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• includono dati su costi e benefici, entrambi i quali sono necessari per un
completo confronto economico (se vengono presi in esame solo i costi, il
confronto viene chiamato analisi dei costi, e non aiuta a decidere se
l’intervento costituisce un uso efficace delle risorse);
• le buone analisi economiche informano i lettori rispetto ai costi e benefici
addizionali (o incrementali) di un intervento rispetto ad un altro.
In quanto metodo di valutazione utile a chi prende decisioni in tema di
allocazione delle risorse, specialmente in ambito pubblico, la
farmacoeconomia – insieme all’economia sanitaria - può fornire molti
strumenti per una corretta programmazione degli interventi.
La possibilità di confrontare i vari trattamenti alternativi per individuare quello
che presenta il miglior rapporto beneficio/costo, costituisce non solo una
grande opportunità per razionalizzare l’impiego delle risorse, ma anche un
dovere etico-sociale.
Infatti, anche sotto il profilo etico, il medico che induce un consumo di risorse
per curare il proprio paziente, dovrebbe considerare che le sue scelte
sottraggono beneficio ad altri medici, però, per tradizione culturale, sono stati
abituati a considerare la salute come bene assoluto, e come tale svincolato da
condizionamenti di tipo economico.
Conseguentemente si è diffusa tra i medici la convinzione che gli atti posti in
essere nell’esercizio della loro professione dovessero essere giustificati
esclusivamente dall’efficienza nella prevenzione e nella cura dei pazienti,
indipendentemente dal costo dei singoli interventi.
Da qualche tempo, tuttavia, si sta affermando anche tra i medici un
atteggiamento diverso: gli operatori sanitari più attenti hanno sentito
l’esigenza di completare le proprie conoscenze aprendosi ad una prospettiva
“economica” del proprio agire, sollecitati anche dalla diffusione di una cultura
scientifica che tende a validare empiricamente le scelte e a giustificarle in base
ad una serie di valori etico-sociali.
Il medico, quale principale ordinatore della spesa sanitaria e farmaceutica, è
implicitamente coinvolto nelle analisi farmacoeconomiche e sembra quindi
necessario ed inevitabile che ne acquisisca almeno gli elementi fondamentali.
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In questo modo i medici potrebbero intraprendere un percorso critico che,
comportando un miglioramento della capacità prescrittiva, contribuirebbe alla
riqualificazione della spesa farmaceutica nell’ambito della spesa sanitaria
globale.
Relativamente ai trattamenti farmacologici, infatti, la conoscenza, ad esempio,
del rapporto beneficio/costo e la possibilità correlata di trarre un giudizio di
convenienza sono importanti elementi offerti dalla farmacoeconomia per poter
razionalizzare la prescrizione dei farmaci.
Fino a oggi l’impulso a studi di farmacoeconomia è arrivato prevalentemente
dall’industria farmaceutica, interessata prevalentemente al ritorno in termini di
salute degli investimenti di risorse in farmaci. In Italia il principale
interlocutore delle aziende farmaceutiche è il Servizio Sanitario Nazionale
(SSN); a questo proposito la spesa pubblica ha rappresentato nel 1999 il
53,2% dell’intera spesa farmaceutica. In tale contesto è possibile ricondurre
sinteticamente a tre direttrici gli studi di farmacoeconomia commissionate
dalle aziende farmaceutiche:
• studi attivati come supporto per le politiche di prezzo e rimborso;
• per le politiche di vendita;
• per le politiche di marketing.
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1.2. Definizione di farmacoeconomia
Le aree di interesse dell’economia sanitaria sono il mercato sanitario, la
domanda e l’offerta dei servizi sanitari, il mercato assicurativo; se l’economia
è la materia che si occupa del benessere materiale di individui e gruppi nella
società, l’economia sanitaria analizza i fattori che incidono sul benessere sia
individuale che collettivo e i criteri per la scelta del farmaco più conveniente e
valido sia dal punto di vista dell’efficacia terapeutica che della sicurezza
d’impiego.
