6
che per molti è stata "la via italiana al brechtismo", cioè la storica
esperienza di Strehler e del Piccolo Teatro di Milano, a cui gli eredi di
Brecht affidarono i diritti d'autore per l'Italia.
L'accenno, seppur limitato, al panorama degli studi su Brecht, è utile
per introdurre il nostro lavoro, che ha come obiettivo uno studio
scientifico (nel senso del teatro materiale) sulla ricezione delle opere
di Brecht in Italia; intendiamo per scientifico uno studio che affronti
l'opera dal suo interno, cioè la lettura scenica dei suoi testi da parte di
alcuni registi.
Questo nella valutazione che i contributi intorno allo specifico delle
mise en scene dei suoi testi non raggiunga, a tutt'oggi,
l'approfondimento che merita
1
, limitandosi spesso alle sole recensioni
su quotidiani e riviste specializzate.
In effetti la materia in oggetto ha il limite di avvalersi di fonti per un
verso generiche, le critiche teatrali, e per un altro molto
particolareggiate: i singoli bozzetti, adattamenti e allestimenti
rientrano, infatti, in quella serie di materiali che le singole compagnie
e i gruppi a volte conservano solo nella memoria dei registi e degli
attori, a volte sotto forma di materiale non organizzato.
La nostra tesi ha cercato, nell'approfondimento di alcuni spettacoli, di
offrire un approccio più specialistico: abbiamo circoscritto l'analisi al
decennio scorso, nell'arco delle stagioni che va dal 1989-90 al 1999-
2000. Per questo ci siamo avvalsi dell'utile contributo di pubblicazioni
specifiche, che raccolgono i repertori degli spettacoli andati in scena
2
.
Dall'elenco delle rappresentazioni brechtiane abbiamo scelto cinque
allestimenti, che abbiamo valutato potessero essere emblematici, per
1
Con la sola eccezione, riteniamo, del Brecht strehleriano, come già accennato più sopra.
2
Il Patalogo, Milano, Ubulibri 1979. Lo spettacolo in Italia, Pubblicazione SIAE, Roma.
7
diversità di lettura, di produzione e di pubblico, del panorama italiano
del decennio.
Per quanto riguarda la lettura critica degli spettacoli, e per ricostruirne
la storia scenica, abbiamo attinto dalle seguenti fonti:
- recensioni a mezzo stampa;
- bozzetti di scenografie (quando reperibili);
- fotografie di scena;
- copioni;
- interviste .
8
CAPITOLO I
"MADRE CORAGGIO"
Regia di Antonio Calenda
(1990-91)
9
1.TRAMA
Anna Fierling viaggia su un carro da vivandiera con i suoi tre figli
Eilif, Schweizerkas e Kattrin, la figlia muta, attraverso gli
accampamenti dell'esercito svedese durante la guerra dei Trent'anni,
tra Germania e Polonia. È una vecchia commerciante che vive di
piccoli affari e di espedienti. Le vicende narrate si succedono nel
lungo arco di tempo che va dal 1624 al 1635. È soprannominata
Madre Courage per la caparbia vitalità e la cocciutaggine che la
contraddistinguono, cocciutaggine nel voler trarre profitto dalla
guerra, passando tra le cannonate senza bandiere né credo religioso,
nell'ostinata e cieca volonta' di sopravvivere.
La protagonista attraversa gli scenari insanguinati dell'Europa centrale
con il suo pesante carro, lodando la guerra quando le procura affari e
maledicendola quando le strapperà ad uno ad uno i suoi tre figli. Ma la
necessità di sopravvivere anche nella tragica violenza della guerra è la
sua unica arma, e il dramma, nelle XII scene che lo compongono, è la
cronaca di questi eventi.
Dei suoi tre figli, ognuno con un padre diverso, Eilif, il primogenito, si
arruola volontario nell'esercito: il suo spirito coraggioso lo fa
diventare un valoroso soldato, benvoluto e lodato dal comandante per
l'eroismo dimostrato nel razziare il bestiame dei nemici; ma quella che
poteva essere una virtù in tempo di guerra si rivela fatale durante un
periodo di pace: verrà infatti condannato per violenza e furto e morirà
fucilato.
Il secondo figlio, Schweizerkas, troppo onesto ma non altrettanto
furbo, viene arruolato come furiere in un reggimento svedese. Anche
10
lui sarà vittima delle sue virtù: per non consegnare la cassa del
reggimento al nemico cattolico si fa fucilare. E infine la giovane
Kattrin, patetica figura di bonta' e vittima della violenza dei soldati,
muore per voler salvare i bambini della città di Halle dall'attacco
dell'esercito.
