3
prezioso materiale da costruzione, nonchØ il suo trasporto; quindi, il lavoro degli
scultori e, in certi casi, anche dei ritrattisti e degli incisori esperti.
Il secondo fattore, che rende il sarcofago un elemento di distinzione sociale,
riguarda la manifestazione di una cultura elevata, sia da parte del committente, che
da parte dell esecutore, attraverso la scelta del mito e della situazione particolare, la
piø corrispondente alle esigenze d ogni singolo caso: anche il ceto popolare aveva
facile accesso alla conoscenza delle vicende mitiche, in modo particolare, grazie allo
strumento teatrale6, ma questo, di certo, non aveva i mezzi per raggiungere l ampio
ventaglio di conoscenze mitologiche delle persone colte. Queste rappresentazioni
teatrali non inclusero solo opere di poeti romani, legati al periodo repubblicano, ma
anche i prodotti d origine greca, specialmente quelli relativi al drammaturgo
Euripide, il quale riscosse un notevole successo tra il I e II sec. d. C7.
Di qui Ł attestata l importanza attribuita a questi spettacoli, che possono aver
rappresentato un autorevole fonte d ispirazione per l iconografia delle opere di
questo periodo, in particolare dei sarcofagi con rilievi, a contenuto mitologico8, che
gi dall epoca dell imperatore Adriano (117- 138 d. C 9), divennero un fatto di
moda, testimoniato dai circa seimila esemplari conservati, provenienti dalla sola
Roma10; la maggior parte dei quali Ł attribuita al II e al III sec. d. C.
In particolare, compito di questo elaborato sar pr endere in esame quei sarcofagi
marmorei con rilievi, che recano immagini relative alla vicenda mitologica di
Alcesti, cercando di analizzare le condizioni che portarono alla rappresentazione di
questo mito sui sarcofagi legati al II e III sec. d. C., cogliendo in questo modo il
significato, che venne attribuito in ambito funerario all eroina, che, sacrificandosi
per il marito, ottenne salva la vita grazie all intervento mediatore di Eracle.
6
MUCZNIK, Devotion, 1999, p. 19.
7
PRIVITERA, Storia, 2002 (1997 ), p. 320.
8
MUCZNIK, Devotion, 1999, p. 19.
9
BANDINELLI, Roma, 2003 (1969 ), p. 223.
10
ZANKER, Un arte per l impero , 2002, p. 157.
4
Procederemo in primo luogo analizzando il rapporto che la societ d epoca imperiale
instaur con il mito d origine greca, il quale, col to nella peculiare fruizione di
paragone con la vita reale e quotidiana11, ebbe un ruolo di rilievo anche in ambito
sepolcrale (§ 1); in secondo luogo, l attenzione si concentrer sul ruolo e la
responsabilit , che il dramma euripideo assunse nel la realizzazione iconografica del
mito, durante il II e III sec. d. C., vedendo, nell Alcesti, una possibile fonte
d ispirazione per le immagini relative al mito, presenti sui sarcofagi12 (§ 2). Per terzo
il discorso cercher di delineare le caratteristich e relative alla provenienza e alla
distribuzione dei sarcofagi, puntando ad individuare le differenze piø importanti tra i
manufatti di diretta fabbricazione romana e quelli d importazione microasiatica(§ 3).
Inoltre, attraverso l individuazione dei diversi schemi iconografici, presenti sul
LIMC13, si provveder ad una attenta classificazione dell e soluzioni compositive e
iconografiche, attraverso le quali il mito di Alcesti Ł rappresentato sui sarcofagi
romani del II e III sec. d. C; a tale scopo Ł fondamentale principalmente l esame del
Corpus der Antiken Sarkophagrekiefs di Carl Robert14 e della bibliografia relativa ai
singoli sarcofagi, cercando in questo modo di individuare quelle scene che, rispetto
ad altre, assumono un ruolo di rilievo nel quadro iconografico del sarcofago, perchØ
in linea con la fruizione funeraria del manufatto su cui sono state rappresentate (§ 4),
fornendo, in questo modo, un aiuto prezioso per l analisi del significato, assunto dal
mito di Alcesti nell ambito funerario dei sarcofagi (§ 5). In fine si parler
dell influenza che i sarcofagi di II e III sec. d. C esercitarono nelle riproduzioni del
mito di Alcesti, presenti sulle pitture parietali d ipogei pagani e paleocristiani (§ 6).