La scarsità delle risorse economiche impone la necessità di effettuare scelte
razionali secondo criteri di costo-opportunità al fine di conseguire il massimo
beneficio a vantaggio della società.
La farmacoeconomia è una branca specifica dell’economia sanitaria
finalizzata a valutare i costi di trattamenti con farmaci, rapportati ai potenziali
benefici e rischi d’impiego e quindi l’impatto socio-economico di trattamenti
farmacologici alternativi.
Ad uno specifico programma sanitario corrispondono, a monte un
determinato consumo di risorse esprimibili in termini di costi e a valle una
determinata variazione di salute esprimibile secondo diverse unità di misura
(effetti, utilità, benefici).
Le informazioni acquisite mediante la determinazione dell’impatto di una
malattia, del costo e degli effetti di una terapia farmacologia, vengono
rielaborate tramite tecniche di analisi economica, per rapportare il costo del
trattamento alle conseguenze che provoca, valutate in molteplici misure; a
livello macroeconomico si analizzano i problemi più generali che riguardano
il funzionamento globale dei sistemi economici (spesa pubblica, investimenti,
occupazione etc.); da un punto di vista microeconomico si affrontano i
fenomeni delle singole unità presenti nei sistemi economici (consumatore,
imprese etc.)
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Le principali tecniche dell’analisi farmacoeconomica sono:
1. Analisi di minimizzazione dei costi (CMA: Cost Minimization Analysis): si
applica per determinare quale sia il trattamento più economico nell’ambito di
più alternative aventi la stessa efficacia e finalità terapeutiche simili;
2. Analisi costo/efficacia (CEA: Cost/Effectiveness Analysis): serve a
calcolare il rapporto tra costi e benefici (esprimendo il beneficio in unità
cliniche o fisiche) in relazione ad un singolo trattamento oppure nel confronto
tra più trattamenti finalizzati allo stesso scopo terapeutico, ma aventi diversa
efficacia clinica;
3. Analisi costo/beneficio (CBA: Cost/Benefit Analysis): si usa per calcolare il
rapporto tra costi e benefici clinici (entrambi espressi in termini monetari); si
esegue in relazione ad un singolo trattamento ovvero nel confronto tra più
trattamenti che hanno lo stesso scopo terapeutico, ma efficacia clinica
differente;
4. Analisi costo/utilità (CUA: Cost/Utility Analysis): si applica per calcolare il
rapporto tra costi e benefici monetizzando il costo ed esprimendo il beneficio
in unità cliniche che incorporano una stima della qualità di vita dei pazienti (i
cosiddetti quality-adjusted life years o QALYs).
Bisogna naturalmente essere consapevoli non solo dell’utilità, ma anche dei
limiti degli studi di farmacoeconomia: la loro qualità, infatti, dipende
fortemente dalla correttezza metodologica e dall’obiettività con cui vengono
impostati e condotti. Affinché le analisi farmacoeconomiche non si
trasformino in strumenti promozionali, e non siano condizionate da variabili
soggettive, dovrebbero essere eseguite da strutture indipendenti che scelgano
gli obiettivi in base alla loro rilevanza sanitaria e non a quella commerciale.
Tali analisi, pertanto, possono acquisire validità soltanto se utilizzano dati
attendibili che derivano da meta-analisi o, comunque, da studi clinici
metodologicamente ben condotti. Di questo devono quindi essere consapevoli
i medici ed i farmacisti per poter leggere ed interpretare in modo critico le
ormai numerosissime pubblicazioni dedicate all’argomento.
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1.3. Diffusione della farmacoeconomia nell’industria farmaceutica in
Italia
In Italia il principale interlocutore delle aziende farmaceutiche è il Servizio
Sanitario Nazionale (SSN); a questo proposito si sottolinea che la spesa
pubblica ha rappresentato nel 1999 il 53,2% dell’intera spesa farmaceutica. In
tale contesto è possibile ricondurre sinteticamente a tre direttrici gli studi di
farmacoeconomia commissionati dalle aziende farmaceutiche:
1) Studi attivati in funzione di supporto per le politiche di prezzo e rimborso.
