indissolubile e necessario, anche se i giovani lo usano per telefonare con una certa discrezione. Il
necessario è che lo hanno vicino, che hanno un amico fedele pronto alle loro esigenze comunicative
e, così, si appagano lo stesso!.
Il giovane moderno ha messo da parte, relegandole in soffitte, anche le più importanti e
prestigiose enciclopedie, trovando più agevole e di maggiore spaziosità e completezza ricavare le
notizie e/o le cognizioni richieste sui più disparati siti di Internet che gli consentono una più veloce
ricerca in una platea vastissima di dati di attualità, di riferimenti, di confronto, difficilmente
reperibili nei libri di testo, per loro stessa intrinseca natura molto più contenuti nelle informazioni.
Uno degli elementi fondamentali è stata l’analisi gusti dei giovani tra i 18 ed i 25 anni,
sull’uso del loro tempo libero, sulle loro aspirazioni di una vita futura mediante le specializzazioni
prescelte negli studi intrapresi, sulla loro stessa vita giornaliera, per molti di essi concentrata ancora
nell’ambito familiare dove, per necessità o per convenienza, parecchi di essi continuano a vivere,
continuando a godere della libertà di movimento e di decisioni senza l’incubo di responsabilità più
concrete. Ed anche se alcuni di essi lasciano la propria famiglia per andare a vivere da soli,
ugualmente conservano con la stessa un cordone ombelicale invisibile ma consistente, avendo
spesso bisogno del suo aiuto, anche finanziario, nei momenti difficili.
Di riflesso ai loro gusti, mi è sembrato importante sottolineare come i giovani moderni sono
sempre presenti anche nei consumi della popolazione italiana, distinguendosi nella tendenza a
scegliere merci a loro più congeniali e più indispensabili nella loro vita quotidiana.
Nell’abbigliamento parecchi di loro si orientano decisamente sui capi firmati, pur riservandosi
l’utilizzo, molto più pratico e sbrigativo, dei prodotti casual per l’uso giornaliero,.
Sono attivi nell’approvvigionamento di libri e di DVD sia con film d’attualità, sia con
produzione d’autore, e sono essi a far orientare i propri familiari nella scelta di un nuovo televisore
o computer, sono decisamente i primi ad accaparrarsi i nuovissimi tipi di cellulari!
Chiaramente c’è un indissolubile nesso fra reddito e consumi culturali. Quasi tutti devono
contentarsi della tradizionale “paghetta” corrisposta dai loro genitori, di qualche regalo da parenti,
specie dai nonni che per loro stravedono, o per qualche lavoretto saltuario eseguito in famiglia o
fuori, ma è indubbio che devono far molto affidamento dalla famiglia quando sono ai verbi difettivi!
Abituati come sono, a non rinunciare a nulla, i pochi Euro di cui dispongono non potranno mai
consentire tutte le spese che devono affrontare per schede telefoniche, pizzeria con gli amici o con
la persona del cuore, le pratiche sportive, i vizi (tabacco, alcool o sostanze proibite), etc, anche se
negli ultimi tempi la crisi mondiale incombente ha drasticamente ridotto i consumi culturali relativi
all’acquisto di “beni non necessari”, alle presenze al cinema o al teatro, etc.!
Infine, occorre un accenno al fenomeno della pubblicità che cerca di calamitare i
giovani decisamente verso una gamma di prodotti a loro congeniali, cercando di stordirli con
messaggi all’uopo creati, i cosiddetti messaggi subliminali, i quali inevitabilmente li orienteranno
verso acquisti di prodotti a volte forse a loro non indispensabili.
Certo non sono tutte rose in questo vasto, sterminato giardino dei giovani nella fascia di età che
mi accingo a trattare.
Non posso, quindi, trascurare in chiusura l’accenno ad un fenomeno molto doloroso della vita
moderna di alcuni giovani. Non tutti i nostri coetanei hanno inculcato il senso della giustizia, del
saper vivere civile, delle forzate privazioni collegate a carenza di mezzi finanziari, etc. Quanti di
loro non resistono alla tentazione di delinquere pur di appropriarsi di oggetti ambiti o del denaro
indispensabile a procurarseli!i! Ancora più riprovevole, poi, se questa esigenza è riferita alle
sostanze stupefacenti di cui essi non possono fare a meno.
Purtroppo queste sono le storture che una civiltà così avanzata come la nostra ha
inevitabilmente innescato nella mente di alcuni sconsiderati.
Nell’espletamento della tesi cercherò di approfondire quanto fin qui sintetizzato,
sforzandomi di ritrovare tutti gli elementi significativi dei vari aspetti da trattare sulla vita dei
giovani di oggi, in particolare sui loro consumi culturali.
