Prefazione
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Dopo anni di protezionismo, il fenomeno più interessante del mercato
bancario è la nascita di un mercato libero ed aperto alla concorrenza
che sta già mostrando segnali di maturità, sarà quindi necessario
individuare innanzitutto gli obbiettivi strategici da perseguire ed
implementare, tra questi ricordiamo la differenziazione dei prodotti
e la diversificazione delle attività oltre ad una
"professionalizzazione" del lavoro impiegatizio.
Si passerà quindi all'esame dei principi guida che dovranno essere
seguiti nella reingegerizzazione della banca.
Si analizzerà quindi come verrà implementato il progetto di
reingegnerizzazione dalla banca, riguardo alle fasi tipiche del BPR
(costituzione di un gruppo di progetto, analisi delle attività,
identificazione processi primari, intervento e figura del "process
owner") verrà poi descritto il nuovo ruolo del controllo dei
processi, esso stesso si articolerà in un processo orientato prima
alla diagnosi dei risultati del processo in esame, e quindi alla
definizione sia degli obbiettivi di risultato e sia delle modifiche
organizzative necessarie al raggiungimento di questi.
Verrà poi descritto il ruolo dell'informatica nella riorganizzazione
della banca.
Si faranno due esempi di riorganizzazione: il primo riguarderà lo
sportello bancario, un'ottica quindi "micro" dell'attività bancaria,
il secondo esaminerà la Relationship Corporate Banking, che tratterà,
accanto all'ottica macro di diversificazione e segmentazione
dell'attività bancaria in macroaree, l'ottica micro di organizzazione
per processi delle sottoattività del macroprocesso in esame.
Business Process Reengineering, descrizione e metodologia di base
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Prima parte
Business Process Reengineering,
descrizione generale e metodologia di base
Descrizione generale
Innanzi tutto è bene chiarire cosa s’intende per processo.
Il processo secondo Thompson (67) è un flusso, una concatenazione di
azioni e decisioni per il conseguimento di uno scopo, le azioni e
decisioni saranno strutturate, cioè ordinate tramite la struttura
organizzativa secondo il principio della congruenza al perseguimento
dello scopo per le quali sono state preordinate.
Il fine del BPR è quello di ricomporre in processi le attività
arbitrariamente frammentate: "Si devono creare unità di processo che
sostituiscono le vecchie unità funzionali, queste unità sono
responsabili della gestione di tutte le attività di un processo fino
alla realizzazione del relativo output, devono poi essere dotate
d’ampia delega decisionale" (Sommadossi Oriani in Hammer Champy'93).
Gli effetti più evidenti di tale organizzazione sono l’eliminazione
d’interi livelli dirigenziali intermedi a seguito sia della delega
decisionale, ma soprattutto, riuscendo a contenere le interdipendenze
più intense all’interno delle unità di processo, rimangono solo da
gestire le interdipendenze tra le unità che producono output in un
certo modo "finiti" e che necessiteranno quindi di limitati
meccanismi di coordinamento.
Pertanto le unità di processo si configurano come vere e proprie
unità semi-autonome (nel senso che verrà attribuita “discrezionalità”
tra una serie di alternative preordinate e non “autonomia”) che
partendo da un input misurabile producono, in un determinato tempo
(misurabile), un output (misurabile).
Business Process Reengineering, descrizione e metodologia di base
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I membri di queste unità di processo devono essere anch’essi
autonomi, devono essere capaci e motivati a crearsi delle regole
loro, inoltre devono essere persone in grado di apprendere competenze
multiple, infatti, devono possedere tutte le competenze per la
realizzazione del prodotto finito del processo del quale sono
pienamente responsabili, questo è anche un grosso strumento
motivazionale, hanno la possibilità di "proiettare la stima di se su
di un prodotto finito" (Sommadossi Oriani in Hammer Champy'93).
L’idea di Taylor ("L'organizzazione scientifica del lavoro" 1911) di
scomporre il processo produttivo in operazioni elementari, rimane, ma
si tratta ora di ricomporre quei compiti in processi (e non aggregare
compiti uguali in unità funzionali). Processi che producono un
risultato che abbia valore per il cliente, l’ottica deve appunto
essere quella della creazione di valore per il cliente. Ma, come si è
arrivato a dare cosi’ tanta importanza al cliente?
Business Process Reengineering, descrizione e metodologia di base
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Il processo storico
Partiamo dal 1776, Adam Smith, con "la ricchezza delle nazioni" fu il
primo a descrivere il "principio della divisione del lavoro" sul
quale si basava l’allora nascente società industriale. Si trattava di
scindere un processo produttivo in compiti elementari, ogni operaio
si specializzava nello svolgimento di una specifica mansione,
specializzandosi, aumentava la sua produttività; questi lavoratori
non svolgevano mai un processo completo (che implicava un output
finito), ma eseguivano solo frammenti di lavoro. Tra le innovazioni
“storiche” del processo produttivo che seguirono, ricordiamo la
catena di montaggio introdotta da Henry Ford nella sua omonima
azienda automobilistica, ma il concetto di fondo non cambiava molto,
l’ottica era incentrata alla produzione ed il cliente non era tenuto
minimamente in considerazione, celebre una frase di Henry Ford che
spiega in concetto: "puoi avere qualsiasi macchina purché sia nera".