11
ZANKER, Vivere con i miti, 2004, p. 37.
12
MUCZNIK, Devotion, 1999, p. 22.
13
SCHMIDT, LIMC, I. 1, 2, 1981, pp. 533- 544.
14
ROBERT, ASR III. 1 e 2, Roma 1969.
5
Capitolo 1
Il mito vissuto in ambito sepolcrale durante l et imperiale
Nella societ romana d epoca imperiale il rapporto con il mito d origine greca non
si risolve in una astratta e distaccata conoscenza dei racconti riguardanti dei ed eroi
leggendari, svincolati da ogni legame con la vita reale; al contrario ogni singolo
aspetto dell esistenza, dalla partecipazione alle istituzioni politiche, arrivando sino a
semplici situazioni del vissuto quotidiano, era teso ad una costante corrispondenza
col mondo sovrumano del mito: quest ultimo, infatti , costituiva uno strumento
fondamentale di orientamento nell ambito della vita pubblica e privata15; tuttavia
tale familiarit , sebbene manifestata in ambito rom ano nei riguardi della mitologia
greca, non deve essere confusa con l esperienza nel la polis greca, in modo specifico,
durante l epoca classica, in cui i miti erano un ingrediente essenziale della vita
politica e religiosa16, ai quali la popolazione si affidava, percependo una
appartenenza diretta, di cui il teatro era l espressione principale17.
In et imperiale, infatti, giunse a completa matura zione quell ampio processo
d assimilazione della cultura greca, che ebbe inizio crescendo durante il III e II sec.
a. C., in seguito all espansione romana in Magna Grecia, Grecia e in Asia Minore18.
In un secondo momento la mitologia greca entr ben presto in uso nei vari ambiti
della vita pubblica e privata, in qualit di strume nto d autorappresentazione e di
trasmissione di quel patrimonio di conoscenze e valori diffusi, legati all ambito
15
ZANKER, Vivere con I miti, 2004, p. 37.
16
BALDRY, I Greci a teatro, 1972, p. 27.
17
Il teatro del V e IV sec. a. C. rappresenta il canale di comunicazione privilegiato tra la vicenda
mitica e la popolazione, attraverso il suo carattere rituale e formativo insieme; a tale proposito v.
BALDRY, 1972 e KINDERMANN, Il teatro greco, 1990.
18
BANDINELLI, Roma, 2003 ( 1969 ), pp. 36- 42.
6
religioso, etico e sociale. Inoltre la mitologia greca, a partire dall et augustea 19, fu
largamente sfruttata in ambito romano come rappresentazione metaforica della
realt
20
, usata particolarmente nella propaganda e nella lotta politica, come nella vita
quotidiana21. Inoltre la conoscenza del mito trascendeva ogni strato sociale: le
narrazioni di dei ed eroi favolosi erano facilmente accessibili ad ogni livello della
popolazione22, pur conservandosi la ragionevole distinzione tra una rudimentale
acquisizione dei punti fondamentali delle vicende e la ricchezza dei dettagli, che le
persone colte potevano apprendere. Una testimonianza importante della eccezionale
diffusione di questo fenomeno, in seno alla societ imperiale, viene offerta dal poeta
satirico Giovenale, il quale, lamentandosi della c orsa alla rappresentazione delle
vicende quotidiane attraverso immagini mitiche, parla perfino di una perdita del
senso della realt da parte dei poeti; egli scrive ironicamente:« Nota magis nulli
domus est sua quam mihi lucus/ Martis et Aeoliis vicinum rupibus antrum/
Vulcani»23.
In particolare la caratteristica fruizione del mito in et imperiale, in qualit di
strumento di paragone con la vita reale e quotidiana, assunse un ruolo di rilievo
anche in ambito sepolcrale. I miti, infatti, furono ampiamente sfruttati in veste di
giuda sociale, rappresentando un ausilio importante di fronte al dramma della morte.