2. I giovani italiani tra i 18 ed 25 anni
1
Spesso sentiamo dire che l’Italia è un paese di persone anziane. Infatti un italiano su cinque ha
almeno 65 anni e ciò è facilmente intuibile dal grafico 1 dal quale si rileva che, su una popolazione
di 59.131.287, solo il 56% della stessa è la componente popolazione da lavoro, mentre il nostro
target, cioè i ragazzi tra i 18 ed i 25 anni, sono appena l’8%, anche se il loro ruolo è fondamentale
nella società moderna poiché essi formeranno la nuova classe dirigente e influenzeranno e
getteranno le linee guida anche per i più giovani che rappresentano il 17%.
Nel corso degli ultimi anni si è avuto un vero è proprio crollo di questa fascia di popolazione:
infatti al censimento del 1991, i giovani con l’età compresa tra i 18 ed i 25 anni risultavano in Italia
all’incirca il 12,8% della popolazione. Da quel censimento ai tempi nostri, mentre la popolazione è
cresciuta di oltre il 6% i giovani invece sono calati dal 12,8% all’8%.
Questa involuzione è un grave sintomo di invecchiamento, sempre progressivo della
popolazione del nostro Paese, seconda nel mondo soltanto a quella giapponese. Ciò è dovuto
principalmente al fatto che, ai tempi attuali, la media della vita si è enormemente dilatata: da circa
60/65 anni di un ventennio addietro, ha raggiunto in questo periodo una media di 75 anni per gli
uomini e dell’84 per le donne. A questo fenomeno d’invecchiamento della popolazione contribuisce
però anche l’enorme calo della natalità, specie nelle regioni settentrionali, dovuto anche
all’incremento della quota di donne lavoratrici che spesso rimandano o addirittura rifiutano la
maternità nella prospettiva della carriera che si sono proposta.
giovani Fig. 1: La popolazione italiana per fascia di età
2
ragazzi anziani
forza lavoro
1
GeoDemo Istat.it – Popolazione italiana residente al 1° Gennaio 2007.
2
www.istat.it
Rientrando nell’argomento che più ci interessa in questa trattazione, quello dei giovani tra i 18
ed i 25 anni, c’è da osservare un dato interesante che è quello relativo alla distribuzione territoriale
dei giovani in questa fascia di età. Come si rileva dal grafico che segue, la maggior parte di essi
risiede nelle regioni meridionali, anche per il maggior tasso di natalità in funzione di un più
profondo concetto di attaccamento ai canoni di crescita della famiglia.
Fig. 2: Distribuzione geografica degli individui tra i 18 e i 25 anni
3
Dai dati relativi al totale della popolazione italiana, possiamo rilevare un grandissimo
equilibrio tra uomini e donne che rappresentano rispettivamente il 51% ed il 49%. La maggior parte
di questi individui vive nelle regioni settentrionali, con una maggioranza in quelle del Nord Ovest,
area maggiormente industrializzata, mentre circa il 29% della popolazione giovanile vive nelle
regioni meridionali ed insulari, con una percentuale tra maschi e femmine che rispecchia
l’andamento nazionale anche nelle singole aree geografiche, con nessun’eccezione.
La maggior parte della popolazione maschile è celibe, esattamente il 49% della popolazione
totale, contro un 44% delle donne, mentre, tra i 18 ed i 25 anni, quasi un 5% tra i giovani riflette
donne coniugate mentre gli uomini coniugati rappresentano solo l’1,3%. Alquanto trascurabili le
percentuali di vedovi/e e di divorziati/e che oscillano tra il 0,6 ed il 0,7%. Sicuramente un dato
interessante è quello dei coniugati nel complesso della popolazione, rappresentato dal 48% di coloro
che sono delle regioni meridionali o insulari, dal 38% dei settentrionali, mentre i coniugati delle
regioni centrali sono appena il 14%. Anche questo dato dimostra ancora una volta il diverso grado
del concetto di “famiglia”, più radicato al sud che al nord o al centro del Paese.
Nel corso degli ultimi anni in Italia si è enormemente contratto il numero dei matrimoni,
Infatti, sulla base dei dati rilevati presso gli uffici di Stato civile dei Comuni italiani, è risultato che
3
ISTAT
nel 2005 sono stati celebrati poco più di 250mila matrimoni, numero in continua diminuzione dal
1972, anno in cui si registrarono poco meno di 419mila nozze
4
. Inoltre, attualmente, gli sposi alle
prime nozze hanno un’età media intorno ai 32 anni e le spose quasi 30 anni, 4 anni in più dell’età
che avevano in media i loro genitori al primo matrimonio. Questi quattro anni di posticipazione
sono dovuti, in molti casi, al completamento degli studi o alla ricerca di un lavoro, oppure al
desiderio di trascorrere un periodo godendo di tutti i vantaggi economici, organizzativi e talvolta
anche emotivi di una lunga permanenza nella famiglia di origine
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.
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Istat. Strutture familiari e opinioni su famiglia e figli.
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Istat. Strutture familiari e opinioni su famiglia e figli.