Nelle alterne vicende che coprono circa quattordici anni di guerra,
Madre Courage entra in contatto con numerosi personaggi, per lo più
gente ridotta in miseria e che dalla miseria tenta di salvarsi: come la
prostituta Yvette, la quale per innalzarsi al ruolo di 'signora' si vende
ad un vecchissimo colonnello; un altro personaggio è il cappellano,
schiacciato nei suoi valori morali nel tentativo di sottrarsi il più
possibile alle fatiche della guerra; infine il cuoco di un comandante
svedese, che si unira' per un pezzo di strada al destino della Courage.
La cronaca, nelle intenzioni dell'autore, non vuole essere né tragedia
né dramma, ma un susseguirsi di eventi da cui la protagonista, che
sopravvive ai suoi figli, non trarra' alcuna lezione, rimanendo al
contrario cieca di fronte alla realtà che dalla guerra la gente comune
riceve solo sofferenza.
Rimarra' sola, con il suo carro ridotto ad una misera carcassa, costretta
dalla sua stessa esistenza a continuare il suo desolante viaggio, senza
aver imparato nulla dagli eventi tragici che la guerra le ha inflitto.
Non apre gli occhi, nel suo vagabondare rimane contraria alla pace,
nella speranza, sempre uguale, di poter fare affari con la guerra.
11
2.TEMI E CONTENUTI DI "MADRE COURAGE"
La cronaca drammatica di Madre Courage si ispira al racconto di
Grimmelshausen Biografia dell'arcitruffatrice e vagabonda
Courasche (1670), a cui Brecht rimane fedele per l'impronta
secentesca del lessico e dell'ambiente storico. Lo spirito barocco che
caratterizza la protagonista del romanzo di Grimmelshausen, uno
spiccato mercantilismo e uno spirito amorale e cinico, è lo sfondo
essenziale da cui Brecht ricava una concretezza di ambiente,
l'ispirazione letteraria per ingrandire l'obiettivo sui personaggi travolti
dalla guerra.
3
Siamo partiti, nella nostra analisi, dallo scenario barocco in quanto
rileviamo in esso un primo livello drammatico, che rende così
singolare il personaggio di Madre Courage. Lo spirito 'plebeo' che
domina l'opera dà risalto ad una prospettiva tutta quotidiana, solo
dominata dal presente. Le vicende della protagonista, sono collocate
in questo quadro storico dove la guerra fa ormai parte dell'ordine
naturale delle cose. Essa si sussegue per decenni e riduce ai minimi
termini le società e i suoi uomini, per la maggior parte ridotti in
miseria e in balia degli eventi.
L'opera fu scritta da Brecht negli anni lunghi dell'esilio, a cavallo tra il
1938-39. Senza entrare nel merito della critica letteraria sull'autore, ci
preme sottolineare
4
come, all'interno dei significati e delle strutture
drammatiche dei suoi testi, la ricerca di una sintesi fra il 'momento
artistico' -la poesia del dramma- e il 'momento ideologico' -il
sottofondo continuo della dialettica sulla realtà- in Madre Coraggio
trovano una loro particolare sintesi: l'autore riesce così ad illuminare
3
Cfr. Sergio Lupi, Tre saggi su Brecht, Milano, Mursia,1966.
4
Cfr. Paolo Chiarini, Bertolt Brecht, Torino, Einaudi, 1967.
12
in modo inconsueto e con esiti artistici notevoli, il comportamento
morale e sociale dell'uomo:
"(…)Dal punto di vista meramente formale c'è una maggiore
semplificazione, se non austerita', di tono, che non va a discapito
dell'umorismo. Dal punto di vista emotivo si osserva un
approfondimento della sua concezione degli esseri umani come
tali. Entrambi gli aspetti sono interdipendenti e fusi con la sua
visione marxista del mondo.(…)"
5
.
Questa sintesi tenta di conciliare due tendenze solo apparentemente
opposte, la scrittura poetica con la scrittura impegnata, che nello
specifico dell'opera brechtiana si trovano "(…) in quella regione
interessantissima e generalmente trascurata, in cui si incontrano
l'etica, l'economia e la politica (…)."
6
Da questo punto di vista la pièce rivela una ricchezza di tratti narrativi
nel personaggio della protagonista: tutta la sua contraddittoria umanità
traspare non tanto dalle pieghe psicologiche e drammatiche, quanto
dalla complessa architettura di gesti e comportamenti concreti, calati
nelle vicende quotidiane della guerra.