Le allegorie mitiche erano rappresentate all interno della camera sepolcrale e, in
particolare, sui sarcofagi, disposti al suo interno. Il luogo, quindi, in cui si poteva
19
BANDINELLI, Roma, 2003 (1969 ), p. 182.
20
(de te fabula narratur). Per quanto riguarda la rappresentazione di scene mitiche in et imperiale, v.
Vtr. Arch., VII, 5: «fabularum dispositas explicationes, non minus Troianas pugnas seu Ulixis
errationes per topias»; nell ambito delle megalographiae, si disegnarono svolgimenti di racconti
mitici, financo le guerre di Troia, o i vagabondaggi di Ulisse di paese in paese . FLERES, 1933.
21
ZANKER, Un arte per l impero , 2002, p. 113.
22
Importante a questo proposito Ł il ruolo del teatro in et imperiale; ad esempio, le pantomime
costituivano un mezzo di trasmissione di una conoscenza elementare delle storie mitiche, di modo da
consentire anche ad un pubblico, con poche possibilit economiche, di riconoscere le pose e i
movimenti dei protagonisti delle vicende. A tale riguardo, cfr. BEARE, Roman Stage, 1977, pp. 233-
35.
23
Juv. Sat. , I, 7: A nessuno Ł cos nota la propria casa quanto a me il bosco sacro di Marte e l antro
di Vulcano prossimo alle rupi Eolie ; Giovenale riv endica con ironia di conoscere nel dettaglio piø il
boschetto di Marte, la grotta di Vulcano e le rocce eolie, che la propria abitazione; trad.
FRASSINETTI e DI SALVO, 1979.
7
fruire delle immagini, era il sepolcro, il quale era identificato propriamente come
l abitazione del defunto24, dentro cui si credeva che si manifestasse la sua presenza.
Quindi, l ambiente tombale, percepito come luogo privilegiato per l esaltazione e
l elogio della figura del defunto, risultava l unic o sfondo ideale per le raffigurazioni
mitico- allegoriche.
Il presupposto fondamentale di queste rappresentazioni, riportate sui sarcofagi
presenti all interno della camera sepolcrale, Ł da ricercare nella volont del defunto
di identificarsi in modo diretto con i protagonisti delle storie favolose; questo
accadeva, in particolar modo, con l utilizzo del ri tratto e delle acconciature
dell epoca, applicate alle figure di dei ed eroi25. Questa particolare strategia
consentiva a coloro, che recavano visita al parente deceduto, una piø immediata
comprensione della vicenda mitica presa ad esempio; inoltre, gli stessi potevano
cogliere il rapporto, instaurato tra il defunto e il personaggio mitico, cogliendone le
affinit . Di questo modo, il committente della tomb a, che desiderava trasmettere un
particolare messaggio, poteva essere compreso con facilit da un ampia cerchia di
persone, se la vicenda personale era rappresentata sotto le spoglie di un particolare
episodio mitico, che aveva un riflesso ed una spiccata familiarit con la situazione, i
valori ed, anche, gli stessi stati d animo del defunto.
Tutto questo pu essere illustrato adeguatamente co n un esempio caratteristico,
grazie ai ritratti individuali, presenti sul rilievo.
Il sarcofago26, appartenuto a C. Iunius Euhodus, magister quinquennalis del
collegium dei carpentieri di Ostia, e a sua moglie Metilia Acte, sacerdotessa di
Magna Mater27, rappresenta sul lato principale la morte di Alcesti, sviluppata dal
24
ZANKER, Un arte per l impero , 2002, p. 158.
25
ZANKER, Vivere con i miti, 2004, p. 45.
26
cfr. In Schede, * Sarcofagi, * Scheda 4. Pp. 10- 13.
27
ROBERT, ASR III. 1, 1969, p. 30.
8
centro verso l angolo di sinistra. La donna, sdraiata su una kline, Ł circondata dai
suoi parenti: il padre Pelia, la madre Anassibia, i due figli ed Admeto, suo marito.
