di revisione. Le ragioni dei
cambiamenti significativi al piano generale od al programma di revisione devono
essere adeguatamente documentate nelle carte di lavoro.”
Viene riportato di seguito un esempio tipico di progamma di lavoro (audit program) al
cui interno si può notare un indice generale inerente le varie poste di bilancio e a seguire
il programma di revisione dettagliato per ognuna di esse
5
:
PROGRAMMA DI LAVORO
(Audit program)
INDICE GENERALE
Tabella 2 esempio audit program
Pagina
Aree di bilancio
Archiviazione
Programmi di lavoro per obiettivi
1 A. Immobilizzazioni immateriali AP 8.
4 B. Immobilizzazioni materiali AP 8.
8 C. Titoli e partecipazioni AP 8.
5
Per comodità viene riportato il programma di revisione dettagliato solamente per la prima posta
di bilancio indicata nell’indice generale con la lettera A (immobilizzazioni immateriali).
12