Le richieste del prezzo per i prodotti dell’azienda vengono affiancate da
questo tipo di analisi, in modo da supportare la negoziazione sul grado di
rimborsabilità di un prodotto e sul suo eventuale inserimento nel Prontuario
Farmaceutico. Per quanto riguarda la negoziazione del prezzo,la valutazione
economica dei farmaci viene utilizzata come base per la contrattazione dei
prezzi dei farmaci innovativi autorizzati secondo la procedura centralizzata di
registrazione dell’EMEA (European Medicines Evaluation Agency) e con il
meccanismo del mutuo riconoscimento (come da Legge Finanziaria 1998).
2) Studi attivati come supporto per le politiche di vendita. Com’ è noto,
l’acquisto dei farmaci da parte delle aziende sanitarie e ospedaliere è frutto
diretto di una contrattazione. In questo senso lo sviluppo delle analisi di
valutazione economica dei farmaci è strettamente connesso all’attuale
processo di aziendalizzazione delle strutture sanitarie pubbliche e comporta
una maggiore attenzione, da parte dei responsabili di queste aziende, verso
l’ottimizzazione dell’impiego della “risorsa” farmaco.
3) Studi attivati come supporto per le politiche di marketing. In questo caso si
tratta di favorire la scelta, da parte del medico, dei farmaci della propria
azienda rispetto a quelli concorrenti, evidenziandone i benefici addizionali in
termini economici. La maggiore attenzione da parte dei prescrittori nei
confronti del rapporto costo-beneficio delle diverse opzioni terapeutiche sta
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assumendo un ruolo sempre più determinante nella razionalizzazione della
spesa sanitaria.
L’importanza crescente della farmacoeconomia in ambito nazionale e
internazionale è evidenziata dalla considerazione congiunta di una serie di
fattori:
• l’aumento di pubblicazioni su riviste scientifiche relative all’impatto
economico delle specialità medicinali;
• l’incremento di riviste specializzate nella pubblicazione di lavori di
farmacoeconomia;
• la definizione di linee guida per la conduzione degli studi farmacoeconomici
(good pharmacoeconomics practices);
• l’aumentato interesse nei confronti di questi temi da parte sia dell’industria
farmaceutica sia, anche se ancora in modo non perfettamente lineare,
dell’Autorità pubblica.
In questo scenario è apparso opportuno realizzare un’indagine conoscitiva ai
fini di delineare un quadro preciso e aggiornato della pratica
farmacoeconomica nell’industria farmaceutica operante oggi in Italia.
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1.3.1. Materiali e metodi
Gli obiettivi primari dell’indagine svolta sono stati formulati per delineare:
· un quadro aggiornato della situazione della ricerca farmacoeconomica nel
comparto farmaceutico attivo oggi in Italia;
· le caratteristiche delle strutture che si occupano di farmacoeconomia nelle
aziende;
· la tipologia e il numero degli interventi farmacoeconomici realizzati (nel
corso del 1999);
· l’atteggiamento delle aziende e dei relativi responsabili nei confronti della
farmacoeconomia.
A tal fine è stato predisposto un questionario, che è stato distribuito da
Farmindustria a un ampio campione di aziende associate, nel periodo
dicembre 1999-gennaio 2000, attraverso i canali usuali interni
all’Associazione.
Il campione individuato dallo studio era costituito dalle prime 90 aziende per
fatturato annuo (nazionali e internazionali) associate a Farmindustria, cifra che
rappresenta, in termini di quota di mercato, poco più del 90%. Tali aziende
sono tuttavia riconducibili formalmente e informalmente a 69 “gruppi
decisionali”, in quanto alcune delle aziende destinatarie dell’indagine, pur
dotate di una propria figura giuridica, appartenevano ad altre già incluse nel
campione. Per questo motivo le risposte attese non potevano di fatto essere
superiori a 69.
Il questionario, consistente in 9 pagine, è stato strutturato in 42 domande
articolate su tre sezioni:
a) profilo della persona/gruppo che in azienda si occupa di farmacoeconomia;
b) caratteristiche degli interventi farmacoeconomici realizzati;
c) atteggiamenti nei confronti della farmacoeconomia.