Nello stesso modo, proponendoci l'exemplum negativo di Madre
Coraggio, Brecht ci mette in guardia sui meccanismi che costringono
gli uomini ad essere degli eroi, perché "(…)dove occorrono grandi
virtù , vuol dire che c'è qualcosa di marcio (…)"
7
.
Torneremo più avanti, quando analizzeremo il personaggio della
Courage, sul dato "esemplare" di questa figura, che a tutti gli effetti è
diventata un figura della mitologia moderna
8
. Brecht delinea la realtà
di una guerra spogliata dell'etica e dei concetti morali, una guerra
descritta fin dalle prime battute, (messe in bocca ad un brigadiere e al
suo reclutatore) nel suo carattere mercenario che si rivela attraverso le
5
F.Ewen, Bertolt Brecht, Milano, Feltrinelli, 1984, (p.318)
6
John Willett, Bertolt Brecht e il suo teatro, Milano, Lerici, 1966. (p.116).
7
ibidem.
8
Nota introduttiva a Madre Courage e i suoi figli , Torino, Einaudi, 1963.
13
attività patetiche e senza speranza di Madre Courage con il suo carro.
La sua cecità nei confronti degli eventi è uguale alle assurde ragioni
delle guerre di religione.
Il tono è apparentemente 'crudo', l'ironia che traspare dai personaggi è
di per sé in antitesi alle tragiche vicende di Madre Courage: Brecht,
cioè, tratta i fatti della guerra da un punto di vista antieroico, di chi
con la guerra ci deve sopravvivere. In questo senso Madre Courage
non è un personaggio tragico, la sua lotta è per il profitto (esiguo,
come lo sono i suoi capitali) e il fatto che in questa lotta perda tutti i
suoi figli, non è motivo di tragedia, in quanto la protagonista da queste
morti non impara nulla.
9
Essa non 'prende coscienza' bensì, come
l'exemplum negativo di Grimmelshausen, cede alle tentazioni del
mondo.
Tuttavia, e qui si trova l'elemento didattico, proprio attraverso una
storia non lineare né univoca del personaggio, Brecht tenta di porre in
luce i nodi e le contraddizioni delle strutture sociali. Madre Courage è
inserita in questo nodo dialettico, dall'interno, identificandosi con
esso.
La prospettiva di Brecht non è quella di rendere il personaggio
simbolico, quanto di renderne visibile la condizione umana, tanto più
tragica quanto più esso vive inconsapevolmente il suo destino come
eterno e ineluttabile.
Rispondendo alle critiche di chi gli domandava come mai non avesse
aperto gli occhi alla Courage di fronte ai suoi errori, affinché potesse
trasmettere la lezione agli spettatori, dichiaro' che "(…) se la Courage
9
Cfr. H.Mayer, introduzione a Bertolt Brecht, Teatro, vol.I. Torino, Einaudi, 1973.
14
continua a non imparare nulla, il pubblico, osservandola, dovrebbe,
secondo me, imparare qualcosa.(…)"
10
.
La 'lezione' di Brecht, è ancora una volta non tanto quella di
rappresentare, quanto quella di "mostrare le cose come realmente
sono"
11
. E questo avviene utilizzando una drammaturgia che
'racconta', con l'andamento di una cronaca, una situazione storica e le
conseguenze che questa provoca su degli esseri umani. Il realismo sta
non tanto nella rappresentazione del reale, quanto nel tentativo di
significarlo
12
. Brecht vuole smascherare la guerra e lo fa mostrandoci
le misere vicende di Madre Courage :
"(…) Solo al di là del caso individuale il suo destino assume un
significato simbolico. Viene fuori l'immagine della Germania che
fa guerre di rapina annientando gli altri e se stessa senza che tutte
queste catastrofi le insegnino nulla. (…)"
13
.
Ancora il Chiarini
14
, sottolinea come da questo dramma si ricavino
significati universali, ma sottolinea come, l'esclusiva attribuzione di
questi significati alla coscienza della protagonista, abbia potuto
generare l'idea che Madre Courage fosse un' eroina.
A questo riguardo ci avviciniamo alla storica messinscena di Brecht
per evidenziarne le linee drammaturgiche e gli esiti scenici.
10
Bertolt Brecht, Scritti, Vol.III, Torino, Einaudi, 1975, (p.199)
11
Cfr. Klaus Völker, Vita di Bertolt Brecht, Torino, Einaudi, 1978.
12
Cfr. Ronald Barthes, Saggi critici, Torino, Einaudi, 1972.
13
Bertolt Brecht, Diario di lavoro, Vol.II, p.1082, Torino Einaudi, 1973.
14
Paolo Chiarini, op.cit, p.246.