¨ importante notare che Admeto, a sinistra di sua m oglie, ne afferra la mano,
solitamente sostenuta dal padre Pelia28. Inoltre, i volti d Admeto e d Alcesti
presentano un espressione fortemente ritrattistica: la fisionomia dei volti molto
particolare Ł riconducibile unicamente ai proprietari del sarcofago29; i quali, hanno
desiderato rappresentare il proprio affetto e l intesa coniugale, come prova di fronte
alla caducit della morte. Tutto questo Ł realizzato attraverso l identificazione di
Euhodus e Metilia con la coppia del mito, in cui Ł presente la possibilit di
comunicazione con il mondo dell aldil attraverso l a forza dell amore.30
Da questo esempio si evince, quindi, che la mitologia greca in ambito sepolcrale
ebbe un largo impiego, divenendo uno strumento di autorappresentazione
individuale, che si esprimeva non solo attraverso la scelta dei temi mitici
corrispondenti alle proprie esigenze, ma anche nel prestigio, derivato dalla preziosit
del materiale utilizzato (il marmo), e dalla qualit
artistica del lavoro31: coll incremento del
commercio di sarcofagi marmorei, in tutto
l Impero romano, si assiste alla nascita di
botteghe, che svilupparono capacit tanto
raffinate, da rendere il sarcofago un manufatto,
sfruttato per tutta l et imperiale come elemento
di distinzione sociale32.
28
Nell iconografia piø diffusa sui sarcofagi, recanti il motivo della morte di Alcesti; v. in Schede, *
Legenda dei Gruppi iconografici: B. la separazione e la morte di Alcesti, p. 52.
29
SICHTERMANN, Griechische Mythen 1975, pp. 20-21; BLOME, Sepulkralkunst,1978, pp. 439-
441; ZANKER, Vivere con i miti, 2004, pp. 295-297.
30
BANDINELLI, Roma, 2003 (1970), p. 46.
31
MATZ, voce Sarcofago in Enc.A.A. VII, 1973, p. 12
32
PERKINS, voce Marmo, cap. Uso e commercio in Roma, in Enc.A.A. IV, 1973, p. 866.
Scheda 4. Fig. 2. Part . Scena di morte:
Admeto afferra la mano destra di
Alcesti.
9
Con ci si desidera constatare il fatto che il sar cofago e, in particolare, le scene
mitologiche, scelte dai committenti, sono da considerarsi un materiale di elevato
valore documentario, in quanto pu fornire informaz ioni preziose, riguardanti non
solo l ambito della vita pubblica e di quella privata, ma anche sulla situazione
economica dell Impero.
Di fronte alla molteplicit dei temi
mitologici a disposizione del committente,
cui la bottega poteva consigliare di
scegliere nell ambito di un vasto
repertorio, si Ł cercato di classificare le
singole situazioni in due grandi aree
tematiche33.
Il primo gruppo fa riferimento ad allegorie mitologiche, che presentano un contenuto
consolatorio; mentre, il secondo prende in esame vicende, atte alla esaltazione della
persona defunta.
In particolare, le vicende mitiche, impiegate come rappresentazioni di conforto di
fronte alla morte, possono riguardare direttamente il tema della morte, raffigurando
scene di compianto funebre e dell esposizione della salma funebre34: ad esempio, sul
lato principale del sarcofago35, databile intorno al 160 d. D36 e conservato presso il
Museo di Ostia, sono presenti due scene, divise l una dall altra dall espediente di
una colonna; sulla destra Ł la scena del compianto per la morte di Patroclo, la cui
salma Ł disposta su di una kline, circondata dal compianto rituale. Ai piedi del
giovane Ł seduto Achille; mentre la scena di sinistra tratta dei preparativi dell eroe
Achille, prima del duello contro Ettore per il riscatto della morte di Patroclo. Questo
33
ZANKER, Vivere con I miti, 2004, p. 42- 43.
34
Come nella vicenda di Alcesti sopra trattata.
35
KOCH, Grabeskunst,1993, pp. 5- 25;
36
GIULIANI, Achill- Sarkophage, 1989, pp. 25- 39.
Fig. 1. Sarcofago. Ostia Antica, Museo.
Part.: Achille piange la morte di
Patroclo.