I sistemi organizzativi erano incentrati per lo più sull’efficienza,
sul controllo (supervisori e supervisori dei supervisori e cosi’
via), sull’aderenza alle regole, rigide regole imposte da imponenti
ed altrettanto rigide gerarchie, si ebbe quindi una verticalizzazione
dell’organizzazione.
Col tempo, man mano che aumentavano prodotti, servizi e compiti
dell’organizzazione, di conseguenza, aumentavano anche le
sovrastrutture, si arrivò ad un punto che la distanza tra i vertici
dell’azienda e la clientela erano tali da non permettere più risposte
rapide ai cambiamenti dei loro bisogni.
Non basta più produrre con efficienza, ormai, essendosi la
concorrenza intensificata, i beni in circolazione sono in quantità
tale che il cliente ha notevoli possibilità di scelta, il potere
contrattuale del cliente prende il cosi’ sopravvento su quello del
produttore.
Business Process Reengineering, descrizione e metodologia di base
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Diviene quindi di vitale importanza interpretare i bisogni del
cliente che variano sempre più velocemente, anticipare la
concorrenza, innovare (il ciclo di vita dei prodotti e servizi si
accorcia, complice appunto anche la notevole innovazione
tecnologica); tutto ciò si riassume in una parola: cambiamento, da
questa parola si evince la crisi dell’organizzazione gerarchico-
funzionale, rigida, ostile al cambiamento, impersonale e lontana dal
cliente.
Per potersi assicurare competitività nel lungo periodo, la sfida è
diventata non più quella di "fare buoni prodotti (la cui vita è
sempre più corta), ma di costruire i processi in grado di creare
questi prodotti, sono essi che assicurano la competitività sul lungo
periodo" (Hammer Champy 93).
Ormai per i requisiti di flessibilità e creatività richiesti dal
mercato non è più possibile organizzare l’attività secondo il
principio del funzionalismo, l’ottica non deve quindi più essere
l’orientamento al compito specialistico, ma bisogna organizzare
l’attività secondo processi, solo in questo modo si otterrà il
riavvicinamento delle attività decisionali (o discrezionali) alla
clientela (deverticalizzazione dell’organizzazione). Quindi,
discrezionalità ed orientamento al processo sono l’unico mezzo per
far fronte alla notevole e crescente variabilità espressa dal mercato
(e dalla tecnologia), lo stesso cliente (o fornitore) va visto in
un’ottica processuale, quindi cliente come processo che genera
"variabilità".
L’organizzazione per processo si prefigge prima di tutto di governare
questa variabilità che dall’ambiente è riuscita ad entrare fino
all’interno dell’organizzazione funzionale, scardinandola e
mettendola di fronte all’incoerenza dei suoi sistemi di coordinamento
rispetto alle esigenze ambientali.
Business Process Reengineering, descrizione e metodologia di base
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Metodologia di base
Linguaggio IDEFO
C’è la "necessità di un linguaggio di simulazione capace di catturare
le relazioni funzionali che esistono tra le diverse fasi di un
processo e di darne una rappresentazione adeguata". (Racheli Perrone
95). Un linguaggio in grado di fare ciò è l’IDEF che significa:
linguaggio di definizione.
"L’approccio adottato nell’IDEF è quello di descrivere ciascun
processo (o attività) come una combinazione di processi, input,
controlli e meccanismi" (Johansson 94), come illustrato nella figura
1 "A livello più alto si può avere la rappresentazione di un intero
processo aziendale. Successivamente, il processo definito a questo
livello di aggregazione viene scomposto in varie attività di livello
inferiore. In tal modo, la scomposizione prosegue, come illustrato
nella figura 2 fino a che viene raggiunto il punto dove è disponibile
un dettaglio sufficiente per realizzare i cambiamenti necessari"
(Johansson 94). Si procede poi partendo dalla fine, dagli output agli
input, in questo modo si possono eliminare molte attività "che non
aggiungono valore dati e vincoli" (Johansson 94).
Le "frecce" sono dette frecce ICOM: Input, Controlli, Output,
Meccanismi, queste rappresentano sia flussi di dati che di oggetti
fisici. Nella costruzione della struttura informatica, tutte e
quattro le tipologie di frecce dovranno essere rappresentate, cioè,
oltre ai dati in senso stretto, si dovranno rappresentare anche gli
"oggetti fisici".
La metodologia si svolge in due fasi principali:
Analizzare le attività aziendali
Disegnare ed implementare la nuova rete di attività